Commentario del 01.04.2016

IN PRIMA PAGINA
Due le notizie del giorno: le dimissioni della Guidi per l'inchiesta sul petrolio in Basilicata (Sole e tutti) e la designazione di Boccia alla presidenza di Confindustria. Le dimissioni della Guidi per la norma ad fidanzatum (Fatto) aprono un caso nel governo e mettono a rischio la "Texas d'Italia", un progetto da 1,6 mld (Sole). Ma per tutti i quotidiani erano un passo obbligato: "la credibilità in gioco" (Sole). In primo piano anche l'avvento di Boccia alla guida di Confindustria "tra continuità e cambiamento" (Sole). Vacchi: accetto la scelta, ora il rinnovamento. Squinzi; il voto è una prova di grande democrazia (Sole). Per il Fatto Boccia è uomo di governo & Marcegaglia. L'elezione per nove voti: gli imprenditori rimangono divisi (Repubblica). "Non è più tempo per litigare" (Stampa). Il Giornale: ora meno burocrazia per non sparire. Per MF ora si scalda la partita sul Sole 24 Ore. Taddei (Pd) su l'Unità: a Confindustria chiediamo investimenti e coraggio. Sul Foglio il piano Renzi per far filare la Confindustria della Nazione con Boccia.

ITALIA-ECONOMIA
Conti pubblici e vincoli Ue, Padoan guida la rivolta: lettera a Bruxelles di 8 Paesi per chiedere di rivedere il modo di misurare la crescita . "La Ue cambi le regole" (Repubblica p.31 e tutti). Ma la notizia del giorno sono le dimissioni della Guidi, che aprono il tema-successione al Mise e pongono un'incognita su Tempa Rossa, il principale programma privato di sviluppo industriale in corso in Italia (Corriere p.2). Un'operazione apertamente sostenuta dal governo – nonostante le proteste e l'opposizione di ambientalisti e istituzioni locali – e che ora rischia di fermarsi, con pesanti ricadute anche su Taranto (Sole p.2). Per la successione della Guidi si fa il nome della Bellanova (Stampa p.2, Repubblica p.3) , di Errani (Corriere p.2) e di De Vincenti (Sole p.3). Tra i dossier in bilico Industry 4.0, che doveva essere lanciato all'Internet day di fine aprile, e il ddl sulla concorrenza, peraltro già "in agonia".
In primo piano su tutti anche l'avvento di Boccia alla guida di Confindustria all'insegna di continuità nel cambiamento (Sole p.5)."L'esecutivo Renzi va sostenuto nello sforzo innovatore,stimolarlo se esita, criticarlo se sbaglia" la posizione di Boccia verso il governo. Prima prova la riforma dei contratti. Sul Corriere (p.11) il messaggio di Landini: "Sui contratti no al modello Federmeccanica. Si aprirebbe un conflitto molto serio con tutto il sindacato. Non si risolvono i problemi cancellando il contratto nazionale".
Su tutti anche i dati del Mef sui redditi degli italiani: la media a quota 20.320 euro, 250 euro l'aumento medio. Ma uno su quattro non paga le tasse (Corriere p.39) e a pagare un terzo dell'Irpef è il 5% degli italiani (Sole p.11). E come sempre i dipendenti dichiarano più degli imprenditori, fermi a 18.280 euro (Repubblica p.31). Renzi dagli Usa promette: "Non aumenteremo le tasse, la gente ci ucciderebbe e avrebbe ragione". Sul piano territoriale, nel Lazio impennata di imposte, il Veneto la regione più "conveniente", in Lombardia +1,3% di guadagni (Sole p.11).

ITALIA-POLITICA
Una legge per il fidanzato: Guidi costretta a dimettersi (Libero p.2), caso nel governo (Corriere e tutti). Le dimissioni della ministro dello Sviluppo ieri sera dopo la diffusione di intercettazioni dell'inchiesta su petrolio e smaltimento illecito di rifiuti in Basilicata che provano l'intervento della Guidi per far passare un emendamento alla legge di Stabilità che favoriva il progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa gestito da Total, sul quale aveva forti interessi il compagno della ministro Gianluca Gemelli (Repubblica p.6, Corriere p.5, Stampa e Giornale p.3). "Le dimissioni della Guidi, scelta senza alternative" il commento di Polito sul Corriere (in prima e a p.25). "Un passo obbligato" anche per Gentili (Sole in prima): in ballo la credibilità del governo e del Paese. "Conflitto di interessi ma io sono pulita", l'autodifesa della Guidi su Repubblica (p.2) e Corriere (p.3). Dagli Usa il pressing di Renzi: "Vai via subito, vicenda da chiudere subito, nessuno se la può permettere", specie alla vigilia del referendum sulle trivelle (Repubblica p.3, Corriere p.6). Timori anche per il coinvolgimento nella vicenda della Boschi. M5S e Lega preparano una mozione di sfiducia contro la ministro e attaccano Renzi: "Mostruoso conflitto di interessi". Anche per la minoranza Pd "all'esecutivo serve un tagliando". Più forte il partito No Triv a due settimane dal referendum. L'unico a difendere la Guidi è Berlusconi: "Le intercettazioni sono un vulnus per la democrazia" (Repubblica p.4). I quotidiani parlano di un Renzi furioso per l'inchiesta: per la Stampa (p.2) nel mirino non c'è la Guidi per l'improvvida telefonata ma i pm di Potenza, titolari dell'inchiesta su Tempa Rossa. Per lo staff di Renzi è la prova che magistrati anti-trivelle sono in campo contro il governo per condizionare il risultato del referendum del 17 aprile.

EUROPA
Libia, l'insediamento "clandestino" e blindato del consiglio presidenziale sostenuto dall'Onu e dalla Ue e guidato da Sarraj – duramente avversato dalle altre fazioni in campo - apre la strada all'intervento della comunità internazionale per la "ricostruzione" del Paese nord africano. Per la Stampa (p.12) il consiglio è pronto a chiedere l'invio di addestratori - 2500 all'Italia, 1000 alla Gran Bretagna – col compito di riorganizzare il sistema di sicurezza e garantire la protezione delle rappresentanze istituzionali libiche. Sul Corriere (p.9) parla il vice di Serraj, Miitig: "Assistenza militare? Piuttosto dateci fondi". Ma sul nuovo governo pesa l'incognita Bengasi e Cirenaica e la minaccia dell'Isis che spadroneggia a Sirte. QN (p.9) rilancia sul "piano B" di Roma, Londra e Parigi: dividere la Libia in tre e la Tripolitania all'Italia: lì sono concentrati i nostri interessi. Per il nuovo premier decisivo sarà l'accesso alla Banca nazionale (Stampa p.12): solo il controllo dei soldi e dell'industria petrolifera può dare al leader il potere di governare le milizie. Per il Sole (p.13) la vera priorità sarà la  costituzione di un esercito nazionale, che in questo momento non c'è. Dalla Ue sanzioni contro esponenti libici accusati di ostacolare il governo Sarraj (Repubblica p.15). Ma per il Giornale (p.14) il governo Serraj rischia di favorire l'Isis in Libia.

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