Commentario del 05.05.2018

IN PRIMA PAGINA
Braccio di ferro sul governo di tregua (Stampa). "Governicchio da spiaggia" titola il Fatto. Dal Quirinale un no a Salvini (Repubblica). L'ultima carta del segretario leghista è la "maggioranza larga" (Messaggero). Salvini si rivolge al M5S: governo a tempo insieme. Unità a rischio, vertice nel centrodestra (Corriere). Intanto, Lega e M5S rispolverano i toni anti-europeisti (Repubblica e Sole). Grillo rilancia: "Votiamo sull'euro". E Di Maio trema (Fatto). Sondaggio di Pagnonecelli sul Corriere: tra i leader, Di Maio è terzo. La fiducia in Luigi cala del 10% (Messaggero).
Commercio internazionale: dazi e hi-tech, nulla di fatto al primo round tra Usa e Cina (Sole). Dagli esteri in primo piano anche l'Argentina: ripiomba nella crisi valutaria: tassi al 40% e inflazione al 30% (Sole).
Ampio spazio su tutti alle vicende Tim: Elliott conquista Telecom (Sole, Corriere). Il cda a Elliott che vince su Vivendi, ma l'ad resta Genish (Messaggero, Repubblica). Cacciato lo squalo Bollorè: Cdp fa vincere Elliott, tifo da stadio in assemblea e insulti antisemiti (Fatto). Ora è più vicino lo scorporo della rete (Avvenire). Debacle francese: i retroscena della Waterloo di Vivendi (MF).
Caso molestie, la Svezia si arrende: salta il Nobel per la letteratura (Messaggero e tutti).
Mafia, quattro lunghi mesi di sangue: focus sulla Stampa sui principali fatti di quest'anno.
Giro d'Italia, si riparte da Dumoulin. A Gerusalemme l'olandese è maglia rosa (Stampa e altri).

ITALIA-ECONOMIA
Sterilizzare l'aumento dell'Iva per il 2019 e il 2020: è una delle principali preoccupazioni del Quirinale e potrebbe essere il primo punto di un ipotetico governo, ma i partiti restano divisi sulle ricette per farlo (Corriere p.41). Finora, dal 2011, la sterilizzazione ci è costata 68,9 mld di euro, ma è risultata facile, perché è stata coperta lasciando aumentare il deficit, oggi servono 30 mld di soldi veri. A spaventare è il costo politico, che preoccupa i vincitori della tornata elettorale. Secondo le regole Ue, l'Italia non potrebbe più contare da quest'anno sulla flessibilità. E questo restringe gli strumenti disponibili, tra i quali non restano che tagli di spesa o improbabili nuove imposte. Sia la Lega che il M5S , tuttavia, sono convinti che qualche margine con la Ue esista ancora.
L'appello delle imprese alla politica: "Italia assente nel mondo, serve subito un esecutivo per una stagione di riforme". Fubini sul Corriere (p.10) intervista il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi: "Serve un esecutivo che si possa sedere al tavolo europeo per discutere di bilancio Ue, euro e rifugiati. Le imprese iniziano a percepire il clima di incertezza, i segnali di rallentamento, leggero, stanno arrivando. Inoltre bisogna evitare l'aumento dell'Iva, perchè rischiamo un effetto depressivo sull'intera economia".
Sul Messaggero (p.9) il dibattito sulle priorità del Mezzogiorno. Il direttore generale dello Svimez, Luca Bianchi: "Al Sud i fondi europei di coesione sono strategici, sono diventati la principale fonte di investimento, è importante che il governo tuteli anche la nuova programmazione. La questione Sud non è più aggirabile, bisogna combattere il disagio sociale, nelle elezioni del 4 marzo è arrivato un grido d'aiuto che non è risolvibile con il Reddito di cittadinanza. Bisogna investire nel miglioramento dei servizi nel Mezzogiorno". L'esperto di fondi Ue, Andrea Del Monaco al Messaggero: "Rispetto ai fondi del ciclo 2014-2020, 42,6 mld di cui 29,2 per il Sud, con la proposta del nuovo bilancio Ue il Mezzogiorno rischia un taglio che oscilla tra 1,46 e 2 mld. Ma se guardiamo all'utilizzo dei fondi finora, abbiamo speso solo 5,3 mld dei 73,6 mld di fondi Ue cofinanziati dallo Stato. L'Italia spende male questi fondi, bisognerebbe escludere dal Patto di stabilità la spesa per il cofinanziamento nazionale e regionale ai programmi Ue. E serve una riforma della struttura produttiva che ci faccia salire nella divisione internazionale del lavoro".

ITALIA-POLITICA
Governo di tregua, dopo il no all'incarico a Salvini, nel piano del Colle torna l'ipotesi di un nome super partes che traghetti fino al voto (Repubblica). Salvini deciso a tentare la strada di una maggioranza di centrodestra, ma il Colle vuole numeri certi e l'unica alternativa resta un esecutivo dall'alto profilo tecnico prima del voto (Messaggero) che contenga ministri di tutte e aree politiche (Corriere). "Un governo elettorale, con le Camere sciolte a luglio" è lo scenario più probabile per il Fatto. Mattarella pronto a fare un appello al Paese: per l'esecutivo cerca nomi "pop", puntando su ministri innovativi (Stampa). Nella rosa dei nomi per Palazzo Chigi ci sono: Lucrezia Reichlin, Maria Cartabia, Paola Severino, Carlo Cottarelli e Alessandro Pajno" (Libero). "Un governo politico sarebbe preferibile, ma se l'accordo non c'è il governo di tregua può essere una strada, dato che interrompere la legislatura è una scommessa pericolosa" dice alla Stampa il prof. Della Cannea, il giurista che ha portato avanti lo studio sulle possibili convergenze tra i programmi del M5S e del Pd. "Un governo di tregua – prosegue Della Cannea – dovrebbe approvare la leggi di bilancio e mettere il Paese nelle condizioni di negoziare alcune grandi scelte con l'Ue. Mentre temo che un accordo sulla legge elettorale sia complicato".
Salvini non ci sta, punta su un esecutivo politico o ritorno alle urne (Fatto). Il segretario leghista tenta l'ultima carta: chiama Di Maio per un esecutivo a termine. Ma i grillini restano freddi (Messaggero). Secondo Libero, Salvini apre al governo tecnico, ma vuole metterci un suo uomo: un esecutivo di scopo per la legge elettorale, bloccare gli aumenti Iva e controllare gli sbarchi di immigrati. L'offerta al M5S prevede: premier terzo e niente tecnici. Altrimenti si torna a votare (Messaggero). Ma arriva il "no" del M5S a un governo insieme per la legge elettorale (Corriere) e il deputato 5S Fraccaro al QN dice: "Abbiamo massimo rispetto per Mattarella. Il governo di tradimento, più che di tregua, nascerà, però, se la Lega aiuterà Pd e Forza Italia a farlo. Gli italiani hanno chiesto, invece, chiaramente, un governo di cambiamento. Ogni altra formula che i partiti metteranno in campo calpesterà solo la volontà popolare". Dal Carroccio attaccano i 5S: "Vogliono fare l'ammucchiata con il Pd" (Stampa). Ma nuovi contatti Lega-M5S mettono a rischio l'unità del centrodestra: nelle prossime ore summit nella coalizione (Corriere).

ESTERI
Diktat Usa, niente intesa su dazi e hi-tech con la Cina (Sole p.4): fallito il primo confronto bilaterale, ma Trump ostenta ottimismo: "Faremo accordi incredibili". "Restano grandi differenze" ha commentato l'agenzia di stampa statale cinese, le richieste americane – nel mirino anche il programma Made in China 2025 – sono state giudicate eccessive. Per il Messaggero (p.16)  nessun passo avanti ma uno scambio reciproco di accuse. Su Repubblica (p.2) il commento di Santelli: "Dazi, il flop annunciato nei negoziati tra Usa e Cina", più che una guerra commerciale è una lotta di potere nella quale nessuno può cedere.
Moneta a picco, l'Argentina teme un nuovo default (Corriere e altri): la moneta locale è collassata in pochi giorni ed è scattata la corsa alla conversione dei pesos in dollari, terzo rialzo dei tassi di interesse al 40%. L'inflazione resta al 25%, alto il tasso di disoccupazione e povertà. Su Repubblica (p.25) Pesos argentini in caduta libera, dollaro al massimo storico, crollano le esportazioni dell'alimentare: il mercato dei cambi in Argentina non vale più di 100 milioni di dollari al giorno, una dimensione che lo espone a forti rischi speculativi.
Sul Corriere (p.12) parla Ivana, l'ex signora Trump che stasera parteciperà al programma Rai "ballando con le stelle": "Donald sta gestendo il Paese come una delle sue imprese – dice l'ex moglie del presidente Usa -. Era quello di cui l'America aveva bisogno. 25 anni fa mi disse si sarebbe candidato, ma a quel tempo eravamo troppo impegnati".
Regno Unito, dopo il voto nelle elezioni locali sembra allontanarsi l'ipotesi che Corbyn possa prendere il posto di Theresa May (Corriere p.13). L'"onda rossa" che si era sollevata al voto politico dell'anno scorso, e che aveva portato i laburisti dal 30 al 40%, facendo perdere la maggioranza assoluta ai conservatori di Theresa May, sembra ormai aver esaurito la sua spinta propulsiva. E se fino a ieri in tanti preconizzavano un prossimo arrivo di Jeremy Corbyn a Downing Street, ora questo traguardo sembra allontanarsi.

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