Commentario del 22.11.2016

IN PRIMA PAGINA
"Sì o No, avanti con le riforme": sulla Stampa parla il governatore di Bankitalia Visco. "L'agenda italiana non può cambiare". Su QN intervista a Renzi: "Un Sì antisistema": "col referendum abolisco sprechi e poltrone". Tremonti: "Ma il mondo del premier è già finito" (QN). Scontro tra Renzi e Grillo: chi vota Sì è un serial killer (Unità). Sui mercati cresce l'allarme Italia (Repubblica e tutti). Il Giornale: se l'Italia rischia è colpa dei conti. Sul Sole le ultime stime dell'Istat: pil "limato" allo 0,9% nel 2017. Spazio anche alla manovra: sul Messaggero gli sgravi per assumere giovani nel centro-sud. Sul Sole i 100 milioni dell'Inail per le scuole. Sul Fatto la "mancia" per Trento e Bolzano: 1,4 mld da spendere. Ieri Equitalia sotto attacco hacker: fisco e privacy da tutelare (Sole). Usa: sul Corriere i conflitti di interesse di Trump. Germania Merkel volta pagina su migranti e Islam (Stampa). In Francia batosta Sarkozy (Messaggero). In primo piano su tutti la svolta del Papa: "Assoluzione per l'aborto" (Sole). Il Foglio: l'aborto va nello scaffale più basso.

ITALIA-ECONOMIA
"La politica economica non sia prigioniera dell'emergenza": con un'intervista alla Stampa (in apertura e a p.2) il governatore di Bankitalia Visco torna sul tema referendum e mercati. "Qualunque sia l'esito lo sforzo di rendere il nostro ambiente economico più favorevole all'attività di impresa dovrà continuare. Solo così si potrà dissipare l'incertezza che condiziona gli investimenti e frena la crescita". Nell'intervista ampi riferimenti alle banche: "Non si parli di sistema, ma di singole banche. C'è stata una recessione fortissima che non poteva non pesare. Alcune hanno reagito bene, altre non ce l'hanno fatta". Complessivamente "sinora non è stato necessario un intervento pubblico, che comunque non avviene nel nulla: ci sono regole precise. Il principio del bail in è sano: è come si attua che può lasciare a desiderare. Bisogna avere presenti i rischi per la stabilità finanziaria". Intanto l'Istat abbassa la stima del pil, a 0,8% nel 2016 e a 0,9% nel 2017 (Sole in prima e a p.7 e su tutti). Pesano la "minore vivacità" di consumi e investimenti, il rallentamento della domanda estera e le incertezze legate al riaccendersi delle tensioni sui mercati. In calo anche la disoccupazione (all'11,5%) ma resta negativa la produttività del lavoro. Dall'Inps altri dati sul lavoro (Sole p.6): nel 2015 i dipendenti del settore privato sono cresciuti del 2,8%. Merito di decontribuzione e Jobs Act. Sul Messaggero (in prima e a p.9) le misure in arrivo per il lavoro: sgravi contributivi per chi assume giovani e disoccupati al Sud per tutto il 2017, utilizzando 530 milioni di euro di fondi europei. Ma l'Inps dovrà autorizzare le imprese. In manovra 150 milioni in più per i poveri ma fa discutere l'emendamento che ha introdotto l'Iva al 5% per gondole e motoscafi (Messaggero p.9). Sul Sole (p.6) i 100 milioni di fondi Inail destinati alla costruzione di nuove scuole. Sul Fatto (p. 2) il regalo per Trento e Bolzano: 1,4 mld da spendere da oggi al 2030.

ITALIA-POLITICA
"Non è in discussione l'euro". Il premier Renzi al QN (in prima e p.2-3) tranquillizza dopo la previsione del FT, smentendo l'ipotesi di uscita dell'Italia anche in caso di vittoria del No. "Piuttosto – dice – è in gioco la lotta agli sprechi: chi è contro il sistema vota Sì". "Agitazione dei mercati è dovuta alla poca chiarezza sulla risposta successiva all'esito": il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, alla Stampa (in prima e p.2-3) ribadisce che, "qualsiasi sia l'esito del voto, bisogna proseguire lo sforzo di riforma". Intanto tutta l'Unione alle prese con il brivido referendum: "c'è un rischio-Italia per l'Eurozona" (Stampa p.5). Per Repubblica (p.6) "l'allarme Italia" può aiutare più il fronte del No che quello del Sì. Fubini sul Corriere (p.5) sostiene invece che, a prescindere da chi vinca, gli investitori non vogliono un governo concentrato solo sulla legge elettorale, ma chiedono un impegno per rendere l'Italia in grado di sostenere i suoi debiti e risolvere la crisi bancaria. Intanto Renzi al QN, tra i vantaggi della riforma, cita "la maggiore credibilità internazionale del governo, utile per cambiare l'Europa, la maggiore semplicità che aiuterà nel processo di riduzione delle tasse, e la presenza di regole uguali in tutte le Regioni per chi perde lavoro". Ma l'ex ministro Tremonti al QN (p.4) attacca: "Renzi corre dietro a un mondo finito e la riforma va nella logica del mondo che sta finendo, che considera la velocità fine a se stessa un valore". Ieri nuove scintille Grillo-Renzi. Il fondatore del M5S lo ha definito un "serial killer" delle future generazione. La replica del premier: "Pensi al caso firme a Palermo". E Napolitano polemizza: "Ormai toni aberranti" (su tutti). Per Folli (Repubblica p.9) questi toni sono un pessimo presagio per il dopo, quando bisognerà ricucire il Paese. Per Sorgi (Stampa p.9) la polarizzazione Pd-M5S è una strategia del premier per motivare la parte pigra dell'elettorato di centrosinistra e mettere in guardia quello di centrodestra. Renzi, al QN: "La rottura del Nazareno ha complicato la partita, ma molti elettori di centrodestra voteranno Sì contro gli estremisti di destra e Grillo". Intanto Berlusconi pensa ad un nuovo "predellino" (Corriere p.4) e ribadisce che non bisogna aver paura della vittoria del No.

EUROPA
"May come Trump: alle imprese tasse al 15%" (Stampa p.13 e altri): la promessa ai vertici dell'industria britannica, preoccupati per il salto nel vuoto della Brexit. "Vogliamo raggiungere l'accordo che funzioni meglio per il Regno Unito" ha detto la May alla Cbi. "Con la corporate tax al 15% non voglio soltanto fare del Regno Unito il Paese con il più basso corporate tax del G20 ma anche favorire l'innovazione". La premier ha anche promesso 2 mld di sterline di fondi pubblici per ricerca e sviluppo e archiviato la proposta di un coinvolgimento dei lavoratori nei cda delle aziende, facendo infuriare i sindacati. Ma la fiducia dell'establishment è sospesa: si temono buchi miliardari di bilancio per la Brexit, almeno 100 mld di sterline per il FT. E da Berlino Schauble avverte Londra: "La Gran Bretagna è ancora un paese della Ue". Proccupa il dumping fiscale che si potrebbe innescare in caso di ribasso della tassazione sulle imprese. Intanto Facebook annuncia 500 nuovi posti di lavoro a Londra entro l'anno prossimo (Corriere p.33). Mandelsohn: "Il Regno Unito resta uno dei posti migliori dove stare per un'azienda tecnologica". L'annuncio segue quelli di Amazon, Apple e Google.

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