Commentario del 13.03.2017

IN PRIMA PAGINA
Politica in primo piano, con Renzi che dal Lingotto accusa gli scissionisti - "Basta con il passato, volevano distruggere il Pd" (Repubblica) – e sfida il M5S sulla giustizia (Messaggero): "Noi garantisti, rinunciate alle immunità". Il Fatto: "Nessuno li può giudicare". Orlando si smarca: niente avvisi di garanzia segreti (Corriere). Chiamparino: "Ricuciamo con chi è uscito". Lupi (Ncd): "Ci scaricano? Non li rimpiangiamo" (Corriere). Ancora strascichi degli scontri di Napoli. De Magistris si vanta degli scontri. Salvini: i danni li paghi lui (Libero). Sul Fatto il supersondaggio: destre e M5S hanno il vento in poppa dal 2014.
Spazio anche all'economia. Sul Messaggero la frenata sui tagli alle partecipate. Più tempo per pagare le cartelle di Equitalia rottamate. Su QN il nodo salario minimo: Ue in pressing su Roma, no di aziende e sindacati. Su Repubblica la Lorenzin torna sulla sanità: "Se tagliassimo le spese i ticket potrei abolirli". Su Repubblica gli sciacalli del terremoto. Cantone: "Per battere la corruzione via i politici da gare e appalti". Su Corriere e altri i 4 anni da Papa di Bergoglio: simpatico ed evangelico, per il Corriere, rivoluzionario solo a parole per il Giornale. Su tutti lo scontro tra Turchia e Olanda per i comizi negati. Erdogan: "L'Olanda pagherà". E l'Europa lo sbatte fuori (Fatto). Sulla Stampa il petrolio nelle mani di Trump. La copertina del nuovo Economia è per lady Barra: "Io e i miei 400 mila dipendenti".

ITALIA-ECONOMIA
Braccio di ferro tra governo e enti locali, in bilico il taglio delle partecipate (Messaggero p.9): il decreto attuale "condannava" almeno 1.900 società, quelle con un fatturato inferiore a un milione, più le 1.300 con più consiglieri che dipendenti e le 500 con i conti in rosso. Ma le Regioni chiedono al governo di abbassare la soglia del fatturato a 500 mila euro mentre i Comuni chiedono di salvare le loro società in house. Diventa più difficile centrare l'obiettivo di 1 mld di risparmi. Giovedì l'accordo. Su A&F (in apertura e a p.2) la guerra (dei 30 anni) perduta della spesa pubblica. Ora il paradosso, dei 32 mld di spese ridotte e altre spese per 33 mld aumentate nello stesso periodo. L'ex Perotti: "La spending review è morta e sepolta, non c'è mai stata la volontà politica di farla". Gutgeld: "Fatta una revisione seria in tutti i ministeri, vedrete i risultati nel lungo termine. Continueremo con gli acquisti di beni e servizi, presenteremo un piano di razionalizzazione delle forze dell'ordine, poi la sfida della digitalizzazione".
Su QN (p.4) il pressing della Ue perché l'Italia vari il salario minimo, che già esiste in 22 Paesi Ue, da un minimo di 235 euro della Bulgaria ai quasi 2.000 euro del Lussemburgo. Sindacati e aziende frenano. I primi perché temono di perdere potere di contrattazione e di livellamento al ribasso; gli imprenditori temono un'eccessiva rigidità del costo del lavoro con ricadute sull'occupazione. Da Palazzo Chigi Leonardi stoppa: "Il tema non è all'ordine del giorno". Deaglio a QN (p.5): "Se l'economia non riparte non c'è salario minimo o incentivo fiscale che tenga". Guzzetti (Fondazione Cariplo) al Corriere (p.19): "Dobbiamo riprogettare il sistema del welfare italiano. Le parole chiave devono essere comunità, innovazione, coesione sociale".
Sul Corriere (p.19) il via alle lettere a 30 mila disoccupati (su 400 mila) per offrire l'assegno di ricollocazione in cambio dell'impegno a mettersi in gioco e ad accettare ogni offerta di lavoro, pena la perdita del bonus. Il tasso di risposta sarà anche una cartina di tornasole sul peso effettivo del lavoro nero. Su Repubblica (p.11) l'affare della formazione: per studenti, "neet", disoccupati e dipendenti si fanno ogni anno 40 mila corsi e si spende 1 mld. Ma l'obiettivo è solo quello di riempire le aule e accedere ai fondi pubblici: nessuno controlla né verifica l'efficacia.

ITALIA-POLITICA
Primarie Pd. Renzi nell'ultimo giorno al Lingotto rilancia contro "coloro che hanno cercato di distruggere il partito" e attacca gli scissionisti: "Essere di sinistra non significa rincorrere i totem del passato" (su tutti). L'ex premier passa dall'"io" al "noi", ma sulle alleanze frena (Messaggero p.3). Per Repubblica (p.7) il suo piano prevede soglie alte e l'inserimento di Pisapia in lista per non fare accordi. Ma Chiamparino al Corriere (p.5) chiede di "ricostruire un progetto con i compagni che sono usciti". Orlando alla Stampa (p.5): "Solo io posso unire la coalizione". Poi lancia la sfida sull'immigrazione: "Facciamo una manifestazione a sostegno dei migranti, è un tema che deve caratterizzare una sinistra che riconosca la dignità delle persone".
Centrodestra. In primo piano ancora le polemiche per la guerriglia a Napoli contro Salvini. Nel mirino il sindaco De Magistris  e la sua rete nei centri sociali (Corriere p.9). Intanto, Berlusconi a Milano ha aperto al centrodestra unito. Proponendo un ritorno alla Lira si avvicina a Salvini (libero in prima e p.4). Brunetta al Corriere (p.9) appoggia il sì ai referendum del Nord, e dice "da noi un nuovo federalismo. Non basta – dice – sostenere i quesiti del Carroccio in Veneto e Lombardia, ma spingere l'autonomia può cementare l'alleanza". Fatto (in prima e p.4) riporta "il sondaggio dei sondaggi": raccolti i dati di oltre 1100 rilevazioni dal 2014 ad oggi che indicano la lunga ascesa di destra e M5S e un lento declino del Pd, iniziato dopo le europee del 2014.
Caso Consip, stretta sul maxi-appalto (Messaggero p.4). Alla società di Romeo 3 lotti su 18 per 609 mln, il Cda: "fermare tutto". L'ad Marroni rifiuta l'ipotesi dimissioni, resta il teste principale contro Tiziano Renzi e Lotti. Il ministro dello Sport sul voto di sfiducia: "Non mi sono mai occupato di Consip, non ho mai conosciuto Romeo" si difende, dicendosi sereno per il voto che lo coinvolge: "I numeri stanno con noi. Ma è soprattutto la verità che sta dalla nostra parte" (Messaggero p.2). Cantone (Anac) a Repubblica (p.4): "Il problema è che una parte della politica continua ad occuparsi di appalti e gare pubbliche".

EUROPA
"Olanda nazista, la pagherai cara": su Repubblica (p.12) e tutti le minacce di Erdogan al governo olandese per aver rifiutato l'ingresso a due ministri turchi che volevano fare campagna elettorale per il referendum pro-Erdogan. "Il nazismo si sta diffondendo in Europa" l'accusa, dopo le cariche della polizia a Rotterdam, davanti al consolato turco e chiede sanzioni per i Paesi Bassi. L'Olanda: "Scusatevi". Ma degli scontri di ieri potrebbe beneficiare il candidato della destra xenofoba Wilders, che punta a superare il premier uscente Rutte. Sul Corriere (p.11) le accuse della ministra turca della Famiglia Sayan Kaya, riaccompagnata al confine con la Germania: "Una tragicommedia immorale, a Rotterdam ci sono stati negati diritti di base. Volevo vedere i miei connazionali in consolato: non serve un permesso per questo". La Ue è divisa (Corriere p.10): la Danimarca ha cancellato una visita turca per gli attacchi ai Paesi Bassi, mentre in Francia Hollande ha permesso i comizi turchi, attaccato per questo da Fillon. Scheuble: "Difficile continuare a lavorare con Ankara. Speriamo che torni alla ragione". "Sulla politica estera la Ue va in ordine sparso – scrive Taino sul Corriere (in prima e a p.30 – 28 Paesi ognuno con una strategia diversa", a cominciare dall'ambiguità della Merkel verso Erodgan. E' evidente che il presidente turco provoca, ma perché cadere nella sua trappola? Il fatto è che come Berlino e L'Aia ognuno ha una politica tutta sua verso la Turchia, come verso gli Usa e forse verso la Russia.
Intanto in Francia un'altra tegola su Fillon: sono un caso gli abiti da oltre 48 mila euro donati da un "amico". La risposta è sempre la stessa: "E allora?" (Corriere p.12).

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