Commentario del 11.02.2019

Primo Piano Rassegna Stampa
Lunedì 11 febbraio 2019

IN PRIMA PAGINA
L'opzione del governo: usare l'oro di Bankitalia per non aumentare
l'Iva. Sulla Stampa l'ipotesi allo studio nel governo per scongiurare
una manovra correttiva. Intanto, dopo le polemiche su Bankitalia, Tria
dice: "Tutelare l'indipendenza" (Corriere). Il ministro stoppa il
governo e chiede di "tutelarne l'indipendenza" (Giornale). Il Fatto
riporta tutte le accuse del M5S al fedelissimo di Visco. Boccia
(Confindustria) al Corriere: "Al governo c'è immaturità".
In politica è il voto delle Regionali in Abruzzo il tema in evidenza:
vince il centrodestra, crollo M5S (Corriere). Grillini solo terzi,
risale la sinistra (Stampa, Repubblica). Berlusconi: "Uniti siamo
maggioranza" (Giornale).
Rapporti tra Italia e Francia, , Repubblica intervista il ministro
Moavero: "Sui gilet gialli capisco Macron".
Sanremo, la vittoria di Mahmood diventa un caso politico (Corriere).
Schiaffo dei radical chic al televoto (Giornale). "Il festival
dell'immigrazione" titola Libero. SU Mahmood l'italiano si divide il
Paese: "Il mio nome è Alessandro" (Repubblica). Salvini alla Stampa:
"Mahamood? Non ce l'ho con lui ma con la giuria Vip".

ECONOMIA
Usare l'oro della Banca d'Italia: sulla Stampa (in prima e p.2) la
tentazione del governo di mettere le mani sulle riserve auree per
evitare la manovra correttiva e disinnescare l'aumento dell'Iva nella
prossima legge di Bilancio. "Nessuno vuole toccare le riserve auree –
spiega il leghista e preidente della Commissione bilancio della Camera,
Borghi – però è aberrante che non abbiamo ancora un'interpretazione
autentiva. Cosa ci vuole a fare una legge per mettere nero su bianco che
la proprietà dell'oro è dello Stato. Ciò non significa che il governo
possa venderlo, ma questa lacuna va colmata. L'oro appartiene agli
italiani, ma non esiste una legge che lo dichiari esplicitamente". La
Stampa (p.3) evidenzia come Draghi e la Bce abbiano già stoppato i
governi Prodi e Berlusconi che volevano il tesoro da 90 mld: la Bce fece
sempre prevalere l'indipendenza.
Alta tensione nel governo dopo le frasi di Di Maio e Salvini su
Bankitalia. "L'indipendenza va difesa" dice il ministro Tria (Corriere
in prima e p.2 e tutti). Il ministro dell'Economia esce allo scoperto
dopo lo stop al rinnovo del vicedirettore, ma Di Maio rimarca la volontà
di discontinuità, mentre Salvini dice: "Guardare oltre è il minimo". Il
Fatto (in apertura e p.2) segnala tutte le accuse del M5S a Signorini
per colpire Visco, mentre Fubini sul Corriere (p.3) evidenzia i contatti
tra Tesoro e Colle per spingere l'opzione di un Signorini bis anche con
il no dell'esecutivo (Corriere p.3). Sarà Conte a decidere sulla nomina:
"Sì alla conferma, ma poi si cambi" dice Conte, la sua mossa su
Signorini serve ad uscire dall'impasse senza sconfessare i due
vicepremier (Messaggero p.5). Per Repubblica (p.11) il governo è pronto
a sfidare il Colle: Tria si fa portavoce della linea dell'indipendenza
del Quirinale, ma Lega e M5S non accettano mediazioni. Ma crescono i
timori per la reazione di Piazza Affari al nuovo attacco all'autorità di
vigilanza (Messaggero p.4). Gianluigi Paragone, prossimo presidente
della commissione d'inchiesta sulle banche, alla Stampa (p.2):
"Chiamerei Consob e Bankitalia. Dobbiamo fare chiarezza, ci troviamo di
fronte ad un panorama bancario affetto da opacità, come dimostra il
numero dei fallimenti bancari degli ultimi anni. Chiederemo conto, ferma
restando l'indipendenza, come Bankitalia abbia vigilato. Continuiamo a
pensare che qualcosa non abbia funzionato e ci aspettiamo da Bankitalia
un cambiamento".
Corriere (p.5) intervista il leader di Confindustria Boccia: "Il
rallentamento dell'economia globale e in particolare della Germania
comporta un rallentamento della nostra economia. Il governo farebbe bene
a prendere atto dei dati e della realtà. Mi riferisco, è evidente, anche
alle tensioni con la Francia: vanno assolutamente evitati incidenti".
Poi sulle misure del governo spiega: "Noi non critichiamo il reddito di
cittadinanza perché siamo contrari ad aiutare i poveri, ma facciamo
delle osservazioni di merito. Diciamo che non è con i navigator, a loro
volta precari, che si creano i posti di lavoro, ma con lo sviluppo. E
diciamo pure che 780 euro al mese di reddito in molti casi scoraggiano
le persone dal cercare lavoro. Noi chiediamo soprattutto soluzioni.
Basta con il dare ora la colpa all'Europa, ora a Macron ora a non
sappiamo chi altro".

POLITICA
Regionali: Abruzzo al centrodestra, crollano i 5S (Corriere p.8 e
tutti). In candidato governatore del centrodestra Marsilio sfiora la
maggioranza assoluta, poi il centrosinistra di Legnini. Marcozzi (5S) si
ferma al 21,2% e l'astensione raggiunge il 47% (Repubblica p.4). La Lega
raddoppia i voti e diventa primo partito: è la prima volta del Carroccio
io una regione del Centrodud, ma anche Fi tiene (Messaggero p.3). Crollo
dei grillini che dimezzano i voti. Berlusconi: "Uniti siamo maggioranza
nel Paese" (Giornale in prima e p.4). E la Meloni parla si "modello per
il governo nazionale". Marsilio al Messaggero p.2): "La coalizione va
adeguata ai tempi ma resta la formula più vincente. Da parte di Salvini 
e della Lega c'è stata una maturazione importante che aiuta a costruire
un quadro di coesione". Tajani al Corriere (p.9): "Il segnale delle urne
conta, ci fa capire quanto gli italiani abbiano bisogno di una proposta
credibile. Il contratto di governo Lega-M5S non va, tocca alla nostra
coalizione. Abbiamo idee comuni sul futuro del Paese, non esiste altre
coalizione che abbia programmi e ricette serie e compatibili come le
abbiamo noi".
Dopo il voto in Abruzzo il governo ballerà ancora di più, commenta
Cappellini su Repubblica (in prima e p.4). A livello di governo
nazionale, Salvini sarebbe tentato dal rimpasto. Di Maio deluso dal voto
in Abruzzo, ma assicura: "Si va avanti" (Messaggero p.3). "I pesi sono
cambiati, iniziamo dai ministeri" dice Salvini ai suoi, mentre nel M5S
cresce la polemica degli ortodossi, che contestano "l'appiattimento" del
Movimento sulle posizioni leghiste.
Sanremo, polemiche dopo la finale di sabato sera. Il trionfo di Mahamood
l'italiano spacca la politica (Repubblica p.2 e altri): all'Ariston la
giuria degli esperti ribalta il risultato del televoto e accende la
rissa tra partiti. Di Maio parla di "maggioranza tradita dai giornalisti
e dai radical chic". Libero (in apertura e p.2): il festival dei
migranti, pur di attaccare Salvini la sinistra di attacca alle Canzoni.
Ma il vicepremier leghista alla Stampa (p.9) spiega: "Mahmood ci è
rimasto male dopo il mio tweet? Mi sono fatto dare il numero e gli ho
detto di godersi il successo. Contesto la giuria d'onore. Una giuria
senza senso, Sanremo deciso da un salotto radical chic. Non vorrei ci
fossero dietro altri interessi economici".

ESTERI
Gilet gialli, il premier giustifica Di Maio ma tratta con Macron
(Messaggero p. 8). Conte minimizza l'incontro del vicepremier italiano a
Parigi con uno dei leader dei gilet gialli parlando di "dialogo
legittimo" prima della telefonata a Macron. Intanto domani il premier
vola a Strasburgo e Moavero in Senato per fare il punto sulla politica
estera del governo. Repubblica (p. 6) intervista Moavero: "Bisogna
ricucire con Parigi. Capisco i francesi – spiega Moavero – i gilet
gialli per loro sono una questione di sicurezza nazionale. Quando ci si
esprime da esponenti di partito e non di governo si deve chiarirlo
sempre". E sulla dichiarazione di Battista che parla di un'Italia che
deve sganciarsi dagli Usa, il ministro degli Esteri risponde che "la
politica estera italiana ha due capisaldi: siamo nella Nato con gli Usa
e crediamo nell'Europa". Ma il duello Italia-Francia si riapre sul
fronte Libia dove torna alta la tensione fra il governo di Serraj  a
Tripoli e la milizia della cirenaica guidata da Haftar (Repubblica p.
7). Il generale di Bengasi da metà gennaio ha fatto scendere il suo
esercito verso Sud proprio con il sostegno politico e di intelligence
della Francia. Proprio nella regione, il Fezzan, che è la piattaforma di
passaggio di tutti i traffici di migranti verso l'Italia. A Palermo,
incontrando Serraj con la mediazione del premier Giuseppe Conte, Haftar
aveva promesso che in vista di un accordo politico per le elezioni
avrebbe fermato le sue operazioni militari. Ma con la motivazione delle
operazioni anti-terrorismo e con la benedizione politica e l'assistenza
militare della Francia, Haftar si è rimesso in cammino.
Spagna, la piazza spinge la crisi di governo (Messaggero p. 11). A
Madrid i Popolari e le destre protestano contro il dialogo con i
catalani: "Non siamo più disposti a tollerare ulteriori tradimenti né
concessioni davanti a quelli che vogliono distruggere la nostra patria".
Ma il premier socialista dice no alla richiesta di indire un referendum
sulla autodeterminazione di Barcellona. Intanto mercoledì il Congresso
discuterà parlamentare della legge di Bilancio: la maggioranza vacilla e
Sanchez potrebbe essere obbligato a convocare elezioni anticipate. La
stretta sul governo dipende dagli indipendentisti, non disposti a votare
la Finanziatria di Sanchez, condannando di fatto la legislatura a una
fine prematura (Stampa p. 14). E domani parte il processo contro i
leader indipendentisti in carcere.

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