Commentario del 08.11.2016

IN PRIMA PAGINA
Elezioni americane in primo piano. La grande paura (Repubblica). Hillary ci crede (Stampa), le Borse puntano su Clinton (Sole e Messaggero). "Gli Usa decidono chi è il meno peggio" (Fatto). Per il Giornale "Hillary fa venir voglia di tifare Trump. Però i nostri soldi votano per lei". Ma l'offensiva degli hacker potrebbe sabotare il voto (Messaggero). Ampio spazio allo scontro Renzi-Juncker sulla manovra. La Ue: sisma-migranti vale 0,1%. Renzi: "Le scuole fuori dal patto" (Sole). Juncker all'attacco: "Italia critica? Me ne frego" (Corriere). Il premier: "E' l'Europa che alza muri" (Stampa). Per il Fatto "Renzi è sbugiardato da tutti". Scontro nel Pd. Per il Sole il premier stretto tra due fuochi. Cresce l'ipotesi scissione. Bersani: "Noi fuori? Elettori già fuggiti" (Fatto). La replica di Renzi: "Noi non cacciamo nessuno". Su Stampa e Repubblica la rivolta delle donne in Francia contro il gap dei salari.

ITALIA-ECONOMIA
"Una vittoria del No al referendum italiano non cambierebbe molto, se non il fatto che solleverebbe interrogativi sulla stabilità politica e potrebbe allontanare gli investitori": sul Corriere (p.11), intervistato da Fubini, parla il commentatore del Financial Times, Martin Wolf, che paragona il voto italiano con quello inglese sulla Brexit, ma con i dovuti distinguo: "La robustezza dell'economia inglese mi ha stupito, ma la prevista caduta della sterlina c'è stata. La situazione italiana è diversa, la recessione è durata più a lungo e la fiducia è molto bassa. Se ci si iniziasse a chiedere se l'Italia sia entrata in una fase di disgregazione il Paese non riuscirà a far funzionare le sue politiche. Poi c'è un grosso rischio legato al sistema bancario". Intanto domani le stime europee sui conti italiani: in calo, rispetto alle previsioni di primavera, la crescita (allo 0,9% dall'1,3%). Deficit in salita al 2,4%, così come il debito pubblico (Sole p.8). Ieri invece Moody's ha confermato il rating sovrano "Baa2" e l'outlook "stabile" all'Italia, anche se il Paese resta sotto osservazione soprattutto per via dell'elevato debito pubblico. Scontro Juncker-Renzi sulla manovra (su tutti). "Ci accusano di sostenere l'austerità, me ne frego" ha detto Juncker. La replica del premier italiano: "Nessuna polemica ma tiriamo dritto" (su tutti). Per la Stampa (p.9) Renzi è convinto che le parole di Juncker nascano "dall'imbarazzo di Bruxelles". "Non può fregarsene di quello che dice un Paese come l'Italia" dice il viceministro Zanetti a Libero (p.7). Smorza i toni Moscovici: "Pronti a tenere in considerazione la flessibilità, Italia in prima linea sugli immigrati". Per Pesole (Sole in prima e p.8) il punto è capire se vi sia in Ue consenso sull'abbandono delle politiche di rigore e sull'impostazione che, attraverso la flessibilità, punti sulla crescita. Intanto domani le stime europee sui conti: in calo, rispetto alle previsioni di primavera, la crescita (allo 0,9% dall'1,3%). Nel frattempo la legge di Bilancio è all'esame delle Autorità in Parlamento: pareri sostanzialmente positivi. Giudicata "possibile" la crescita dell'1% per il 2017, anche se restano i dubbi sulle coperture. "Scommettiamo che i conti torneranno?" dice a Libero (p.7) il viceministro Zanetti.

ITALIA-POLITICA
Molti commentatori politici vedono nello scontro Scontro Governo-Commissione Ue sulla manovra una strategia dell'esecutivo per spingere il Sì al referendum. Secondo Salvia (Corriere p.10) è una strategia cercata da Renzi, da spendere per la manovra di bilancio e per il referendum. E anche per Franco (Corriere p.13) si tratta di un'arma per il voto di dicembre: in larghi settori dell'opinione pubblica l'Europa resta un facile bersaglio. Ue e sinistra Pd, per Palmerini (Sole in prima e p.23) Renzi è tra due fuochi, ma ha scelto di trasformare questi due argomenti come elementi della campagna elettorale per il referendum. E l'altro tema caldo è proprio lo scontro nel Pd. "Se lui dice fuori, bisognerà rassegnarsi" spiega Bersani, che accusa Renzi di "arroganza" (Repubblica p.12), poi dice "gli elettori fuori ci vanno da soli" (su tutti). Anche se precisa: "Il partito è casa mia". La Serracchiani a Bersani: "Non fare la vittima". "Non cacciamo nessuno" dice il premier, che attacca la minoranza "che vuole dare una spallata al governo" (Fatto p.5). "Per tenerli dentro abbiamo fatto tutto il possibile – dice Renzi ai suoi (Stampa p.10) -. Che dovevamo fare, fustigare chi ha urlato 'fuori'?". Fassino all'UNità (P.5) chiede "toni moderati". Poi si rivolge all'opposizione interna: "Basta con il No pregiudiziale, abbiamo un destino comune". Per il Messaggero (p.8) è corsa ad anticipare il congresso Pd. Per Repubblica (p.13) il 5 dicembre sarà "big bang": se vince il No la minoranza chiede la resa del segretario. Se vincesse il Sì i ribelli verso l'addio "a meno che – dicono – Renzi non cambi linea". Il viceministro Zanetti a Libero (p.7): "Di fatto la scissione c'è già. C'è una minoranza (Cuperlo) che resta nel partito, e una (Bersani) che è ormai un partito parallelo". Verdini alla Stampa (p.11): "Il Pd è finito, per il centro che vogliamo costruire si aprono praterie in una coalizione con il Pd. La minoranza Pd finirà ai margini della vita politica". Convinto invece della permanenza dei "ribelli" dem Cofferati, che alla Stampa p.11, dice: "Solo D'Alema rischia se vincerà il Sì".

ESTERI
Oggi il voto Usa: Clinton risale nei sondaggi dopo la retromarcia dell'Fbi sul caso email, ma sarà testa a testa. Effetti del voto sulla Borsa americana: come Messaggero e MF, anche il Sole apre con "Le Borse puntano su Clinton", legando il +2,22% di Wall Street al recupero della candidata democratica; gli analisti prevedono che in caso di vittoria della Clinton la Borsa andrebbe su di 2-4 punti, se vincesse Trump calo del 3-11%. Per Giornale (p.4) ilsuccesso di Trump farebbe volare farmaceutici e difesa "ma il Made in Italy tifa Hillary". Intanto, 6 americani su 10 insoddisfatti comunque vada (Sole p.5).
"Brexit, ecco perchè gli inglesi non possono tornare indietro": su MF (p.7) il caso inglese e la questione della competenza sull'uscita di Londra dall'Ue. Non è stato il Parlamento a sollevare l'aspetto della competenza: dopo aver chiesto ai cittadini di decidere, il Parlamento ha troppo rispetto per la sua storia per chiedere a un giudice di restituirgli un potere che aveva liberamente deferito al popolo. Gina Miller, Fund manager Scm Direct al Sole (in prima e p.3): "In Inghilterra si andrà ad elezioni anticipate, quasi sicuramente la prossima primavera. Il governo non ha un piano preciso per uscire dall'Ue, dovrà accettare il voto del Parlamento".

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