Commentario del 27.09.2015

IN PRIMA PAGINA
Scandalo dell'auto, la Ue sapeva dei test truccati (Repubblica, QN). Bufera su Bruxelles. In Italia un milione di auto a rischio (Sole). Delrio: arrivano controlli. Padoan: possibili ricadute anche sulla nostra industria (Stampa). Il caso Volkswagen ancora in primo piano su tutti: c'è un rischio fiducia sulla fragile ripresa italiana (Sole). Ma il sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere parla di pessimisti in calo: ora sono uno su tre. Su tutti il nuovo scontro a distanza tra Renzi e Padoan sui prepensionamenti, "un'operazione non a costo zero". Sul Messaggero il piano del governo: uscita subito per esodati, donne e giovani e dal 2018 flessibilità per tutti. Rischia invece di saltare la decontribuzione per i nuovi assunti: si va verso tagli alternativi per le aziende (Messaggero). Sul Sole l'ingresso dei cinesi nelle Poste Italiane: Pechino avrà il 2-5% della società. Su tutti il giallo sul raid in Libia contro il boss scafista (Corriere): scontro Tripoli-Roma (Fatto). Tripoli accusa, Roma smentisce, lui appare: "Sono vivo" (Mattino). Sul Corriere l'offerta di Renzi: più soldati italiani all'Onu. Su tutti anche le elezioni di oggi in Catalogna: così la Spagna "diventa il nuovo anello debole d'Europa" (Sole). Sul fronte politico il ritorno in campo di Berlusconi: Salvini utile ma io mi ricandido (Sole).

ITALIA-ECONOMIA
Calano i "pessimisti sull'economia" (dal 50 al 37%) – Corriere in prima e a p.9 – per il 23% il peggio è ormai alle spalle; ma solo il 28% crede che il Paese sia entrato in una fase di crescita; scettico il 54% mentre per il 37% il peggio deve ancora arrivare. Così gli scenari di Pagnoncelli sulla percezione dell'economia: tra i più fiduciosi impiegati, dirigenti e studenti; molto pessimisti i piccoli imprenditori, gli artigiani e i commercianti. Per il Sole (in prima e a p.2) il caso Volkswagen incrina la fiducia e rende la ripresa ancora più fragile: un conto è lasciarsi alle spalle la recessione, altro è imboccare la strada di una crescita solida e duratura. Ieri da Padoan nuovo allarme sulle ripercussioni dello scandalo sull'economia italiana – "un colpo duro alla fiducia, e senza fiducia non ci sono investimenti a lungo termine" – e sulla filiera dell'automotive: "Temo conseguenze, mi auguro siano limitate" (Sole e Corriere p.2 e su tutti). Ma la Cina continua a credere nell'Italia: Pechino pronta a entrare in Poste Italiane (Sole p.5). Il 12 ottobre la quotazione in Borsa: un fondo sovrano o la Banca centrale rileveranno una quota tra il 2 e il 5%. Sul Sole (p.5) parla il ceo di Bank of China Chen Siqing: "Italia strategica: diamo fondi e servizi alle Pmi. Stringere accordi con le pmi cinesi può essere una strada per uscire più velocemente dalla crisi, mentre le pmi italiane possono dare a quelle cinesi un apporto importante su gestione e tecnologia". In vista della legge di Stabilità, nuovo scontro a distanza tra Renzi e Padoan sulle pensioni (Repubblica p.10) mentre si va verso lo stop alla decontribuzione delle assunzioni (Messaggero p.2). Furlan a Repubblica (p.11) : "Necessaria la flessibilità in uscita già nella legge di Stabilità. La richiesta viene dalle stesse aziende. Assurdo avere gente al lavoro fino a 67 anni con oltre il 40% di giovani disoccupati". Padoan ha difeso il taglio della Tasi mentre ha frenato sul bis alla decontribuzione per le assunzioni: "Resta un'opzione in campo ma non più necessaria, perché siamo fuori dall'emergenza. Le risorse potrebbero essere usate per altri sgravi fiscali per favorire gli investimenti" (Sole p.6). Il Corriere (p.8) e ilMessaggero (p.2) parlano di sgravi alle assunzioni limitate al Sud, alle donne e ai giovani oppure una soglia più bassa degli 8000 euro l'anno di adesso.  Verso la riconferma invece gli ecobonus per risparmio energetico e ristrutturazioni - pronti 350 milioni – e l'Art-bonus al 65% (Sole p.6).

ITALIA-POLITICA
Berlusconi torna in campo – ad Atreju, la festa romana di Fratelli d'Italia – e gela tutti: "Il leader sono io" (Libero p.2 e su tutti), "Salvini utile, perché parla alla pancia della gente, ma io mi ricandiderò". Il Cavaliere stronca anche le primarie, care a Salvini e alla Meloni: "Servono se non c'è un leader carismatico, se a concorrere sono solo seconde file". Quanto al governo, boccia le riforme – "deriva autoritaria" – ma si dice pronto a votare il tagli dell'Imu,benché convinto "che tanto non lo faranno". E a chi sta abbandonando Forza Italia saluta e ringrazia: "Se ne sono andati i mestieranti della politica" (Messaggero p.13). A distanza la replica di Salvini: "Grazie della considerazione, ma io e la Lega parliamo anche alla testa della gente". Il Fatto (p.6) parla di un Berlusconi triste, ripetitivo, affaticato ma che resta il leader della destra, lasciando delusa la Meloni. Anche la platea non lo ama più: è un ostacolo al futuro. Su Libero (in apertura) idee per non morire renziani. Per Belpietro Berlusconi ha il dovere di lavorare alla sua successione. E se non c'è ancora un altro leader riconosciuto si formi un direttivo che rispolveri i programmi dei moderati per contrastare Renzi. Gli elettori (e il leader) arriveranno. Su Repubblica (p.13) la tela del ragno di Verdini: "Io sono un taxi che porta da Berlusconi a Matteo. Così al potere per altri 10 anni". "La politica è fatta di leadership, prima c'era Silvio, ora c'è Matteo. Insieme costruiremo il Partito della Nazione". Si riaffaccia sulla scena anche Mattarella: intervenendo al congresso della "Dante Alighieri" ha chiesto alla classe dirigente "visione e lungimiranza" e agli italiani "gioco di squadra" (Corriere p.10). E indica l'Expo come una scommessa pienamente vinta (Sole p.9). In serata Mattarella è poi andato a Napoli, dal poliziotto dell'anti-racket ferito. Domani inaugurerà l'anno scolastico a Ponticelli.

EUROPA
Gli occhi dell'Europa sulla Catalogna, al bivio tra indipendenza e unità (Sole p.8). Oggi il voto per l'assemblea e il governo regionale, ma di fatto si sceglie tra una Catalogna indipendente o se restare una regione autonoma all'interno della Spagna, con i partiti indipendentisti che hanno trasformato elezioni amministrative in un referendum sul futuro della Cataloga. La destra di Artur Mas, alleata con la sinistra estrema di Esquerra Repubblicana, preme per la secessione e le loro liste sono date dai sondaggi in maggioranza assoluta. La Commissione Ue ha più volte chiarito che la Catalogna indipendente sarebbe automaticamente esclusa dalla Ue e dall'eurozona e questo spaventa banche e imprese. "Così la Spagna diventa il nuovo anello debole d'Europa", scrive Zingales sul Sole (in prima e a p.8): l'incertezza istituzionale che la vittoria degli indipendentisti potrebbe scatenare è l'ultima cosa di cui l'economia spagnola ha bisogno in questo momento, per non dire del tema Catalexit. Ma nonostante questi rischi non siano ignoti, i catalani sembrano procedere sicuri verso l'abisso. Si spera nel successo del nuovo partito Ciudadinos, movimento catalano ma europeista. Il "ministro" degli Esteri della Catalogna Roger Albinyana al Corriere (p.17): "Non ci accontenteremo di maggiore autonomia perché il problema non è fiscale: si tratta di scegliere la nostra storia". Contrario lo scrittore Javier Cercas, che a Repubblica (p.21) dice:"La campagna elettorale di Mas è fatta di falsità e populismo. I secessionisti vogliono nascondere corruzione e tagli brutali al welfare. Ma se avranno la maggioranza il Paese rischia di uscire dall'Europa".
Scandalo Wolkswagen, "già due anni fa la Ue avvisata dei test truccati" (Messaggero p.4 e tutti): l'accusa lanciata ieri dal FT ripresa oggi da tutti i quotidiani. Nel 2013 l'allarme sarebbe stato lanciato da un rapporto del centro di ricerca della Commissione Europea, ma fu ignorato. Bruxelles si difende: verifiche impossibili sui motori, spetta agli Stati agire sul campo. Secondo il Sole (p.3) le ultime rivelazioni potrebbero indurre la Commissione ad aprire una procedura d'infrazione contro Berlino" che intanto pensa ad introdurre la Class action.

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