Commentario del 15.11.2018

IN PRIMA PAGINA
Manovra, Italia sotto accusa in Europa (Corriere). Austria e Olanda chiedono rigore sul deficit: "Procedura d'infrazione contro Roma" (Repubblica). La Ue non crede al paracadute delle privatizzazioni (QN). Italia isolata, l'ultima mossa di Conte per evitare le sanzioni (Stampa). Italia sotto attacco, Conte tratta (Messaggero). Ma per Libero l'Italia può vincere la guerra all'Europa. Intanto, allarme del Colle sullo spread (Repubblica). Lo spread resta sopra i 300 punti, Giornale attacca: governo mangiasoldi.
In politica, Libero riprende i che vedono il M5S andare ancora giù: declino inarrestabile. Restano le tensioni al Senato, con i 15 ribelli che agitano il M5S. Oggi via De Falco (Messaggero). Ma per QN i 5S ribelli restano nel limbo. "Se li cacciamo il Senato traballa".
Brexit: May strappa il sì del governo: "Una strada difficile". Sfida ad alto rischio in Parlamento (Messaggero e altri). Gli euroscettici: "Pessimo accordo" (Stampa).
Germania: l'effetto auto pesa sul Pil, crescita negativa come nel 2015 (Sole e altri)

ECONOMIA
Manovra, falchi Ue all'attacco: dubbi sulle maxi dismissioni (Fatto p.3). Olanda e Austria invocano la procedura per debito: "Da Roma va pretesa disciplina" (Corriere p.2). L'Italia resta attaccata al suo piano fiscale mentre le sanzioni incombono (Financial Times in prima e p.2) "Delusi e arrabbiati": l'attacco all'Italia dei governi europei (Stampa in prima e p.2). Roma sempre più isolata, non convincono i ritocchi al Documento di bilancio: tra una settimana arriverà il giudizio (Messaggero p.2). I 18 mld di privatizzazioni non bastano ad Austria e Olanda, che vogliono punirci per prendere due voti alle Europee (Libero p.6). Tutti i quotidiani ricordano come l'obiettivo dei 18 mld di privatizzazioni sia complicato da raggiungere, visto che finora nessun governo è riuscito a centrare obiettivi anche meno ambiziosi nel campo del dismissioni. Corriere (p.7) parla di "azzardo", visto che si punta a recuperare 30 mld al 2020, quanto si è ricavato dal 2003 ad oggi. Giornale (p.4) evidenzia il bluff delle dismissioni, che nasconde la stangata con il mattone di Stato.  Sulle privatizzazioni, Messaggero (p.3) cita la carta del super-fondo come piano B da 18 mld del governo: sul tavolo i progetti elaborati da Banca Intesa e Mediobanca, ma non sono previste cessioni di società di Stato. Ma per la Stampa (p.4) tra le operazioni allo studio ci sono: cessione a Cdp del 53,28% dell'Enav e di buona parte del capitale di Eni, cessione sul mercato di un altro 30%, di Poste, passaggio a Cdp di quote Leonardo, ma ci sono anche i temi Mps e Fs. Rizzo polemico su Repubblica (p.6) evidenzia come i conti non tornino: 18 mld di privatizzazioni in 900 anni.
Prima l'austerità, poi le sanzioni: Ue in campo contro la manovra (Repubblica p.6): Bruxelles entro il 2019 potrà chiederci una nuova finanziaria con 22 mld di tagli. Palazzo Chigi in manovra con Bruxelles per evitare maxi-sanzioni (Stampa p.3): si cerca il dialogo sul deficit, con Conte che chiede ai suoi due vicepremier di moderare i toni. Commissione europea nella morsa: comunque vada ci saranno scontenti (Corriere p.3): spunta l'ipotesi di chiedere all'Italia una progressiva riduzione del deficit a partire dal 2019. Per il Messaggero (p.3) Conte tratta: sanzione Ue sul deficit e non sul debito. Il premier e il ministro Tria vorrebbero limitare i danni. Per il Giornale (p.2) Tria medita il dietrofront su reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni. Ma l'europarlamentare della Csu Ferber al Corriere (p.2) dice: "Abbiamo visto i numeri della bozza italiana, ci sono errori tecnici e ipotesi sbagliate sui tassi di crescita. E le riforme sociali previste producono solo nuova spesa, non creeranno posti di lavoro. Mi aspetto che Roma riduca il deficit strutturale, altrimenti non avrà flessibilità dei tempi difficili. Nessun politico può andare contro il mercato, perchè lo spread salirà". E sullo spread arriva l'allarme del Colle, che chiama Di Maio e Salvini: il deficit aggiuntivo rischia di essere bruciato da tassi più alti (Repubblica p.7).

POLITICA
Ancora polemiche sul condono per Ischia inserito nel decreto Genova. L'aula del Senato salva il condono, grillini in subbuglio: De Falco sarà espulso (Stampa p.6). E si allarga nei 5S la fronda anti-condono (Repubblica p.2). Fraccaro avverte: "Chi non sta bene, vada a casa". E il sottosegretario Fantinati al Corriere (p.8): "Via i dissidenti, ora nella Carta il vincolo di mandato". Il Movimento caccia De Falco: pronta la sanzione dopo il sì all'emendamento di Fi sul dl Genova. Ma sono almeno 15 i dissidenti (Messaggero p.7). In Senato ora i 5S traballano (Fatto p.3). E per Libero (p.2) sarebbero pronte anche altre imboscate su sicurezza e manovra. In vista sorprese anche alla Camera. De Falco intervistato da tutti i quotidiani: "Non possono espellermi, sarebbe liberticida. Dicono che lo faccio per i soldi? Vogliono provocarmi". Il senatore 5S dissidente spiega: "Non sono dissidente, sono coerente. Ho votato l'emendamento di Fi perchè era analogo al mio, soppressivo di quella parte del dl Genova secondo cui alle procedure di condono rimaste in sospeso a Ischia devono essere applicati i criteri più antichi. Non capisco che senso abbia una misura del genere per un Movimento che ha come prima delle cinque stelle l'ambiente". Ma torna il condono per Ischia (Messaggero p.6): ripristinata la sanatoria nel dl Genova grazie all'aiuto di Fi. La corrente azzurra campana riporta Fi alle origini sul condono (Fatto p.4). Anche Repubblica (p.3) ricorda il soccorso dei forzisti campani a Di Maio. Oggi voto finale in aula, solo 6 voti di margine per la maggioranza, ma niente fiducia: grillini temono il soccorso di FdI. Salvini al Mattino (p.5): "Il condono non mi entusiasma, ma ho parlato con i sindaci dell'isola e mi hanno spiegato che manca da venti anni una legge regionale. Mi pare ci siano ritardi enormi e che l'ente pubblico sia nel torto".
Altro tema caldo nel M5S sono le polemiche nei confronti dei giornalisti. Il deputato grillino e giornalista Emilio Carelli al Corriere (p.6): "Non sarà certo il M5S a essere un vulnus per la libertà di stampa e di espressione, ma quando si è al governo i toni vanno abbassati. Io sono a favore del dialogo e quindi trovo fuori luogo tutta questa polemica, che fa apparire il M5S contro la libertà di stampa. Invece non c'è alcuna intenzione di attaccarla". Libero (in prima e p.3) riprende i sondaggi che registrano un calo dell'1% al mese per il M5S da marzo ad oggi. Ma il peggio deve ancora arrivare.

ESTERI
Libia, l'ira di Erdogan scatena le milizie a Tripoli: assalto all'aeroporto per sfidare Sarraj (Stampa p.8). La Settima brigata occupa lo scalo internazionale, dietro l'azione alle porte della capitale, la delusione per i risultati della conferenza di Palermo. Ma il premier Al Sarraj al Corriere (p.12) dice: "Il summit sulla Libia è andato bene, adesso tocca a noi libici accordarci. Senza il nostro lavoro insieme e al rispetto dei nostri impegni, gli incontri di Palermo diventeranno inutili. Io e Haftar? Divisi sull'esercito, ma possiamo lavorare insieme". Poi il premier di Tripoli aggiunge: "Ho ammirato il grande sforzo italiano per il successo dell'incontro tra me e Haftar. Lui vuole comandare l'esercito unificato libico, ma gli accordi del 2015 prevedono che il premier politico a Tripoli sia anche responsabile supremo delle forze militari. La Turchia? E' un partner importante, mi dispiace che la delegazione abbia disertato". Salvini al Mattino: "Si è riaperto un dialogo che era chiuso da tempo, vedere la stretta di mano tra Haftar e Al Serraj non era scontato. Noi, rispetto ai francesi che agiscono per interessi economici, ci distinguiamo per leale spirito di collaborazione".
La May trova l'accordo su Brexit (Sole p.8, MF p.4 e tutti) Dopo un lungo confronto col proprio governo, ieri la premier britannica ha annunciato di aver trovato una bozza di accordo sul compromesso per l'uscita dalla Ue: la decisione è stata "collettiva", non unanime, e ora sarà analizzata da Westminster, dove però sarà difficile che possa ottenere la maggioranza. Resta quindi l'ipotesi di un secondo referendum, anche se la May l'ha escluso categoricamente. Il Corriere (p.10) evidenzia come la premier rischi la sfiducia, data la contrarietà di 9 ministri (che rischia di far saltare la maggioranza) e la "rivolta" degli unionisti nordirlandesi, e analizza cosa cambia ora dai confini ai visti (p.11). Repubblica (p.14) accentua il fatto che l'accordo sia "l'unica soluzione possibile per rispettare il voto" e aggiunge un dossier sui nodi dell'intesa: previsto un periodo di transizione fino al 2020, con l'Irlanda del Nord che resterebbe nel mercato comune europeo.

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