Commentario del 5.11.206

IN PRIMA PAGINA
Economia ed esteri in primo piano su tutti i giornali. Per gli arresti di curdi e oppositori la Turchia torna nel mirino dell'Europa: "democrazia ferita" (Corriere, Messaggero). Erdogan taglia i ponti con l'Europa e l'Occidente. Economia sempre più a rischio (Sole). Spazio anche alle elezioni Usa: Clinton non ha i 270 grandi elettori. Ultimo brivido sul voto americano (Messaggero e tutti). Sulla Stampa le voci di un attentato di Al Qaeda a New York. Borse nervose. A Milano vendite sui decennali: spread oltre quota 160 (Sole). Sul fronte interno la ripartenza del mercato di case e mutui (Stampa) e i calcoli della pensione anticipata (Sole, Messaggero). Su Sole e tutti il decreto post terremoto, con regole semplificate per riprendere l'attività produttiva. In arrivo i container per i terremotati (Italia Oggi). Vaticano contro Radio Maria per il "terremoto punizione di Dio" (Corriere, Messaggero e tutti). In politica sono i giorni della Leopolda. Cuperlo verso il sì a Renzi, Berlusconi ribadisce il suo no al referendum (Corriere). Dal procuratore Gratteri affondo contro il governo: "Non lotta contro la corruzione" (Fatto). Su tutti Facebook sotto accusa in Germania e in Italia per i post non rimossi. Soro: "Regole più severe, la dignità non si calpesta" (Mattino).

ITALIA-ECONOMIA
"Nel 2017 tasse giù per 23,4 miliardi" (Repubblica p.29 e tutti): Padoan contrattacca sulla manovra e anticipando le audizioni di Bankitalia, Corte dei Conti e Upb (in agenda lunedì) difende gli effetti macro della manovra. "La crescita si sta irrobustendo", nel 2017 le tasse caleranno e sullo spread rimanda al rischio politico: "La tendenza è cambiata perché ci sono timori che si interrompa l'azione di politica economica del governo". Attesa per le previsioni macroeconomiche su deficit, pil e debito che Bruxelles pubblicherà mercoledì per valutare eventuali scostamenti tra quanto stimato in Italia e i calcoli della Commissione (Corriere p.41). Dal sottosegretario Nannicini le slide sui punti più controversi di manovra e decreto fiscale. "L'Ape non è un regalo alle banche e al pensionato non costerà più del 2-5,5% sull'assegno – la premessa – la trasformazione di Equitalia pone le basi per cancellare l'aggio sulla riscossione". Ma la Cgil "gufeggia" e giudica la manovra pessima: non è espansiva, non aiuta la crescita, non allevia le disparità sociali e c'è il rischio che abbia bisogno di una manovrino bis in primavera (Manifesto p. 8). Su tutti anche il decreto sul sisma, varato ieri dal consiglio dei Ministri: prevede assunzioni nei comuni terremotati, la fornitura di container e moduli abitativi provvisori, la messa in sicurezza delle opere d'arte e interventi rapidi di riparazione di danni dei privati. "Boom delle vendite di case. Crescono anche i mutui" (Stampa p.6 e altri). Tra aprile e giugno compravendite a +20,6% rispetto al 2015, ai massimi dal 2011. In rialzo del 24,5% i mutui accesi. A spingere i mercati sono i tassi bassi e la sfiducia in altri investimenti ma le tasse alte frenano la corsa del mattone. L'economista Daveri alla Stampa (p.6): "E' un fatto positivo ma non durerà se i redditi continuano a ristagnare. E non si può parlare di una vera crescita finché non verrà riassorbito l'invenduto pre-2010".

ITALIA-POLITICA
Dopo-referendum, il Colle punta, qualsiasi sia l'esito, a rispettare la scadenza del 2018 (Messaggero p.8): se vincesse il Sì Mattarella pronto alla "moral suasion" su Renzi, se vincesse il No è l'incertezza del risultato elettorale del Pd, in un eventuale ballottaggio col M5S, l'argomento del Colle che potrebbe convincere il governo a restare. Franco (Corriere p.15) ragiona sulla reazione dei mercati: alcuni analisti credono che anche in caso di vittoria del Sì ci sarebbero dei rischi: il problema è l'Italicum, non la riforma costituzionale. Una vittoria del Sì potrebbe lasciare intatta la legge elettorale e spianare la strada al M5S, cosa che spaventa gli investitori internazionali. Il No, invece, potrebbe aprire ad una "svolta" proporzionale, riducendo i timori. Intanto prosegue il tour internazionale del Movimento, e alcuni investitori iniziano a mostrare segnali di interesse per la proposta pentastellata (Corriere p.17). Ennio Doris, fondatore di Banca Mediolanum, e amico di Berlusconi, al QN (p.13): "Il No non sarebbe una catastrofe. I mercati puntano sul Sì perchè si delineerebbe uno scenario più chiaro, ma se vincesse il No, al di là di qualche prevedibile giornata di volatilità, i mercati tornerebbero a ragionare su nuovi scenari". Per Vederami (Corriere in prima e p.17) nonostante Doris cerchi di apparire neutrale, nei suoi ragionamenti di intravede una diversità di vedute rispetto a Berlusconi. Il presidente di Fi dopo aver atteso invano un'apertura di Renzi al dialogo, è deciso a dare battaglia a favore del No (Stampa p.8 e tutti). Ma nel centrodestra restano dubbi sul dopo voto (Sole p.7). Ieri al via la Leopolda. Ma stavolta – commenta Repubblica (p.13) – c'è lo spettro sconfitta. L'ideologia dell'ottimismo non funziona più come agli esordi – scrive Folli (Repubblica p.13) -. Renzi, prigioniero della logica del plebiscito sul voto, è costretto a rilanciare, ma così facendo coalizza tutti i nemici. Cerasa (Foglio p.1) vede un Renzi con un spirito diverso rispetto ala passato: per la prima volta ha qualcosa da perdere (il referendum).

EUROPA
"Su Brexit non cambia nulla" (Sole in prima e a p.18) la linea di Theresa May sul verdetto dei giudici che rimanda la Brexit in Parlamento. Aspettando l'esito del ricorso alla Corte Suprema, conferma l'exit secondo le procedure dell'articolo 50 dei Trattati. Reazione furibonda dei tabloid inglesi contro i giudici "nemici del popolo": "Giudici scossi dalla reazione populista" (FT p.4). Settimana no anche per la Borsa di Londra, che ha chiuso a –4%. Banche irritate per l'incertezza, City inquieta per il possibile esodo di banche e multinazionali (Messaggero p.13). Costituzionalisti divisi sul responso dell'Alta Corte. Sul Sole (p.18) il parere dello storico e costituzionalista Bogdanor: "La Brexit non si fermerà. Per ribaltare la volontà espressa il 23 giugno servirebbe un altro referendum. Se il Parlamento si metterà di traverso si andrà alle urne". Parallelamente si continua a ragionare su come evitare le conseguenze della Brexit. Liberali al lavoro per creare un fronte transpartitico per emendare la legislazione così da trovare il modo di garantire la partecipazione britannica al mercato interno. Su Repubblica (p.4) viaggio nella Scozia che spera dopo lo stop alla Brexit: "Restiamo in Europa o addio al Regno Unito".

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