Commentario del 1.02.2016

IN PRIMA PAGINA
Il governo va avanti sulle unioni civili: niente stralci sulle adozioni (Corriere). Soltanto ritocchi, basta ingerenze (Messaggero). Incognita voti in Parlamento (Stampa) e consensi nel Paese. I sondaggisti: Renzi non sottovaluti il Family day (QN). Altro fronte caldo, debito pubblico e  banche. Padoan al Messaggero: "Troppa austerity in Europa". Patuelli a QN: "La Ue cambi il bail in". Sull'Unità il sondaggio Swg: sfiducia dei cittadini verso le banche. A Piazza Affari il test delle alleanze (Corriere). Governo in campo contro le povertà – Poletti a Repubblica: "Pronti 320 euro al mese per un milione di poveri" – multinazionali in campo in Italia: a Firenze polo hi tech di General Electric (Stampa). Investiti 60 milioni anche a Napoli (Mattino). Anche Novartis sceglie Napoli: 40 milioni (CorrierEconomia). Sul Sole l'exploit di investimenti esteri in Italia: 75miliardi nel 2015. Dall'estero: Damasco, strage al santuario sciita. Guerra del Califfato all'altro Islam (Corriere). Rischia il fallimento il vertice di Ginevra sulla Siria (Repubblica, Stampa). Boko Haram, donne e bambini bruciati vivi, centinaia di vittime in Nigeria (Messaggero). E Renzi vola in Africa. Negli Usa, via alle Primarie:  Hillary e Trump in vantaggio (Messaggero). Il futuro del mondo passa per l'Iowa (Foglio). Da Parigi allarme per il rischio miliziani sui barconi a Lampedusa (Corriere). Libero e Giornale: l'Isis sbarca in Italia. Sul Corriere l'anno nero della siccità: neve in Arabia, i nostri fiumi in secca, il clima capovolto (Repubblica). E oggi scoppia la primavera: picchi di 20 gradi (Stampa).

ITALIA-ECONOMIA
Banche, riassetto alla prova della Borsa (Corriere p.4): attesa per la riapertura dei mercati, mentre BancoPosta e Tesoro smentiscono interessamenti al dossier Mps rivelati ieri da Repubblica. Per la Stampa (p.8), nella corsa del governo per salvare Mps l'unica strada percorribile resta Ubi. Di parere opposto il Corriere (p.4) secondo il quale Ubi da sola non ha "la stazza" per digerire Mps e i suoi 46 mld di crediti detersati lordi a meno di non farsi una bad bank privata aperta anche a fondi specializzati esteri. Ma per Fubini (Corriere p.4) su Mps è l'Italia che si gioca il test credibilità. "Se non ci sono compratori dall'estero per la terza banca italiana forse è perché dall'estero è impossibile capire dove sia diretta l'Italia fra 5 o 10 anni, se il suo debito smetterà di salire, se il governo continuerà a modernizzare il Paese o aumenterà la spesa pubblica a pioggia ad ogni test elettorale. In sintesi, se l'Italia sarà in grado di restare nell'euro la prossima volta che arriva una recessione". Padoan, in un colloquio col Messaggero (p.2) rassicura: l'indebitamento è sotto controllo, nonostante la forte esposizione agli shock, ma l'Europa deve superare la cultura dell'austerity e rafforzare l'unione bancaria. "Siamo in una fase di transizione, bisogna accelerare sull'introduzione di un meccanismo di garanzia dei depositi", dice Padoan. Proprio quello su cui la Germania frena, in attesa che le banche italiane ripuliscano i propri bilanci. La Stampa (p.8) stigmatizza i "dubbi tardivi" di Bankitalia. Fino ad ottobre non risultava alcun allarme sull'impatto delle nuove regole bancarie sul sistema italiano; solo alla vigilia del crack delle 4 banche i toni sono cambiati. Da CorrierEconomia (p.8) si capisce perché: ci sono in circolazione obbligazioni subordinate per 61 mld, più di un terzo delle quali in mano a famiglie. Entro il 2017 ne dovrebbero essere rimborsati 10,3 mld. Sull'Unità (p.6 e 7) il sondaggio Swg sulla sfiducia degli italiani nelle banche (85% a 15%). Troppo esposti al rischio i risparmiatori (74%), troppo poco trasparenti le banche (80%). Per il 72% serve regolamentare il sistema bancario.
Dalle banche ai poveri. In un'intervista a Repubblica (p.12) Poletti presenta il piano del governo per gli indigenti: "Reddito minimo i 320 euro al mese per un milione di poveri con minori". La riforma dovrebbe partire nel 2017 ma già da quest'anno ci sono 600 milioni stanziati in finanziaria. "E' un cambiamento radicale: mai nel nostro Paese c'è stato un istituto unico, nazionale, universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Vale almeno quanto il Jobs Act". Jobs Act su cui torna il Giornale (in prima e a p.13): con la nuova legge cresce più mobbing del lavoro. In un anno denunce aumentate del 20%.

ITALIA-POLITICA
Unioni civili, dalla piazza al Senato, dove domani iniziano le votazioni. Gandolfini in pressing su Renzi: "Faccio appello alla sua coscienza di cattolico e al suo fiuto politico: il ddl Cirinnà va bloccato". Pone condizioni anche Area Popolare: via i riferimenti al matrimonio, via le adozioni, utero in affitto reato. Damiano: "Veti inaccettabili" (Messaggero p.6). Lumia (Pd) all'Unità (p.4): "Nel testo attuale c'è la sintesi migliore per dare i diritti a tutte le coppie". Per il Corriere (p.6) non ci sarà nessuno stralcio della stepchild adoption, anche se sul punto sarà lasciata libertà di coscienza: gli unici emendamenti che avranno il parere favorevole del Pd saranno quelli sui rimandi al matrimonio. Anche per Messaggero (p.7) la linea di Renzi è solo ritocchi, ma la legge va fatta. "Non è più tempo di ingerenze". Non è sfuggito a Palazzo Chigi il silenzio del Papa sul Family day di sabato. Ma non sfuggono neppure le insidie del voto segreto per le tensioni interne alla maggioranza. Il Giornale (p.3) parla della Cei in pressing su Mattarella per bloccare la Cirinnà. Cacciari a Repubblica (p.9): "Il governo non si fermi, le trincee vanno superate. La società lo ha già fatto". Sondaggisti e politologi, secondo QN p.10, non la pensano così: "Il popolo del Family day sposta voti. In piazza tanti delusi da Renzi". Su Repubblica (p.9) i numeri delle famiglie gay: secondo il Censimento 2011 sono meno di 8 mila e solo in 500 hanno figli.
Su tutti lo stallo del centrodestra sulle amministrative nelle grandi città.

EUROPA
Sul Sole (in apertura e a p.3) l'exploit di investimenti esteri in Italia nel 2015: 74,4 i mld investiti (+45% rispetto al 2014), più della metà in quote di minoranza, a riprova che il Paese "non sta svendendo il know how ma attirando investimenti per la crescita del sistema". Banche e macchinari i target preferiti (ma anche tlc e utilities); in cima alle destinazioni Lombardia (26,1 mld) seguita da Emilia Romagna (10,4), Lazio (10,3) e Piemonte (3,2). "Un toccasana per la nostra manifattura", scrive il Sole (in prima e a p.3). In crescita anche le acquisizioni italiane all'estero: 3,6 mld nel 2015, per più in assicurazioni, trasporti e utilities.


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