Commentario del 26.10.17

IN PRIMA PAGINA
Rosatellum, votate 5 fiducie con l'ok di Ala. Oggi il via libera finale (Sole). Verdini e la Lega salvano il governo (Repubblica) ma per Avvenire la legge porta al voto. M5S bendati in piazza, critico pure Re Giorgio (Fatto). Meloni: così si favoriscono solo gli inciuci (Avvenire). Sulla legge elettorale vince Renzi, titola Italia Oggi. Ma le elezioni le vince il centrodestra (Giornale). Spinta al centrodestra anche dal referendum (Stampa).
In primo piano anche le pensioni. La Consulta dice sì alla perequazione, in salvo i conti pubblici (Avvenire e tutti). Ma il Pd sfida il governo sull'adeguamento dell'età: bloccare l'uscita a 67 anni (Repubblica, Messaggero). E tra pensioni e Bce, è allarme conti pubblici (Stampa).
Per Bankitalia spunta Saccomanni (Stampa). Ma Gentiloni ha deciso: riconferma Visco (Messaggero e tutti).
Per Alitalia spunta invece il fondo americano Cerberus. "Compriamo tutto" (Messaggero). Paleari: "Siamo lusingati" (Sole). Ma l'offerta per ora è irricevibile (MF). Volare sui crediti delle banche, ecco a cosa punta davvero il fondo Usa che vuole Alitalia (Notizia Giornale).
In prima pagina anche la Rai, per le spese della Maggioni: blitz GdF, si muove Cantone (Fatto, Giornale). Sul Sole l'industria in ripresa: fatturato record dal 2011.
Su tutti il caso Lazio: la squadra gioca con Anna Frank sulla maglia, gli ultrà in curva cantano "Me ne frego" (Repubblica). Dopo la "sceneggiata" Lotito in Sinagoga, fiori nel Tevere (Messaggero). Ma Libero e Giornale difendono la società: i veri antisemiti sono sinistra e 5 Stelle (Giornale). Quelli della Lazio non hanno commesso reati (Libero).

ITALIA-ECONOMIA
Pensioni e Bce, allarme conti pubblici: per la Stampa (in apertura) la battaglia apertasi tra Pd e governo per stoppare l'aumento automatico dell'età pensionabile e le mosse di Draghi, che oggi annuncerà il dimezzamento degli stimoli monetari sono "due bombe a orologeria" sui conti italiani. Ieri lo stop del Pd al governo sulle pensioni: "Rinviare i 67 anni" (Messaggero, Repubblica). Prima Martina, poi Renzi in pressing su Padoan: non decidere il 31 dicembre, prendersi sei mesi in più non costa nulla e mette d'accordo tutti. Ma Boeri (Inps) parla di "idea sciagurata che aumenta solo il debito". "Il blocco dell'età pensionabile è qualcosa che va interferire con gli automatismi del sistema", da sottrarre "all'arbitrio della politica". "Ne va della credibilità esterna del Paese" (Stampa). 141 i miliardi dell'extra costo stimato dall'Inps in caso di stop all'innalzamento a 67 anni dell'età pensionabile.
La Consulta viene invece in aiuto dei conti del governo: legittimo rimborsare solo una parte delle somme tagliate nel 2012-2013 sulle pensioni alte. Il decreto Poletti del 2015 che restituiva solo parzialmente gli arretrati non percepiti è stato "salvato" dalla Consulta perché considerato "bilanciamento non irragionevole" tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica. Nel 2015 il governo aveva quantificato in 17,5 mld l'impatto finanziario della rivalutazione: col decreto limitò la spesa a 2,2mld. "In salvo i conti", per Avvenire. "Pensioni rapinate" per il Giornale.
Intanto l'Istat finisce sotto accusa per i numeri sulle aspettative di vita, alla base dell'adeguamento dell'età pensionabile. Cgil, Cisl e Uil dubitano "dell'assoluta esattezza delle stime" visti i precedenti di valutazioni assai oscillanti. Ci si chiede come sia stato possibile allungare e non di poco l'aspettativa di vita quando nel 2015 lo stesso valore decresceva. Il Giornale parla di numeri "troppo su misura per il governo". Ma Repubblica ricorda che a decidere i metodi di calcolo non è l'Istat ma la legge (cioè la politica): e la legge è quella dettagliatissima di Sacconi del 2009, poi più volte ritoccata tra 2010 e 2011 dal governo Berlusconi. Risultato: i maggiori critici di oggi sono, in parte, gli autori delle regole di ieri.

ITALIA-POLITICA
Rosatellum, la legge elettorale "regge" ai 5 voti di fiducia al Senato ma col voto decisivo dei verdiniani di Ala e le presenze strategiche di Lega e FI (Corriere, Giornale). Gentiloni "realista", sdogana i voti "sporchi": "Così o salta il bilancio" dice ai suoi pensando già al voto sulla manovra (Repubblica). Guerra (Mdp) a Repubblica: "Il governo in Senato non ha più la maggioranza assolta, Mattarella e Gentiloni ne prendano atto. Quanto al bilancio, non avendo più vincolo di maggioranza decideremo secondo i contenuti". Avvenire parla di navigazione a vista di Gentiloni: salvo incidenti, la legislatura si chiuderà con l'approvazione del bilancio, con il premier che potrebbe condurre rapidamente in porto la manovra già dimissionario.
Grillo scatena la piazza, dove si presenta bendato con Di Maio e Di Battista per denunciare il voto alla cieca (Repubblica) e alla polizia dice: "Grasso buffone, senatori veloci come scippatori, andate ad accerchiare il Senato" (Corriere, Stampa). Fischi e buu anche per Mattarella: l'idea iniziale era andare fin sotto il Quirinale per convincere il capo dello Stato a non firmare la legge. "Ma se vinceremo con questa legge, la nostra vittoria varrà il triplo". Meloni, su Avvenire, stronca il Rosatellum: "Questa legge porterà ingovernabilità: è costruita per non far vincere nessuno e per portare a un governo di inciucio".
Anche in aula, al Senato, seduta ad alta tensione tra gestacci e "vaffa" (Messaggero). Napolitano vota sì per "salvaguardare la stabilità" ma rimarca i nodi critici della legge che andavano corretti e denuncia "pressioni improprie" su Gentiloni e la compressione drastica dei diritti del Parlamento (Corriere e tutti). Nel mirino di Napolitano c'è Renzi, anche se non viene mai nominato.
Sul Giornale il sondaggio che spiazza il Pd: con le ultime stime di Emg che danno il centrodestra al 33,8%, il M5S al 28,3%, il Pd al 26,4% l'asse FI-Lega-Fdi farebbe bottino pieno nei collegi del Nord (col Pd a 0 su 85) e con solo il 2in più FI sarebbe autosufficiente alla Camera. Stime pubblicate già ieri da Repubblica, per cui paradossalmente a perdere il seggio sarebbe anche Rosato, il "padre" del  Rosatellum. "La favola che nei collegi si perderà è irreale – dice Rosato alla Stampa – C'è un Nord più contendibile di quanto viene raccontato: a fare la differenza sarà la scelta dei candidati. L'importante è evitare il nemico a sinistra". Ma secondo il sondaggio di Piepoli a trainare il centrodestra sarà anche un "effetto Nord-Est": il 68% degli italiani non è sorpreso del risultato dei referendum di Lombardia e Veneto, e questo potrebbe avvantaggiare il centrodestra.

EUROPA
Rotto il dialogo tra Madrid e Barcellona. Puidgemont rinuncia all'invito del Senato spagnolo e si prepara a convocare il Parlamento regionale. I leader catalani: "Ora facciamo la Repubblica" (Corriere). Domani la nuova prova di forza in piazza degli indipendentisti, in concomitanza con il voto di Madrid sulle misure di commissariamento della Catalogna. All'assise di Barcellona la decisione tra indipendenza o le elezioni anticipate, che per il Corriere sarebbero l'unica alternativa al definitivo strappo istituzionale. Se secessione sarà potrebbe però durare lo spazio di una notte: sabato entrerà in vigore l'articolo 155 della Costituzione e così il governo centrale avrà gli strumenti legali per ricondurre la Catalogna all'obbedienza. Sul Corriere parla il leader comunista Riera i Albert, tra i più convinti indipendentisti: "Non si può tradire il referendum, siamo contrari alla scappatoia di elezioni anticipate. Torneremo alla stasi di sempre". Per i Albert la reazione autoritaria di Madrid e della Ue era prevedibile, "ma noi siamo pronti alle conseguenze delle nostre scelte: attiveremo un governo di sovranità alternativa gestita dal popolo. C'è un piano di emergenza per rendere effettiva la gestione della Repubblica".
Sulla Stampa gli uomini d'oro del clan di Putin. Un circolo ristretto di amici e parenti del presidente russo possiede una fortuna di 24 miliardi di dollari, molti dei quali di provenienza ignota. Soldi che potrebbero essere davvero di Putin. Nella cerchia di presidente uomini che hanno fatto affari col gas e col petrolio, altri con gli appalti pubblici, altri ancora sono prestanome. Ma è su questa fortuna che il leader basa il suo potere.

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