Commentario del 26.11.2018

IN PRIMA PAGINA
In evidenzia l'apertura di Salvini e Di Maio alla Ue sulla manovra (Corriere). Slittano reddito e pensioni (Messaggero). Svolta sul deficit, quota 2,4 non è più un tabù (Repubblica). Possibile uno sconto alla Ue sul deficit: dal 2,4 al 2,2% (Fatto). Salvini blinda il governo Conte e si arrende all'Europa sul deficit (Giornale). Intanto, allarme di Bankitalia, Confesercenti e Confindustria: consumi ed export in frenata, incubo recessione (Stampa).  A&F si concentra sulle privatizzazioni: case e spa, il grande bluff. In cassa mancano 10 mld.
In politica, in primo piano l'intervista al ministro Bonafede su Repubblica: "Pronta la riforma del processo civile, ci saranno cause flessibili e rapide". Pd, il silenzio degli elettori: verso le primarie dem, Zingaretti avanti nei sondaggi (Fatto). Massimo Cacciari a Libero: "Il Pd è un morto che parla". Su Repubblica, Tempo e altri lo scoop de "le Iene" sul lavoro nero e gli incidenti taciuti nella ditta del padre di Di Maio. Giornale: lavoro nero in famiglia, il vicempremier scarica suo padre. Al Fatto parla Giorgia Meloni, che si rivolge a Salvini: "E' troppo in tv, rischia la fine di Renzi".
Dagli esteri, ampio spazio alla Brexit: l'Europa ha detto sì (Corriere). Ora la May teme Westmister (Stampa). Messaggero analizza cosa cambia per lavoro e turismo
Usa-Messico, Trump chiude il confine. Gas sui migranti (Corriere).
Svizzera al voto, sovranisti e animalisti bocciati (Messaggero).

ECONOMIA
Svolta sulla manovra: cade il tabù del 2,4%, ma è scontro nel governo (Repubblica in apertura e p.6 e tutti). Ora Roma e Bruxelles sono più vicine (Corriere p.5). Salvini per primo parla di un deficit al 2,2%, ma spiazza Di Maio, che ha detto: "Le riforme restano, ma no allo scontro con l'Ue. Però noi difendiamo i cittadini, non i numerini". I ministri vicini a Di Maio fanno sapere che la riduzione al 2,2% "è ancora tutta da decidere" e  Salvini ha "maldestramente" tradotto in quella percentuale la linea della moderazione sostenuta da Di Maio e Conte. Nella trattativa con l'Europa potrebbero slittare reddito di cittadinanza e quota 100: 4 mld di minori costi, in questo modo il deficit calerebbe di 0,2 punti senza cambiare le riforme (Messaggero p.7). Per la Stampa (p.4) ci sarebbero 3,6 mld di risparmi rinviando di un mese i due provvedimenti. Per Repubblica (p.7) ci sono 3,4 mld in meno con lo slittamento delle riforme simbolo: previsti requisiti più rigidi e interventi limitati nel tempo. Ma si capirà dal vertice di stasera se si tratta solo di un bluff per passare il cerino all'Ue (Stampa p.4). Decisivo il ruolo di Savona nel convincere la Lega (Repubblica p.6), il ministro degli Affari Ue lavora a un piano che sposti 5-6 mld sugli investimenti (Giornale p.5). A Bruxelles restano freddi: "Contano più i fatti delle parole". L'Unione dubita della svolta italiana e considera inadeguato uno sforzo di riduzione dello 0,2% (Stampa p.4). Il sottosegretario al Lavoro Durignon al Corriere (p.5): "Deve essere chiaro che i cardini della nostra manovra non verranno toccati: reddito di cittadinanza e quota 100 non sono in discussione. Stiamo facendo verifiche, perchè abbiamo evidenza che queste due misure costeranno meno del previsto, quindi ci sono più soldi per gli investimenti. Ma se nella manovra scriveremo il 2,3% di deficit o altro non lo so dire ancora". Il sottosegretario al Mit Siri al Messaggeri (p.4) conferma: "Possibili limature al deficit senza cambiare i fondamentali". Per convincere l'Europa, il premier Conte spinge su blockchain e nuovo codice degli appalti: questi i punti della strategia per la crescita presentati da Conte alla cena di Bruxelles (Corriere p.6).
La Stampa (in apertura e p.5) evidenzia tutti i segnali del rischio recessione in Italia: dallo spread alla frenata delle esportazioni. Secondo gli esperti, il prossimo anno la crescita sarà più debole del previsto e il Pil scenderà allo 0,7%. Indicazioni negative arrivano da Bankitalia, Confindustria e Confesercenti. Nel mirino finiscono: stretta del credito, visto che prestiti e mutui saranno costosi e più difficili; riduzione dei consumi, con i negozi che da gennaio potrebbero dover far fronte a minori ricavi per 900 mln; rallentamento degli investimenti a causa delle preoccupazioni delle imprese legate all'incertezza politica.

POLITICA
Decreto sicurezza e immigrazione, domani l'ok: la Lega chiede la fiducia per blindare i ribelli M5S (Messaggero p.11). L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, in un intervento sul Corriere (p.14): innanzitutto non mi pare né utile, né giusto assimilare sicurezza e immigrazione, perchè questo favorisce una percezione delle migrazione come minaccia alla sicurezza pubblica. Le misure disposte dal decreto in materia di detenzione amministrativa in attesa di identificazione o di espulsione non offrono garanzie adeguate – scrive Grandi -, specialmente per le persone più vulnerabili come i minori non accompagnati. L'assenza di una reale emergenza consente oggi di lasciare spazio a un confronto più pacato, mettendo da parte gli eccessi che impediscono alla politica di assumere responsabilità concrete e di trovare reali vie d'uscita.
Ma nella votazione in Aula Salvini non vuole sorprese: il 3 dicembre il provvedimento decade. Ma la fronda grillina sembra già rientrata: i 18 dissidenti voteranno (Messaggero p.11). Il Guardasiglli Bonafede a Repubblica (in prima e p.11): "Non abbiamo barattato il via libera al dl Sicurezza con l'anticorruzione. M5S non ha pagato alcun prezzo per avere una legge che contiene battaglie per noi storiche. Il dl sicurezza viaggia su un binario differente. I dissidenti? Ci possono essere persone che la pensano in modo diverso, ma poi prevale la sintesi politica". Poi il titolare della Giustizia si concentra su Anticorruzione, cancellazione della prescrizione e riforma del processo penale: "Dopo anni in cui la giustizia veniva messa alla fine dell'agenda politica e utilizzata pro o contro Berlusconi, ora è fuori dal pantano del dibattito politico".
Intanto, il centrodestra ora fa paura: crescita nei sondaggi e contatti avviati con gli ex pentastellati per una nuova maggioranza, ma Salvini blinda il governo: "Non rompo il patto" (Giornale p.6). Ma il senatore di Fi, Cangini, in un intervento sul Giornale (p.8), si dice convinto che il contratto tra Lega e M5S "non reggerà". La Meloni nell'intervista al Fatto (in prima e p.6): "La legislatura è appena iniziata e a vedere i primi risultati non è che questo governo sia in una forma smagliante. A leggere la manovra, l'orizzonte che si sono dati è il prossimo anno. Le risorse per i nuovi pensionati non tengono conto che dopo il 2019 c'è il 2020, e poi il 2021 e così via".
Pd, sul Fatto (in prima e p.4) il sondaggio Izi sulle primarie dem: se si votasse oggi, Zingaretti resterebbe a 13 punti dal 51%. Il governatore del Lazio vincerebbe ma non avrebbe un risultato tale da evitare la scelta dell'assemblea. Cacciari a Libero (in prima e p.4): "Il Pd è un morto che parla. Il partito era nato già in coma, il M5S gli ha staccato la spina. Il diluvio elettorale dei grillini è colpa degli errori della sinistra".
M5S, in Sardegna guerra sul candidato, il voto locale porta guai al Movimento (Corriere p.10). Nell'isola, dopo la condanna di Puddu, nuovo voto online. E ad Avellino lascia il sindaco Ciampi, sfiduciato dalle opposizioni dopo soli 8 mesi.
Intanto, polemica per i guai di Di Maio che non finiscono mai (Libero p.5): dopo la villetta condonata e il caso del capannone fantasma, "le Iene" accusano l'azienda del ministro di aver pagato in nero un operaio.  Il ministro: "Verificherò". E ammette: "Errore di papà" (Repubblica in prima e p.8).

ESTERI
In primo piano il via libera della Ue all'accordo di divorzio dal Regno Unito. "E' un giorno triste", commenta Juncker, mentre la May, prossimamente alla sfida del Parlamento per far passare l'accordo, ribadisce: "E' l'unico e migliore accordo possibile". Il modello norvegese sembra essere l'eventuale "terza via" che ha pronta la May nel caso Westminster si ribellasse (Corriere p.3). Il Messaggero (p.3) si concentra su cosa cambia per gli europei su lavoro, residenza e turismo: per ora sono confermati i diritti per i cittadini che già vivono e sono impiegati nel Regno Unito, ma è possibile una stretta sui permessi e aumenta l'incognita sulle tasse universitarie. L'ambasciatrice britannica in Italia Jill Morris, rassicura gli studenti italiani: "Non rinunceremo al vostro talento, per voi stesse regole fino al 2020". Su Repubblica (p.2) lo scrittore Jacobson è pessimista: "Siamo finiti in un vortice estremista, ci dirigiamo contro un muro e il peggio dovrà venire". Stampa (p.17) invece si concentra su come proteggersi dalla Brexit in Borsa, evitando chi esporta e importa. Gli analisti infatti consigliano: "No alle azioni dei gruppi britannici del settore energetico e alimentare".
Scontro nel Mar Nero (Stampa p.8): spari al largo della Crimea, la guardia costiera russa sequestra
tre navi ucraine. Fermati un rimorchiatore e due cannoniere militari dirette a Mariupol. Le accuse di Kiev: "Un pretesto per creare tensioni nel Dombass filorusso". Ma arriva la replica di Mosca: "Le navi sono entrate nelle nostre acque territoriali". Il presidente di Eurasia Group, Clifford Kupchan alla Stampa: "Siamo al culmine della tensione, ma la guerra ora non conviene a nessuno: Mosca subirebbe altre sanzioni e l'Ucraina pagherebbe un prezzo troppo alto. Le elezioni dell'anno prossimo a Kiev preoccupano il Cremlino".
Si stringe il cerchio sui rapitori di Silvia. Blitz o trattativa? (Corriere p.14). Potrebbero essere ore decisive per la 23enne rapita in Kenya: dai due nuovi arresti sono arrivate informazioni "importanti".
"Attacco chimico su Aleppo": Assad e Mosca contro i ribelli (Repubblica p.14). Alcuni video mostrano i civili contaminati. Accuse ai jihadisti arroccati a Idlib, che ora torna nel mirino dei raid russi.

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