Commentario del 2.09.2016

IN PRIMA PAGINA
Retromarcia su Roma (Giornale): prima crisi per i Cinque Stelle (Corriere). Faida nel M5S (Messaggero), Raggi, sindaca dimezzata (Fatto). Le dimissioni di cinque personalità da posti chiave  di giunta e partecipate mettono a rischio la giunta capitolina e gettano un'ombra sulla capacità del Movimento di assolvere ad incarichi di governo. Raggi: non ci fermiamo. La Stampa: scende Di Maio, sale Di Battista. Il Sole: la Capitale ha diritto ad essere governata. In secondo piano le cronache dal terremoto: primi sequestri di edifici pubblici e privati (Sole), mentre inizia il recupero del patrimonio artistico (Corriere). De Vincenti al Sole: "Risarcimenti a tutti i danneggiati dal sisma". Stella sul Corriere: niente illusioni, per ricostruire ci vorranno 10 anni. Sul fronte economico: ieri intesa fra Confindustria e sindacati su ammortizzatori e aree di crisi (Sole). Sul Corriere il Jobs Act e il "lavoro sfuggente". Tra le interviste. Descalzi (Eni) al Sole: "L'Africa è strategica per Eni e l'Europa: servono passi concreti". Sul Corriere parla il cfo di Apple Maestri: "Pagate all'Irlanda 400 milioni di tasse". Intanto la Lorenzin ritira la campagna "Clessidra&Cicogna" (Corriere): "Alla natalità ci pensi Renzi" (Repubblica).

ITALIA-ECONOMIA
L'industria soffre ancora: l'indice manifatturiero ai minimi da 20 mesi (Corriere p.15). E oggi l'attesa è per il dato del Pil del secondo trimestre, dopo lo 0 assoluto del secondo e col governo che prevede uno 0,1-0,2%. Renzi. a Rtl, rilancia: "Tagliamo le tasse" (Repubblica p.12, Sole p.4 e tutti). Nel mirino l'Ires (che scenderà dal 27 al 24% nel 2017) e l'introduzione dell'Iri per le società di persone, anch'essa al 24%. "E sugli autonomi ci sarà un intervento per dare certezze ai giovani". Renzi si è detto convinto di un pil in crescita: "I servizi sono cresciuti ed è quindi probabile l'aumento". Su Repubblica (p.12) l'insofferenza di Palazzo Chigi verso l'Istat: "Sono organizzati come 30 anni fa. Fanno la previsione iniziale con i dati manifatturieri che pesano solo per il 20% sulla crescita totale, mentre i servizi che valgono il 70% sono inseriti nelle revisioni". Accuse respinte dall'Istat: si fa così in tutto il mondo. Sul Corriere (p.29) l'analisi di Di Vico sui limiti e le contraddizioni del Jobs Act, dalla debolezza di Garanzia Giovani e Anpal al boom dei voucher. Colpa della rigidità che il Jobs Act imprime ai rapporti di lavoro o dell'incertezza del ciclo economico? In crisi anche le Partite Iva, con il calo delle nuove aperture e la crescita delle chiusure, il che rimanda a un ristagno complessivo. C'è da chiedersi se il Jobs Act resisterà al progressivo calo degli incentivi alle assunzioni. Sulle mosse future del governo a riguardo scrive il Sole (p.4), che smentendo Repubblica di ieri – che dava per cancellato il bonus assunzioni – parla di proroga della decontribuzione su nuove assunzioni ancora in piedi seppure in versione light. Tre sarebbero le opzioni sul tavolo del governo: sgravio al 40% per tutto il 2017, prolungamento dell'incentivo al 20% per 12 mesi oppure sgravi robusti solo per under 29 e Sud anche questi per un anno. E la proroga della decontribuzione non esclude a priori un intervento sulla detassazione dei salari di produttività, anzi. Intanto Bruxelles avverte Italia e Spagna: sul risanamento dovete fare di più (Corriere p.14). Per Roma e Madrid non si evidenzia né ci si aspetta nessun ulteriore consolidamento nel 2016 e nel 2017.

ITALIA-POLITICA
Caos 5 Stelle, a Roma è già paralisi (Repubblica in apertura e su tutti): la raffica di dimissioni in giunta (Minenna e la capo di gabinetto Muraro) e ai vertici di Ama e Atac accende un'ipoteca sul futuro della giunta Raggi e più in generale sulla capacità del movimento di assolvere a incarichi di governo. La Raggi: "Non mi fermo" (Messaggero p.2). Di Maio: "Chi pensava che governare Roma fosse una passeggiata si sbagliava. Questo è solo l'inizio, ci siamo fatti tanti nemici". Ma da domani cercheremo un nuovo assessore e un nuovo capo di Gabinetto". Il Fatto parla di sindaca dimezzata,  la Stampa (p.3) di crisi del patto con l'establishment: perde lo schema Di Maio, sale Di Battista. Renzi alla finestra pensa alle prossime elezioni politiche e scommette sul dissolvimento della giunta (Stampa p.3). La strategia di Palazzo Chigi è non osteggiare il Campidoglio ma confidare nell'autocombustione interna. "Il M5S si conferma il peggior nemico dei propri piani su Palazzo Chigi" il commento di Franco sul Corriere (p.5): le cinque dimissioni di ieri a Roma sono il frutto di uno scontro interno, non di pressioni dell'opposizione, con la Raggi decisa ad avere un controllo maggiore sulla giunta e settori del movimento decisi a stopparla. "Dov'è finita la diversità pentastellata? Per adesso il grillismo reale precipita in un vortice di impreparazione e di presunzione" scrive Giannini nell'editoriale di Repubblica (in prima e a p.29).
Ieri intanto prove di convention per Parisi a Milano: "Noi al di là dei partiti" (Stampa p.9). Niente big e un popolo di centrodestra assortito e confuso. Lo spirito dovrebbe essere quello del Berlusconi del 1994, l'alternativa "al gradualismo della sinistra: inciucio e Nazareno sono stupidate. E nessuna ambiguità sul referendum: voterò No, non perché così Renzi va a casa ma perché quella riforma è un altro papocchio, come tutte le mezze riforme che ci condannano a risultati negativi dal punto di vista economico e drammatici sull'occupazione". Salvini: "Non capisco cosa vuole fare" (Corriere p.17).

EUROPA
"Tasse, c'è un caso globale. Ma così l'Europa sbaglia": sul Corriere (p.13) parla il chief financial officier di Apple Luca Maestri. Negli Usa la mossa Ue è stata percepita come un "money grab, una sottrazione di denaro". "Apple paga tasse in tutto il mondo, siamo il più grande contribuente al mondo e negli Stati Uniti e crediamo di essere il più grande contribuente in Irlanda. Ma questo dal rapporto della commissaria Vestager non emerge. Abbiamo pagato 400 milioni di dollari in Irlanda nel 2014, altrettanti negli Stati Uniti e abbiamo accantonato miliardi per versamenti supplementari. Ma il nostro reddito è in Irlanda ed è soggetto all'aliquota normale del Paese. Credo che il caso debba essere non su quante tasse paga Apple ma su dove dovrebbero essere pagate.Noi aziende ci adatteremo. Noi siamo favorevoli a un sistema fiscale semplice e allineato in giro per il mondo. Ma non possiamo accettare il tentativo di cambiare retroattivamente le leggi esistenti perché a qualcuno non piace una legge irlandese e la vorrebbe diversa.Ciò elimina la certezza della legge ed è un enorme problema in Europa". Intanto Bloomberg aggiorna il conto Ue alla Apple: ai 13 mld di euro di arretrati fiscali potrebbero aggiungersene 4,8 mld  di interessi, considerato il periodo di riferimento (2003-2014). Cook: "La decisione dalla Ue è esasperante e deludente, e giunge da una sede politica e non ha alcuna base fattuale o legale. E' una totale castroneria politica". Dura la reazione della Vestager: "La nostra è una decisione basata su fatti legati al caso".

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