Commentario del 1.09.18

IN PRIMA PAGINA
Mercati, avviso all'Italia (Corriere): Fitch non boccia l'Italia ma vede uno scenario negativo. Lo spread vola a quota 290 (Fatto, Repubblica). Più del rating spaventa il governo (Giornale). Il Sole: la stagione dei proclami deve finire. Giorgetti apre allo sforamento del 3% per le opere pubbliche (Stampa). Zoppas alla Stampa: "Noi imprenditori veneti in piazza con i dipendenti contro il governo".
Alta tensione anche in casa Lega. Giorgetti: "Se arriva il sequestro dei fondi chiudiamo" (Fatto). Verità: la Lega è finita, scatta il piano B per congresso e nuovo partito. Intanto porte aperte ai transfughi da Forza Italia (Stampa). Salvini resta nel mirino dei giudici: 5 accuse in 50 pagine (Corriere). "Sui migranti rischio 30 anni. Roba da matti: non mi fermo" (QN). Repubblica: il ministro è ovunque meno che al Viminale. Libero: le donne preferiscono Salvini. Ma non la Meloni che al Foglio dice: basta parlare solo di migranti.
In prima pagina anche il dibattito in casa dem. Zingaretti al Fatto: "Il Pd deve parlare ai 5S e può cambiare nome". Ma i renziani lo sfidano: sbaglia a contestare Macron (Repubblica). Delrio al Foglio: un Pd con Macron. Martina a Repubblica: il Pd torni in piazza.
Su Sole e tutti i dati sull'occupazione: calano a luglio i lavoratori stabili, crescono gli inoccupati. Libero: in attesa del reddito grillino aumentano i fannulloni.
Genova fa i conti col disastro del ponte: 1.432 le imprese danneggiate dal crollo del ponte (Sole). Tra Toninelli e Autostrade la lite continua (Corriere). I consulenti: "Mai installati i sensori chiesti già nel 2017" (Secolo XIX, Verità). I prof del Politecnico: "I sensori avrebbero impedito la strage" (Repubblica). Roma alle prese con i crolli sotto il Campidoglio. Bonisoli: "Avviata l'ispezione, le responsabilità sono chiare". Sul Corriere l'emergenza salute: da qui a cinque anni 14 milioni di italiani resteranno senza medico (Corriere).
Calcio, il Milan batte la Roma all'ultimo respiro (Corriere e tutti). CR7 a Parma cerca il primo gol (Stampa). Europa, la Lazio trova Garcia (Messaggero). F1, alle prove libere Vettel vola a Monza. Camilleri: la Rossa, un gioiello (Stampa).

ITALIA-ECONOMIA
Debito italiano sotto la lente di Fitch, che a mercati chiusi diffonde il giudizio su Roma. "Troppo debito, riforme costose e rischio voto anticipato" (Stampa). Il giudizio resta stabile a BBB ma le prospettive passano da stabili a negative. Preoccupa "l'incertezza politica" (Corriere in apertura e su tutti). Alla luce delle "considerevoli differenze tra Lega e M5S" e delle contraddizioni fra i costi di attuazione del contratto di governo e la riduzione del debito pubblico, Fitch dà al rialzo la possibilità di elezioni anticipate al 2019. Bassa invece la probabilità che il governo vada avanti sulla strada dell'uscita dall'Europa o della creazione di una moneta parallela. Palazzo Chigi minimizza: dopo il Def le valutazioni saranno "integralmente positive". Per il Corriere invece, il giudizio di ieri rende più probabile una prossima bocciatura dell'Italia, con lo spread che ieri ha toccato quota 293 per poi scendere a 290 e Piazza Affari che ha chiuso a –1%. Lo scenario è quello di un governo diviso, in rotta con la Ue e con progetti incoerenti (Corriere). Per il Sole la stagione dei proclami e delle parole in libertà deve finire: l'autunno si annuncia complesso per la finanza pubblica. Sulla Stampa la rabbia del M5S, che rivede lo spettro del 2011: "Ci stanno facendo la guerra alle spalle. L'agenzia ci valuta senza sapere nulla di ciò che faremo, solo sulle parole". Su MF chi sono i padroni delle 3 sorelle del rating, Moody's, Standard&Poor's e Fitch: i fondi Vanguard Group, BlackRock, Hearst. Sono loro che decidono il destino di società, banche e Stati. Repubblica: tornano le pagelle ma non la trasparenza.
Cresce il malcontento degli imprenditori contro il governo. Zoppas (Confindustria Veneto) alla Stampa: "Stiamo trattenendo tanti imprenditori pronti a scendere in piazza. Prima di decidere vogliamo vedere i prossimi passi del governo contro la precarietà delle aziende. Se lo scenario degraderà saranno i lavoratori a precederci in piazza". Ravanelli (Confindustria Piemonte) al Corriere: "Protestare in strada non è il nostro stile ma ci faremo sentire". Bonometti (Confindustria Lombardia) al Corriere: "Il malcontento nei confronti del governo è altissimo e non solo nell'industria. Basta con la politica litigiosa: al centro devono stare gli interessi del Paese". Ferrari (Confindustria Emilia Romagna): "Il tema è la crescita: torniamo a parlare di fabbrica e ricerca. A ottobre porterò tutti gli eletti della regione in un'azienda per mostrare la filiera".
Prosegue il dibattito anche politico in vista della manovra. Su Stampa e tutti il piano di Giorgetti che piace anche a Tria: "Sforare il 3% per le opere pubbliche". Sul Sole la trattativa nel governo sul deficit-pil tra 1,5 e 1,8%. La Ruocco al Sole: "Moscovici dia più spazi di crescita: investimenti e revisione output gap". Brunetta: "Conte e Tria anticipino la Nadef con numeri seri e credibili e la votiamo anche noi" (Sole p.3).
Sul pil frenata meno brusca (Sole p.4): l'Istat conferma il rallentamento dell'economia italiana nel secondo trimestre, cresciuta dello 0,2% rispetto allo 0,3% dei primi tre mesi dell'anno. Crescita tendenziale a +1,2%, contro l'1,5% previsto nel Def di aprile. Accelera invece l'inflazione, in aumento dello 0,5 su base mensile e 1,7% su base annua, spinta dal casro-biglietti aerei (Messaggero): + 30% il costo dei voli rispetto a luglio. Cresce anche il carrello della spesa (+2,8%) e i prezzi degli alimentari. Rallentano i prodotti del comparto energetico.
Intanto a luglio cala l'occupazione stabile (Sole p.4 e altri): occupati scesi di 28 mila unità, di 44 mila quelli a tempo indeterminato. Pesano la congiuntura economica che non brilla e l'incertezza nell'applicazione delle nuove regole sui contratti introdotte dal decreto dignità. Scende anche il tasso di disoccupazione (al 10,4%) ma è per la crescita del numero degli inattivi: + 89 mila. Libero: in attesa del reddito grillino aumentano i fannulloni.

ITALIA-POLITICA
"Chiude la Lega"(Giornale e tutti). L'allarme arriva da Giorgetti, che alla festa del Fatto dice: "Se la magistratura conferma il sequestro dei fondi, è finita". Il Carroccio rischia di perdere 49 mln. Il sottosegretario leghista di Palazzo Chigi al Fatto (p.6) spiega: "Hanno sequestrato tutti i soldi che avevamo. Il punto è se verranno presi anche i proventi futuri". Ma c'è un piano B (Libero p.6): nuovo ricorso in Cassazione ed eventualmente l'approdo in Corte di Giustizia. Intanto, si studia l'ipotesi di un nuovo partito (Corriere p.6). Per la Stampa (p.9) si pensa a un nuovo nome: "Lega Nazionale", "Lega dei popoli" e "Lega per Salvini premier" le ipotesi. Ma per il Corriere (p.6) la stessa parola "Lega" potrebbe finire fuori gioco. Il progetto di rifondazione di Salvini è incentrato sul partito unico di centrodestra (Messaggero e altri). Fi resiste: un vertice per chiarire (Corriere p.7). E' gelo sull'Opa (Giornale p.2). "Non abbiamo tempo per fare nessuna opa su Berlusconi – dice Giorgetti al Fatto (p.6) -. E poi oggi le idee della Lega sono molto più attrattive". Intanto, anche FdI sente la pressione. "Con una analisi approfondita – spiega la Meloni al Foglio - si comprende che soltanto noi presidiamo una visione del mondo incentrata sull'interesse nazionale. La nascita del governo ha segnato la fine del centrodestra, ora occorre esplorare nuovi orizzonti".
Da Meloni insofferenza verso la Lega: "Sento parlare solo di immigrazione, l'Italia invece ha bisogno di una rivoluzione economica". Poi commenta le accuse contro il ministro sul caso Diciotti: "Sono un atto sovversivo di un magistrato che non definirei politicizzato, mi sembra piuttosto un leghista sfegatato: non poteva fargli regalo più gradito". E Giorgetti al Fatto: "Mi sono convinto che il magistrato volesse indagare Salvini a tutti i costi e a lui non dispiacesse. Ora sono tutti contenti".
Tensioni nel Pd: renziani contro Zingaretti (Repubblica p.12 e tutti). Rissa su Macron e Ue (Messaggero p.10). Mentre il governatore del Lazio apre sul cambio del nome del partito e attacca il modello Macron, i fedelissimi dell'ex premier sui social si scatenano. "Macron è un pezzo di questo progetto europeista – dice il capogruppo dem Delrio al Foglio (in prima e p.4) -. Ho visto in lui germi importanti di novità". Zingaretti al Fatto (p.7): "Mi attaccano perchè capiscono che per la prima volta si sta muovendo qualcosa di competitivo. Alle europee il Pd dovrà costruire un'alleanza con le forze europeiste, anche Macron. Ma noi siamo diversi da lui". Poi spiega la sua idea di partito: "Non escludo un cambio di nome. Voglio aprire un confronto con il M5S, ma non per accordicchi, piuttosto per una sfida culturale". Il segretario dem Martina a Repubblica (p.13): "La candidatura di Zingaretti è un contributo fondamentale. In chiave europea bisogna unire le forze, da Macron a Tsipras, su un progetto di cambiamento sociale e democratico per un'Europa dei cittadini. Ma l'alternativa a Salvini dobbiamo costruirla noi. Il 29 settembre a Roma una grande mobilitazione nazionale per chi non si rassegna a vedere questo Paese in mano ai seminatori di odio".

ESTERI
L'Europa "ferma" le lancette: non vuole più cambiare l'ora (Avvenire p.4). Ora legale o solare, l'Europa vuole abolire il cambio (Messaggero in prima e p.4 e tutti). Juncker, dopo un sondaggio spinto dal Nord e quasi ignorato in Italia, propone che ogni nazione fissi il suo fuso. "Né solare né legale, arriva l'ora sovranista" titola il Giornale (in prima e p.17), definendo "surreale" il referendum europeo in base al quale si vuole consentire ad ogni Paese di fare come vuole. Favorevoli "all'ora fissa" soprattutto i Paesi nordici, e la Merkel dice: "E' un tema prioritario" (Repubblica p.19). Per la Verità (p.7) l'Ue scopre la democrazia delle lancette: le istituzioni comunitarie non chiedono mai l'opinione di qualcuno, ora fanno un referendum sull'abolizione dell'ora legale, ma è un trucchetto finto pop per fare prevalere la volontà di Berlino.
Migranti, marcia indietro dell'Italia: non abbandonerà Sophia (Stampa p.10). Dopo le minacce, il ministro Moavero a Vienna prova a ricucire i rapporti con Spagna e Malta, ma ammette che la soluzione sul tema dei profughi "è lontana".
Il Foglio (in prima) riprende le voci sulla possibile sostituzione dell'ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Perrone per ingraziarsi il generale Hftar. Perrone fu il primo europeo a tornare in Libia dopo la fine di Gheddafi e si è opposto ad elezioni a dicembre, praticamente la linea Macron-Haftar che puntano così a scalzare il blocco del rivale al Serraj fin qui sostenuto dall'Italia. Se Roma sacrifica Perrone, scrive il Foglio, farà un grande favore a Macron.

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