Commentario del 24.10.2016

IN PRIMA PAGINA
"La manovra non va": su Repubblica anticipazioni della lettera di Bruxelles a Roma. "Stop alle una tantum e deficit solo al 2,2%". Richiamo al governo anche dalla Boldrini: "Subito il testo della manovra in Parlamento". Renzi tiene il punto e sfida la Ue: "La manovra non cambierà". Libero contro la Commissione: siamo in mano ai gangster. Spazio anche alle novità sul piano fiscale (Messaggero, Sole). Su QN l'avvento dell'Agenzia per il lavoro. Del Conte: "Ecco il bonus di ricollocazione". Sul Corriere il ritorno in gioco dei sindacati: disintermediare ora fa paura. Spazio anche alla politica.  Oggi alla Camera la legge M5S che dimezza la paga dei parlamentari (Fatto). Renzi: "Onorevoli pagati secondo le presenze" (Messaggero). Il Giornale: se vince il sì più soldi ai politici.  Il Fatto contro Mattarella: "vota Sì", scrive Scalfari. E lui zitto. Sul Foglio le acrobazie referendarie del Cav e il vangelo secondo De Luca. Su Libero parlano Parisi e Mastella. Sul Tempo intervista a Pera: "Il sì salverà il nostro Paese e il cavaliere". Sul Messaggero la lobby in campo per salvare il vitalizio dei politici. Dalla Ue: la fuga delle banche da Londra (Corriere, Messaggero), la svolta in Spagna col nuovo governo Rajoy (Messaggero), lo sgombero della "giungla" di Calais (Stampa).

ITALIA-ECONOMIA
"Stop alle una tantum e deficit solo al 2,2%": Repubblica (in apertura e a p.6) anticipa la lettera di richiamo a Roma sulla manovra firmata dalla Commissione Ue. Bruxelles sarebbe pronta a riconoscere l'aumento delle spese sui migranti mentre sul sisma accetta di scorporare dal deficit la ricostruzione delle zone colpite ma non il piano per mettere in sicurezza tutte le zone a rischio del Paese. Di qui la richiesta di ridurre dal 2,3% al 2,2% il deficit 2017: uno sforzo di 1,6 mld, che arriva dopo la concessione all'Italia di flessibilità per 19 mld lo scorso anno e altri 15 per quest'anno. Renzi sminuisce - "Il problema non è lo 0,1%" – e torna a contestare il Fiscal compact. Per Repubblica la Commissione cercherà di offrire tempo al governo italiano, rimandando a dopo Natale l'eventuale bocciatura definitiva dei conti e l'apertura della proceura di infrazione. Roma non è l'unica in questa situazione ma a Bruxelles non è piaciuta l'intervista di Padoan ieri su Repubblica per parole "ingiustamente dure" contro la Commissione. Anche la Stampa (p.3) riferisce l'irritazione di Bruxelles: "L'Europa rischia la fine non rispettando le regole". La tensione resta alta con Renzi che ha scatenato i suoi contro Bruxelles: la speranza è che lo scontro duri fino al referendum, poi rientri. Diversamente, l'Italia con un deficit oltre il 2,3% sarebbe un problema per tutta l'eurozona. Clemens Fuest (Ifo): "L'Italia pensi al debito alto e non aumenti il disavanzo" (Repubblica p.6). Per la Stampa (p.2) margini per un compromesso su migranti e spese del terremoto c'è, col premier deciso a non fare nessun passo indietro. In un'intervista a Repubblica (p.7) la Boldrini richiama invece il governo alla stesura della manovra: "Il Parlamento va tutelato, il governo si sbrighi e dia subito la manovra". Altro fronte di incertezza, Equitalia: sul Corriere (p.6) il rebus delle regole del nuovo ente.

ITALIA-POLITICA
Ampio spazio sui quotidiani alla discussione, oggi e domani, alla Camera sulla proposta del M5S per ridurre le indennità dei parlamentari: previsti risparmi per 87 mln l'anno (Corriere p.8 e tutti). "Facciamo risparmiare quasi il doppio della riforma" dice Di Maio, al quale replica Renzi con una proposta che prevede il pagamento in base alle presenze: "Di Maio prenderebbe il 37%" attacca il premier. Per Libero (p.) quello di Renzi "è l'uovo di Colombo". Intanto, la proposta grillina non passerà visti i numeri a Montecitorio – scrive il Messaggero (in prima e p.6) -, ma al M5S interessa l'incasso politico: dimostrare che il Pd difende i privilegi parlamentari. Ma grazie all'escamotage sugli emendamenti, la proposta passerà in Commissione, e se ne riparlerà dopo il referendum.
Referendum, sul Corriere (p.24) l'attacco dell'ex ministro Tremonti: ddl Boschi e Italicum sono due pezzi disegnati per essere fusi in un unico monoblocco di potere. Per Tremonti la riforma è "scritta per approssimazione e appropriazione": affronta il "falso problema" della velocità legislativa, non riduce i costi e non limita i poteri del Senato agli aspetti territoriali ma, pretendendo di regolare l'Europa, gli dà una competenza quasi universale. All'attacco anche Stefano Parisi, che a Libero (in prima e p.7) ribadisce che "la riforma non cambia nulla, e dove cambia, cambia in peggio: si fanno sempre le cose a metà. Oggi – dice – bisognerebbe realizzare una vera sussidiarietà: lo Stato deve lasciar fare alla società perchè il servizio pubblico non è il servizio fatto dal pubblico, ma per il pubblico". Marcello Pera, tra i fondatori di Fi, al Tempo (in prima e p.5) invita a votare Sì "perchè  il voto a favore salverà il Paese". Laura Boldrini smorza i toni, sottolineando le preoccupazioni della Camera per il "ritardo" della legge di Bilancio, a Repubblica (p.7) dice: "Tensione eccessiva sul voto: appuntamento importante, ma c'è bisogno di fare anche altro e c'è un dopo-referendum nel quale l'Italia ha di fronte sfide rilevanti". Fatto (in prima e p.2) attacca Mattarella: secondo Scalfari vota Sì, lui non nega. "Arbitro giocatore" è l'accusa del Fatto. Padellaro invita il Quirinale a chiarire, perchè stavolta – scrive – il silenzio di Mattarella confermerebbe le ipotesi peggiori.

EUROPA
"2017, fuga da Londra, le banche traslocano nelle capitali Ue": Repubblica (p.9) e tutti riprendono l'intervento del presidente della British Banker's Associaition Browne sull'Observer, secondo il quale le banche della City londinese sarebbero pronte a trasferire sul continente parte delle loro operazioni. "I piani sono già stati fatti, le date decise, le modalità anche". Le più grandi si muoveranno entro il primo trimestre 2017, le più piccole entro Natale. E' la reazione alla Brexit e ai segnali poco chiari e contraddittori dati dal governo May. Sul Messaggero (p.5) un possibile scenario "collaterale": la nascita di un nuovo hub finanziario europeo a tre teste, con sede fiscale a Dublino, sede operativa a Francoforte e una base per i prodotti finanziari sempre a Londra. Francoforte che avrebbe la meglio su Borsa Italiana, nonostante Milano sia gamba importante del Lse. Un asse di questo tipo presuppone un "accordo diabolico May-Merkel" che potrebbe creare imbarazzo sia a Berlino che a Londra, scrive il Messaggero. A meno che Milano non ingrani la marcia e cerchi il suo spazio: i numeri li avrebbe, ma tra burocrazie e fisco mancano i segnali giusti dall'Italia. Guido Rosa (Aibe) al Corriere (p.2): "Milano qualche carta da giocarsi ce l'ha. Soffre però dei problemi di funzionamento generale che non sono un invito a venire nel nostro Paese: la burocrazia, la tassazione, la giustizia".

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