Commentario del 10.01.18

IN PRIMA PAGINA
Politica e lavoro si dividono le prime pagine dei giornali. Sul Corriere la sterzata dei 5Stelle sull'euro. Di Maio: "Uscire non serve più" (Messaggero). In Lombardia Berlusconi e Salvini ai ferri corti (QN). Maroni: "Nessun patto col Cav". Libero: non rompete il giocattolo. Il Pd a Grasso: uniti in Lombardia (Repubblica). Sul Messaggero i costi record delle promesse dei partiti. Galantino (Cei): "I partiti siano credibili". Per Renzi nuova tempesta in arrivo, per la riforma delle banche popolari: su Stampa, Fatto e tutti le telefonate di De Benedetti. "Ho sentito Renzi, il decreto passerà".
Spazio anche ai dati sull'occupazione: è crescita record ma con i contratti a termine (Corriere, Stampa e tutti). Su Repubblica il caso dei migranti laureati: il Nord Europa li tratta meglio e non si fermano in Italia.
Tra sport e politica: le Olimpiadi aprono il dialogo tra Corea del Nord e del Sud (Sole, Repubblica). La strategia di Kim: allontanare Seul dagli Usa (Stampa).
In cronaca il clima impazzito: sulle Alpi (e nel Sahara) nevica, a Roma e al Sud fa caldo (Corriere, Stampa). Rischio valanghe sull'arco alpino (Sole).

ITALIA-ECONOMIA
Occupati oltre quota 23 milioni, al 58,4%: mai così tanti al lavoro dal 1977 (Corriere). Record anche del tasso di occupazione femmine, che tocca il 49%. Buone notizie anche sul fronte giovanile, con la disoccupazione in calo al 32,7% ma salgono i contratti a termine. Gentiloni soddisfatto – "si può e si deve fare ancora meglio" – Renzi esulta – "Il Jobs Act funziona" - la Camusso no: "E' l'ennesimo boom dei contratti a termine". Scettica anche la Uilm mentre la Cisl parla di dati positivi e chiede maggiori investimenti pubblici. Confindustria chiede che le riforme "non vengano smontate ma adeguatamente potenziate". Nel dettaglio: 65mila gli occupati in più tra ottobre e novembre, + 83 mila nell'ultimo trimestre; + 345 mila dal novembre 2016. Ma è soprattutto lavoro a termine: +18,3% in un anno, + 3,6% nel trimestre. Sulla Stampa l'analisi degli occupati: mezzo milione di dipendenti in più ma solo uno su dieci ha il posto fisso. 450 mila i contratti a tempo determinato, gli indeterminati meno di 50 mila; raddoppiati i contratti stagionali, +22% quelli a somministrazione. Poletti a Repubblica: "Un milione e oltre 20mila posti di lavoro in quattro anni per un ministro del Lavoro è un numerone. E poi abbiamo assorbito il turn over, le ore di cassa integrazione si sono dimezzate, il numero delle collaborazioni è crollato, sono diminuiti i lavoratori autonomi. Su Garanzia Giovani ammetto i miei errori ma i nuovi contratti a tempo sono meglio dei cocopro. Dobbiamo insistere nel far costare meno i contratti stabili rispetto a quelli a tempo determinato". Di Vico, sul Corriere, riconosce il "primato per quantità" ma "la qualità non passa l'esame: il 90% dei nuovi occupati ha firmato un contratto a termine, legato a fenomeni stagionali e alla manifattura. C'è da capire se siamo di fronte a una modifica strutturale del nostro mercato del lavoro o se il predominio dei contratti a termina sia dovuto a una serie di anomalie, ritardi e incomprensioni emendabili. Sul Corriere focus sullo stipendio delle donne: dal 2012 al 2017 il divario con gli uomini si è dimezzato ma solo tra gli operai, non tra i dirigenti. Per i manager uomini lo scatto è stato dell'11,8%, quello delle donne si è fermato al 5,1%. "Lo stipendio non segue la carriera".
Su Repubblica il caso degli immigrati con la laurea: l'Italia, pur generosa nella concessione della cittadinanza, richiama una percentuale minima di immigrati laureati (il 10%), a fronte di un 25% in condizione di povertà e del 52% a rischio di esclusione sociale. Per i migranti qualificati il richiamo è al Nord Europa, Norvegia, Danimarca, Regno Unito e Irlanda in primis.

ITALIA-POLITICA
Lombardia, Berlusconi e Salvini ai ferri corti (QN). Il ritiro di Maroni dalla corsa alle Regionali rinfocola i sospetti di patti segreti per le Politiche ma Berlusconi, su Radio Capital, dice: "Invenzioni pure. Per Maroni non si possono ipotizzare ruoli politici e tanto meno di governo" (Corriere). Ancora più duro Salvini: "Se lascia quell'incarico dopo la Regione non si può fare altro". Ma il governatore respinge gli attacchi e le insinuazioni: "Salvini sapeva, ne parlammo con Berlusconi" (Corriere, Repubblica). E a Libero racconta: "Con Berlusconi nessun accordo. Quello che non capisco sono le impuntature di Salvini: ho detto che sono disponibile nel senso che posso dare una mano. Ma non voglio passare per traditore: non ambisco a cariche istituzionali".
Sul Corriere l'allerta dei sondaggisti per gli effetti del caso lombardo sulle Politiche: possibile che l'uscita di scena di Maroni faccia perdere qualcosa anche alle Politiche, dove con i sondaggi che danno il centrodestra al 37% l'obiettivo indicato da Berlusconi è salito al 45%. Si punterà sull'ampia forbice degli indecisi, che coloro che scelgono nelle ultime due settimane chi votare. 
Per il Messaggero Berlusconi più del risultato elettorale è preoccupato per il dopo, per il tempo che ci vorrà per formare un nuovo governo. Il timore è che la speculazione si abbatta sul Paese e "l'ombrello" del Quirinale e di Palazzo Chigi non basti a reggere perciò serra i ranghi sulle candidature: in Aprlamento vuole solo fedelissimi e affianca Tajani a Ghedini nelle trattative con la Lega. Nel mirino il "partito del Nord" di Toti, azzurri che potrebbero migrare nella Lega.
Intanto tra Lega e FI trattative serrate sul "Pirellone": la Lega fa muro su Fontana e "offre" il Friuli e Brescia (Corriere). Berlusconi: "Così rischiamo di perdere". E a Salvini dice: "Puntiamo sulla Gelmini" (Stampa). Il rebus sarà sciolto dai sondaggi, che testeranno il confronto Gori/Fontana e Gori/Gelmini. Il timore è che il leghista Fontana non sia abbastanza forte.
Renzi: "In Lombardia si può vincere" ma serve unità. E spera in Liberi e Uguali. Rosato a Repubblica: "Non regaliamo Lazio e Lombardia alla destra per antipatie personali". La Stampa parla di apertura di Grasso a Gori.
Messaggero (in apertura), Corriere e Sole negli editoriali tornano sul tema dei costi record dei programmi elettorali dei partiti. Padoan in campo: "Promesse elettorali credibili, diffidate da chi propone scorciatoie. Abbiamo stabilizzato il debito ma non basta" (Avvenire). Da Renzi frenata sulla proposta di portare il deficit al 3%. Ma la frenata più rumorosa arriva da Di Maio, che da "Porta a Porta" rassicura: : "Non è il momento di uscire dall'euro" (Messaggero e tutti). "L'asse franco-tedesco non è più così forte. Il referendum sull'euro per me sarebbe un'estrema ratio. Spero di non arrivarci". Brunetta parla di "esilarante dietrofront", il Pd di giravolta.
In campo anche i vescovi. Galantino: "Il popolo capisce chi vende fumo" (Avvenire). Dal segretario generale della Cei appello anche sui migranti: "Non siano una merce elettorale. Nessuno ha ricette ma non possiamo voltare le spalle". Libero lo attacca: "Ammazzano i cristiani e lui pensa ai profughi". Per il Foglio dalla Cei nessuna linea ufficiale in vista del voto, ma l'umore di fondo dei vescovi è "vinca chiunque ma non i populisti". La luna di miele con il M5S sarebbe finita.
Quanto alle grandi banche, per il Giornale tifano per il pari alle urne: JP Morgan e Ubs auspicano larghe intese che garantirebbero stabilità. Intanto, dopo Emmott, ex dell'Economist, anche "Le Monde" si "scusa" con Berlusconi: "Non è un mafioso" (Giornale).

EUROPA
Sulla Stampa il via, oggi a Roma, del vertice del Mediterraneo: da Gentiloni i Paesi del "Club Med", presenti il premier spagnolo Rajoy e il presidente francese Macron, di ritorno dall'estremo oriente. Sul tavolo la riforma della governance comunitaria, l'unione bancaria, i beni pubblici europei, l'immigrazione e la situazione della Libia, su cui l'Italia cerca un'intesa risolutiva
Intanto la missione militare italiana in Niger fa riaprire la Camera (Corriere): senza unanimità tra le forze politiche, benché sciolte il 17 gennaio l'aula di Montecitorio sarà convocata in seduta straordinaria per prorogare le 49 missioni internazionali già in corso e autorizzare l'invio di 470 soldati in Niger.
In Cina Macron promuove la filiera nucleare francese (Sole): protocollo d'intesa per Areva, che costruirà un impianto da 10 miliardi. Intese commerciali importanti anche per Airbus e Safram. Ma Parigi conferma il blocco di investimenti cinesi in Francia, mettendo al riparo settori strategici. Il messaggio è chiaro: apertura solo in cambio di apertura.

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