Commentario del 29.08.2016

IN PRIMA PAGINA
Terremoto sempre in primo piano, tra slanci e polemiche. "Via dalle tende in un mese" il piano del governo secondo Repubblica. Verso un incarico a Renzo Piano (Corriere). Nencini al Mattino: la ricostruzione con il modello Friuli. Intanto i pm indagano sulle ristrutturazioni dei palazzi che non dovevano cadere (Repubblica, Corriere, Stampa). Sul Messaggero gli incentivi e i sussidi già disponibili. Su tutti le iniziative per i terremotati, all'insegna dell'amatriciana. Sul Giornale Fiorello mette in guardia dalla beneficenza show. Dal terremoto impatto anche sui conti e sulla trattativa con la Ue (QN). Con 2 miliardi per "Casa Italia" a rischio il congelamento dell'Iva (Giornale). Sul Corriere il balzo del deficit che pesa sui conti. Da Berlino gelata sul Ttip: "Il negoziato ormai è fallito" (Messaggero). Per la Stampa una magra vittoria di principio. Dalla Libia le ultime sull'attacco all'Isis: battaglia finale per Sirte (Messaggero, Stampa). Sul fronte interno. Roma guarda alle Olimpiadi. Il governo: se Roma dice no toccherà a Milano (Messaggero). Milano guarda alla giustizia. Greco al Corriere: "Procura a rischio declino".  Sul Sole la mappa della giustizia civile: in Calabria il record delle liti. Sul Messaggero Zuckerberg alla Luiss incontra gli studenti.

ITALIA-POLITICA
Renzi gioca la carta dell'unità: "Casa Italia per pacificare il Paese", scrive il Messaggero (p.9). Si comincia con sindacati e forze sociali ma su guarda alla politica. La linea del dialogo col premier avrebbe ricompattato Fi, scrive il Messaggero (p.8). Al contrario, per Repubblica (p.21) lo scontro interno si preannuncia durissimo ora che Berlusconi, sull'onda emotiva del terremoto, ha optato per una "missione salva-Renzi". L'obiettivo è evitare la vittoria dei 5 Stelle. "Se vince Di Maio rischiamo tutti – la linea del Cavaliere – E' bravo, in tv funziona ma si vede che è cattivo". Ma FI è divisa. A dividere il Pd è invece il referendum. "Se vince il No e Renzi se ne va non si voterà comunque. Amen" dice Gotor a Libero (p.10). "Senza la modifica della legge elettorale non voteremo Sì alla riforma Boschi". Ma nel caso vinca il "No Renzi non si deve dimettere: "E' un errore identificare le sorti del governo con la riforma. Nei prossimi due mesi il problema centrale sarà quello economico. Con il sì al referendum non si dà lavoro alla gente. Gli italiani voteranno sul pil, sul calo degli occupati, sulla contrazione dei consumi". Zampa, storica portavoce di Prodi, voterà invece "sì": "E' l'unico atto coerente. Dobbiamo inviare ai cittadini un segnale chiaro: questo Paese può cambiare", Da Orfini, che ieri ha aperto la festa dell'Unità di Catania, affondo a D'Alema: "Sta con i girotondi" (Repubblica p.20). "Noi abbiamo fatto le riforme che loro non sono riusciti a fare". Bersaniani pronti a un documento per il no (Repubblica p.20). Dovrebbe uscire in concomitanza con la convention anti-renziana di D'Alema .
Sul Giornale (p.8) la ricetta Parisi per il lavoro: meritocrazia e più flessibilità. Sarà uno dei temi portanti della convention di settembre, con l'idea di ripensare il modello tradizionale delle relazioni sindacali a partire da una vera riduzione del cuneo fiscale e dal liberare risorse verso la produttività. Altra battaglia di Parisi, quella delle semplificazioni delle norme, per ridare impulso all'apparato industriale italiano. Ma la "diffidenza" verso di lui di una parte di FI resta intatta.

ITALIA-ECONOMIA
Tre miliardi all'anno per la prevenzione e via subito i terremotati dalle tende: per Repubblica (p.8) questa la road map del governo per gestire il post terremoto, ossia emergenza, ricostruzione e prevenzione. Ieri Renzi ha incontrato Renzo Piano per coinvolgere l'archistar e senatore a vita nell'operazione di ricostruzione e in prospettiva in "Casa Italia", il piano per la prevenzione. Un piano da 2-3 miliardi l'anno tra ecobonus ai privati e interventi diretti su edifici pubblici primari. Piano a Repubblica (p.9): "Serve agire con urgenza massima per mettere a norma antisismica gli edifici pubblici e incentivare i privati a fare altrettanto. Ma sarà un cantiere lungo, progettato su 50 anni e due generazioni". Nencini al Mattino (p.5): "Ricostruzione con il modello Friuli. Il nuovo codice degli appalti non ci rallenterà". Ora l'attenzione è sulla legge di bilancio. Per rispettare gli impegni presi dall'Italia con la Ue al governo mancherebbero tra i 13 e i 15 mld – scrive Fubini sul Corriere (p.15) – col deficit in rialzo invece che in discesa. Roma aveva impostato le sue previsioni su una ripresa che non c'è stata. E a questo quadro bisogna aggiungere il conto del terremoto: per il Giornale (in prima e a p. 5) per "Casa Italia" servono almeno due miliardi per almeno dieci anni e se da Bruxelles non arriverà l'allentamento sui vincoli potrebbe dover o rinviare il taglio dell'Ires o rinunciare al congelamento dell'Iva. Per la Stampa (p.8) al momento a Bruxelles non è arrivata alcuna richiesta di flessibilità ma se il governo dovesse chiedere alla ue più flessibilità in cambio di un piano di investimenti anti sismici potrebbe trovare porte aperte. A patto che sia organico e focalizzato sull'emergenza, e poggi su investimenti veri e strutturali e abbia una scadenza vicina e circoscritta: sgravi fiscali non sarebbero ammessi. Per quanto riguarda invece le spese della ricostruzione potranno essere scomputate dal calcolo del rapporto deficit/pil ma la Commissione non tollererà abusi. Altro canale aperto, quello degli aiuti Ue all'Italia: massimo 354 milioni per interventi su infrastrutture pubbliche.

EUROPA
Berlino "congela" il Ttip. "I negoziati con gli Usa sono falliti perché noi europei non ci vogliamo assoggettare alle richieste americane", ha detto ieri il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel. Per la Stampa (p.15) l'accordo commerciale per ora è morto, ucciso dalla crisi economica, dall'ondata populista che investe Usa e Ue, dalla Brexit e dalle elezioni imminenti in molti Paesi al centro della trattativa. Sia Obama che la Merkel hanno sostenuto il Ttip, fidando in vantaggi economici per tutti ma il negoziato è durato troppo tempo, il clima politico è cambiato e sulla globalizzazione è sceso il gelo. "Il fallimento del Ttip? Una sconfitta per tutti" aveva previsto sin da luglio il ministro Calenda. Contrastanti gli studi sugli effetti del Ttip, con i contrari a paventare l'invasione di ogm e danni alle piccole imprese. Per le imprese europee che esportano ci sarebbero invece stati molti vantaggi, dal superamento degli standard richiesti da due diversi mercati alla possibilità di partecipare a gare d'appalto pubbliche negli Usa. Studi della Ue prevedevano un aumento del 28% dell'export verso gli Usa, di cui avrebbero beneficiato direttamente le grandi imprese italiane dell'export. Per il Corriere (p.29) sul fallimento del trattato che avrebbe rilanciato la partnership commerciale tra Europa e Usa ha pesato lo scetticismo tedesco, specie della componente socialdemocratica del governo Merkel. Ma il flop non è solo un'occasione persa – scrive Taino - ma anche il segno della crisi dell'Occidente, della sua incapacità a portare avanti progetti in un mondo preso dal disordine.   

IL CASO
Taglio strutturale al costo del lavoro per sostituire il bonus assunzioni: su Repubblica (p.18) le mosse allo studio del governo, in vista della scadenza degli incentivi per le nuove assunzioni. Si punta a un taglio strutturale del costo del lavoro con uno sconto dei contributi previdenziali, per due terzi a favore delle aziende e un terzo sui dipendenti. Costo della misura meno di 2 mld se limitata ai neoassunti. Sarebbe un modo per invertire il trend che vede l'Italia tra i Paesi a più alto costo del lavoro e sostituire la "droga" del bonus con un segnale concreto alle imprese: assumete perché il lavoro stabile costerà sempre meno. A corredo i dati Uil degli effetti su imprese e lavoratori della riduzione del costo del lavoro.
Su Italia Oggi (in apertura) la corsa ai benefit aziendali: oltre 13 mila gli accordi aziendali o territoriali per la detassazione dei premi di risultato. Non un grande risultato, per Italia Oggi, ma bisogna tenr conto che almeno la metà delle imprese è impegnata da tempo in un'opera durissima di tagli odei costi aziendali e la distribuzione dei premi non è una priorità.

©riproduzione riservata



Nessun commento:

Posta un commento