Commentario del 21.05.18

IN PRIMA PAGINA
Lega-5S, ecco il governo Conte, sull'Economia è ancora scontro (Repubblica e altri). "Un Conte da Mattarella" titola il Giornale. Duello sui ministri con il Colle (Messaggero). Ultimo scontro sul Tesoro (Stampa). Di Maio (Lavoro) e Salvini (Interno) ministri, dubbi al Colle su Savona (Fatto). Libero: il governo parte ma non arriva
Tav, Parigi avverte: rispettate gli impegni o euro a rischio (Messaggero). Il leghista Siri al Corriere: "L'Alta velocità è un impegno".
Esteri-Argentina: un paracadute del Fmi per sfuggire alla crisi (A&F).
Tregua Usa-Cina, Trump sospende i nuovi dazi (Corriere).Trump piega pure la Cina: minacciare dazi ha pagato (Libero).
Calcio, la Lazio perde la testa, rimonta dell'Inter nel finale (2-3). Nerazzurri in Champions nella prossima stagione (Messaggero e altri).
Su tutti, il dramma sull'A14 a Francavilla al mare: un uomo getta la figlia dal ponte, poi si butta anche lui.

ITALIA-ECONOMIA
Dopo le parole di Di Maio sulla Tav, dalla Francia arriva l'attacco: "Roma rispetti i patti su Tav, deficit e banche, o l'eurozona è a rischio" (Corriere p.6 e tutti). "A pagare sarebbero i risparmiatori" avverte Le Maire, ministro francese, a cui replica Salvini: "Faremo il contrario dei governi precedenti" (Stampa p.5). L'Eliseo, intanto, tira dritto sulla Tav: stanziati i fondi 2018 (Stampa p.7). A segnalare i rischi di un possibile stop alla Tav è il dg di Telt, Mario Virano, che al Messaggero (p.6) dice: "Il blocco frenerà l'export e ridurrà la credibilità italiana in Europa". E il vicepresidente dell'Auvergne-Rhone-Alpes, Blanc al Corriere (p.6) avverte: "Lo stop dei lavori vi costerebbe più che finirli". A rassicurare sul rispetto degli impegni italiani è il senatore leghista e consigliere economico di Salvini, Armando Siri, che al Corriere (p.7) spiega: "C'è un impegno con la Francia sull'Alta velocità. Dovremo incontrarci presto con gli amici europei per evitare di commentare notizie che spesso sono solo indiscrezioni".
Intanto, restano le polemiche sull'assenza di un piano strategico per il Mezzogiorno nell'accordo di governo. Sabino Cassese al Messaggero (p.7): "Così il Sud soccombe, tradito dal taglia e cuci. Nell'intesa Lega-5S c'è solo una frase sgrammaticata, il divario con il Nord del Paese non è affrontato". Giovani grandi assenti nel contratto: focus del Mattino (p.7) che mette in evidenza come nel contratto di governo non siano previste misure per la disoccupazione under 30, agenda digitale e innovazione.
Conti pubblici, Brambilla su L'Economia (p.4-5) evidenzia come la situazione italiana sotto i profili di finanza pubblica, mercato del lavoro e produttività non sia delle migliori. Già nel 2018 il governo dovrà mettere mano a una legge di bilancio non inferiore ai 20 mld. Oggi tutte le imposte sui redditi, l'Irap e un po' di Iva e accise, servono per finanziare le prestazioni sociali e le integrazioni  non coperte dai versamenti. Già da questi dati si evince la difficoltà italiana a sostenere l'attuale welfare state, nonostante ciò le promesse elettorali dei partiti spingono su nuove concessioni. Se si vuole mantenere – scrive Brambilla – un welfare che possa mantenere in futuro coesione sociale, bisogna investire le poche risorse in ricerca, sviluppo e sostegno all'occupazione, eliminando la poco efficiente decontribuzione a favore del super ammortamento del costo del lavoro.
Altro tema caldo in termini di conti pubblici è quello legato alle pensioni. Messaggero (p.7) evidenzia come i costi per la riforma prevista da Lega e M5S, che introduce "quota 100" per lasciare il lavoro, rischierebbero di essere superiori al previsto. E la spesa risale al 2020. Marro (L'Economia p.5) si occupa del "buco" della previdenza: per pareggiare entrate ed uscite, i lavoratori pubblici dovrebbero versare all'Inps il 60% dello stipendio, i privati il 36%. Allarme pensioni lanciato anche dal Giornale (p.9), che parla di "bomba a orologeria". Secondo il Def, nel 2040 la spesa pensionistica sarà al 18,4% del Pil, azzerare la Fornero creerebbe uno squilibrio.

ITALIA-POLITICA
Intesa Lega-5S, Giusppe Conte premier: oggi l'ultimo pressing del Colle (Repubblica in prima e p.2). Tutti i quotidiani fanno il ritratto dl probabile premier, giurista anti-burocrazia, con un passato a sinistra. Oggi Di Maio e Salvini al Quirinale per proporre Conte, che non entusiasma Mattarella (Giornale p.3). Se il capo dello Stato dovesse insistere su un politico, ci saranno solo i nomi di Fraccaro o Toninelli. Di Maio spera ancora di fare il premier, anche se Salvini assicura: "E' convinto del passo indietro" (Messaggero p.2). Si lavora alla squadra di governo: la Stampa (p.2) prospetta un ruolo di super-ministro per Di Maio, a cui andrebbero sia Lavoro che Sviluppo, ma per il Messaggero (p.4) l'accorpamento è complicato perchè i due dicasteri hanno missioni molto diversificate. A Salvini gli Interni. In totale, sarebbero 7 i dicasteri per i grillini, mentre 11 andrebbero alla Lega (Stampa). Economia e Difesa gli scogli finali: e dopo l'intesa ci sono altre 350 nomine in attesa, comprese Cdp, Rai, Eni, Poste e Enel (Repubblica p.3). Ma la vera battaglia è sul Tesoro: i leghisti puntano sull'economista Savona (su tutti), ma i grillini resistono, e resta anche il braccio di ferro su Infrastrutture e Difesa (Messaggero p.3). "Il governo parte ma non arriva": secondo Libero (in prima e p.3) ci sarebbe un piano segreto tra Carroccio e grillini, che punterebbero a fare il pieno di consensi e poltrone, per poi riportare l'Italia al voto nel 2019 dando la colpa all'Europa.
Sui nomi dei ministri trincea di Mattarella: ne discuterà soltanto con il premier (Stampa p.5).No a un pacchetto chiuso, fanno sapere dal Quirinale, che sarebbe indirizzato all'ok a Conte premier, anche se il Colle avrebbe preferito una soluzione di maggior peso (Messaggero p.5, Corriere p.5). "Il contratto è un patto di potere, ma il Colle non è un notaio - avverte Zagrebelsky a Repubblica (p.5) -. Si sta configurando un governo a composizione predeterminata e il capo dello Stato rischia di trovarsi con le spalle al muro".

ESTERI
Ancora in primo piano la guerra dei dazi e l'apertura degli Usa a Pechino (Messaggero p. 11, Corriere prima e p. 10 e altri). La tregua è ufficiale, i due Paesi hanno diramato un comunicato congiunto nel quale spiegano i passaggi salienti dell'accordo: Pechino si impegna "ad aumentare in modo significativo gli acquisti di prodotti alimentari ed energetici dagli Usa" riducendo il deficit di 200mld, gli Stati Uniti dal canto loro sospendono tutti i dazi e le contromisure finora annunciate in attesa di una verifica formale dell'accordo. Un'intesa che lascia ben sperare anche per superare le frizioni Usa-Ue.
Intanto l'Europa si incontra a Vienna con la Russia per allargare il patto nucleare (Corriere p. 12 e altri). La mission è convincere l'Iran ad impegnarsi in un supplemento di negoziato che allarghi lo spettro dell'intesa, includendo regole e limiti allo sviluppo di tecnologia missilistica da parte di Teheran, oltre al suo ruolo nella regione, dalla Siria al Libano.
Niente visto, Londra "congela" Abramovich (Corriere p. 12). Al magnate russo, proprietario del Chelsea fresco vincitore della Fa Cup, non vengono rinnovati i documenti ed è costretto a tornare a Mosca. Dietro il ritardo nelle procedure, una possibile sanzione politica contro Putin per il caso Skripal.
Germania, la marcia per cancellare il debito: Berlino corre da sola (A&F p.10). Per l'economista Minenna, i continui successi inanellati dal governo Merkel porteranno ad un nuovo standard di rapporto debito/Pil da incubo per l'Eurozona, ben al di sotto del canonico 60%, chiudendo ogni mediazione con la Francia, altro segnale poco rassicurante sul futuro "europeista" della Germania.
Argentina, Macri e il paracadute Fmi: Buenos Aires sfugge alla nuova crisi (A&F p.12). La Banca Centrale colloca un'emissione di buoni del Tesoro a costo di pesanti garanzie pubbliche: ma il peso ha perso il 34% da gennaio e l'inflazione è al 20%.
In evidenza sul Fatto (p. 5) il comizio elettorale di Erdogan ai turchi residenti a Sarajevo – circa 20mila - a poco più di un mese dalle elezioni turche: "Le Ue non vi vuole, io sì" dice rivolgendosi ai bosniaci promettendo di non lasciare quel territorio solo "sulla strada dell'integrazione" dopo la richiesta di adesione alla Ue. I sostenitori lo esaltano: "Il nostro salvatore, pronti a morire per lui".

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