Commentario del 28.09.2016

IN PRIMA PAGINA
Def, l'Italia alza il deficit al 2,4%, braccio di ferro con Bruxelles (Repubblica). In primo piano su tutti l'aggiornamento del Def, col governo che punta ad ottenere nuova flessibilità per 9-10 mld. Ma la Ue frena: "Ancora nessuna intesa" (Sole e tutti). Boccia alla Stampa: "Gli incentivi, un inizio ma non basta". Renzi promette investimenti e rilancia sul Ponte di Messina: scontro frontale con Grillo (Stampa). Il Giornale: Renzi all'angolo sul referendum promette mari e ponti. De Benedetti al Corriere: "Se passa il No Renzi deve dimettersi". Su tutti gli 80 anni di Berlusconi. Per il Corriere nessun ritiro dalla politica: "Farò il terzo predellino". A Roma il M5S divora il quarto assessore (Fatto). Tutino rifiuta (Corriere). "A Roma una lotta tra bande" (Repubblica). Grillo: ora tacete (Stampa). A Milano accordo sul Tecnopolo: sarà pronto a febbraio 2019 (Sole). Dagli Usa: Clinton vince in tv ma Trump riparte all'attacco (Corriere). "Ora sarò più cattivo" (Messaggero). In Messico il primo bambino nato da "tre genitori" (Corriere, Repubblica, Fatto).

ITALIA-ECONOMIA
Def, con la crescita prevista all'1% l'Italia alza il deficit al 2,4%: è braccio di ferro con la Ue (Repubblica in apertura e a p.2, Sole in apertura e a p.3 e su tutti). A ballare è lo 0,4% di spesa in più chiesta da Roma per "circostanze eccezionali", dovute a terremoto e migranti, e sul quale servirà una ulteriore trattativa: mossa che metterebbe a disposizione del governo 9-10 mld in più. Ma servirà il "sì" del Parlamento e quello della Ue. Altra scommessa, centrare un Pil all'1% quando da ultimo l'Ocse lo dà allo 0,8%. Col debito stabile al 132,4% si va verso una manovra da 22-25 miliardi, il 60% della quale "ipotecata" dal blocco dell'aumento dell'Iva. Bruxelles prende le distanze dal Def: "Nessuna cifra è stata oggetto di accordo: le cifre sono responsabilità del solo governo italiano" (Sole p.3). Ora si apre la vera trattativa, quella sulla Finanziaria, che dovrà essere pronta entro il 15 ottobre. De Benedetti al Corriere (p.17): "Il governo deve fare un'operazione di grande coraggio: abbattere le imposte sul lavoro. Non in deficit: con la fiscalità generale, meglio se progressiva". Boccia (Confindustria) alla Stampa (p.3): "Il governo deve prendere margini ma bilanciandoli con un intervento organico di politica economia. Serve un'agenda di medio termine per risolvere il problema del deficit, debito e crescita, non richieste valutate anno dopo anno". Sangalli (ConfCommercio) a Libero (p.6): "Se aumenta l'Iva bruciamo 12 mld. L'Europa deve concederci flessibilità". Per il Messaggero (p.3) Renzi in segreto lavora un secondo pacchetto di misure da inserire in Finanziaria a fine novembre: il taglio dell'Irpef nel 2018 (costo, 3 mld) e un taglio ulteriore al cuneo fiscale. A venire in soccorso a Renzi potrebbe essere la politica: di fronte al rischio di una destabilizzazione in Italia è possibile che la Ue abbassi le sue pretese di rigore, scrive Ruffolo su Repubblica (in prima e a p.29) ma l'Italia non può arrampicarsi tutti gli anni sugli specchi delle emergenze per strappare decimali alla Ue. Gentili sul Sole (in prima e a p.3) chiede di evitare la dispersione delle risorse e puntare tutto sulla produttività. Pesole (Sole in prima e a p.2) sugli investimenti per rilanciare domanda interna e produttività.
Oggi nuovo round governo-sindacati sulle pensioni: misure per un massimo di 1,5 mld, con il costo dell'anticipo pensionistico che nei tre anni non supererà il 20%, la proposta con cui il governo si presenterà al tavolo (Sole p.5). Probabile un verbale d'intesa con i sindacati. Intanto l'industria segna il passo: bene rispetto a giugno, in calo su base annua. Giù le vendite internazionali, male gli ordini (Sole p.13).

ITALIA-POLITICA
Renzi rilancia il ponte sullo Stretto (Repubblica p.4 e su tutti), "l'araba fenice di ogni campagna elettorale" (Messaggero p.8): "Può creare 100 mila posti di lavoro". L'annuncio a Milano in "casa" Salini Impregilo: "Se voi siete pronti con le carte noi ci siamo". 5Stelle all'attacco (Corriere p.5). Grillo: "Gli 8 miliardi del ponte li dessero alle scuole. La parola di Renzi vale zero". Critica anche la Boldrini: "Per me la priorità non sarebbe quella ma mettere in sicurezza il territorio". Il Giornale (p.2): mari e ponti per vendere il sì. Ma la strategia di Renzi sul referendum è una sfida totale al fronte del "no" e il richiamo all'ordine nel Pd (Repubblica p.6). Bersani conferma il "no" – "Non vogliono cambiare l'Italicum" – Prodi il silenzio: "Non mi pronuncio nemmeno sotto tortura". Sul Corriere (p.17) parla De Benedetti: "Siamo alla vigilia di una nuova, grave crisi economica, che aggraverà il pericolo della fine delle democrazie". De Benedetti conferma il suo "no" al referendum: "Se vincesse il No Renzi dovrebbe dimettersi il giorno dopo. Berlusconi, comunque vada, ci guadagna, anche se vince il sì. Renzi avrà bisogno di lui. La scelta di Parisi si spiega così. Insieme Renzi e Parisi si accorderanno, ridimensionando la sinistra e restituendo Salvini alle valli". Sulla Stampa (p.3) Boccia ribadisce il "sì" di Confindustria – "la stabilità è precondizione della crescita" – ma se perdesse "non succederebbe nulla. E' un errore pensare che sia un "sì" o un "no" al governo: si vota tra una democrazia decidente e lo status quo". Cattolici divisi: le Acli verso il "sì", il Family Day verso il "no", Cl non dà indicazioni di voto e nemmeno i Vescovi, per non spaccare la Cei (Repubblica p.7, Foglio in prima). Giornale (p.3) e Fatto (p.3) contro la Boschi, in tour in Sudamerica a spese del contribuente ufficialmente per impegni istituzionali, in realtà per convincere gli italiani all'estero a votare sì. Renzi – scrive il Corriere (p.10) – non si mostra preoccupato per l'avanzata del "no", convinto di poter convincere gli indecisi e fare la differenza in campagna elettorale. Ma per Franco (Corriere p.11) la campagna referendaria somiglia sempre più a una marcia di avvicinamento alle elezioni anticipate, con Renzi che rispolvera il Ponte di Messina e Grillo che prova a mettere il bavaglio al M5S su Roma.

EUROPA
Banche e auto tedesche pesano sulle Borse (Sole p.6 e tutti): dopo Deutsche Bank finisce nel mirino dei mercati anche Commerzbank (MF p.2), dopo indiscrezioni di stampa su azzeramento dei dividendi e taglio dei dipendenti. Altra tegola su Volkswagen, che rischia una maxi sanzione americana per il dieselgate (Sole p.6 e tutti) e che ieri ha perso il 2,5%. Ne ha fatto le spese anche Fiat Chrysler (-2%) per i timori sulla sostenibilità degli investimenti necessari per rispettare le future norme Usa sulle emissioni. Impossibile, per il Sole (in prima e a p.6) non legare le maxi sanzioni promesse a DB e Vw con la decisione di Bruxelles di imporre alla Apple la restituzione di 13 mld di aiuti fiscali ricevuti dal governo irlandese. "L'inasprimento di queste vicende non favorirà un clima costruttivo nei negoziati sui futuri trattati commerciali".
Intanto Fmi e Wto lanciano l'allarme: nel 2016 frena il commercio globale (Sole in prima e a p.6). Per la prima volta in 15 anni crescerà meno dell'economica (1,7% rispetto al 2,8% previsto). L'Fmi: per far ripartire gli investimenti occorre rilanciare le intese commerciali. Oggi la prova di Draghi nella "fossa dei leoni del Bundestag" (MF p.3). Sul Corriere (p.19) la partita di Tajani per subentrare a Schulz alla guida del Parlamento Europeo. Ma la staffetta tacitamente concordata dopo il voto con Juncker rischia di complicarsi perché Schulz non vuole dimettersi.

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