Commentario del 3.01.2016

IN PRIMA PAGINA
Politica in primo piano. Su tutti il codice Grillo sugli indagati, varato il documento etico M5S: "Chi è sotto inchiesta non deve dimettersi" (Corriere e tutti). Politiche sociali, il ministro Martina a Repubblica: "Via subito al reddito di inclusione per aiutare i poveri". L'Unità riporta un sondaggio Swg secondo cui gli italiani chiedono al nuovo anno più giustizia sociale. Ampio spazio anche ai fatti esteri. L'Isis rivendica la strage in Turchia, caccia a un killer cinese: otto arresti (Sole e tutti). L'ambasciatore turco Murat Salim Esenli al Messaggero: "Ue e Ankara sulla stessa barca". Da Istanbul all'Iraq, l'Isis alla campagna dell'anno nuovo (Stampa). Il Corriere intervista  il generale libico Haftar, l'uomo forte di Bengasi: "Roma cambi strategia". Nelle pagine finanziarie domina il rally con le banche a Piazza Affari (Sole). Partenza a razzo di Banco-Bpm (MF), esordio boom in Borsa con +9,08 (Sole). Intanto su Mps, per Giornale il M5S vuole una banca e punta agli sportelli online di Mps. Mentre il governo cerca Berlusconi per salvare Montepaschi. Gian Maria Gros-Pietro (Intesa Sanpaolo) al Sole: "L'eccesso di regole frena il credito". Fatto, in apertura, torna sulla promessa di Renzi del dicembre 2015 di una "commissione parlamentare sulle banche": un anno dopo, rapina impunita.

ITALIA-ECONOMIA
"Correggere i voucher, ma non abolirli e completare il Jobs Act con i pilastri delle politiche attive": la leader Cisl, Annamaria Furlan, al QN (in prima e p.3) e Corriere (p.29) scarica la Cgil: "Il voto sul referendum sul Jobs Act è un errore, temi così delicati difficilmente trovano risposte con i voti popolari". Su La Nazione (p.16) parla Antonella Mansi, che sugli effetti della riforma del Lavoro dice: "Ho una impressione positiva, ha dato a molte persone la possibilità di progettare la vita con un orizzonte di riferimento più stabile". Sull'Unità (p.9) l'intervento di Pietro Reichlin: "Una sinistra moderna deve saper dire no ai referendum sul lavoro, con la vittoria dei Sì si aggraverebbero i problemi senza avere più diritti per i lavoratori". Di segno opposto l'analisi di Genovesi, Segretario Fillea Cgil, che all'Unità (p.9) si dice convinto che "con la vittoria dei Sì sarebbe possibile aprire una nuova pagina". Contrario all'abolizione dei voucher il giuslavorista Tiraboschi, che a Repubblica (p.12) dice: "Un mercato del lavoro come il nostro, con molto nero, non può privarsi di uno strumento come questo, anche se va usato in modo corretto. Bisognerebbe tornare alla riforma Biagi, vincolandoli ai lavori occasionali che non hanno mercato". Intanto è polemica a Torino, ma anche in altre città, per l'utilizzo di voucher da parte degli enti locali nei servizi (Repubblica p.12). Tiraboschi: "E' una battaglia di retroguardia. Non c'è nessuno scandalo nell'utilizzo da parte degli enti locali". Intanto il governo ha messo tra le priorità l'occupazione, in particolare quella giovanile, insieme al rinnovo dei contratti nella P.a. (Unità p.8). Il ministro Martina a Repubblica (in prima e p.10) annuncia il lavoro per un decreto a sostegno del reddito d'inclusione: "Bisogna concretizzare la misura in tempi rapidi per contrastare la povertà. L'Istat ha certificato 4,5 mln di persone che hanno varcato la soglia della povertà assoluta, e un minore su tre è a rischio: è a loro che bisogna dare priorità". Entrando nello specifico del reddito d'inclusione, spiega: "Sarà un sostegno finanziario non assistenziale che riguarderà nella prima fase famiglie con minori, per poi ampliare il bacino". E a chi accusa di mancia elettorale, replica: "E' un provvedimento atteso da anni, per la prima volta abbiamo risorse strutturali". E Repubblica (p.11) riporta i numeri che mostrano come il numero dei poveri sia passato da 1,8 mln del 2007 ai 5 mln attuali: le più colpite sono le nuove generazioni, ma in Italia la lotta alla povertà può contare con una spesa di solo lo 0,1% del Pil contro una media Ue dello 0,4%. Sull'UNità (in prima e p.7) un sondaggio Swg rivela le aspettative degli italiani per il 2017: ingiustizie sociali, precariato e povertà sono gli elementi che più preoccupano, insieme al timore di perdere il posto di lavoro. Disgusto e rabbia sono i sentimenti dominanti, indirizzati in prevalenza a corruttori, poteri forti e banche.

ITALIA-POLITICA
La notizia del giorno è il nuovo codice etico del M5S, che sarà votato oggi dalla base. Chi è indagato può non dimettersi: questa la novità più importante, accompagnata dall'obbligo di informare il gestore del sito (Casaleggio) di eventuali procedimenti penali (su tutti). "La virata di Grillo agita il Movimento" titola il Corriere (p.10), mentre Giornale (p.8) parla di "garantismo di comodo". Per Calabresi (Repubblica in prima e p.25) l'intervento di Grillo è giusto per il principio che esprime e serve a ristabilire elementi di correttezza nel rapporto tra politica e magistratura. Di diverso avviso Nordio (Messaggero in prima e p.20) secondo cui la decisione del M5S conferma che la politica è subalterna alla giustizia. Il senatore pentastellato Buccarella al Corriere (p.10): "C'è equilibrio tra presunzione di innocenza giudiziaria e possibilità di difendere l'immagine del Movimento". Sul web valanga di critiche tra i sostenitori M5S, anche se in molti sono favorevoli alla svolta (Repubblica p.3). L'ex pm e ministro Antonio Di Pietro a Repubblica (p.5) parla di "codice saggio, da partito con i piedi per terra".
Legge elettorale, Guerini (Pd) al Messaggero (p.8): "Abbiamo proposto il Mattarellum, ora si discuta: non siamo disposti a perdere tempo". La replica di Romani (FI) al Corriere (p.13): "Il Mattarellum non è la soluzione ad un sistema tripolare". Intanto nel centrodestra è pressing su Berlusconi, invitato a ragionare sul Mattarellum per evitare di andare al voto con le regole che usciranno dalla Consulta (Messaggero p.8). Il leader di Fi continua a sostenere il ritorno al proporzionale, provando a smuovere il Pd. "Tornare a un sistema in cui accordi e alleanze si costruivano dopo il voto apparirà un inciucio" avverte Toti (Giornale p.7). Brunetta al QN (p.6): "La grande coalizione è una scelta di emergenza ma il centrodestra unito può vincere". Ma per Libero (p.10) i dem non accetteranno un sistema che potrebbe portare Fi, Lega e FdI a superare il Pd.

EUROPA
Turchia, l'Isis rivendica la strage di capodanno: "E' stato un nostro soldato, colpita la Turchia infedele". Prosegue la caccia all'uomo, arrestati 12 sospetti: si cerca un cinese uiguro (su tutti). "Attentato è un messaggio contro le nostre truppe che combattono l'Isis. Risponderemo con la rabbia" ha detto il presidente turco Erdogan. Per Negri (Sole in prima e p.6) è una guerra che riguarda anche l'Europa  perchè, mentre il Califfato perde terreno, il ritorno dei foreign fighters è un problema di sicurezza per l'Ue. All'Unità (p.2) parla il vice ministro degli Esteri Mario Giro: "Anche noi rischiamo di finire nel caos, serve molta attenzione contro i foreign fighters di ritorno". Sul Messaggero (in prima e p.5) parla l'ambasciatore turco Murat Salim Esenlis: "C'è un accordo di fondo tra i terroristi curdi, jihadisti e seguaci di Gulen contro Ankara. Ma la Turchia è unita e combatte il terrore, ma è difficile far capire che stiamo difendendo anche i valori europei". L'esperto Salt alla Stampa (p.6): "Turchia nel mirino per il doppio gioco col Califfo, ma Erdogan ora dipende da Putin e sta studiando un piano per sfilarsi dalla Siria senza danni collaterali". Intanto Corriere (p.6) parla di "scure di Erdogan" sui media: per i reporter, raccontare la verità dalla Turchia è sempre più pericoloso e giornali come il NYT decidono di non firmare gli articoli. In Italia, contro il rischio terrorismo, il Viminale studia la stretta sulle richieste di asilo: un solo grado di giudizio per accelerare il percorso di espulsione degli irregolari (Messaggero p.7 e tutti). Intanto la Ce lancia il "Corpo europeo di solidarietà". Per Giornale (p.1 e 8) "un nuovo eurocarrozzone".
Libia, al Corriere (in prima e p.9) parla il generale Haftar, uomo forte di Bengasi: "Vorremmo cooperare con Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, ma il governo di Roma ha scelto di aiutare solo l'altra parte della Libia, ci saremmo aspettati maggior cooperazione. E non abbiamo apprezzato il discorso di fine d'anno del capo di Stato Maggiore italiano: ha detto che l'Italia sostiene le milizie di Misurata, ma i Paesi stranieri non interferiscano nei nostri affari interni".

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