Commentario del 17.10.2015

IN PRIMA PAGINA
I vaccini in apertura sul Corriere e Messaggero con il "caso delle sanzioni" e lo scontro sul nuovo piano nazionale. Il ministro Lorenzin annuncia che le misure verranno concertate con gli Ordini ma intanto è polemica sull'ipotesi di provvedimenti disciplinari a chi li sconsiglia: insorgono i medici. "La battaglia dei vaccini a scuola" aggiunge Repubblica in taglio medio. "L'unica strada per battere la malattia" spiega Garattini nell'editoriale del Messaggero. Repubblica apre con gli esteri: "l'Italia resta in Afghanistan" ancora per un anno con 750 soldati. Intanto sulla manovra "alt alla Ue": Palazzo Chigi non accetta diktat da Bruxelles. "Flessibilità per sostenere la crescita" (Sole): Renzi annuncia che "se ci bocciano la manovra la ripresentiamo uguale". Ma QN e Giornale vanno all'attacco sul canone in bolletta: per il prmio "è caos", per il secondo "una mazzata infinita" dagli "strozzini del canone Rai". Belpietro affonda sull'intera Stabilità: "fatta la manovra trovato l'inganno: cosa non torna nei conti di Renzi". Su Repubblica il sondaggio Demos: "fiducia al premier ma il Pd perde e Grillo si avvicina". Su tutti i quotidiani l'Intifada e le immagini del fuoco sulla tomba di Giuseppe, luogo sacro per ebrei, cristiani e musulmani.

ECONOMIA
"Renzi contro la Ue: la manovra non cambia" (Corriere p.4 e tutti): il premier assicura che, se bocciata, ripresenterà la manovra cosi com'è. Bruxelles fa sapere di avere basi legali per intervenire.  Per il Messaggero (p.6) dalla Ue "dubbi su coperture e clausole ma sul governo c'è un'apertura di credito". Critico Belpietro - "fatta la manovra, trovato l'inganno" - visto che la Stabilità "elargirà alle famiglie mezzo caffè al giorno, befferà i pensionati e farà pagare ai nostri figli gli spot elettorali". Polemiche per la previdenza: "tasse giù ma dal 2017 la rivalutazione tagliata ancora" (Messaggero p.5) e opzione donna estesa solo per 12 mesi. Mentre "si alza la tensione" anche su Statali e Comuni con le coperture in bilico (Messaggero p.6): non tornano i conti per oltre tre miliardi (Stampa p.4). E per il Fatto (p.3) "la bomba da 85 miliardi" legata alle clausole di salvaguardia, "spostata di 12 mesi". Repubblica (p.6) fa i conti della Stabilità e annuncia un "bonus alle famiglie da 200-300 euro l'anno: gli italiani vedranno salire i loro redditi per effetto della manovra anche se Bankitalia prevede "benefici limitati". Il viceministro Morando, in un'intervista a L'Unità (p.3), difende la manovra: "coerente, punta sulla crescita. All'Europa dico che stiamo facendo quanto ci chiede, abbassare la pressione fiscale su lavoro e impresa". Luci e ombre nella valutazione di Furlan (Cisl), anch'essa intervistata da l'Unità (p.4): "Bene la riduzione delle tasse. Serve flessibilità sulle pensioni. Con il dialogo riusciremo a migliorare la manovra. Manca la fiscalità di vantaggio per il Sud mentre bisogna rilanciare di più i consumi". Per il Sud "serve uno shock positivo" dice Gay dalla convention dei giovani industriali (Sole p.11 e altri): "servono più risorse e un progetto di politica industriale. Benissimo il superammortamento".
Al di là della manovra, "senza il coraggio dei tagli strutturali, la spending review farà sempre flop" afferma Giacalone su Libero (p.4). Mentre "nel borsino dei consiglieri sale Nannicini e scende Perotti" (Corriere p.4). Sul punto critico anche Lamberto Dini intervistato da Italia Oggi (p.11): "Lo Stato deve dimagrire. Ma Renzi non ce la fa proprio, ha buttato la spugna Cottarelli e adesso lo farà anche con Perotti". Il Foglio (in prima) segnala, inoltre, che i problemi per l'Italia arrivano anche dall'asse Weidmann-Schauble che stoppano l'Unione bancaria e lo strumento della garanzia comune sui depositi, inoltrando la contro-proposta di un cambiamento delle regole sulla valutazione del rischio dei titoli del debito sovrano in pancia alle banche. Ma Bankitalia ha sempre sostenuto che i titoli devono essere sempre considerati "risk free", pena "la messa in ginocchio di banche e assicurazioni del nostro Paese".

POLITICA
"Renzi, leader senza partito, lui sale ma il Pd scende. M5S ancora in crescita. FI controsorpassa la
Lega": su Repubblica (p.16) i risultati del sondaggio Demos che vede la vittoria del Pd in un eventuale ballottaggio, ma il distacco nei confronti del centrodestra e del M5S si sta riducendo, tra il 2 e il 3%. Renzi ottiene il 44% di gradimento, seconda la Meloni con il 36%. Nelle intenzioni di voto ai partiti, il Pd si ferma al 31,8% mentre i grillini salgono al 27,2% e FI al 13,2%. Quarta la Lega al 12,5%. Intanto Renzi deve di nuovo fronteggiare le critiche della minoranza interna al Pd. "Si insulta l'intelligenza": così Bersani (Corriere p.6 e tutti) attacca Renzi sulla manovra, scagliandosi in particolar modo contro l'innalzamento del tetto ai contanti a 3mila euro. E D'Attorre (Corriere p.6) annuncia l'addio al Pd: "questa manovra io non la voto. Un impianto insostenibile che porta a compimento la mutazione genetica del partito. Non sarò il solo a dire di no". "Questa finanziaria è ingiusta, toglie tasse anche ai ricchi" rincara la dose Cuperlo su Repubblica (p.4): Tra Robin e lo sceriffo è sempre meglio il primo. Giusto togliere la Tasi alle prime case, non agli attici. Noi siamo la sinistra e mi piacerebbe che lo restassimo, presenteremo proposte per migliorare il testo". Folli su Repubblica (p.19) legge le dichiarazioni anti-Ue di Renzi come strumento di politica interna, una strizzata d'occhio all'elettorato che oggi si colloca a destra, che non ha mai nascosto pulsioni anti-Ue, a cui spesso in passato ha dato voce Berlusconi.
"Riforme, alla Camera si vota l'11 gennaio" (Messaggero p.9): governo e Pd confermano il referendum a ottobre 2016. Ma nel Pd c'è anche il fronte di polemica sulle primarie. "Parisi: no al candidato unico" (Repubblica p.18), "con le nuove regole vinceranno i ras delle tessere false" aggiunge Emiliano, "gli errori del passato vanno corretti quella bozza va bene" replica Rossi (entrambi su Repubblica p.18).
Ieri il ritorno di Berlusconi "tra attacchi al premier e gag" (Corriere p.14): agli amministratori di FI annuncia il nuovo programma e torna a parlare di processi politici nei suoi confronti. Ma intanto il caso di Mantovani in Lombardia "scuote Forza Italia" (Giornale p.8) con un duro confronto tra Santanché e Gelmini, quest'ultima avrebbe scaricato il vicegovernatore. Il coordinatore milanese Squeri: "se non siamo più garantisti io lascio".
Il M5S si prepara alla kermesse di Imola con l'obiettivo di ampliare la base (Corriere p.5): Grillo oggi sul Palco e per Roma spinge i consiglieri comunali "bravissimi". Attesa per Casaleggio, verso una svolta nel Movimento. Ma Verderami evidenzia "la cautela dei 5 Stelle (per non bruciarsi) sul voto nelle città", visto che si punta al governo un errore nella gestione di un grande centro potrebbe costare molto. E Nogarin, intervistato dal Fatto (p.7), racconta l'esperienza da amminsitratore: "Per governare bisogna trattare e sputare sangue. Guardare da fuori è tutta un'altra cosa. In Toscana le istituzioni mi fanno terra bruciata attorno ma ho ottenuto risultati".

EUROPA
"Cara Ue così non va" nuovo affondo di Romano Prodi, in un'intervista a Class Cnbc ripresa da MF (p.14) all'Europa: "Leadership tecnologica mondiale ormai nelle mani di Usa e Cina mentre l'Ue paga la mancanza di una politica comune". Attacco all'Europa anche in un articolo firmato dai leader dei partiti euroscettici Salvini, Le Pen, Wilders e Strache, apparso il 15 ottobre sul Wall Street Journal, e ripreso oggi da Libero (in prima e p.11): "L'Ue scompare, torniamo alle Nazioni. L'identità dei popoli è minacciata dal potere di Bruxelles e dalla emergenza migranti: senza confini  e senza sovranità nazionale siamo spacciati". Intanto proseguono le divisioni sulla gestione dell'emergenza profughi: accantonato il progetto di un meccanismo permanente di ricollocazione, rimandata invece la decisione della Commissione sulla riforma delle regole di Dublino (Stampa p.15). A mettere in crisi il sistema di ricollocazione Ue è il caso di un gruppo di profughi siriani che si è opposto al trasferimento dalla Grecia in Lussemburgo. "Vogliamo la Germania o la Svezia" hanno detto. Per il momento resteranno in Grecia (Stampa p.15). Un altro caso riguarda l'uccisione, al confine bulgaro, di un afgano colpito da un agente di frontiera (Repubblica p.20 e altri). Per Sofia si è trattato di una "tragica fatalità" ma l'Unhcr è preoccupato: "Mai successo in Ue, adesso aprire subito un'indagine per accertare cosa è successo". Tengono ancora banco anche le polemiche tra Renzi e il presidente del consiglio Ue, Tusk, che aveva paragonato l'Italia e l'Ungheria. Da Roma  parlano di "parole offensive" (Messaggero p.16). Avvenire (p.5) solleva il caso degli hotspot, già finiti nel mirino per una serie di respingimenti: sono molti i casi di profughi che hanno subito provvedimenti di rimpatrio immediato ma non sembrano chiari i criteri con cui riconoscere chi ha diritto a restare. Il prefetto Morcone: "Chi non si fa identificare non può restare".

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