Commentario del 15.02.2019

IN PRIMA PAGINA
Polemica politica sulle autonomie regionali in primo piano. 11 mld in gioco ma è scontro (Sole). L'alt dei 5S (Corriere, Messaggero e tutti). Niente intesa sulle Regioni autonome, il Tesoro frena: attenti al bilancio (Repubblica). Secessione dei ricchi": i 5S contro la Lega per le Camere aggirate (Fatto). Per Libero "odiano l'autonomia del Nord: temono di perdere la pappa". Intanto, salta l'accordo sulle chiusure domenicali dei negozi: la Lega non ci sta (QN).
Sul caso Diciotti, per salvare Salvini, il M5S chiede a Gasparri una relazione "light" (Fatto).
Verso le europee: Su Repubblica il sondaggio in vista delle Europee: il patto Ppe-Pse non basta più, ma i sovranisti non hanno i numeri. Juncker in affanno muove la propaganda (Verità). L'ex premier francese Valls alla Stampa: "Per sconfiggere il populismo ci servono le elite".
Italia unico Paese Ue in recessione e Moody's è pronta a tagliare tra 0 e 0,5% il Pil di quest'anno (MF).
Alitalia, Di Maio: Mef e Fs oltre il 50% nella newco per Alitalia (Sole). Il piano a marzo (Messaggero)
Altro: Bossi sta male, ricoverato in ospedale (Libero e tutti). Malore per il Senatur, ansia nella Lega (Messaggero). "Forza Bossi" (Giornale).

ECONOMIA
Italia unico Paese Ue in recessione (MF in prima e p.5 e tutti): i dati degli Stati dell'Unione pubblicati da Eurostat vedono l'Italia unico Paese in recessione tecnica. La Germania si salva per un pelo: e il Fatto (in prima e p.16) si chiede: lo capiranno ora che l'austerità non conviene a nessuno? Intanto Moody's si prepara a tagliare le stime sulla crescita del nostro Paese per il 2019 ad una forbice che va dallo 0 allo 0,5%: l'agenzia vede un significativo rischio di elezioni anticipate dopo quelle europee. Attesi cambiamenti sul rating e sull'outlook. La previsione sul deficit è del 2,5% sia quest'anno che il prossimo (Stampa p.8). "La recessione tecnica non dovrebbe contagiare altri Paesi dell'area euro" dicono gli esperti dell'agenzia, che sollevano soprattutto preoccupazioni di carattere politico nella valutazione: "L'agenda dell'esecutivo – dicono – non spinge l'economia" (Messaggero p.9).
Negozi chiusi la domenica: alt della Lega, testo da rifare (Messaggero p. 11, QN in prima, p. 4-5 e altri). Sulla riforma del commercio c'è un nuovo intervento da parte delle Lega che avvia un nuovo ciclo di audizioni per ridefinire il numero di aperture concesse nei giorni festivi che dovrebbe essere aumentato. La valutazione nasce dall'ascolto delle richieste delle categorie: deroghe per Roma e città metropolitane. Valutati anche interventi sul fisco per le vendite web. Sul tema è intervenuto il cardinale Parolin: "Noi vogliamo salvaguardare il senso della domenica, ma soprattutto a favore delle persone e delle famiglie". Anche su questo fronte la maggioranza è spaccata: "Siamo certi che non si può tornare indietro, perchè gli interessi di cittadini sono più importanti di qualsiasi lobby" scrivono i pentastellati. Ma intanto ieri tutta la maggioranza ha bloccato l'iter: "Un modo  - ha attaccato la capogruppo Pd in Commissione, Moretto – per prendere tempo e cercare un'intesa tra loro". L'ennesimo rinvio che farà slittare tutto a dopo le elezioni europee. Sindacati delusi: "Peccato si torni indietro. Meglio mettere attorno a un tavolo categorie, imprese e istituzioni" (QN p. 4).

POLITICA
Autonomie, il governo prende tempo (Sole p.3). 11 mld in gioco ma è scontro (Sole in apertura) Lo stop del M5S: il testo andrà alle Camere (Messaggero in apertura e tutti). Nel giorno del Cdm, i 5S presentano un dossier sui pericoli della devoluzione che spoglia Roma e il Sud. Il governo rinvia la discussione e annuncia un esame del Parlamento prima della firma. Strade, sanità e cultura sono i nodi da sciogliere per trovare un accordo (Stampa p.3): è scontro anche sul tema dell'ambiente. L'asse lombardo-veneto punta a strappare allo Stato la localizzazione dei nuovi inceneritori. Anche il Tesoro stoppa la riforma: il parere del Mef evidenzia i rischi di incostituzionalità (Repubblica in prima e p.2). Ma Salvini annuncia un vertice: va fatta (Corriere p.3). Per la Stampa (p.2) l'opposizione del M5S al provvedimento è dettato dal rifiuto alla divisione tra "cittadini di serie A e di serie B". "Povero Sud, è una secessione mascherata" avverte Enrico Letta al QN (p.9). Il professor Onida a Repubblica: "Non è un attentato alla coesione sociale, l'autonomia ha come scopo anche il riconoscimento delle differenze. Non dovrebbe aumentare il dislivello tra Nord e Sud, la preoccupazione nasce da un equivoco: l'errata convinzione che le risorse oggi destinate alle Regioni più povere saranno trasferite a quelle più ricche". Ma i 5S parlano di "diritti violati e prestazioni a rischio": il documento pentastellato smonta la riforma e propone di rinegoziare, asse Fico-Di Maio per un altro accordo (Messaggero p.2). Libero (in apertura e p.2-3) all'attacco: grillini, sinistra e Cgil sono terrorizzati dal dare più soldi e competenze al Nord. Ma la pappa è finita, il Sud ha già sprecato 325 mld: dal 2000 il 40% degli investimenti è finito sotto Roma, eppure i politici meridionali insorgono contro la riforma.
Crisi del latte, proseguono le polemiche. L'offerta di Salvini di portare a 70 cent il prezzo di un litro di latte non soddisfa i pastori: "E' troppo poco" (Stampa p.4 e altri). Blitz di Salvini anche sul latte, ma è fumata nera e monta l'ira dei 5S (Repubblica p.8). Il vicepremier si intesta il negoziato con i produttori sardi, dove tra 10 giorni si vota. E anche per la Stampa (p.5) il leghista scalza il premier nella trattativa e prova a fare campagna per le elezioni in Sardegna. Per il ministro delle Politiche agricole Centinaio a Repubblica (p.8) "è intervento il ministro dell'Interno per una questione di ordine pubblico. La situazione in Sardegna è diventata esplosiva. C'è la volontà delle parti di chiudere – spiega -: sabato vado in io in Sardegna e domenica Salvini, lo Stato è pronto a metere dei soldi". E, intanto, Conte incontra la Chiesa senza Salvini: "Noi siamo cattolici" (Stampa p.7). Primo vertice Italia-Santa Sede dopo la nascita del governo giallo-verde, posizioni non lontane sui migranti, meno sintonia sulla crisi in Venezuela.

ESTERI
Cento giorni alle elezioni europee di maggio: Europa senza maggioranza nello scontro con i sovranisti (Repubblica p.6): i sondaggi di Strarburgo evidenziano come, per la prima volta, socialisti e popolari non avranno il controllo dell'Europarlamento. Ma i sovranisti di Salvini non hanno, per il momento, i numeri per una coalizione alternativa in grado di scalzare il fronte europeista dalla guida delle istituzioni Ue. L'ex premier francese Valls alla Stampa: "È una sfida tra forze progressiste e popolari contro quello che va chiamato come il nazional populismo, anche quello di sinistra, come quello di Mélenchon e Podemos. La grande partita è tra democrazie liberali e le cosiddette democrazie illiberali, sono d'accordo con Macron su questo punto". Il presidente dell'Europarlamento Tajani al Corriere (p.69: "Mi ricandido alla presidenza perchè l'Italia deve giocare un ruolo importante e avere al vertice delle istituzioni rappresentanti che le contentano di non percepirsi come marginale e dar voce alle istanze dell'Europa del Sud. Quest'anno perdiamo la presidenza del Parlamento, il presidfente della Bce e l'Alto rappresentante per la politica estera. L'unico che ha una chance di essere confermato sono io. Se la presidenza tocca ai popolari, mi ricandiderà per concludere il lavoro già avviato di avvicinare l'Europarlamento ai cittadini. Mi auguro di essere eletto dalla stessa maggioranza di popolari, liberali e conservatori. Se la Lega decide di stare con i conservatori non potrò che compiacermi". Intanto, la Verità (in prima e p.2) parla di "porcata" da parte di Juncker: usa i commissari per la propaganda. Regole cambiate a tre mesi dal voto, Moscovici e soci potranno fare campagna elettorale rimanendo in carica.
Brexit, nuovo schiaffo alla May: bocciata la mozione del governo (Messaggero p. 13, Corriere p. 11). La premier senza maggioranza in Parlamento: respinta la strategia negoziale con Bruxelles. Ma la strategia della May  è quella di arrivare a ridosso della Brexit nella speranza che la pressione convinca in ultima istanza i deputati a schierarsi con lei econtro il no deal.
Sanzioni all'Iran, gli Usa bacchettano la Ue (Messaggero p. 13). Posizioni divergenti ai vertici: a Varsavia gli americani lanciano l'offensiva anti Teheran mentre a Sochi Putin incontra Rohani e Erdogan. Il vice presidente americano Pence  ha attaccato duramente gli europei e tutti coloro che stanno studiando il modo di aggirare il blocco Usa contro l'Iran. Il Cremlino chiede ai turchi di ritirarsi dalla Siria. Intanto Gerusalemme potrebbe essere interessata ad una futura adesione all'Unione euroasiatica, progetto russo di creazione di un'area di liberoscambio ad Est.
Trump, emergenza nazionale per il muro (Corriere p. 13): il presidente firmerà la legge di  bilancio ma userà fondi militari per costruire la barriera con il Messico. L'avversaria democratica Pelosi già lo blocca, ma saranno forse i giudici a impedire il nuovo strappo.

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