Commentario del 12.09.2015

IN PRIMA PAGINA
"Sveglia, la crisi è finita", dice Renzi al Foglio. A luglio la produzione sale del 2,7% (Sole). Ma la convalescenza non è ancora finita (Sole). Squinzi alla Stampa: "Nuovo patto sui contratti". Sulla manovra la Ue apre al deficit: per il governo un tesoretto di altri 5 miliardi, scrive il Messaggero in apertura. Scendono ancora i tassi dei BTp (Sole) e vola Finmeccanica, con una maxi commessa da 8 miliardi in Kuwait (Sole). Su Avvenire gli italiani che se ne vanno: 6 giovani su 10 con la valiga pronta. Sempre in primo piano anche il dramma profughi. Caos in Ungheria (Repubblica). L'Est non vuole le quote Ue (Sole). Ma a Bruxelles si fa strada l'ipotesi di sconti sul deficit per chi accoglie (Corriere e tutti). Su Repubblica l'arresto a Worms del cassiere dei trafficanti: il tesoro gestito in Germania. Sulla Stampa il conto dei migranti: quasi mezzo milione quelli arrivati in Europa via mare. Sul Giornale la beffa dell'asilo politico: alla Germania i profughi, a noi i clandestini. Il Giornale parla anche di patto Berlusconi-Putin: "Europa, Russia e America devono distruggere l'Isis". Casini al Messaggero: "Occidente senza strategia,più debole dell'11 settembre". Intanto Renzi risale nei sondaggi, Fi va a picco e i grillini volano al 27% (Repubblica). Casaleggio al Fatto: "Di Maio non è il leader dei 5Stelle". Alfano a Repubblica:"Vogliono far cadere Renzi". Sulle riforme resta alta la tensione. Lotti: "Ora trattiamo con tutti" (Messaggero). Su tutti Pennetta e Vinci in finale agli Us Open: l'Italia del tennis conquista l'America (Sole).

POLITICA
"Sveglia, la crisi è finita" titola il Foglio l'intervista a Matteo Renzi, mentre il sondaggio di Diamanti su Repubblica lo dà di nuovo in salita e Lotti avvisa la minoranza dem: "Per le riforme ci rivolgiamo a tutti" (Corriere p.12). Con l'Italia che ha "finalmente svoltato" premier ottimista anche sulle riforme: "I numeri ci sono, porteremo a casa la fine del bicameralismo perfetto. Tutto il resto è contorno". Per Renzi "non ci sarà bisogno di nessuna forzatura. La proposta Boschi-Finocchiaro è una mediazione possibile". "Berlusconi è imperscrutabile, non vedo possibilità di dialogo con Fi" e con un centrodestra che rischia la "salvinizzazione". Quanto alle prossime amministrative "non saranno un voto decisivo per il governo. Il vero midterm sarà il referendum costituzionale del 2016". Su Repubblica (in apertura e a p.2 e 3) il sondaggio di Diamanti, che dà Pd e premier in salita (33,1%), il M5S al suo massimo storico (26,7%), Lega stabile al 14%, Fi al minimo storico (11,4%) . In caso di voto la sfida sarebbe tra Pd e Grillo, con i dem in vantaggio.
Sul Fatto (p.4 e 5) intervista a Casaleggio: "Di Maio non è il nostro leader. Ecco chi governerà i 5Stelle". "Nel movimento non ci sono leader, i 5Stelle sono un movimento leaderless". Grillo non allenterà la sua presenza mentre mostra di funzionare bene il direttorio. Casaleggio nega che ci saranno cambiamenti nella scelta dei candidati – "saranno scelte come in passato attraverso la rete, col vincolo dei due mandati" – e sulle riforme dice: "Non sono riforme ma attentati alla democrazia". Quanto ai profughi "devono essere accolti ma bisogna intervenire sulle cause. Italia colpevole in quanto Paese produttore di armi". Lo "stop" a Di Maio leader è su tutti, e arriva anche da Grillo: "decide la rete". Repubblica (p.4) parla di un leader azzoppato tra invidie e gelosie. Per il Corriere (p.15) invece la mossa di Grillo serve sì a placare la guerra interna ma il leader non ha cambiato idea sul "delfino". Altro partito in fibrillazione il Ncd. Su Repubblica (p.6) intervista ad Alfano: "C'è un disegno per far cadere noi e il governo. Ma ci opporremo". E in prospettiva "la nostra ambizione è dare rappresentanza al mondo moderato. Oggi un polo è guidato da Renzi, l'altro da un tizio che dice che bisogna uscire dall'euro e lasciare le persone in mare". Ma Folli (Repubblica p.7) stronca il Ncd, "un minuscolo partito ormai rimasto senza ambizioni".

ECONOMIA
Auto, energia, turismo ed export spingono l'industria (Stampa p.2, Sole p.3, Messaggero p.3): a luglio produzione a + 1,1% su giugno e +2,7% nel 2014. Renzi, ieri al Tg1 e oggi al Foglio: "Sveglia, la crisi è finita", "alziamo le stime del pil" (Corriere p.17). "L'Italia ha svoltato e lo dico in base ai numeri – dice Renzi al Foglio - L'economia sta ripartendo, i consumi crescono, la produzione industriale fa segnare numeri positivi, il turismo va bene, la crescita va oltre le nostre aspettative, e col Jobs Act i posti di lavoro aumentano. Ora bisogna trasmettere tranquillità e fiducia". Nell'intervista al Foglio Renzi conferma l'abolizione della tassa sulla prima casa – "questione di giustizia sociale e psicologica" – e della spending review dice: "per me è una priorità ma dire che le tasse si abbassano solo tagliando la spesa è una sciocchezza. Le tasse vanno tagliate facendo leva soprattutto sul deficit". Renzi ribadisce che l'Italia non sforerà il tetto del 3% ma potrà contare su 17 mld di flessibilità Ue. Quanto al debito pubblico "si farà con riduzioni di spesa e operazioni ad hoc: nel 2016 sarà una priorità del governo". Sull'economia che riparte parlano anche Squinzi (alla Stampa) e Sangallo (a Libero). "Dati positivi, speriamo i confermino. C'è un clima nuovo ma parlare di ripresa mi pare un po' arrischiato", dice il presidente di Confindustria davanti agli industriali torinesi (Sole p.2). E alla Stampa (p.3): "Serve un nuovo patto sui contratti. Ai sindacati dico: abbiate il coraggio di guardare più lontano. E il premier ci aiuti a battere la democrazia". "Due segnali positivi non fanno una crescita", dice il presidente di Confcommercio a Libero (p.19). "Industria e consumi rialzano la testa ma le ferite sono profonde. Renzi abbassi le tasse". Di Vico, sul Corriere (p.17) parla di paradosso della crescita: senza l'auto del "vituperato" Marchionne è ancora poca cosa e una ripresa "monocolore" rischia di restare gracile. "Come ripete Squinzi, se non si rimette in moto l'intero ciclo del mattone la ripartenza non sarà reale". Mania su Repubblica (p.9) parla invece di riscatto del Mezzogiorno grazie all'auto, per Melfi e l'indotto. Ieri intanto primo "contatto" di Padoan con Dombrovskis per "spiegare" alla Ue la manovra, tra tagli alla Tasi e possibile riduzione dell'Ires per le imprese del sud (Repubblica p.9) e la richiesta di tenere gli investimenti fuori dal deficit (Corriere p.45). Il Messaggero (p.2) parla di apertura della Ue sul deficit: per il governo 5 miliardi in più dalla clausola sugli investimenti, che sommati alla clausola delle riforme porterebbe il margine a 10,5 mld. E su Imu e Tasi la strada sarebbe in discesa. Intanto Lotti conferma il rinvio al 2018 di ogni intervento sulle pensioni (Messaggero p.2 e su tutti). Su Avvenire (in prima e a p.10) i dati choc di una ricerca del "Toniolo": 6 giovani su 10 con la laurea sono pronti a lasciare l'Italia.

EUROPA
Migranti, l'Europa dell'Est dice ancora 'no', spaccatura sulle quote (Corriere in prima e p.2 e tutti). Restano divisioni tra i 28 e al vertice di lunedì è a rischio l'accordo: in caso di fallimento sarà convocato un vertice straordinario (Corriere p.2) ma per Avvenire (in prima e p.4) "l'accordo c'è". Intanto la Commissione propone sconti sul deficit per chi accoglie: i fondi spesi potrebbero essere scalati dal Patto di Stabilità (su tutti) ma il fronte dell'Est resta contrario alle quote obbligatorie e in Ungheria cresce la tensione: Orbàn alza il tiro e sfida la Ue "In carcere tutti gli illegali" (Repubblica in prima e p.11 e altri). Per Venturini (Corriere in prima e p.29) "le divisioni tra Est e Ovest rappresentano un salto indietro per l'Europa" e per Roth, viceministro degli Esteri tedesco alla Stampa (p.5) "senza la solidarietà l'Ue non può funzionare". Intanto nel 2015 record di arrivi: 432mila immigrati entrati in Ue "più del doppio di tutto il 2014" spiega l'Oim (Stampa p.4 e altri). Continua nel frattempo a preoccupare la situazione in Libia e Siria: Usa impazienti sulla questione libica sollevano dubbi sulla mediazione dell'inviato Onu Leon (Stampa p.6) mentre in Siria la Francia spinge per una campagna militare e per una soluzione diplomatica "per una transizione politica senza Assad" spiega il viceministro Désir a Repubblica (p.11) mentre la Russia chiede di salvare Assad ma Obama dice no perchè il sostegno al regime è "destinato a fallire" (Messaggero p.9). Casini (Commissione Esteri del Senato) al Messaggero (p.7): "l'Occidente senza una strategia è più debole dell'11 settembre. In Siria si rischia un nuovo caso Libia, occorre un percorso che accompagni l'uscita di Assad ma non credo serva quello che sta facendo la Francia: la politica estera non è un ballo di gala ma uno scontro di rapporti di forza, per questo serve coinvolgere la Russia".

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