Commentario del 9.05.18

IN PRIMA PAGINA
Lega e M5S trattano ancora per fare il governo, ma Berlusconi resiste al pressing (QN, Messaggero e tutti). Il Giornale: Berlusconi, non mollare. Salvini al Corriere: "Il mandato? Mattarella doveva darlo a me ma non rompo con Silvio". Meloni al Giornale: "Assurdo il tabù sull'incarico al centrodestra". Giacomoni al Mattino: "Berlusconi sarà responsabile, come sempre". Oggi il Quirinale convoca il premier "neutrale": probabile che sia una donna (Mattino).  Renzi, in vista del voto, scarica tutto su Gentiloni: "Sia lui il candidato" (Giornale, Repubblica). Ma il rischio-voto mette in allerta i mercati (Sole). Sul Corriere il richiamo di Boccia (Confindustria): "Il voto? Così è poco utile". Su Avvenire l'allarme di sindacati e forze sociali: salto nel vuoto.
In primo piano su tutti anche lo strappo di Trump con l'Iran: "Stop all'accordo sul nucleare e nuove sanzioni" (Messaggero, Repubblica e tutti). Una ferita all'Europa (Corriere). Un colpo per il Made in Italy (Sole, Stampa). Israele in stato di guerra (Fatto). La Siria accusa: raid israeliani (Giornale)
In cronaca, Roma brucia (Messaggero): esplode bus dell'Atac, terrore in centro, danni e feriti. Rischio incolumità pubblica. Il Giornale: il falò dell'inefficienza a 5 Stelle. Il Tempo: la sciatteria al potere. QN: capolinea. Scacco ai Casamonica, quattro in arresto per il pestaggio al bar: metodi mafiosi (Messaggero). A Milano servizio "pronto-Coca": il rider consegna in mezz'ora (Fatto).

ITALIA-ECONOMIA
Rischio-voto, stress sui mercati (Sole e tutti): lo spread balza fino a 130 punti, Milano maglia nera in Europa chiude a –1,64%. Piazza Affari non vuole tornare a votare subito, titola Milano Finanza. Ora che l'ipotesi di andare ai seggi a luglio sta acquistano concretezza i mercati sembrano aver perso la tranquillità. Ma c'è anche chi crede che il rischio politico sia stato un pretesto degli investitori per prese di profitto sui titoli italiani. Padoan avverte: "Lo stallo politico può frenare gli investimenti". Ma per scongiurare l'aumento non serve un decreto legge, bisogna agire nella prossima legge di bilancio (Sole). "Basta pensare solo alle elezioni, serve stabilità e realismo sui conti" dice Boccia (Confindustria) al Corriere. "Ci sono segnali di rallentamento della crescita mondiale, la Francia sta recuperando il terreno perduto con riforme simili alle nostre su pensioni e lavoro. Non è che il mondo aspetta noi, tanto più se si rischia di trovarci all'indomani delle elezioni con un risultato analogo". Boccia non si dice contrario al voto in sé: "Diciamo solo che sarebbe meglio andarci con una legge elettorale diversa. Partiti e coalizioni, dopo il 4 marzo, non hanno seguito il metodo tedesco di mettersi intorno a un tavolo e stilare le cose da fare e quelle da accantonare. E ora si tornerà in campagna elettorale senza nessuno che vorrà dire la verità: sterilizzare l'aumento dell'Iva costa12,4 mld, il reddito di cittadinanza almeno 15 mld, l'abolizione della Fornero e magari la flat tax altri 15-20 miliardi, per un totale tra i 40 e i 50 miliardi. Dove si crede di trovare queste risorse?". La risposta è nelle cose: "Alzando il debito, che pagheremo come Paese. Serve invece una iniezione di realtà e verità". Su Avvenire la voce di sindacati e forze sociali. Furlan (Cisl): "La crescita sta rallentando, governo di servizio subito per mettere il Paese al riparo da guai maggiori. Le insicurezze dell'Italia non possono attendere i tempi della politica". "Da una campagna elettorale nuova mazzata alla fiducia e rallentamento dell'economia" dice Sangalli (Confcommercio). "Imprese e famiglie meritano una via d'uscita. Con le clausole di salvaguardia 200 euro di tasse in più a cittadino". "Un costo e una forzatura tornare al voto nel 2018" dice Rossini (Acli): "Serve un governo che duri fino a dicembre per sostenere la ripresa ed evitare conseguenze per le fasce più deboli".
Su Repubblica i timori di Bruxelles: con un governo non politico a termine l'Italia rischia di non toccare palla, di essere umiliata su migranti e riforme dell'eurozona. Scenario che a Bruxelles nessuno auspica perché potrebbe dare ancora più forza ai populisti in vista delle elezioni.
Ancora una mattinata di trattative e poi nel pomeriggio sarà il governo di Mattarella: per il ministero delle Finanze la Stampa fa i nomi dell'ex rettore della Bocconi Tabellini e dell'ex commissario alla spending review Cottarelli.
Ieri intanto, ultimo consiglio dei ministri del governo Gentiloni: confermato Gabrielli a capo della Polizia e Franco alla Ragioneria generale dello Stato. Nessun prolungamento di mandato, invece, per il direttore generale del Tesoro La Via. Il rinnovo dei vertici della Difesa spetterà al nuovo governo.

ITALIA-POLITICA
Il governo del Colle è già pronto ma Lega e M5S trattano ancora (QN). "Dipende tutto da Di Maio e Berlusconi. Se Di Maio toglie i veti, il nostro governo parte – dice Salvini al Messaggero -. Idem, se Berlusconi accetta di essere parte di questo percorso in forme che si dovranno valutare ma non saranno forme dirette. Comunque, io l'alleanza di centrodestra non la rompo". Pressing dei leghisti su Berlusconi affinchè faccia un passo di lato e conceda l'appoggio esterno, altrimenti si torna al voto (Repubblica). Ma Berlusconi frena, anche se resta uno spiraglio (Corriere e tutti). Il leader di Fi potrebbe astenersi dalla fiducia e appoggiare solo i provvedimenti previsti dal programma di centrodestra. Ma il M5S non si fida più delle promesse della Lega e, a meno di una segnale definitivo, pensa alle urne: punta al Nord e a incassare i voti dem (Messaggero).
Alle 17 scade l'ultimatum: senza accordo politico sarà il governo di Mattarella (Stampa). Ma, se i partiti lo chiedono, è disposto a concedere altre 24 ore (Repubblica). Il Quirinale convoca il premier "neutrale", la scelta dovrebbe cadere su una donna (Messaggero): Belloni e Cartabia in pole. Si punta ad un esecutivo snello, composto da 12-13 ministri, con Salvatore Rossi (ex dg Bankitalia) verso l'Economia, mentre per la Stampa sarebbero in corsa Cottarelli o Tabellini per le Finanze. Idea Bebe Vio allo Sport (Fatto). In caso di mancata fiducia, il capo dello Stato sarebbe pronto a sciogliere le Camere, ma la data delle urne sarebbe lasciata ai partiti: fine luglio o ottobre. Ma gli esperti lanciano l'allarme sul rischio urne deserte in caso di voto in estate, che per i sondaggisti premierebbero la Lega (Repubblica e altri).
Intanto, M5S e Lega negano la fiducia, con Salvini che attacca: "Sarebbe un governo fantasma. Gli italiani sanno che il voto può essere una extrema ratio". Ma Brunetta alla Stampa avverte: "Pensare di risolvere tutto con le urne mi sembra una follia".
Nel frattempo Salvini rivendica: "L'incarico spettava a me, ma Mattarella non l'ha voluto concedere". E la Meloni sul Giornale scrive: "Viene il sospetto che questa rigidità, non giustificata dai numeri, sia motiva da un'allergia ideologica nei confronti del centrodestra". Ma Breda sul Corriere scrive: negato incarico a Salvini perchè non era in grado di dimostrare di disporre della maggioranza e perchè, se non avesse trovato i numeri, avrebbe portato lui il Paese al voto, con indebito vantaggio.
Nel Pd, unico partito disposto a votare la fiducia al governo di "servizio" del Colle, si inizia a ragionare sul voto anticipato: Gentiloni candidato premier della coalizione di centrosinistra (su tutti). Intanto, convocata per il 19 maggio l'Assemblea per la scelta del segretario: Martina o Guerini i nomi, anche se "il leader – avverte Renzi – lo sceglieranno le primarie". Ma il Congresso non sarà possibile se si andrà al voto prima di dicembre. Rosato al Mattino: "Prevalgano intelligenza e senso di responsabilità in modo da non far cadere nel vuoto la proposta di Mattarella. Ma se non ci fosse la fiducia in Parlamento, allora meglio andare al voto il prima possibile". "Non temiamo le urne – dice il capogruppo Marcucci al QN -. A prescindere dal nome di chi guiderà il partito, serve un clima unitario". Fassino a Repubblica: "Dividersi sarebbe da irresponsabili, bisogna riunire la sinistra e riprenderci i voti perduti".

ESTERI
"Via dal patto nucleare. Sanzioni a chi aiuterà l'Iran" (Stampa e tutti). Trump strappa l'accordo con Teheran, accusando il regime di essere il più grande sponsor del terrorismo internazionale: "Ora abbiamo la prova definitiva che la promessa di non sviluppare le armi atomiche era una bugia". Dal presidente Usa è arrivata la minaccia alle aziende europee di sanzioni se firmeranno nuovi contratti con l'Iran o se non annulleranno quelli esistenti. Da Trump minacce all'Iran – "se non firmerà un nuovo accordo subirà conseguenze mai viste prima" – e un appello agli iraniani perché rovescino il regime. Sulla Stampa la rabbia di Rohani "Decisione illegittima, che mina gli accordi internazionali". Ma l'Iran non abbandonerà l'accordo nucleare e non cederà alla guerra psicologica decisa da Trump: "Siamo pronti a discutere con Ue, Russia e Cina per avere le garanzie necessarie".  Israele già è mobilitato: venti di guerra in Siria, col regime che denuncia raid dello Stato ebraico su una base a Damasco. L'Europa  difende l'accordo: "Rispetteremo i patti" scrivono in una nota congiunta Macron, Merkel e May, ribadendo sostegno all'intesa e "rammarico e preoccupazione per la mossa americana". Una posizione condivisa anche da Gentiloni. Per il Sole lo strappo di Washington con Teheran è un brutto colpo per il Made in Italy: col fiato sospeso pmi e multinazionali di oil&gas. Logistica e componentistica con interessi in Iran. Presezzi: "La preoccupazione qui è enorme: rischiamo davvero di regalare centinaia di milioni di commesse a Russia e Cina". La Stampa rimarca le preoccupazioni in casa Eni, che non ha mai interrotto i rapporti con l'Iran e ora aspettava l'effettiva uscita del paese dalle sanzioni. La decisione americana mette ora Descalzi davanti a un bivio: l'Eni ha interessi consolidati nell'estrazione del greggio in Messico, Alaska e Texas. Ancora più alto il prezzo da pagare per colossi europei come Total e Airbus. E con la minaccia di sanzioni, petrolio sull'ottovolante (Sole, MF).
In Argentina è la crisi economica a soffocare il Paese. Macrì lancia l'sos al Fmi: subito una nuova linea di credito (Messaggero, Sole). Con il dollaro sopra la soglia dei 23 pesos e un doppio rialzo che ha portato i tassi di interesse oltre il 40% il presidente argentino Macì ha annunciato di aver parlato con la direttrice del Fondo Christine Lagarde per ottenere una "linea di credito". "Più certezze riusciamo a creare sui mercati internazionali e meglio è".

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