Commentario del 29.01.2018

IN PRIMA PAGINA
In primo piano lo scontro finale sulle liste (Corriere). Partiti spaccati. Via il tabù indagati, nell'elenco anche nomi sotto inchiesta (Messaggero). Letta attacca Renzi: "Fare le liste così un tragico errore" (Stampa). La resa dei conti dopo il voto (Repubblica). Berlusconi offre un patto alla Ue: no al governo con Salvini (Repubblica).
I temi economici della campagna elettorale analizzati dal Messaggero: reddito di dignità, cittadinanza, inclusione: le tre proposte per combattere la povertà (Messaggero). Intanto, l'appello di Confindustria: "Ragazzi, fate gli operai" (Stampa e altri). Contratti, voucher e paghe: le novità per colf e badanti (Sole).
Dagli esteri, i risvolti del caso Russiagate negli Usa: un rapporto "salva" Trump (Messaggero). In Russia, la piazza dei giovani in rivolta contro Putin (Stampa).

ITALIA-ECONOMIA
Le 20 tasse degli italiani: su L'Economia (p.4-5) Marro dedica un focus alla proliferazione di tributi in Italia, raddoppiati negli ultimi 30 anni. Mentre crescono gli adempimenti, il quadro si complica sempre di più per le piccole e medie imprese, costrette a far fronte a 871 scadenze in un anno. Mentre proliferano le tasse, la maggior parte del gettito (85%) arrivano da sole 10 voci, mentre tutto il resto è solo tema da campagna elettorale per puntare sulle promesse di riduzione del prelievo. Ma l'obiettivo dovrebbe essere puntare sulla semplificazione del sistema.
Debito pubblico, su L'Economia (p.2) l'analisi di De Bortoli e le proposte per ridurre la nostra "zavorra dimenticata". Sono ormai esaurite le risorse del fondo per la sua riduzione, alimentato dal gettito – in calo – delle privatizzazioni, e dal versamento di volenterosi cittadini con donazioni e lasciti testamentari. Una prassi che – scrive De Bortoli – andrebbe incentivata fiscalmente. A tale scopo andrebbero destinati anche i proventi dell'emersione pilotata del nero, ma senza sconti penali, per permettere agli evasori di rimediare in parte al danno procurato.
La lotta alla povertà è uno dei temi su cui le formazioni politiche si sfidano (Messaggero in prima e p.7). Fi punta sul reddito di dignità, resta da capire se coloro che riceveranno gli aiuti dovranno fornire un qualche tipo di contropartita in cambio del sostegno ricevuto. Il costo: 29 mld. La proposta del M5S prevede, invece, un assegno da 780 euro condizionato: chi lo riceve deve essere disposto ad accettare eventuali offerte di lavoro entro 50 km dalla residenza. Il Pd propone invece il Rei, già avviato alla fine dello scorso anno, è destinato ai nuclei familiari con un Isee inferiore ai 6mila euro. Finora è stato finanziato con 1,8 mld, ma servono più risorse.

ITALIA-POLITICA
Verso il voto: un sondaggio dell'Istituto Piepoli sulla Stampa (p.7) evidenzia l'effetto banderuola: 3 italiani su 10 senza partito, cresce la tendenza a valutare l'offerta, ma cala il distacco dalla politica. Giochi finiti, pronte le liste dei partiti. Ma non mancano le polemiche.
Pd, Renzi difende le liste e nega di aver messo solo fedelissimi (su tutti). Ma si allarga il fronte contrario (Stampa p.2). Latorre, escluso dalle liste, al Corriere (p.2) dice: "Ha prevalso la logica della spartizione". La ministra Pinotti alla Stampa (p.2) avverte: "Chi non ha ottenuto un posto faccia politica da fuori". Renzi punta tutto sui collegi per evitare la resa dei conti (Repubblica p.6): minoranza pronta a chiedere il congresso il 5 marzo se il Pd va sotto il 23%, ma Renzi scommette sulla maggioranza dei seggi. L'attacco di Enrico Letta, che parla di "tragici errori" sulle liste che rischiano di portare il Pd "verso l'abisso" (Stampa p.3).
Patto Berlusconi-Juncker. Il leader di Fi assicura: "Lega fuori dal governo" (Repubblica in prima e p.7). Berlusconi ha garantito alla Ue e alla Merkel un futuro di larghe intese, per abbassare lo spread e tranquillizzare i mercati. Intanto, nella stesura delle liste, sceglie l'usato sicuro (Stampa p.4) e punta su vip e giornalisti (Libero p.5). La Lega, invece, si affida i sindaci. Salvini conferma la presenza di Bossi (Corriere p.5). Libero (p.7) dedica un focus alle proposte su Europa, banche e tasse della Lega, intervistando gli economisti del Carroccio. Bagnai: "Tecnicamente è facile uscire dall'euro e l'impatto macroeconomico è gestibile". Aquilini annuncia le proposte sulle banche: "Bisogna tutelare i risparmiatori, non possono farsi carico della solvibilità di una banca". Infine Armando Siri, che si occupa di flat tax: "Un'aliquota unica al 15%. Il costo? 15 mld per le imprese, 48 per le famiglie, ma sarebbe un volano straordinario per l'economia".
M5S, Di Maio riscrive le liste: via no vax e pasdaran, "dobbiamo essere credibili" (Messaggero p.6). Tanti ex atleti in corsa, come Domenico Fioravanti, che al Corriere (p.5) dice: "Mi ha convinto il progetto e il loro entusiasmo". Repubblica (p.11) intervista il candidato governatore nel Lazio per il M5S, Roberta Lombardi, che su un possibile accordo con Lega o Leu, dice: "Non mi fidanzerei con nessuno, ma se qualcuno mi firma la legge sul conflitto di interessi, mi ci metto subito".

EUROPA
Migranti, il caos libico riapre le rotte e riprendono sbarchi e stragi (Repubblica p.2-3): 850 le persone soccorse nel passato weekend. I flussi tornano sui livelli dello scorso anno e scatta l'allarme del Viminale. La situazione del Paese spinge anche le famiglie a fuggire, per la prima volta i libici sono tra le nazionalità al top degli arrivi. E ora scatta l'allarme per i 500 mila sfollati interni.
Su A&F (p.16) la previsione di S&P sul QE: "L'euro forte prolungherà il Qe", secondo l'agenzia di rating, l'imprevista corsa della moneta unica stravolge i piani di Draghi e allontana l'obiettivo dell'inflazione al 2%. "L'unica soluzione è il prolungamento dell'acquisto di titoli, con in conseguente e perdurante abbassamento dei tassi" dice il report. Lo stesso Draghi ha ammesso che l'inflazione sarebbe più alta dello 0,7% se l'euro fosse rimasto sui valori del 2015.
Catalogna, Puigdemont chiede al giudice un salvacondotto per essere eletto presidente. Domani la seduta in Parlamento (Stampa p.\4).
Cortei in dieci piazze russe per le elezioni libere: il popolo di Navalny in piazza contro l'esclusione del leader anti-Putin dalla corsa elettorale (su tutti). Navalny è stato fermato e sarà processato, mentre migliaia di persona in tutta la Russia protestavano. Stampa (p.8) intervista la scrittrice dissidente Ulitskaya: "Tra 10 anni la Russia sarà come il mondo di Orwell in 1984, senza libertà. Nessuno vuole vera democrazia. Putin non andrà mai in pensione, al massimo userà un prestanome, uno come Medvedev".

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