Commentario del 21.06.2016

IN PRIMA PAGINA
Il voto nelle grandi città e i riflessi sugli scenari politici nazionali in primo piano su tutti i giornali, con Renzi che ammette la sconfitta (Corriere) e Grillo che lo sfida: arriviamo (Stampa). Sul Corriere parla Casaleggio jr: "Non mi candiderò mai". Nel Pd e nel centrodestra è la resa dei conti. Fassino a Repubblica: "Il premier ascolti di più e affidi il partito a un suo vice". Salvini alla Stampa: "La moderazione non paga". Per le nuove sindache è subito sfida su banche e cemento (Repubblica). La Appendino apre il caso San Paolo:"Via Profumo" (Corriere). Gabetti: "Ma il cuore di Torino resta l'industria". Dalla Raggi attacco a Olimpiadi e poteri forti (Fatto). La Raggi in prima pagina anche sul WSJ, che parla di nuovi sindaci "parvenu" e di battuta d'arresto per Renzi. In primo piano anche la rimonta dei "no" a Brexit, e le Borse respirano (Corriere). Corbyn a Repubblica: "Dico no a Brexit ma la Ue così non va". Lamy al Sole: "L'Europa rischia la sua identità". Sul Sole parla anche il segretario generale della Nato Stoltenberg: "Nato più forte a Est ma senza corsa al riarmo". Sul Sole la convention delle imprese vicentine con Boccia: "Vicenza punta sull'industria 4.0".

ECONOMIA
Le Borse "votano" per Regno Unito in Europa. E volano (MF in prima e a p.2 e su tutti). Con i sondaggi e i bookmakers che danno avanti i contrari a "Brexit" tutte positive le Borse europee. Milano (+2,5%) guadagna meno della media per via dei dividendi ma non sente l'effetto Grillo. Ma i mercati misureranno il Movimento su riforme, debito, Europa e sistema paese avverte il Sole (p.10). Ieri unici titoli penalizzati in Borsa sono stati Acea e Irem, le ex municipalizzate di Roma e Torino (Sole p.4). A Torino Appendino subito all'attacco della Compagnia San Paolo: "Profumo si deve dimettere" (Repubblica p.10). Nel mirino della neo sindacata anche il presidente di Iren Peveraro. Compagnia al contrattacco: "Siamo partner leali di tutte le istituzioni perché ente autonomo". Sul Corriere (p.21) intervista a Gianluigi Gabetti: "Se penso a Grillo mi vengono i brividi. Ma la Appendino è diversa. La sua storia è legata a quella dell'Unione industriali: il padre presidente di Prima Industrie. E la cultura industriale per Torino è l'essenza della città". A Roma pronti a lasciare i manager di Ama, Atac e di Acea: per Repubblica (p.8) una slavina che rischia di cogliere impreparata la neo sindaca Raggi. A Roma in crisi anche i "poteri forti": e infatti ieri da A&F – ricorda il Fatto p.8 – Caltagirone ha comunicato il congedo dagli affari romani.  Ieri intanto dal governo ossigeno per i conti delle città metropolitane e delle Province: col decreto enti locali stop a 400 milioni di sanzioni per 76 enti (Sole p.8). Ora nuovo round con i sindaci. E dopo il voto il governo riapre i dossier economici: fisco, produttività, Pa e investimenti pubblici (Sole p.8). Sostenere la ripresa resta l'obiettivo strategico. Ieri intanto bilaterale tra i ministri Calenda e Macron: "Tra Roma e Parigi piano comune sull'acciaio contro il dumping cinese" (Corriere p.41).

POLITICA
Renzi ammette la sconfitta: vittoria dei 5 Stelle (Corriere in apertura), non voto di protesta ma di cambiamento. Grillo lo sfida: "arriviamo" (Stampa in apertura e a p.7). Ma lo stile è cambiato: "Con i toni moderati voliamo al governo". Molte le interviste e le analisi del voto, segnato dal risultato choc di Roma e Torino e dalla pesante sconfitta del Pd. "Un bagno di realtà", per Gian Antonio Stella (Corriere in prima e a p. 38). "Con tutto il vento che ha seminato il Pd ha raccolto tempesta", l'analisi di Ezio Mauro su Repubblica (in prima e a p. 41). Analisti concordi sui flussi di voto: ad Appendino e Raggi i voti della destra, a Sala quelli della sinistra (Sole p.6). Noto (Ipr) a QN (p.10): "Due elettori su tre contro Renzi". Così ora è a rischio anche il referendum (Stampa p.13). L'osservato speciale è il M5S, con Grillo che punta al governo – "l'aereo della missione impossibile è decollato" – e Di Maio che si appella a ambasciatori, investitori e giornali esteri: "Veniteci a conoscere" (Corriere p.10 e tutti). Ma il Financial Times (p.8) parla di M5S come partito anti establishment, con una linea politica ed economica altamente destabilizzante per l'Italia. Ora bisogna capire come Renzi risponderà: una sua sconfitta a ottobre sarebbe un danno per l'Italia. Il successo del M5S a Roma e Torino in prima pagina anche sul WSJ, che chiama i neo sindaci "parvenu" e parla di battuta d'arresto per Renzi.  Sul Corriere (p.9) parla per la prima volta Davide Casaleggio: "Io non mi candiderò, continuo a lavorare per la democrazia diretta nel nome di mio padre". Conferma una "cabina di regia" per i Comuni e il potenziamento della piattaforma Rousseau. Renzi sembra fare voto di "umiltà" per recuperare i voti perduti: "Collaboriamo con tutti" (Stampa p.4). Ma per il Messaggero (p.5) Renzi non pensa affatto a lasciare la segreteria e contrattacca: "Innovare, innovare, innovare". Probabile l'insediamento di una segreteria politica con Martina, Zingaretti e Rossi. Fuori Serracchiani e Carbone (Corriere p.5). E sul referendum la linea è attacco alla Casta e nessun ritocco all'Italicum.

EUROPA
I contrari alla Brexit volano nei sondaggi e le Borse si rafforzano (Repubblica p. 20 e su tutti). Le agenzie di scommesse danno il "Remain" al 72% e anche dal calcio arriva l'appello a non uscire dall'Ue: "Vitale il mercato aperto" afferma Richard Scudamore presidente della Premier League. Su Repubblica (p.21) intervista al leader laburista Jeremy Corbin: "Unione Europea non democratica, ma dobbiamo restarci e cercare di cambiarla. Milioni di posti di lavoro dipendono dai nostri legami con Bruxelles. Se portiamo più benessere altrove, l'immigrazione diminuirà".
Sul Corriere (p. 22-23), opinioni a confronto. L'anglista Iamartino scommette sul "Remain" e spiega: "Splendidi, isolati e superiori? Si, ma non si staccheranno grazie a Londra e a Shakesperare". Pro-Leave, il magnate degli hotel di lusso Rocco Forte: "Giusto andarsene, senza lacci il business crescerà. Il castello istituzionale europeo non mi piace perchè c'è un forte deficit di democrazia qui i costi sociali sono al 10%, in Europa sono al 40%-50%, il continente non è competitivo, il Regno Unito sì". Per l'economista Pascal Lamy, ex dg del Wto "se Londra esce, l'Europa perde la sua identità: Napoleone diceva che la GB è una nazione di commercianti. Se è vero, alla fine resteranno" (Sole p. 2). Vista dagli Stati Uniti, la questione-Brexit mette a rischio mille miliardi di investimenti. Da Caterpillar a Ford, le aziende pronte a lasciare il Paese. Senza sbocchi sul mercato Ue, decine di imprese verso il fallimento. Il Fmi ha calcolato che la Brexit, nello scenario peggiore, potrebbe costare un 5,6% di crescita in meno nei prossimi tre anni e la stessa Fed ha frenato il rialzo dei tassi per paura di un cataclisma paragonabile al fallimento della Lehman Brothers da cui nacque la crisi del 2008 (Stampa p. 16).

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