Commentario dell'8.10.17

IN PRIMA PAGINA
Politica in primo piano, con Avvenire e Repubblica che rilanciano sullo ius soli, Messaggero e Fatto sulla legge elettorale e il Corriere con la spaccatura a sinistra. Su Avvenire lunga intervista al ministro Minniti: "Ius culturae da approvare subito". Su Repubblica parla Veltroni: "Sullo ius soli cattolici e M5S non possono tirarsi indietro". Ieri intanto primo sì in commissione alla legge elettorale: regge il patto a 4, ma nell'approdo alla Camera rischio franchi tiratori (Messaggero). Dal Pd aiutino a Berlusconi: può fare il capo politico "da pregiudicato" (Fatto, Stampa). Sul Corriere lo strappo di Mdp con Renzi. Speranza: "Andiamo avanti anche senza Pisapia". Fassino: "Non vuole l'unità chi fa la guerra a Renzi" (Mattino). "Divisioni anche tra 5Stelle: nel Lazio fronda contro Lombardi, primarie a rischio (Stampa). In Sicilia leader in campo per le Regionali tra liti e sospetti (Messaggero). 22 gli "impresentabili" in lista, e l'Antimafia va a Palermo (Repubblica).
Spazio anche all'economia: sul Sole il decreto fiscale da 5,1 mld in arrivo. Sul Corriere l'ipotesi rinvio per lo scatto della pensione a 67 anni. Sul Messaggero le detrazioni per i figli e gli aiuti alla famiglia in manovra. Spazio anche al lavoro: su QN la resa delle partite Iva. Sul Fatto i veri dati sulla disoccupazione: 23,8% secondo la Cgil. Sulla Stampa la corsa alla scuola: due milioni in lizza per un incarico da bidello. Su Avvenire la strage infinita: 682 i morti sul lavoro.
Sempre in primo piano anche la Spagna. Su Repubblica parla Rajoy: "I fatti di Catalogna una minaccia all'Europa". Intanto va in piazza l'altra Barcellona: "dialogare" (Stampa).
In Brasile Battisti lascia il carcere e brinda ironicamente con i fotografi (Sole). Ma l'estradizione è vicina (Messaggero).

ITALIA-ECONOMIA
Il Corriere torna sul tema pensioni a "quota 67": nel governo cresce l'ipotesi di rinviare a dopo le elezioni la decisione sull'aumento dell'età pensionabile, che nel 2019 dovrebbe arrivare a 67 anni tondi. Uno slittamento motivato dalla "sensibilità" elettorale della materia, al pari della cittadinanza agli stranieri: meglio evitare una decisione scomoda alla vigilia del voto. Ma la revisione dell'età pensionabile in base alle aspettative di vita è prevista per legge e andrebbe formalizzata entro fine novembre con un atto del Ministero del Lavoro. Per rinviare l'atto serve una legge del Parlamento altrimenti i dirigenti inadempienti rischiano il danno erariale. Bankitalia e Corte dei Conti sono contrari allo stop, chiesto invece da sindacati e sinistra. Nel governo nettamente contrario al rinvio è Padoan, che vuole che la scadenza di novembre sia rispettata. 
Licenziare costerà di più: nella prossima manovra il governo potrebbe inserire un ticket di licenziamento più alto dell'attuale, per finanziare il nuovo assegno di ricollocamento collettivo. Lo scrive Repubblica, sulla scia del pressing dei sindacati: sabato prossimo Cgil, Cisl e Uil manifesteranno in cento città per chiedere al governo di rivedere sia i costi di accesso alla cassa integrazione straordinaria sia il ticket di licenziamento (introdotti da Jobs Act e legge Fornero). Difficile che il governo riveda il Jobs Act, teso a scoraggiare il ricorso alla cigs. Più probabile una revisione del ticket, nonostante le resistenze di Confindustria. Gli imprenditori non vorrebbero che uscisse dalla finestra (il ticket) ciò che entra dalla porta (i nuovi sgravi per le assunzioni dei giovani).
Famiglie, più fondi contro la povertà e maggiori detrazioni: sul Messaggero (in apertura) nuove anticipazioni sulla manovra. Rinviati al prossimo anno interventi complessivi più incisivi, per la prossima legge di Bilancio si prevede un rafforzamento del reddito di inclusione destinato alle famiglie più povere, e il possibile innalzamento del limite di 2840 euro, sotto il quale un familiare è considerato a carico. Alzare quella soglia significa ampliare il perimetro delle famiglie interessate. 600 i milioni destinati a misure di "coesione sociale", destinati a diventare 900 nel 2019 e 1.200 nel 2020.
Web tax, liti, fatture digitali: sul Sole (in apertura) anticipazioni sul decreto fiscale che il governo stapreparando per assicurare i 5,1 mld di euro di maggiori entrate necessarie alla manovra. Prevista la rottamazione bis delle cartelle esattoriali, la cartolarizzazione dei crediti fiscali, la riapertura della definizione agevolata delle liti pendenti e la stretta sulle frodi Iva, che mette al primo posto la fatturazione elettronica. Si continua anche a studiare una web tax italiana: l'ipotesi p quella di una cedolare (al 6 o al 10%) da applicare sui ricavi delle big della rete senza stabile organizzazione. Ma dovrà essere il Parlamento a dire l'ultima parola.

ITALIA-POLITICA
Repubblica e Avvenire spingono per la cittadinanza agli stranieri. Su Avvenire (in apertura e a p.6), che più che ius soli parla di ius culturae, intervista al ministro Minniti: "Niente modifiche, si approvi così. Una società che non aspetta il 18esimo anno di età per riconoscere a un giovano nato e formato qui la cittadinanza è una società più solida e meno debole. Diversamente si corre il rischio dell'allontanamento. Bisogna fare di tutto per approvare la legge così com'è entro fine legislatura. E una questione di principio interpella il Parlamento e la coscienza di ogni singolo parlamentare". 
Sulla stessa lunghezza d'onda Veltroni, che a Repubblica dice: "Lo ius soli non può essere un tema di partito né una bandiera elettorale. Vorrei che ogni parlamentare fosse chiamato a rispondere alla propria coscienza. Spero nei cattolici e nei 5 Stelle".
Legge elettorale, primo sì in commissione. Regge il patto a 4 Pd-FI-Lega-Ap, ma c'è il rischio franchi tiratori (Messaggero, Repubblica e tutti). M5S e Mdp sulle barricate: i grillini parlano di "inciucio totale", i bersaniani di "grande inganno", una finzione di Renzi non per resuscitare ma per uccidere il centrosinistra. Contro il Rosatellum anche Fdi e Sinistra italiana. Il Fatto contro il Pd: ha salvato Berlusconi, votando contro l'emendamento Toninelli che vietava ad un ineleggibile di guidare una forza politica. Anche la Stampa sottolinea lo stop alla norma anti Berlusconi. Imbarazzo tra i dem. Rosato: "Batteremo Berlusconi alle urne, non con norme contra personam" (Fatto). Martedì si va in aula. Pd soddisfatto ma preoccupato. Rosato smentisce l'ipotesi di voto di fiducia.  Toninelli: "Questa legge è un Merdellum. La ciliegina sulla torna è la delega al ministero dell'Interno per ridisegnare i collegi elettorali: così i partiti se li faranno su misura. Che sia il Parlamento a farli". Per Toninelli, come per La Russa, con questa legge elettorale non vincerà nessuno: "L'unica finalità è permettere un'enorme ammucchiata contro di noi, con alleanze variegate ovunque per poi arrivare alle larghe intese. Spero che Mattarella si rifiuti di firmarla". Ma per il Messaggero il Colle tifa per la riforma, anche se si preferirebbe evitare il voto di fiducia per non esasperare ulteriormente il dibattito. Nel merito non si entra: "La legge elettorale è prerogativa del Parlamento". Ma si accetterebbe tutto pur di evitare le asimmetrie tra Camera e Senato.
A sinistra cade nel vuoto l'apertura di Renzi. Speranza annuncia lo strappo: "Siamo alternativi all'ex premier. E andiamo avanti da soli, anche senza Pisapia" (Corriere in apertura). Idem il governatore toscano Rossi: "Ma quale svolta, Renzi vira a destra. L'obiettivo è solo convincere Pisapia: i veri alleati restano Verdini e Alfano".
Mdp prepara l'assemblea costituente del 19 novembre e le primarie a sinistra: "Basta con la soap opera sui nomi. Bisogna stare alle proposte e noi siamo quelli del lavoro, della progressività fiscale, della sanità pubblica. Il mio è un appello a tutti, poi ognuno prenderà le sue decisioni", dice  Speranza al Corriere. "Ora basta aspettare, bisogna correre: serve creare una grande forza, popolare e inclusiva". L'auspicio è che Pisapia ci sia "ma questa è un'operazione che non si ferma davanti a un singolo. In gioco c'è il futuro del Paese e della sinistra". E sul Pd: "Non sarà mai nostro nemico ma le alleanze si fanno sulla linea politica e le fratture sono state troppe".
Ma al Nazareno la nuova linea di apertura a sinistra tiene, scrive il Corriere. I vertici dem sono convinti che il no di Mdp sia dettato più a rancori personali che alla politica. Ma poi Orfini ammette: l'apertura di Renzi serviva a "svelare il trucco", cioè a smascherare chi dice di voler fare il nuovo Ulivo " e in realtà vuole rifare Rifondazione Comunista: noi lavoriamo per far crescere il Pd, e ben vengano quelli che vogliono discutere con noi".
Parisi al Corriere: "L'Ulivo non è più attuale, Renzi più che a coalizioni pensa ad apparentamenti elettorali". Ma dopo il voto "difficile escludere un'alleanza Renzi-Berlusconi. E aggiungo: purtroppo. Ovunque sia successo che partiti alternativi si sono messi insieme è finita male". Fassino al Mattino: "Chi vuole l'unità non può fare guerra a Renzi. La scissione ha già prodotto più costi che benefici".
Per l'Espresso, a sinistra del Pd la partita ora si gioca tra Pisapia e Grasso: l'ex sindaco non ama i partitini e i movimenti, l'ex giudice sembra pronto a farsi incoronare da tutti.
In Sicilia i leader in campo per le Regionali, prima conta in vista delle Politiche (Messaggero). La Boschi inaugura la campagna elettorale di Micari, la Meloni, anche lei in Sicilia, attacca il grillino Cancelleri – "è come Raggi: siciliani, salvatevi in tempo" – Di Maio in tour per Cancelleri,che però da primo che era viene dato per secondo dietro a Musumeci.
Ma scoppia il caso degli impresentabili, e l'Antimafia va in Sicilia: una ventina i candidati ai raggi X della Commissione (Repubblica). Musumeci: "Non temo contaminazioni, messo può pensare di investire su di me. Le selezioni che non hanno fatto i partiti le faranno gli elettori. Invito a non votare i candidati chiacchierati" (Corriere). Schifani, alla convention di FI: "Noi i voti della mafia non li vogliamo, anzi li respingiamo. Noi la mafia l'abbiamo sempre combattuta" (Giornale).
Su Repubblica parla il sindaco di Priolo Rizza (FI), 22 capi di imputazione e 4 processi. "Per la legge Severino possono continuare a fare il sindaco e candidarmi all'Ars. Il vero problema è la durata dei processi".
Referendum autonomisti, Salvini chiede a Berlusconi di schierarsi, ma il Cavaliere non sarà in piazza con lui: il Giornale ridimensiona la notizia, ieri sul Corriere, di un impegno personale e diretto di Berlusconi nella campagna elettorale per il voto del 22 ottobre in Lombardia e Veneto. Dal leader azzurro arriverà un intervento ad hoc o un'intervista in tv. Per la Lega ora scatta l'incubo Catalogna: giocare con l'autonomia spaventa tanti, e il Carroccio, che a caldo aveva sostenuto la battaglia di Barcellona, adesso frena: "il voto catalano? Una forzatura". (Giornale). Sul Tempo Bisignani svela la vera "mission" di Berlusconi in visita a Putin: convincere il presidente russo a non finanziare Lega e M5S alle prossime elezioni. Stessa raccomandazione l'avrebbe fatta anche Prodi, anche lui di casa a Mosca.
Fronda contro Lombardi, sono a rischio le primarie M5S nel Lazio (Stampa). Il voto per le "legionarie" è previsto per mercoledì e giovedì ma non è detto che ci sarà. Colpa di una email spedita dal sindaco di Pomezia Fucci a sostegno della candidata Valentina Corrado, una mossa in palese violazione del regolamento del movimento e subito censurata da Grillo, Casaleggio e Di Maio, nonostante l'apprezzamento di cui gode Fucci tra i big. Ora potrebbe essere sospeso, nonostante neghi di avere a che fare con la mail. Nello scontro tra la Lombardi e la Corrado riaffiorano le divisioni storiche su Roma e Lazio e nel M5S.
Su QN il sondaggio Ipr della domenica testa il gradimento di ministri e leader politici: in testa Minniti, col 38%, seguito da Gentiloni (30%), Renzi (28%), Di Maio (24%), Berlusconi (22%), Delrio (20%), Salvini (18%), Bersani (15%), Pisapia (12%). Minniti è la personalità più trasversale, raccogliendo il consenso del 65% di elettori di centro sinistra e del 38% di elettori di centrodestra. In caso di governo di larghe intese questa trasversalità gli tornerà utile. Nessun altro, salvo Renzi, ha un gradimento alto nello schieramento avverso.

ESTERI
"La Spagna non si dividerà, l'unità nazionale sarà garantita. Impediremo che l'indipendenza si verifichi. Prenderemo tutte le decisioni consentite dalla legge alla luce di come si evolvono gli eventi". Su Repubblica parla il premier spagnolo Rajoy. "Per ora il negoziato è impossibile. Non si può scendere a patti se si minaccia di rompere l'unità nazionale". Per Rajoy "Questa è la battaglia dell'Europa. Nel 2012 in Spagna è stata combattuta la battaglia dell'euro e l'hanno vinta gli europei. Ora si combatte la battaglia dei valori europei, dobbiamo vincerla".
Sul Corriere l'intervento del ministro degli Esteri spagnolo Dastis: "Catalogna oppressa? Una realtà parallela, fatta di menzogne ed esagerazioni. Come chiede il re lavoriamo al ripristino dell'ordine costituzionale e alla concordia tra gli spagnoli. Sarà difficile ma ce la faremo".
Ieri intanto a prendersi le piazze sono stati i "bianchi", estranei a entrambi gli schieramenti: obiettivo hablamos, parlem, parliamo (Repubblica e tutti).
La settimana "secessionista" della Catalogna presenta il conto: 20 i mld bruciati dalla Borsa spagnola, scrive QN (p.13), più colpite le banche. Effetto contagio sui grandi gruppi imprenditoriali spagnoli, anch'essi in partenza da Barcellona. Alla finestra 600 aziende italiane, tra cui Ferrero, Pirelli, Fca, Riquadro, Menarini, Sigma Tau. Bellizzi: "L'Italia potrebbe essere molto danneggiata".
Brasile, Battisti è già in libertà, senza neanche passare dalla prigione. E all'aeroporto che dal Mato Grosso lo riportava a San Paolo, brinda ai fotografi (Corriere e tutti). Unici obblighi, quello di firmare alla Polizia una volta al mese e di restare in città. La vicenda dell'estradizione in Italia si allunga, ma non si complica più di tanto. Nel governo brasiliano il consenso per la restituzione di Battisti resta ampio. Il nodo è il presidente Temer, pure pronto alla firma, ma non prima del via libera dei suoi consulenti giuridici. I suoi rapporti con la giustizia sono a sua volta molto "complicati", avendo due denunce per corruzione. Violante al Corriere: "Battisti è stato e resta un assassino. Aveva il diritto di fuggire ma ora deve scontare la pena. L'Italia non si salva se non comincia a riflettere su doveri e responsabilità".


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