Commentario del 01.02.2019

IN PRIMA PAGINA
Italia in recessione: in primo piano su tutti i dati Istat del quarto trimestre 2018 che fanno registrare un -0,2% dell Pil. Si allontana la crescita dello 0,6% prevista da Bankitalia per il 2019 (MF). "Di chi è la colpa e come se ne esce" (Fatto). Repubblica evidenzia le accuse della Ue, poi segnala tutti i rischia per banche e consumi. Le imprese: ora reagire (Sole). Governo in allarme: teme la manovra bis (Stampa), ora mossa per sbloccare i cantieri (Messaggero). Occupazione ai livelli pre-crisi, ma è boom di partite iva (Sole). Libero attacca: negozi chiusi la domenica, multato chi osa lavorare.
Altro tema caldo resta il Venezuela: dall'Europa un voto per Guaidò. Lega e M5S si astengono, il governo si divide (Corriere). Il governo appoggia il dittatore Comunista (Giornale). Tajani al Corriere: "Roma si schieri per le elezioni". Libera l'italiana fatta arrestare da Maduro. Il figlio: "Ora Roma riconosca la democrazia" (Stampa).
Tra i temi politici, dopo lo sbarco dei migranti della Sea Watch, Salvini studia un piano per ordinare il blocco navale (Corriere). Mentre sul caso Diciotti, cresce la fronda pro Salvini (Fatto). Conte in campo: parlo io con i dissidenti 5S (Messaggero).
Commercio internazionale, Trump: Intesa in vista sui dazi con la Cina (Sole).

ECONOMIA
Italia in recessione tecnica, Pil del quarto trimestre 2018 a -0,2% (Sole e tutti). I dati Istat certificano l'arretramento dell'economia nazionale, dopo il segno meno registrato già nel trimestre luglio-settembre. Pesa il peggioramento dell'industria. Pil affossato dal calo di consumi e investimenti, ma pesano anche la frenata della Germania e dell'Eurozona, oltre alle tensioni sul Bilancio (Fatto p.6). In Borsa crollano i titoli delle banche, ma lo spread resta stabile. Conte: "Frenata transitoria dovuta alle tensioni commerciali Usa-Cina" (Corriere p.2 e tutti). Ma la commissione europea accusa Roma: recessione colpa del governo (Repubblica in prima e p.2). "Come temevamo – ha detto il vicepresidente dell'esecutivo Ue, Dombrovskis – si vede l'impatto delle incertezze in politica economia sulle imprese e sui conti". Si allontana anche lo 0,6% di Pil del 2019 stimato da Bankitalia (MF in prima e p.2 e tutti): servirà una notevole accelerazione in primavera per poter raggiungere quella stima. La sottosegretatio all'Economia Castelli al Corriere (p.4): "Paghiamo le scelte sbagliate del Pd. Mentre qualcuno si sofferma sui dati del Pil, bisognerebbe raccontare anche che l'Istat ha stimato per dicembre una crescita dell'occupazione di 23 mila unità, pari allo 0,1%".  Ma ora il governo teme l'ipotesi manovra-bis e da Palazzo Chigi fanno sapere: "Non se ne parla di prima di giugno. I programmi – dicono dopo un vertice – non cambiano. Nei prossimi mesi ci saranno i primi effetti di quota 100 e reddito di cittadinanza" (Stampa p.4). Per Di Vico (Corriere p.) è un'illusione pensare di invertire il ciclo "nero" con reddito e quota 100. E per il Messaggero (p.4) da reddito e quota 100 freno su auto e commercio e poca spinta alla crescita: la manovra da 30 mld farà aumentare il Pil di soli 5 mld. Ecotasse, stop domenicali ai negozi e trivelle sono le norme che incidono negativamente sulla ripresa. Le imprese chiedono di reagire (Sole). "Reagire subito per evitare che la crisi bruci l'intero anno, in gioco ci sono 450 mila posti di lavoro - avverte Boccia (Confindustria) al Messaggero (p.3) -. Siamo obbligati a crescere senza far aumentare il debito, bisogna dividere i ruoli di partito e di governo". Il presidente degli industriali veneti Zoppas al Corriere (p.3): "Sulla crescita è emergenza, per ripartire bisogna aprire i cantieri delle infrastrutture". Governo pronto alle contromisure: "Stiamo preparando lo sblocca cantieri" spiega Salvini. Repubblica (p.4) segnala l'esigenza di ripartire dalle grandi opere, ma nel piano del governo c'è il pericolo scorciatoie: l'unica modifica al codice degli appalti alza il tetto dei lavori senza gara e non piace neanche ai costruttori. Di Maio nel frattempo attacca i governi precedenti (Messaggero p.2). Giornale polemizza con il vicepremier 5S: "Italia in recessione, lui racconta balle". Sull'incertezza punta il dito Robiglio, presidente dei piccoli imprenditori di Confindustria, che alla Stampa (p.5) dice: "Nessuno di occupa di lavoro e crescita e sulle grandi opere sono ferme ingenti risorse, che dovrebbero essere investite per creare ricchezza". "Non c'è tempo da perdere sulle grandi opere" incalza anche Tortoriello, presidente di Unindustria Lazio, che alla Stampa mette in guardia: "E' probabile una manovra bis che potrebbe pesare ancora di più sull'economia". Intanto, Repubblica (p.3) si concentra sui rischi della crisi: il Pil negativo produce in tempi brevi un crollo della fiducia delle aziende e una maggiore vulnerabilità del sistema creditizio. E la crisi demolisce i big dell'edilizia (Repubblica p.4): Astaldi, Condotte, Cmc Ravenna e Trevi, nonostante le commesse, sono stati stritolati dai debiti e dai ritardi nei pagamenti.
Lavoro, crescono gli occupati ma a termine. Più partite Iva (Sole in prima, p. 4, Messaggero p. 2): secondo i dati Istat emerge un tasso di occupazione al top dal 2008 ma diminuiscono i contratti stabili (-88mila in un anno). La disoccupazione in Italia è al 10,3% ma nell'area euro è al 7,9%.

POLITICA
Sbarcati a Catania i 47 migranti della Sea Watch, ma il governo ora prepara la stretta sulle Ong (Stampa p.6). Primi migranti trasferiti: i 32 maggiorenni da Catania a Messina, ma il Viminale fa sapere: "L'Italia ne terrà soltanto uno" (Messaggero p.6). Ispezione a bordo per 5 ore, ma non c'è nessun sequestro per la nave Ong (Fatto p.2 e tutti).  Intanto, è in arrivo un decreto per fermare le navi in acque internazionali: Salvini pensa a un decreto per "sigillare" le acque alle Ong "perchè  - dice – creano uno stato di pericolo" (Corriere p.7). Nell'ipotesi di decreto si fa riferimento al possibile utilizzo di pattugliatori.
Sul caso Diciotti cresce il "no" del M5S alla richiesta di processo per Salvini (Fatto p.4). Il premier rassicura Di Maio: "Se serve parlo io con i senatori" (Messaggero p.7). Conte pronto alla moral suasion con i pentastellati contrari allo stop. Ma a Palazzo Madama il fronte del "sì" al processo preoccupa: in 12 intenzionati allo strappo. "Il processo è un'invasione di campo" ha detto Salvini, ma è tensione per la lettere del ministro dell'Interno in cui si è registrato in cambio di strategia del leader del Carroccio. "Avevo avvertito Di Maio" spiega lui, ma per i 5S "non è vero2 (Corriere p.6).
Il sottosegretario 5S alla Pa Fantinati al Messaggero (p.7): "E' un tema delicato. Aspettiamo che la giunta si esprima, ma il dossier mi sembra chiaro: si parla di una funzione di un ministro, di interesse dello Stato, di azione di governo. Non stiamo dicendo che Ruby sia la nipote di Mubarak". Il capogruppo 5S D'Uva al Corriere (p.7): "Decideremo leggendo attentamente le carte, ma già ora possiamo dire che Salvini non si sta nascondendo dietro l'immunità per vicende personali. Qui si parla di azione politica. La virata del leghista sul processo c'è stata, ma il suo caso è diverso da quello di chi è accusato di peculato. La base giudicherà quanto di buono sta facendo il governo".
Riforme costituzionali, il ministro Fraccaro a Repubblica (p.11): "Il referendum propositivo non svuota il Parlamento, la riforma non scavalca le Camere, anzi la rafforza di fronte al Governo. Sì al dialogo con tutti – dice Fraccaro -: abbiamo aperto alle apposizioni e accolto i loro emendamenti. Se propongono altre correzioni vedremo, non abbiamo preclusioni e il confronto continuerà".

ESTERI
Venezuela, dall'Europa un voto per Guaidò. Lega-M5S si astengono, il governo si divide (Corriere in prima, p. 10-11).  Maduro si è detto disponibile a negoziare ma Guaidò insiste nel chiedere nuove elezioni. Il parlamento europeo con Francia, Spagna, Regno Unito, Germania e Portogallo si schiera a larga maggioranza con Guaidò e stabilisce un gruppo di contatto internazionale con i Paesi sudamericani per contribuire a risolvere la crisi. Ma l'Italia con M5S, Lega e 5 dem si astengono e, nonostante l'insofferenza di Salvini per il "regime di fame" di Maduro  e il duro botta e risposta con Di Battista sulla crisi, a Strasburgo la maggioranza si ricompatta (Messaggero in prima, p. 11, Stampa p. 10). Il sottosegretario Di Stefano: "Il nostro Paese non riconosce Di Stefano. Non vogliamo un'altra Libia". Secondo Pier Ferdinando Casini, che si dice "preoccupato per la scelta" si tratta di "amici intimi di Zingaretti. Mi auguro che nelle prossime ore ci sia un chiarimento, perché la complicità con il regime di Maduro non è accettabile per i democratici". Sul Corriere l'intervista a Tajani: "Roma si schieri per le elezioni in Venezuela. Si rischia la guerra civile. Non vogliamo imporre un cambio del presidente con la forza. Chiediamo solo libere elezioni garantite da osservatori internazionali. Se Nicolás Maduro otterrà la maggioranza dei voti, le vincerà democraticamente. Se il popolo venezuelano lo boccerà, dovrà andarsene. In modo civile, senza vendette". Intanto Guaidò esulta per l'appoggio dell'Europa e cerca di rafforzare il sostegno interno: "Abbiamo avuto incontri clandestini con le forze armate e le forze di sicurezza" dichiara al New York Times (Messaggero p. 11). E la polizia va a casa di Guaidò (Giornale in prima, p. 12-13): gli squadreoni della morte dal leader di opposizione che era con la figlia di 20 mesi: Volevano spaventarmi". La Farnesina conferma il rilascio dell'attivista italiana arrestata durante una protesta di piazza.

© riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento