Commentario del 3.11.2016

IN PRIMA PAGINA
Terremoto e referendum in primo piano. Ira di Renzi contro Alfano: no al rinvio del voto (Repubblica). Ma per i sindaci del sisma il referendum andrebbe rinviato. Ieri Mattarella nelle zone colpite: "Impegno fino alla fine". Renzi: i fondi ci sono, no extradeficit (Sole). Il Tesoro: nel 2017 interventi per sei miliardi (Stampa). Ma per il Giornale ne mancano 2. Dall'Istat allarme sulla produttività: cala in Italia ma corre nella Ue (Sole). Gutgeld: "La crescita è debole ma cala il divario con la Ue" (Corriere). Intanto la campagna elettorale continua. Di Maio in missione in Europa per le "buoni ragioni del No" (Corriere). Bersani in tour, passa dal ni al no (Fatto). Orlando a l'Unità: "Senza una vittoria del sì bloccata la stagione delle riforme". Per il Giornale "arriva la tempesta perfetta": ieri Borse in caduta per le banche e per il voto americano (Sole, MF). Trump rimonta, sale la paura (Repubblica, Stampa). Obama attacca l'Fbi sulle email di Hillary: non si agisce così (Corriere).

ITALIA-ECONOMIA
"Non faremo extra deficit, per ora i soldi necessari ci sono" (Sole p.11). Renzi, su Radio 24, garantisce che le risorse per la ricostruzione post-terremoto  ci sono, sono nella legge di Bilancio e sono in linea che le regole europee. Su Repubblica (p.15) il richiamo di Lars Feld, uno dei cinque "saggi" del governo tedesco, sulle spese del terremot: "Il problema è misurare quanti soldi servono e quanti ne vengono spesi effettivamente. Renzi cerca di ritagliarsi più flessibilità di quanta ne serva davvero". Quanto alla prevenzione, in Italia non sempre ha funzionato". Ma i dubbi sulle cifre realmente in manovra per la ricostruzione (600 mln invece dei 3,4 mld di conto presentato a Bruxelles) persistono anche in Italia. Ieri il Tesoro ha precisato che i fondi previsti tra emergenza, messa in sicurezza del territorio e degli edifici pubblici, interventi di ricostruzione non assommano a 600 mln ma a 6 mld di euro. Renzi ha parlato di "uno spazio di 3 mld nel 2017 che diventano 5 o 6 nel 2018". Se poi ci sarà bisogno di ulteriori spazi di deficit si prenderanno: "al momento non v'è necessità". Ma Roma non ha ancora avanzato alla Ue la richiesta dei fondi europei per le emergenze: la Ue, fanno sapere da Bruxelles, è a disposizione delle autorità italiane, purché si facciano sentire. In un'intervista al Corriere (p.5) Gutgeld difende la manovra. E sul riacutizzarsi della tensione sui mercati dice: "Pesa l'incertezza legata al referendum. Con un sì il problema non dovrebbe più sussistere". Intanto dalla manovra saltano 28 norme: la Commissione Bilancio della Camera ha cassato norme e micronorme troppo settoriali. Stop agli interventi a favore di Anas, Manifattura Tabacchi, Ilva (Sole p.11 e tutti). "Produttività, Italia ultima in Europa" (Sole p.6): nel 2015 produttività del lavoro in calo dello 0,3% contro l'aumento medio nella Ue dell'1,6% e del 1,1% dell'eurozona.  Tra il 1995 e il 2015 il valore aggiunto per ora lavorata è cresciuto dello 0,3% annuo contro l'1,6% europeo. "La crescita è debole ma cala il divario con la Ue" dice il commissario alla spending review Gutgeld al Corriere (in prima e a p.5).

ITALIA-POLITICA
"Spero che la riforma passi": uno dei saggi del governo tedesco, Lars Field, a Repubblica (p.15) spinge per il Sì al referendum, "che – dice - renderebbe il sistema politico in grado di agire. Se fallisse si creerebbe incertezza sui mercati". Il ministro Orlando all'Unità ( in prima e p.5): "Il Sì tiene aperta una prospettiva di riforme, con il No diventa difficile. I mercati internazionali sono inquieti, per questo lo spread è tornato a salire". Intanto la London School scommette sul No: un'analisi sui sondaggi degli ultimi 2 anni vede oltre il 90% di possibilità di vittoria dei contrari (Repubblica p.15). Di Maio (M5S) al Corriere (in prima e p.6): "Con il No vincerebbe la possibilità di cambiare il Paese. Se vincesse il Sì perderemmo il diritto di votare i senatori e i cittadini non avranno né più sicurezza, né più sanità, né un miglioramento economico". In campo per il No anche Bersani (su tutti). Per la Stampa (p.6) in caso di vittoria del No Renzi si dimetterebbe, ma potrebbe accettare un reincarico da Mattarella per una nuova legge elettorale e andare ad elezioni entro il 2017. Intanto tiene banco il possibile rinvio delle urne. Il ministro Alfano ieri: "Se l'opposizione fosse disponibile, sarebbe da prendere in considerazione" (su tutti). Ma le opposizioni non ci stanno. Renzi: "Ipotesi surreale". Di Maio al Corriere (in prima e p.6): "Alfano ha provato a rinviare perchè hanno paura, e il premier ha dovuto mettere una pezza". La replica del ministro Orlando all'Unità (p.5): "Mai avuto intenzione di rinviare, Alfano l'ha proposto a nome del suo partito". E intanto l'appello a rinviare arriva dai sindaci delle aree colpite dal sisma: "Impossibile organizzare il voto" (Stampa in prima e p.7). Il presidente del comitato per il No, Alessandro Pace, alla Stampa (p.7): "Rimandarlo sarebbe una violazione delle norme costituzionali", ma Cicchitto su Libero (in prima e p.8) rilancia: la consultazione va spostata, in queste condizioni è irregolare. Per Verderami (Corriere p.3) c'è il patto sulla legge elettorale dietro lo scontro sulla data. Secondo Franco (Corriere p.26) le motivazioni per il rinvio ci sarebbero ma si aggiungerebbe altra tensione. Per Sorgi (Stampa in prima e 29) il rinvio era politicamente impraticabile, ma resta in piedi in attesa della decisione Tribunale di Milano che potrebbe rimandare il giudizio alla Consulta. Fatto (in prima e p.2): governo e Consulta si palleggiano il rinvio perchè il Sì è sotto di 4 punti.

EUROPA
"Borse, spread, effetto Trump. C'è aria di tempesta perfetta" (Giornale in apertura e a p.5 e su tutti). Le tensioni politiche interne e internazionali penalizzano i mercati. Milano la peggiore in Europa, cede il 2.51% anche per la debolezza del settore bancario. Lo spread BTp-Bund sfonda 160 punti e ripiega a quota 153. Per MF (p.3) a entrare in campo massicciamente è stata la Bce, nonostante Draghi e il suo qe siano di nuovo nel mirino di Berlino. Pesano le preoccupazioni sul voto americano, amplificate in Italia dal nodo referendum (Sole p.3). Il Wsj (in apertura e a p.6) suona l'allarme per le imprese straniere: la vittoria di Trump ne pregiudicherebbe gli interessi negli Usa. Viceversa, per James Bateman (Fidelity International) una vittoria di Donald aiuterebbe le aziende Usa (MF p.2). "Wall Street contro un candidato repubblicano una correlazione impossibile", scrive Platero sul Sole nello speciale elezioni (p.13 e seguenti).  Trump non piace perché promette di scardinare un ordine multilaterale che in 70 anni ha incoraggiato investimenti e commerci internazionali, perché dimostra ostilità nei confronti del sistema bancario e una imprevedibilità figlia della non conoscenza di procedure, dossier, contenzioni internazionali e interni. "Per questo Wall Street teme Trump e preferisce Hillary". Stessa analisi sulla Stampa (p.5) del Nobel Eugene Fama: "I mercati temono il protezionismo e lo stop alla globalizzazione". Su Repubblica (p.3) intervista a Fukuyama: "Con Donald rischio autoritario, ma i ceti bassi si sono fatti sentire". Intanto la Fed rimanda ogni decisione sui tassi ma potrebbe alzarli a dicembre (Sole e MF p.2).

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