Commentario del 15.03.2017

IN PRIMA PAGINA
Voucher, referendum fissato il 28 maggio. Ma il governo prepara un decreto anti voto (Corriere): voucher solo per famiglie (Repubblica). Un altro referendum inutile, per il Messaggero. E Renzi sceglie il basso profilo: non è il Jobs Act (Repubblica).
Oggi la sfiducia a Lotti, il governo lo blinda (Sole, Messaggero) ma altre rivelazioni lo inguaiano e Marroni non ritratta le accuse (Fatto). Gentiloni: non tirerò a campare (Sole). Sul Giornale parla Berlusconi: "Grillini al governo? Peggio dei comunisti". Anche il Pd contro Grillo: nel blog ci diffama (Stampa). Libero contro il Pd: è al 23%, e schierandosi con gli immigrati perderà ancora.
Sul Giornale l'allarme sui conti: la Ue vuole 6,8 mld, il taglio delle tasse salta.
Sulla Stampa l'allarme migranti: previsti sbarchi record. Sul Messaggero l'allarme no-global a Roma per l'anniversario dei Trattati europei.
Su tutti l'Olanda al voto, primo test sul futuro Ue (Messaggero). Wilders studia da Trump (Giornale). Libero: si batte per tornare all'Olanda felice. I turchi: "Wilders è la nostra paura" (Repubblica). Su tutti anche la sentenza della Corte Ue: vietare il velo sul lavoro è legittimo ma l'azienda non può discriminare (Sole, Corriere). Il Giornale: primo No all'Islam. Intanto in Francia Fillon finisce indagato per il caso Penelope(Corriere). Caccia al successore (Messaggero).
In cronaca. Quei bravi ragazzi italiani: su Unità, Stampa e QN il caso del ragazzo schiavizzato da una banda di quindicenni: 4 in manette.

ITALIA-ECONOMIA
Referendum sul lavoro, c'è la data – il 28 maggio – ma c'è anche un decreto del governo sui voucher per sventarlo (Corriere in apertura e a p.2 e tutti). Ora l'ipotesi è cancellare del tutto i voucher, sia per le imprese che per la famiglie, come avrebbero concordato ieri tra Gentiloni, Poletti e Damiano. Il decreto potrebbe arrivare in consiglio dei Ministri venerdì. Nessun correttivo, invece, sugli appalti e questo lascerebbe in piedi il secondo quesito referendario. Repubblica (p.2) e Messaggero (p.2) parlano invece di azzeramento solo per le imprese, mentre i voucher resterebbero per le famiglie. Il governo teme il referendum, Renzi una ondata dei sì e per evitare una nuova debacle sceglie il basso profilo: "I voucher non sono una mia invenzione, non c'entrano niente con il Jobs Act" (Repubblica p.2). Ichino al Corriere (p.2): "Sbagliato varare un decreto che vieti i voucher alle pmi e agli over 24. La sinistra è contro le riforme che semplificano il lavoro". Epifani: "Niente voucher alle micro imprese ma possono restare per le famiglie, i pensionati, gli studenti e i disoccupati" (Corriere p.2).  Su Repubblica (p.3) che succederà se l'Italia resta senza voucher: le imprese torneranno ai contratti, dalla chiamata al tempo determinato. Oppure al vecchio lavoro nero. "Troppi errori e troppe cose che non siamo riusciti a fare": Taddei lascia l'incarico di responsabile economico del Pd. "Non c'è stato il cambiamento radicale che avevamo promesso" dice alla Stampa (p.8). Tra i dossier inevasi la Concorrenza, col ddl vecchio di due anni fermo da 7 mesi in Senato (Stampa p.11) e il taglio delle Partecipate: le piccole salve ancora per i prossimi tre anni (Repubblica p.22). Intanto sul fronte della manovra, arriva il disco verde per lo splyt payment; probabile l'ok anche al reverse charge. La "manovrina" dovrebbe vedere la luce dopo la presentazione del Def, prevista il 10 aprile (Repubblica p.22). Sulla Stampa (p.9) altre rivelazioni sull'Italia raccontata a Washington dall'ambasciatore Phillips, alla vigilia del viaggio di Renzi da Obama: "Di questo passo l'economia non tornerà ai livelli precrisi prima del 2025". Altri 10 anni che "allargheranno ulteriormente il gap tra Roma e gli altri Paesi europei". Phillips esprime preoccupazione per il sistema bancario e per il sistema paese in generale: "Il clima degli investimenti è difficile, per la burocrazia ingombrante e un sistema sclerotico della giustizia civile. L'applicazione delle riforme di Renzi è a macchia".

ITALIA-POLITICA
Oggi voto di sfiducia a Lotti: battaglia al Senato, il governo lo blinda (Sole, Messaggero). Ministro quasi salvo con la mossa di Fi di uscire dall'Aula. Ma Mdp annuncia un'altra mozione contro il ministro per togliergli potere (Corriere p.5). Sull'inchiesta Consip: Marroni non ritratta le accuse. Ieri ha detto no all'incontro con i legali di Tiziano Renzi sulle indagini difensive (Fatto in prima e p.7). Spuntano nuove intercettazioni nelle quali emergerebbe come l'ad di Consip avrebbe provato a "piazzare" la compagna da Carrai (Fatto). Franco sul Corriere (p.6) legge in chiave anti-renziana le mosse sulla sfiducia a Lotti: l'obiettivo di Mdp è logorare l'ex premier in vista del congresso. Un obiettivo che vede alleati gli scissionisti con i concorrenti per la segreteria dem: Orlando ed Emiliano. Il governatore non commenta il voto sul ministro e al Messaggero (p.5) rilancia: "Sono l'unico che può recuperare i nostri voti andati al M5S e che può riconnetterci con quel popolo di sinistra che ci ha abbandonato". Anche se i numeri sembrano blindati per la permanenza di Lotti, un'eventuale sfiducia – commenta Franco – potrebbe destabilizzare il governo. Intanto Gentiloni davanti al gruppo Pd alla Camera, dice: "non tirerò a campare" (su tutti).  "L'Italia non c'è più. Qui ci vuole un governo Draghi" ragiona Giampaolo Pansa a Italia Oggi (in prima e p.7) alla vigilia dell'uscita del suo ultimo libro. Intanto, si moltiplicano i partitini ma gli italiani li snobbano. Per il centro di ricerca Lorien Consulting (Italia Oggi p.9) è il ritorno al proporzionale a spingere l'offerta di partiti e movimenti, che non scaldano gli italiani. Tra i big, M5S primo col 29,5%, Pd al 27%, Lega al 13,9%, FI all'11,3%, Fdi al 4%, Mdp al 3,2%.  Diversi, invece, i numeri dei sondaggi di Euromedia Research e Tecnè citati da Libero (p.2), che evidenziano il crollo del Pd, che si attesterebbe tra il 23 e il 25%. Primo partito resta il M5S (tra il 26 e 29%), in crescita il centrodestra, che unito è attestato intorno al 32%. Sul Giornale (in prima e p.9) parla Berlusconi, che si dice convinto di poter raggiungere il 40% e rilancia sull'unità del centrodestra: "Non ci sono dubbi sul fatto che saremo uniti". Ma in caso di successo del M5S lancia una provocazione:"La cosa migliore, se andassero al governo, sarebbe cambiare Paese". Anche il Pd contro Grillo: nel blog ci diffama (Stampa p.7). I

EUROPA
Olanda al voto, rimonta di Rutte, assalto finale di Wilders (Corriere p.10 e tutti): lo scontro con la Turchia spinge nei sondaggi il premier liberale in quello che è considerato il primo test elettorale sulla tenuta della Ue. Gli ultimi sondaggi davano i liberali al 25%, i Cristiano democratici al 21% e il Partito per la Libertà di Wilders al 20%. Ma se anche ilPvv vincesse difficilmente potrebbe governare: nessuno vuole allearsi con Wilders. Ieri nuovo affondo di Erdogan, che ha rinfacciato agli olandesi, "gente marcia", l'eccidio di Srebrenica, quando i caschi blu permisero il massacro di 8 mila bosniaci (Stampa e tutti). Su Repubblica la paura dei turchi immigrati in Olanda: "Alla fine a pagare saremo solo noi".
In Francia il candidato repubblicano Fillon indagato per le consulenze alla moglie Penelope (Corriere p.15): 800 mila euro entrante nelle casse di famiglia per lavori che i giudici ritengono fittizi. Nel mirino dei giudici anche operazioni di denaro sospette dei figli. Ma l'indagato non ha risposto alle contestazioni dei magistrati. Fillon in picchiata nei sondaggi: col 19% sarebbe fuori dal ballottaggio, che sarebbe una partita a due tra Le Pen e Macron, entrambi intorno al 26%. Gollisti rassegnati a una storica batosta, ma restano 48 ore per cambiare leader (Messaggero p.9).
Regno (poco) Unito: dopo la Scozia anche Galles e Irlanda del Nord pongono il tema dell'indipendenza da Londra (Repubblica p.12). Restare in Europa è il mantra dei ribelli: per gli scozzesi un antico sogno che si realizza, per gli irlandesi la possibilità di riunificate l'isola. Intanto la Spagna, che teme un effetto a catena sulla Catalogna, si schiera con Londra: "La Scozia dovrà mettersi in coda se vuole iscriversi alla Ue". Lo scrittore scozzese Welsh: "Una Scozia pro-Europa potrebbe diventare il manifesto di una nuova Europa progressista". Sul Messaggero (p.11) il conto di un eventuale divorzio della Scozia: un salasso di 100 miliardi per Londra tra petrolio e banche.

©riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento