Commentario del 23.11.2015

IN PRIMA PAGINA
Paura e arresti a Bruxelles (Corriere), città sotto assedio (Repubblica). Su tutti il dramma della capitale europea, mentre Obama medita il cambio di strategia: "Distruggeremo l'Isis". In Siria si pensa a una nuova spartizione (Stampa). Giornale e Libero contro Renzi e Alfano: sfuggenti e impreparati sulla guerra sporca. Anche per la Stampa l'Italia deve decidere il suo ruolo sul campo. Ma in politica l'emergenza sono le amministrative. Mossa Pd anti Bassolino (Corriere). Serracchiani a Repubblica: "No a candidati che siano stati sindaci". Idem Guerini alla Stampa: lasci ad altri il testimone. Ma Bassolino sfida il Pd. Lotti: la scelta spetta ai cittadini (Mattino). Scintille anche tra Berlusconi e Salvini, con il Cav che lancia Draghi premier e frena su Sallusti (Libero). Sul fronte economico, il governo resuscita quattro banche: c'è anche quella di papà Boschi (Fatto). Crisi creditizia evitata con 3,6 miliardi (Repubblica). Ma non pagano i cittadini (Unità). Asta di Bankitalia per i nuovi istituti (Messaggero). Su Affari&Finanza la tv di Campo Dall'Orto: "Puntiamo sullo sport. La prima sfida si chiama Rai-Pay". Su CorrierEconomia bond e azioni: i titoli più sicuri e redditizi aspettando le mosse di Fed e Bce. Dopo la crisi: indagine Swg sulla middle class in Italia (Unità). Dopo la domenica sportiva,  Inter in vetta da sola, Napoli e Fiorentina rincorrono (Unità).

ITALIA-ECONOMIA
Imu e Tasi si "congedano" con gli ultimi aumenti (Sole in apertura e a p.3): aspettando lo stop, in vigore dal 2016, il saldo di dicembre sarà mediamente più caro di quello pagato nel 2014. In peggioramento anche il dato dei pagamenti della pubblica amministrazione: 100 in media i giorni per il saldo di una fattura contro i 30 previsti per legge. Da aprile a oggi è stato saldato solo il 32% dei debiti accumulati. I ritardi più lunghi nelle regioni del Sud (Sole p.9). Su Repubblica (p.21) e su tutti i giornali l'ok del governo al salvataggio di Cariferrara, Carichieti, Banca Etruria e Banca Marche, un'operazione da 3,6 mld di euro, 1,7 mld a copertura delle perdite delle banche originarie e 1,8 mld per ricapitalizzare le banche che rinasceranno al posto delle vecchie con accanto il nome il suffisso "nuova". Nessun finanziamento pubblico a supporto delle banche: i 3,6 mld sono a carico delle banche, attraverso il nuovo Fondo di risoluzione e saranno materialmente anticipate da Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi Banca. Presidente dei quattro nuovi istituti sarà l'ex Unicredit Nicastro. Per il Messaggero (p.15) per le quattro nuove banche si aprirà subito l'asta: Ubi Banca potrebbe puntare su Cariferrara, Cariparma sulla Banca Marche. Il Fatto (in prima) e tutti ricordano il ruolo di "papà Boschi" in Banca Etruria: per evitare il conflitto di interessi ieri lei in consiglio dei Ministri non c'era. Su Repubblica (p.21) la rabbia dei banchieri italiani per i paletti di Bruxelles, che paventava "aiuti di Stato". Ma altre soluzioni avrebbero reso meno oneroso il salvataggio. Anche il Corriere (p.19) nel ricostruire le fasi del salvataggio parla di 700 milioni bruciati a un passo dal baratro, e di un sistema che ha funzionato solo in parte. La Stampa (p.11) parla di quattro storie nere di provincia che incrinano il mito del sistema sano.

ITALIA-POLITICA
Isis, la linea di Renzi non cambia: niente raid dei nostri Tornado (Messaggero p.9). Per Renzi prima che una "reazione" serve una strategia, una linea condivisa con la Merkel e in sintonia con gli umori del Paese, che i sondaggi danno contrario alla guerra. Resta l'apertura alla Russia in vista di una coalizione internazionale in azione in Siria e Iraq. "Renzi da ventriloquo della Merkel a portavoce di Obama" attacca Sallusti dal Giornale (in prima): "aspetta ordini". Belpietro su Libero (in prima e a p. 5) attacca invece Alfano, insicuro e impreparato davanti a una guerra sporca. Per la Stampa (in prima e a p.24) Berlino e Roma dovranno presto scoprire le carte, se Renzi non vuole diventare il "Godot"europeo. Folli su Repubblica (p.20) si chiede da dove venga la "certezza" di Renzi e Alfano che l'Italia possa stare tranquilla: "di fatto non si vede ancora una strategia, col premier stretto tra una grande crisi internazionale in cui l'Italia si sforza di rimanere ai margini e un potenziale inciampo interno, le amministrative, a partire dal caso Napoli".
Nel Pd mossa "anti-Bassolino". Serracchiani a Repubblica (p.18): "La segreteria proporrà che chi è già stato sindaco non potrà candidarsi alle primarie". "Varrebbe anche per Renzi a Firenze e Delrio a Reggio Emilia".. Idem Guerini alla Stampa (p.8): "No alle rivincite personali, serve un progetto condiviso e forze fresche". Più cauto Lotti: "Ci saranno anche altri candidati, quello che conta è che il Pd faccia le primarie (Messaggero p.14). Sul Corriere (p.16) l'ira di Bassolino: "Io ho rispettato regole e trasparenza. Se nel Pd avevano un candidato perché indire le primarie?". Berlusconi, alla scuola di formazione della Lega, rilancia Draghi come premier ideale, tiene aperte le porte al Ncd, tesse le lodi di Di Maio e Di Battista e frena sulla candidatura di Sallusti aspettando i sondaggi (Corriere p.17, Stampa p.9 e altri). Per  Libero (p.8) la coalizione di Bologna già scricchiola. Romani al Corriere (p.17): "Ricordiamoci che in molti posti governiamo con il centro. Dobbiamo andare oltre i tre leader di Bologna".

EUROPA
Guerra all'Isis, Obama cambia marcia per aiutare la Francia (Stampa p.6) - "Distruggeremo l'Is, Assad si faccia da parte" - e chiama gli alleati: si cerca l'intesa con Putin (Messaggero p.8) mentre Londra annuncia la partecipazione ai raid "entro Natale bombarderemo" (Repubblica p.10). Hollande spera nella "grande coalizione unica" contro Daesh e chiede la "presenza sul terreno" (Corriere p.13), prevista una missione a Teheran per coinvolgere l'Iran (Messaggero p.8) ma il Fatto (p.3) accusa "l'insostenibile indifferenza dell'Europa: grandi annunci, ma a 10 giorni dalle stragi nulla è cambiato". Intanto diplomatici e analisti studiano un nuovo equilibrio in Medio Oriente: ipotesi di divisione di Siria e Iraq in Stati etnici (Stampa p.7) mentre Varvelli (Ispi) all'Unità (p.2) spiega: "In Siria e Iraq servono Stati stabili per fermare l'Is". Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali, a QN (p.5) dice "inviamo 150 mila soldati europei" mentre Gianandrea Gaiani, di analisi difesa, a Libero (p.2) scrive: "Con 20 mila soldati il Califfato si batte in un mese". Intanto il ministro Pinotti torna a ribadire la necessità per la Ue "di una forza di intervento rapido con una cabina di regia comune" (Corriere p.11). Fatto (in prima e p.6) cita il rapporto stilato dal Conflict Armament Research che sottolinea la massiccia provenienza dall'Occidente degli armamenti dell'Is.

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