Commentario del 23.01.18

IN PRIMA PAGINA
Berlusconi a Bruxelles, riabilitato dal Ppe (Stampa): "Rapporti ok con la Merkel, rispetteremo il 3%" (Sole). Ed evoca Tajani premier (Messaggero). E' la rivincita di Berlusconi in Europa, scrive il Giornale. Caimano in ginocchio da Merkel e Juncker che vogliono l'inciucio, titola il Fatto. Dal Fondo Monetario nuovo richiamo all'Italia: "Non frenate sulle riforme" (Corriere). Aspettando il voto, vescovi contro la Lega per il razzismo (Repubblica). Salvini: "Ma l'immigrazione va regolata" (Messaggero). Renzi contro la flat tax: toglie ai poveri (Avvenire). Gentiloni contro il M5S ma si tiene buono Berlusconi (Fatto). Di Maio senza freni su pensioni e cittadinanza (Libero).
Dall'estero. A Davos vertice gelato ma è festa per il pil europeo e italiano (Repubblica). Al Forum l'appello del Papa: i robot siano al servizio dell'uomo (Stampa). In Francia top manager a cena con Macron: accordi per 3,5 mld (Sole). Negli Usa intesa sui fondi. Ora l'America può ripartire (Stampa).
In cronaca: sul Corriere le scuse del Papa alle vittime di abusi per la difesa del vescovo cileno: "Ho sbagliato". Sul Messaggero e altri il suicidio dell'uomo accusato di aver abusato della figlia: la ragazza aveva rivelato le molestie in un tema. La moglie: era tutto da provare (Repubblica). A Torino clochard muore di freddo a trent'anni (Stampa). Nel casertano guardia uccide la moglie e spara dal balcone, poi si ammazza (Giornale). Sul Corriere le carte sul disastro Moby Prince: 26 anni di menzogne e omissioni. 

ITALIA-ECONOMIA
L'Italia accelera, nel 2018 sarà a +1,4% (Repubblica). Il Fmi alza le stime per l'Italia: "Ma il voto non freni le riforme" (Corriere). A Davos, la Lagarde aggiorna il World Economic Outlook del Fmi, rivedendo in rialzo le stime di crescita globale (+3,9%), dell'eurozona (2,2%) e dell'Italia (1,4%): "La crescita è sincronizzata e più robusta delle attese ma non siamo interamente soddisfatti". Preoccupa l'esclusione di molte persone e l'andamento ciclico della ripresa. L'Italia osservata speciale per le incertezze politiche: si teme il rallentamento delle riforme strutturali. Messina (Intesa): "Il problema più urgente resta la riduzione del debito" (Stampa).
Monito agli Stati Ue sui debiti e sulle riforme anche dall'Ecofin riunito a Bruxelles (Messaggero).
 "Macché elezioni, il rischio è nelle richieste alle banche italiane: per l'addendum Bce di ottobre devono svendere i crediti deteriorati oppure accantonare liquidità per un valore equivalente. Per Berlino devono svendere Btp per comprare bund" dice al Giornale (p.3) l'eserto di fondi Ue Andrea del Monaco. "Se accettassimo tali richieste lo spread espolederà di nuovo come nel 2011". 
Sul Messaggero (in apertura) il punto sulle promesse elettorali in tema di economia e fisco: dai leader politici annunci roboanti di sconti ed esenzioni, mentre finiscono nel dimenticatoio temi strategici come occupazione e debito pubblico. Preoccupa in particolare la proposta di flat tax al 23% del centrodestra: incognita costi e vantaggi solo per i redditi più alti. Renzi la boccia: "Non ha coperture, è irrealizzabile e anticostituzionale, perché toglie ai poveri per dare ai ricchi" (Messaggero).
Su QN il boom delle tasse locali: Regioni e Comuni spremono e tassano a più non posso. Da gennaio a novembre 2017 hanno incassato circa 47 miliardi. Ma quando si tratta di pagare i fornitori lo fanno tardi e male. I dati sono quelli dell'I-Com, e saranno presentati domani a Roma. Nella Capitale la pressione fiscale ai massimi, con un'aliquota totale del 4,23%; segue Torino (4,13%) e poi Genova, Bologna, Campobasso e Potenza con il 3,13%. Stesso discorso per l'Irap, che a fronte del 3,9% fissato dallo Stato vede la Campania con il 4,97% seguita da Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia con il 4,82%. Stefano da Empoli (I-Com): "L'esplosione delle imposte locali figlio del decentramento e della grande crisi della finanza pubblica. La pressione fiscale è aumentata perché la tassazione locale è stata aggiuntiva e non sostitutiva di quella nazionale". "Serve una maggiore efficienza di spesa a tutti i livelli, un confronto tra amministrazioni basato sui costi standard e una maggiore centralizzazione degli acquisti". 

ITALIA-POLITICA
Il Ppe riabilita Berlusconi e lui elogia la Merkel e promette il rispetto dei parametri europei, a cominciare dalla regola del 3% del rapporto deficit/pil (Stampa e tutti). Da Berlusconi, affiancato da Tajani, la rassicurazione all'Europa: "Il premier lo sceglierò io". E sarà "una personalità di livello internazionale" (Repubblica). Il Messaggero rilancia l'ipotesi di Tajani premier. Ma Salvini si infuria: "l'Italia non ha bisogno di garanti". Da Juncker abbracci e piena riabilitazione pubblica: "Un meeting eccellente". Ma non mancano battute e gaffes.  Dietro le quinte tutti sembrano tifare per un governo di larghe intese FI-Pd, a guida Gentiloni o Calenda. "Se va a finire come in Germania mi sta bene", il Berlusconi-pensiero del retroscena di Repubblica.
In primo piano su tutti anche l'affondo del capo dei vescovi Bassetti contro la Lega: sulla razza discorsi inaccettabili (Repubblica, Messaggero). In realtà il monito del presidente della Cei era più ampio: bollate come immorali anche le promesse irrealizzabili (Corriere). Salvini a Repubblica (p.3): "Non vedo attacchi dalla Chiesa, ho chiesto di incontrare monsignor Bassetti per spiegargli le posizioni della Lega. Siamo l'unico antidoto al razzismo ma gli irregolari vanno allontanati. Sono loro a far nascere le paure incontrollate". Tosi contro Salvini: "Condivido il discorso di Bassetti. Ma è paradossale che passi per razzista Fontana: ha ammesso l'errore e non è razzista a differenza di Salvini. Leggetevi le sue dichiarazioni sui meridionali. Anche quello è razzismo e della peggiore specie. Lui è l'altro grande demagogo italiano, al pari di Grillo".
Nel M5S la rivolta degli esclusi (Stampa). Ruocco e Taverna le più votate ma c'è il giallo dei numeri (Messaggero). Sul Fatto cosa funziona e cosa no del nuovo programma del M5S.
Pantano a sinistra: "Grasso non tira", non si va oltre il 6%. Si profila una sorta di "liberi tutti" dopo il voto, scrive il Fatto. Uno scenario che si legge tra le righe delle ultime interviste di D'Alema, e quel suo insistito richiamo ad un governo del presidente.
Problemi anche in casa dem, dove l'immunologo Burioni respinge la proposta di candidatura. "Uno schiaffo a Renzi" per il Giornale. "Resto a disposizione del Paese, faccio il cane da guardia contro chiunque dica falsità scientifiche" dice al Corriere.
In vista del voto del 4 marzo i leader si posizionano nei collegi. Molte le sfide dirette: Meloni contro Gentiloni a Roma (Stampa), Minniti-Boldrini a Pesaro, Bersani contro Fassino nel proporzionale a Bologna. A Bologna lo scontro doveva essere tra Casini e Errani ma scatta l'allarme rosso e Renzi sposta Casini (Repubblica). Siena attende Padoan: "Qui per blindarlo ma ha salvato il Monte" (Repubblica). Ancora top secret il collegio della Boschi.
Su Repubblica il boom degli astenuti, primo partito tra il 30 e il 40%. Si spiegano così i ripetuti appelli di Mattarella, alla luce di due aspetti nuovi: il crollo della partecipazione al nord e l'aumento del fenomeno nell'elettorato di centrosinistra. Il 60% di chi si astiene è un lavoratore subordinato, oltre il 30% è classe media impiegatizia e piccola borghesia. I giovani, dalla seconda metà degli anni Duemila, hanno votato sempre meno.

ESTERI
Macron "anticipa" Davos: a Versailles i ceo di 140 gruppi internazionali, alla firma accordi per 3,5 miliardi (Sole). Impegni di investimento in Francia da parte di Toyota,Novartis, Facebook e Sap. Alla cena organizzata dall'Eliseo presenti anche Marcegaglia (Eni), Guido Barilla, Giuseppe Lavazza, Giuseppe Bono (Fincantieri). "Un evento da copiare" dice Lavazza al Corriere. "In Italia abbiamo avuto tanti incontri con rappresentanti del governo ma non con questa ufficialità. Io ho avuto un "one to one" con l'ambasciatore Pascal Cagni di Business France. Mi ha chiesto dell'operazione Carte Noir e ci ha promesso stabilità e novità in materia fiscale e di innovazione tecnologica".
A Davos oggi al via al Forum economico mondiale. Sulla Stampa in apertura il messaggio del Papa ai grandi del mondo: "L'uomo sia al centro dell'economia. Intelligenza artificiale, robotica e innovazioni tecnologiche devono essere a servizio dell'umanità e alla protezione della vita sulla terra e non diventare una minaccia". Appello agli imprenditori: "Bisogna creare lavoro e promuovere la giustizia sociale". Sulla Stampa il punto sull'intelligenza artificiale: sette su dieci cambieranno lavoro, colpite soprattutto le fasce più deboli. Solo negli Usa l'evoluzione tecnologica distruggera quasi un milione e mezzo di posti di lavoro nei prossimi 10 anni. La sfida della politica: "Serve uno sforzo per evitare drammi sociali". Su Repubblica il punto su finanza e fisco mondiali. Daveri (Bocconi): "Da Trump guerra economica che rischia di danneggiare l'Europa. Con il taglio delle tasse gli Usa ruberanno capitali e aziende alla Ue". Bini Smaghi (ex Bce): "Il momento è propizio ma niente autocompiacimento. Quando il quantitative easing finirà e i tassi si rialzeranno per i Paesi che non avranno risolto strutturalmente i problemi ricominceranno i problemi". E tra questi l'Italia.
Catalogna, Puidgemont sfida Rajoy: "Sarò ancora io il President" (Giornale). Il leader catalano lascia Bruxelles per Copenaghen e annuncia: "Nonostante le minacce di Madrid formeremo presto un nuovo governo". Da Madrid pressioni sul parlamento catalano perché riconsideri la proposta di eleggere Puidgemont presidente. Se tornasse in Spagna sarebbe immediatamente arrestato per "ribellione, sedizione e malversazione". Ma l'azzardo politico di Puidgemont è calcolato, scrive il Giornale, serve per tenere accesi i riflettori su di lui. Intanto la Catalogna sprofonda.

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