Commentario del 22.08.2016

IN PRIMA PAGINA
In primo piano sulle prima pagine dei quotidiani le parole di Renzi: "Comunque vada il referendum, si andrà al voto nel 2018". "Non si dimette più" titola il Fatto. Il premier rassicura Mattarella e Draghi - "Nessuna instabilità"- e, in vista del summit con Merkel e Hollande, dice: "Dobbiamo rilanciare l'Ue dal basso". A Ventotene vertice a tre: l'Europa post Brexit è da rifondare (Repubblica). Economia, il viceministro Morando al Messaggero: "Subito giù le tasse nella manovra". Sole apre con le verifiche della Corte dei Conti nei bilanci delle Regioni: un "rosso"da 33 mld. Ampio spazio agli esteri: in evidenza la strage alle nozze in Turchia. 51 vittime, l'attentatore era un kamikaze di 12-14 anni (Corriere e tutti). Su Repubblica reportage sulla guerra turca "dove nemici e alleati si confondono".

ITALIA-ECONOMIA
Discussioni sulla manovra in evidenza. Dilemma per il Governo: aiutare le aziende o i pensionati. Trovare un equilibrio non sarà facile – scrive Marro (Corriere p.12) -, fin dall'inizio Renzi ha dovuto scegliere, ma sia il bonus di 80 euro sugli stipendi  taglio dell'Irap e degli sgravi sulle assunzioni hanno dato risultati controversi. Si va verso i 25 mld per la manovra, contesi tra bonus e investimenti (Repubblica p.13). Il viceministro Morando al Messaggero (in prima e p.6): "La decontribuzione per neo assunti nel 2015 ha avuto effetti importanti. Ora ci sono le condizioni per una misura strutturale che riduca pressione fiscale su lavoro e impresa. Ne abbiamo fatto la priorità della politica fiscale perchè siamo meno competitivi di altri Paesi". Giù l'Irpef o i contributi, ecco il bivio del governo (Messaggero p.7). Morando "a lume verrebbe da dire che la misura più efficace è la fiscalizzazione di parte dei contributi sociali sui contratti stabili, con vantaggi per lavoratori e imprese. Lo stesso risultato si otterrebbe intervenendo su aliquote Irpef". Boccia (Confindustria) dal Meeting di Cl chiede al governo "scelte selettive" per rafforzare le imprese puntando su "produttività e investimenti privati". "Con la crescita e non con l'austerity si risolvono i problemi del deficit e del debito" ha ribadito il numero uno di viale dell'Astronomia che, citando il ministro Calenda, sottolinea come non ci siano spazi per interventi "redistributivi", a cominciare dalle pensioni (su tutti). Licia Mattioli a Repubblica (p.12): "Siamo in sintonia con Calenda.: per ripartire bisogna stimolare gli investimenti e continuare a reinvestire nel piano Made in Italy". La replica di Furlan (Cgil) a Repubblica (p.12) a Calenda e Confindustria: "Investimenti, pensioni e contratti pubblici sono temi non in contrapposizione, ma complementari. Temo l'errore che si immaginino i provvedimenti sociali non come volano economico". Damiano (Commissione Lavoro) alla Stampa (p.2): "Dopo l'intervista di Calenda temevo si volessero concentrare risorse esclusivamente su investimenti e produttività, cosa che non va fatta a scapito dell'equità sociale. Mi aspetto risorse ai pensionati e pensionandi". Una partita importante si gioca sulla flessibilità Ue: per la Stampa (p.3) Renzi "cambia gioco" e ieri ha confermato di voler tenere i "conti in ordine" senza però cambiare la rotta, che prevede riduzione delle tasse, aumenti alle pensioni più basse e spinta sugli investimenti. Inoltre si punta sull'ipotesi di estendere ai beni culturali i fondi del piano Juncker. Di questo si parlerà oggi a Ventotene. Ma il nodo resta il debito, che Renzi ha definito "altino, ma stabile". Se si guardano i dati del Fmi, l'Italia ha controllato meglio della Germania i propri conti pubblici, ma il debito è esploso lo stesso. Sul Corriere (p.11) l'analisi di Fubini evidenzia come il saldo primario italiano sia 3 volte migliore di quello tedesco, ma se non si torna a crescere questo dato non basta.

ITALIA-POLITICA
"Qualsiasi sia il risultato del referendum, si voterà nel 2018": su tutti le parole di Renzi al Caffè della Versiliana. "Non è un voto su di me" dice, facendo mea culpa per aver reso la discussione "una sorta di dibattito internazionale su tutto". Poi rilancia: "Chi vota Si, vota per tagliare le poltrone, chi vota No si tiene il Paese che ha ora". Repubblica (p.10): l'obiettivo è spoliticizzare le urne per tappare le ali al M5S e creare scompiglio nella minoranza dem. Con queste parole – prosegue Repubblica - vuole preparare una "exit strategy" in caso di sconfitta. Ma per il Corriere (p.8) sbaglia chi legge le parole come un piano B: è convinto di vincere a novembre. Per la Stampa (p.3) Renzi punta sulla stabilità per rassicurare Colle e Bce, ma non ha detto chiaramente che non si dimetterà in caso di sconfitta. "Ha fatto bene a spersonalizzare" dice a Repubblica (p.11)Piero Fassina che, entrando nel merito del "perchè Si", dice: "La seconda parte della Costituzione va riformata completando un dibattito che dura da 30 anni". Maroni al Corriere (p.15): "Il vero discrimine per ricostruire il centrodestra, in questo momento, è il No al referendum. E non solo in chiave anti Renzi: le modifiche della Boschi mortificano il ruolo delle Regioni e umiliano ogni idea di federalismo". Boccia (Confindustria) dal Meeting di Cl ribadisce l'appoggio al Si "perchè siamo convinti – dice – che la stabilità e la governabilità siano la base per una politica economica di lungo termine". Mario Mauro (Popolari per l'Italia) a Libero (p.12) mette in guardia: "La riforma della Costituzione non è una legge che, se non funziona, si può correggere agevolmente. La mia critica non è solo sull'equilibrio dei poteri, ma sul funzionamento delle istituzioni". Ferrara, nell'editoriale del Foglio (p.1): chi vuole la pelle di Renzi conta sulla convergenza antigovernativa di tutte le destre e dei grillini, e che il Pd venga diviso dagli argomenti conservatori e antiriformisti della vecchi guarda. MA chi punta sul partito di Pulcinella non fa i conti con il taglio di 200 senatori su 300 e sul progresso di efficienza e di serietà del sistema.

EUROPA
In primo piano il trilaterale Renzi-Merkel-Hollande a Ventotene per provare a costruire e rilanciare una nuova Ue. "Cantiere Europa". Quattro i dossier sul tavolo: sicurezza, creazione di una "Schengen della Difesa", messa a punto del "Migration Compact" ed estensione dei progetti per le nuove generazioni. Renzi: "avanti, rilanciamo la Ue dal basso" (Repubblica prima e p. 2). Per Ciampi al Messaggero (p. 5)"Fondamenta Ue a rischio senza uno scatto. Rilancio necessario, magari attraverso le cooperazioni rafforzate". E aggiunge: "La lezione di Spinelli è più che mai attuale, le politiche economiche vanno coordinate". L'europeista Pascal Lamy, al Corriere (p. 10): "l'Unione riavrà il sostegno dei cittadini solo se la sicurezza funziona: quello europeo è un progetto di civiltà, dove Stato sociale e mercato trovano un equilibrio". Fiducia sulla riuscita del vertice, nelle parole di Camporini, ex capo di Stato Maggiore: "Tolto il freno inglese, ora l'esercito comune può diventare realtà" (Repubblica p. 4). Sul Corriere (p. 30) il pensiero di Bernard Spitz, presidente del Medef, che sottolinea la necessità di concentrarsi su quello che serve per tenere in vita l'Unione ritrovando fiducia tra Francia, Germania e Italia, ma scegliendo i candidati più capaci per realizzare una missione storica. Secondo Sommella (Corriere p. 30) si deve puntare su crescita e immigrazione e mantenere un'unione d'intenti: per battere la voglia di Euxit occorre passare dalla Confederazione ad una vera Federazione di Stati, abbandonando una terra di mezzo che in passato ha portato all'implosione dell'ex Jugoslavia e dell'Unione Sovietica. Gervasoni (Messaggero prima e p. 16) mette in risalto la necessità di dare spazio alla concretezza più che alle utopie. Per Ezio Mauro (Repubblica prima e p. 25), a Ventotene si riuniscono i leader di tre Stati in crisi, che possono trasformare emergenze in opportunità. Critico Giacalone sul Giornale (prima e p. 6): se Ue è composta da 27/28 non possono parlare in tre: il sistema intergovernativo non funzionerà mai.

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