Commentario del 21.10.17

IN PRIMA PAGINA
Bankitalia e politica, sempre in primo piano lo scontro sul rinnovo del governatore. Quotidiani divisi sulle chance di Visco: per Repubblica e Corriere ora Visco è più forte, per QN le sue quotazioni scendono. La Stampa parla di riconferma con "condizioni", il Messaggero di una rosa di nomi tra Visco e gli interni. Gentiloni difende l'autonomia di Bankitalia (Sole) ma per il Fatto l'atto di accusa a Visco l'ha scritto la Boschi. Su Giornale e altri la verità sulle banche in crisi, dalle Popolari venete a Mps.
In primo piano anche il referendum del Nord. Il Pd attacca: rischio Catalogna (Stampa). Maroni: votiamo sì, la Lombardia trainerà l'Italia (Giornale). Fatto, Messaggero e Tempo contro il voto, inutile e costoso. Libero: l'autonomia fa paura ai parassiti abituali. Sul Messaggero l'input di Zingaretti per la Capitale: "Dai Fori al porto di Ostia: Roma riparte con il gioco di squadra".
Dall'estero. Sul Corriere ritorno a Raqqa liberata dall'Isis: rovine, trappole e silenzio. Sul Sole il salvagente della Ue a Theresa May: per la Brexit ultima chiamata a dicembre (Corriere).
In cronaca il dramma di Como, dove un papà marocchino ha incendiato la casa ed è morto con i quattro figli (Repubblica).

ITALIA-ECONOMIA
Manovra, Gentiloni accelera sulla web tax (Messaggero, Repubblica): possibile che l'Italia anticipi la Ue nell'introduzione della tassazione sui grandi colossi tecnologici, al minimo della propria imposizione fiscale. L'ipotesi del governo è quella di spostare la tassazione dagli utili al fatturato con una aliquota iniziale del 5%. Non molto ma comunque sufficiente per aumentare le entrate. Altra novità in manovra, in tema di lavoro: spunta un incentivo in favore dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria che accettano un nuovo lavoro, con l'attribuzione anticipata dell'assegno di ricollocazione mentre ancora si percepisce la cassa integrazione straordinaria.
Intanto Fitch conferma il rating dell'Italia a BBB con prospettive stabili: pesa il livello estremamente elevato del debito pubblico.
Da Bankitalia segnali positivi a riguardo: previsto un forte calo del debito da qui al 2020; pil dell'anno superiore all'1,4%, nel 2020 rapporto debito/pil al 123,9% (Messaggero).
Sul Corriere l'Italia dopo 60 anni di Ue: più longevi ma senza figli. Sono le conclusioni di un grande lavoro di analisi dell'Istat sull'Italia e in rapporto ai sei Paesi fondatori dal '57 ad oggi. L'Italia indietro sul rapporto debito-pil, sul tasso di disoccupazione, sui salari, sui laureati; avanti sul numero di automobili. Preoccupa il calo della popolazione italiana: siamo il Paese più longevo d'Europa e il secondo al mondo grazie alla qualità del sistema sanitario, ma stiamo diventando un Paese di anziani. Difficile in queste condizioni spingere in alto il pil. Ma per la Gabanelli solo un'Europa integrata permette di affrontare i problemi che la dimensione di uno Stato nazionale non potrebbe reggere.

ITALIA-POLITICA
Gentiloni fissa i paletti su Bankitalia – "autonomia da rispettare" – ma valuta la possibilità di rivedere il mandato a Visco (Stampa p.5) o anche di rinunciarvi (Messaggero p.3). Politica divisa: agli attestati di solidarietà al governatore di ministri, ex premier ed ex presidenti fa da contraltare la lista di partiti schierati contro la riconferma: dai Cinque Stelle a FI tutti chiedono l'avvicendamento tranne Mdp. E con Salvini che a sorpresa apre a una successione soft, ovvero ad una soluzione interna a Bankitalia, Gentiloni starebbe accarezzando due opzioni: la prima è quella di indicare al Quirinale il nome di Visco ma anche la richiesta di rinnovamento che sale dal Parlamento. La seconda ipotesi prevede un passo indietro formale di Visco che eviterebbe fastidi a Quirinale e Palazzo Chigi: a quel punto, per la Stampa, la scelta cadrebbe sul numero 2 di Bankitalia Salvatore Rossi. Ma il Corriere (in prima e a p.6) parla di un Visco pronto a reagire e determinato a restare: la trincea sarà la commissione d'inchiesta sulle banche, a cui si presenterà con atti "riservati", peraltro da giorni in uscita sui quotidiani.
Sul fronte politico, dietro l'apparente pace tra Gentiloni e Renzi, lo scontro continua. Calenda e Pinotti attaccano Renzi. Calenda bolla la mozione come "un incidente. Se poi ci fosse una strategia sarebbe gravissimo". Per la Pinotti la mozione non doveva neppure essere discussa, per evitare di creare confusione. Berlusconi fa dietro front, e come Prodi definisce "improvvida" la sortita del Pd anti-Visco (Repubblica p.2). Secondo il Fatto (in apertura e a p.5) è la Boschi la vera autrice della mozione: il testo, mai discusso in seno al Pd, è uscito da Palazzo Chigi.
Referendum del Nord, meno un giorno al voto e sale la tensione. Martina (Pd) attacca la Lega: "Si rischia la deriva catalana" (Stampa in apertura e tutti). "Se si pone la questione del residuo fiscale sostanzialmente ci si avvia verso una versione quasi secessionistica", dice il ministro. Un messaggio per i tanti sindaci e deputati dem del Nord schierati per il sì, a partire da Gori. Maroni fissa l'asticella del successo al 34% e al Corriere (p.10) e anticipa la road map: "Martedì relazionerà in consiglio regionale sull'esito della consultazione e chiederò un mandato per trattare su tutte e 23 le materie previste dalla Costituzione. Chiederemo competenze allo Stato secondo quanto prevede la Costituzione". Una trattativa che Maroni vorrebbe chiudere prima delle Politiche: "Troviamo l'intesa e io riconoscerò i meriti a Gentiloni". Sulla stessa linea Zaia: "Negoziato su 23 materie ma se anche il referendum non raggiungesse il quorum non lascio. Non è la mia carica in discussione, è un'occasione storica per i veneti" (Corriere p.10). Sulla Stampa (p.3) le voci della chiesa e dell'industria. Sul Messaggero (p.7) la stroncatura dello storico De Giovanni: "Si parte da una cosa che sta nei parametri di una certa normalità ma poi ci si può avviare in un processo più pericoloso. E il residuo fiscale può essere il punto di rottura. Sono le regioni ricche e forti che insistono sull'aspetto fiscale. E vista la deriva in atto in Europa si sa dove si inizia e non si sa dove finisce".
Sul Messaggero (p.7) la "verità" sul residuo fiscale: a sorpresa, subito dopo la Lombardia che guida la classifica di chi riceve meno di quello che dà c'è il Lazio; poi l'Emilia Romagna, il Veneto, il Piemonte e la Toscana. Ma Libero (in apertura e a p.2) attacca: l'autonomia fa paura ai parassiti abituali.
Tavolo per Roma, Zingaretti al Messaggero (prima e p. 8): "Dai Fori al porto di Ostia, Roma riparte con il gioco di squadra". Nella lunga intervista, il governatore del Lazio tocca più temi. "Cultura, logistica e università per il rilancio. Con la Raggi massima disponibilità, non è una mia oppositrice, Calenda sindaco? Sono solo cattiverie". Sui referendum al Nord: "E' un errore, serve coesione".

EUROPA
Sul Sole il salvagente della Ue a Theresa May: per la Brexit ultima chiamata a dicembre (Corriere). Alla May arrivata a Bruxelles chiedendo uno straccio di accordo per fronteggiare le crescenti pressioni interne, i 27 replicano concedendo ancora tempo fino a dicembre. Lo scoglio resta il conto del divorzio, ossia quanto i britannici dovranno versare nelle casse europeo. Macron: "Serve un approccio completo agli impegni finanziari e su questo non siamo neppure a metà cammino". Se non si dovesse trovare un'intesa a dicembre si farebbe concreta l'ipotesi di un'uscita disordinata di Londra dalla Ue con conseguenze potenzialmente disastrose per tutti.
Agenzia del Farmaco a Vienna? Sulla Stampa (p.16) le grandi manovre sulle Agenzie Ue Ema e Eba in partenza da Londra. L'impressione è che per la scelta della destinazione faranno testo non le condizioni offerte dalle città in lizza ma gli accordi politici detti e non detti tra gli Stati. Quasi certo l'approdo dell'Eba a Francoforte, partita ancora aperta sull'Ema. Amsterdam resta in pole position, Milano molto indietro, e dopo la vittoria di Kurz in Austria torna in partita Vienna. Berlino potrebbe infatti decidere di usare l'Ema come moneta di scambio con Kurz, per convincerlo a costituire un governo pro-Europa. Intanto in Italia il Codacons ha chiesto di bloccare il trasferimento dell'Ema a Milano: troppi conflitti di interesse tra Sanità e case farmaceutiche. 
Oggi Repubblica Ceca al voto (Stampa p.17): i sondaggi danno favorito Andrei Babis, il "Berlusconi ceco" o "Trump dell'Est", spostando nel campo della destra anti Ue e anti migranti anche la socialdemocratica repubblica ceca.

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