Commentario del 9.09.17

IN PRIMA PAGINA
Due carabinieri indagati per violenza (Corriere, Messaggero): diventa un caso internazionale lo stupro a Firenze di due ragazze americane. "Paure di quelle armi" (Repubblica). Gli Usa: fare chiarezza (Stampa). Pinotti: "inaudito". Il comandante Del Sette: se vero, conseguenze gravissime (Messaggero).
Su Repubblica la frenata del ministro Orlando sulla riforma delle intercettazioni rivelata ieri: "Solo una bozza, il testo finale cambierà". Quotidiani divisi. Il Fatto: Pd peggio di Berlusconi, bavaglio a pm e cronisti. Libero: addio intercettazioni, finalmente.
Sul Corriere il sondaggio per le Politiche, col centrodestra che stacca Pd e M5S e Berlusconi che batte Salvini. E Renzi dà ormai la Sicilia per persa (Giornale).
Torna in prima pagina anche Roma, con Tempo e Repubblica che pubblicano le chat riservate della Raggi. Zanda al Messaggero: "Serve una legge speciale per restituire forza alla Capitale".
Sul Messaggero le ultime sugli Statali: più risorse per il contratto, niente aumenti oltre 75 mila euro.
Dall'estero. In Messico il terremoto peggiore dal '32: magnitudo 8.2, almeno 60 le vittime (Sole e tutti). Negli Usa Miami in trincea aspetta l'uragano Irma (Repubblica). Sul Corriere cosa accade davvero in Libia con gli scafisti. Intanto i migranti riaprono la rotta tunisina (Stampa).
In cronaca, arriva la febbre africana (Giornale). Più di 3 casi ad Anzio da zanzare infette. Stop alle donazioni di sangue (Messaggero). Libero: ecco i morbi portati dagli immigrati.  Rezza (Sanità): "Sono malattie importate ma si sono infettati in Italia" (Mattino)

ITALIA-ECONOMIA
La crescita non porta "tesoretti": su Avvenire la cautela del governo sui conti. Il pil all'1,5% - rispetto all'1,1% stimato nel Def – potrebbe non offrire grandi spazi di manovra alla finanza pubblica rispetto al "sentiero stretto" più volte evocato da Padoan. Sulla carta di prefigurano 3-4 mld in più nelle casse dello Stato ma non è detto che possano essere destinati in toto a nuove spese. Ai fini del rispetto dei parametri Ue su deficit e debito pubblico, conta l'andamento del pil nominale, e quello sta salendo più lentamente del pil reale a causa di un delatore stagnante. Non aiuta neppure il super euro, riducendo l'inflazione "importata". Dunque la manovra resta un puzzle complicato da comporre. Per Avvenire anche il bonus assunzione per i giovani potrebbe essere ridimensionato: non più per gli under 32 ma per gli under 29, non per tre ma per due anni. Sangalli ad Avvenire: "La ripresa c'è e si sta irrobustendo, il miglioramento della fiducia è fondamentale per la domanda interna ma non dobbiamo lasciarci andare a facili ottimismi: molte famiglie e imprese e alcuni territori non se ne sono accorti".
Sul Messaggero prime ipotesi sul rinnovo del contratto degli statali: per rispettare lo schema Madia più soldi a chi guadagna meno, non si profilano aumenti per i dirigenti, i medici e i presidi che prendono oltre 75 mila euro. C'è poi il nodo del bonus Renzi che rischia di bruciare l'aumento promesso da 85 euro al mese promesso dal governo lo scorso anno per chi ha una busta tra i 24 e i 26 mila euro. Per l'aumento il governo ha stanziato 1,2mld (anche se le necessità oscillerebbero tra 1,4 e 1,5). Per garantire il salvataggio del bonus ai 363 mila dipendenti pubblici "in bilico" servirebbero altri 125,3 milioni di euro.
Dall'Inps stretta su politici e sindacalisti (Messaggero p.16 e altri). Dall'Istituto richiamo al rigido rispetto delle procedure per evitare la pratica dei contributi figurativi concessi in modo disinvolto a politica e sindacalisti. Troppi i ricorsi amministrativi  e le "criticità" nella gestione delle pratiche.

ITALIA-POLITICA
Sul Corriere il sondaggio di Pagnoncelli che rafforza le ambizioni del centrodestra: una lista unitaria non farebbe perdere consensi ai 3 partiti e si aggirerebbe intorno al 35%, staccando Pd e M5S, che sono intorno al 26,5%. I numeri confermano la sostanziale equivalenza di Fi (15,6%) e Lega (15%), stabile al 5% FdI. Ma su programma e leadership la coalizione deve sciogliere diversi nodi: su sicurezza, immigrazione e pensioni per il 47% la lista unica dovrebbe seguire la linea moderata di Fi, mentre la linea radicale di Lega e FdI dovrebbe essere seguita per il 33%. Tra i leader, Berlusconi in vantaggio con il 39%, Salvini al 32% e Meloni al 14%.
Verderami sul Corriere sostiene, però, che una lista unica sarebbe un rischio per Berlusconi, perchè potrebbe minare la sua leadership. Per questo il numero uno di Fi sarebbe intenzionato ad andare insieme a Salvini e Meloni solo al Senato. "Una coalizione nel centrodestra funziona molto meglio di una lista unica, ma se resta questa la legge elettorale ognuno dovrà attrezzarsi rispetto al sistema di voto - dice Romani al QN -. Adesso Renzi non vuole cambiare le regole, ma vedrete che dopo il voto in Sicilia comprenderà anche lui che conviene introdurre il premio di coalizione che noi proponiamo".
M5S, ieri a Trieste l'anniversario dei 10 anni del primo V-Day (su tutti). Dal Vaffa al governismo: Messaggero guarda alla parabola di un Movimento che ha cambiato pelle: pochi giovani, tanta nomenklatura. Franco sul Corriere evidenzia l'archiviazione del passato sull'altare del governo. Regna il profilo governativo di Di Maio, non ci sono nè Casaleggio, né Grillo. "Che fine a fatto Beppe Grillo?" Si chiede il Corriere: il garante diserta la festa dopo un'estate lontano dal Movimento. Si parla di freddezza con Casaleggio, ora l'ipotesi è che il suo ruolo sia quello di "padre nobile". La Stampa guarda alle primarie per la scelta del candidato premier, nelle quali Di Maio resta senza avversari: un paradosso. Cacciari al Fatto: "In questi dieci anni il M5S è stato un argine alla destra peggiore, ma ora deve puntare al governo, ma il veto sulle alleanze gli rende impossibile avere la maggioranza. Per governare devono costruire un programma con proposte mirate, sulle quali possano convergere altri".
Su Repubblica la frenata del ministro Orlando sulla riforma delle intercettazioni rivelata ieri: "Solo una bozza, il testo finale cambierà". Quotidiani divisi. Il Fatto: Pd peggio di Berlusconi, bavaglio a pm e cronisti. Libero: addio intercettazioni, finalmente. "Discuteremo e cambieremo, via il divieto di frasi integrali". Ci sarà tempo fino al 3 novembre per trovare l'intesa" ripete Orlando a Repubblica, chiedendo un confronto su temi impegnativi come l'udienza stralcio: "Se è obbligatoria, i tempi si allungano". Il testo del decreto non piace neppure alla Fnsi. Il segretario Lorusso a Repubblica: "Così la politica regola i conti con i giornalisti. Non andremo all'incontro, ma manderemo le osservazioni".

ESTERI
In Messico il terremoto peggiore dal '32: magnitudo 8.2, almeno 60 le vittime (Sole e tutti). Terrore e crolli nel Chiapas: molti turisti intrappolati sotto le macerie di un hotel. Perché ci sono state poche vittime, nonostante la potenza della scossa si chiede il Messaggero. Nel 1985 con un sisma simile morirono 15 mila persone. Stavolta epicentro lontano dalle zone abitate.
Negli Usa Miami in trincea aspetta l'uragano Irma (Repubblica). Razzia ai supermarket, file in autostrada per scappare. Oggi le prime forti piogge: c'è un calo di intensità a livello 4, ma si prevede la risalita a 5, potenza distruttiva devastante. Chiude anche la "Casa Bianca"della Florida. Il governatore Rick Scott: "Andate via". Per l'emergenza il Congresso stanzia 14 mld di dollari (Messaggero)
Sul Corriere cosa accade davvero in Libia con gli scafisti. Tutto ruota intorno ad "Al Ammu", lo zio, diventato il bandito più famoso della regione, contrabbandiere di petrolio, trafficante di essere umani e ora "poliziotto anti migranti" per eccellenza. Sarraj e gli italiani si sono assicurati la sua collaborazione in cambio di almeno 5 milioni di euro e la promessa di legalizzare le sue milizie. Risultato: porti vuoti, spiage deserte, nessun gommone all'orizzonte. Oltre 600 mila i nord africani in fuga rimasti "imprigionati" nell'imbuto libico. Ed è una prigionia senza speranza. Intanto i migranti riaprono la rotta tunisina (Stampa). Teoricamente i confini del Paese sono blindati ma nella pratica le cose sono molto diverse. Il ministro degli Esteri tunisino Jhinaoui alla Stampa: "L'Europa è il nostro partner naturale, l'esperienza tunisina merita attenzione e supporto. Ma centri per immigranti non possiamo accettarli, per ragioni di sicurezza e per l'opinione pubblica".

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