Commentario del 05.02.2019

IN PRIMA PAGINA
Venezuela: 19 Paesi Ue con Guaidò senza l'Italia, monito del Colle (Corriere). La sveglia di Mattarella: "L'Italia si schieri con la democrazia" (Repubblica). Italia isolata sul Venezuela, il Colle avvisa il governo e Salvini si smarca dai 5S (Stampa). "La Lega (e Mattarella) contro Maduro&Dibba" (Fatto). Guidò: "Parlo spesso con Salvini, Di Battista ignora cosa succede qui" (Repubblica). Giornale polemico: Mattarellate al governo.
Economia: la Ue riduce le stime della crescita, a giugno il verdetto sulla manovra (Sole). Giornale contro la "manovra grillina": volano le tasse comunali. Intanto, Di Maio vara il reddito: ancora giallo sui numeri (Giornale). Controlli a chi rifiuta il lavoro, scontro sui dati Inps (Sole).
Tav, l'avvertimento della Ue: "A rischio i fondi" (Corriere). Roma rischia di restituire i fondi Tav (Repubblica). Il Fatto: soldi Ue già spesi e non restituibili. Intanto, per il Messaggero il "no" all'opera costa un mld subito. Nello scontro sulla Tav, il solito Toninelli: "Andare a Lione? Chi se ne frega" (QN).
Richiesta di processo a Salvini sul caso Diciotti, il M5S pensa a un referendum tra gli eletti (Fatto).

ECONOMIA
La Ue taglia il Pil, rinviato a giugno il verdetto sulla manovra-bis (Sole in prima e p.2): giovedì la Commissione europea pubblicherò nuove previsioni e, con ogni probabilità, i dati rivedranno al ribasso la stima di novembre sulla crescita italiana all'1,2%, sollevando nuovi dubbi sulle scelte di politica economica del governo italiano. Intanto, dalla Commissione hanno già fatto sapere che non ci saranno comunicazioni in merito ad un possibile richiesta di manovra-bis all'Italia prima delle elezioni europee.
Reddito di cittadinanza, apre il sito web. E Di Maio rilancia: "E' una misura di equità" (Corriere p.6). Illustrato il sito online con le istruzioni. Il ministro del Lavoro svela la reddito card, che andrà a 5 mln di poveri, ma l'Istat stima la metà (Repubblica p.6): per l'Istituto andrà solo a 2,4 mln di persone. Due mld vanno in Campania, ma non ci sono posti di lavoro (Stampa p.5): Di Maio annuncia che gran parte delle risorse sono destinate al Sud, ma restano i dubbi sulle capacità di generare una grande quantità di posti di lavoro. Intanto Inps e Confindustria lanciano l'allarme: "Il reddito di cittadinanza scoraggerà il lavoro". E gli industriali chiedono di più: "Sbagliato uno strumento unico per la lotta alla povertà e le politiche attive, c'è il rischio elevato che non riesca a fornire risposte adeguate ad entrambe" (Sole p.3). Intanto, il Sole (p.3) entra nel dettaglio del funzionamento del sussidio: controlli GdF a chi rifiuta il lavoro. Verifiche che partiranno già dopo il primo no: il rifiuto verrà registrato sul nuovo portale, da dover partirà la segnalazione all'ispettorato nazionale del lavoro e alla Guardia di Finanza. La stretta prevista dal governo nasce dalla consapevolezza che il rifiuto potrebbe arrivare da chi è impegnato nel lavoro sommerso: si rischia il carcere oltre a dover restituire i fondi ricevuti. Ma Repubblica (p.6) evidenzia come le offerte di lavoro potrebbero essere anche per contratti precati: il decreto non impedisce che le tre proposte per occupazioni siano a tempo determinato. E l'ultima potrà essere ovunque in Italia. Nel frattempo gli enti locali segnalano alcune problematiche: le Regioni danno l'allarme sui navigatori - "sono figure precarie e c'è il rischio sovrapposizione" - mentre i Comuni fanno sapere che "è difficile e oneroso gestire le verifiche sulla residenza" (Messaggero p.9).

POLITICA
Tav, l'Ue minaccia l'Italia sui ritardi: "Chiederemo indietro i fondi". E la Lega avvisa il M5S: "Basta insulti" (Corriere in apertura e p.2 e tutti). Bruxelles, ancora in attesa di una comunicazione ufficiale dal governo italiano, evidenzia il rischio per Roma di restituire 500 mln e di perderne altri 700 previsti fino al 2020. L'Ue chiede una risposta entro il 15 febbraio. Guggino, delegato generale della Transapline Lyon-Turin al Messaggero (p.2): "L'Ue è stata fin troppo diplomatica, i fondi ricevuti vanno spesi entro il 2020. Più ritardiamo i lavori meno saremo in grado di spendere i fondi che, se non saranno utilizzati, saranno destinati ad altri progetti". Ma nel governo restano le tensioni tra Lega e M5S, con Salvini che dice basta agli insulti "o le cose si complicano" (Messaggero p.2 e tutti). Il sottosegretario leghista ai Trasporti, Armando Siri, al Corriere (p.2): "Se non ci sono motivi gravi per fermare tutto, rischiare di perdere i finanziamenti europei e doverci mettere sopra altri quattrini lo trovo insensato. Fino a che non ci sarà l'analisi costi-benefici inutile fare previsioni, ma non credo che possa dire che l'opera non si debba fare, al massimo potrà evidenziare l'esigenza di migliorie. Il Paese non deve cedere su un terreno debole come le infrastrutture". Poi sul governo dice: "Nonostante la dialettica interna è in piena salute, risolviamo le questioni a tavolino e andiamo avanti". All'attacco il dem Fassino, che a Repubblica (p.4) dice: "L'analisi sui costi è una finta, il M5S dice no con ragioni fasulle. Capisco le loro difficoltà, ma i grillini rischia di pagare un prezzo molto grande opponendosi all'Alta velocità. Così tutto il Paese è paralizzato". Per la Stampa (p.5) Salvini ha un piano per salvare l'opera: "Il No passa solo con il voto in Parlamento". Per bocciare la Tav bisogna cambiare alle Camere leggi e trattati internazionali. Il M5S sa che in caso di voto in ordine sparso, le opposizioni voterebbero per il sì all'opera, per questo avverte la Lega: "Un voto leghista per proseguire la Tav sarebbe l'atto di guerra finale" (Corriere p.4). E sui cantieri arrivano le parole del ministro Toninelli: "Non firmo i nuovi lavori". E QN (in prima e p.4) riprende le frasi di Toninelli - "chi se ne frega di andare a Lione. A Torino serve di più una metro 2 che fare un buco inutile nella montagna" - che hanno suscita la reazione piccata dei francesi.
Intanto, non c'è solo il tema-Tav a creare tensioni nella maggioranza. Sul caso Diciotti e la richiesta di processo a Salvini, il leghista chiama il premier Conte: "Così non reggiamo" (Corriere p.3). Un sì al processo – avverte il leader leghista – sarebbe un precedente grave. Ma il M5S pensa a un voto online tra la base (Fatto in prima e p.2). Per Repubblica (p.5) c'è lo spettro della crisi nel governo, ma sull'immunità è pronta un'altra tregua: i due alleati pensano più alla propaganda che a rompere e Salvini si presenterà in giunta per le Immunità al Senato una memoria difensiva ma anche un atto con cui Conte, Di Maio e Toninelli si assumono la responsabilità politica collegiale sul fermo della Diciotti.

ESTERI
Venezuela, 19 Paesi Ue con Guaidò senza l'Italia, Monito del Colle (Corriere in prima p. 10-11 e tutti). L'Italia, insieme a Romania, Bulgaria, Grecia e Cipro, blocca una dichiarazione congiunta dell'Europa scegliendo una posizione neutrale e si limita al sostegno delle elezioni libere. Mattarella richiama il governo: "E' in gioco la democrazia. Non ci possono essere incertezze ed esitazioni nella scelta fra la volontà popolare e la richiesta di un'autentica democrazia". E Salvini: L'Italia non sta facendo una bella figura". Ma Di Battista ribadisce: "L'Italia sempre accodata in modo vile agli esportatori di democrazia. Serve coraggio per tenere una linea neutrale e l'Italia non è abituata". Messaggero (p. 5) intervista il sottosegretario leghista agli Esteri Picchi: "Riconosceremo l'assemblea presieduta da Guaidò perché eletta democraticamente, ma il giovane leader per noi non è il presidente che dovrà essere necessariamente scelto alle urne. Chiederemo a Maduro un passo indietro". Sulla crisi venezuelana Tajiani chiede al governo di allinearsi alla Ue: "Se su Maduro vince ancora la linea M5S, Salvini abbia coraggio e stacchi la spina". Repubblica (in prima e p.3) riporta le parole di Guaidò, che afferma di sentire "spesso" Salvini, mentre dà dell'"ignorante" a Di Battista. "Io questo signore non lo conosco – ha detto ancora Guaidò a proposito di Dibba -, mi dicono che è un politico influente da voi. Be' dice cose incomprensibili, compara processi che non sono comparabili. Quello che sta succedendo qui è molto più profondo, complesso. Farne solo una questione di petrolio significa non conoscere le cose di cui si parla". Intanto, il riconoscimento dei 19 Paesi Ue arriva allo scadere dell'ultimatum. Ma Mosca: "E' un'ingerenza. Il tentativo di legittimare l'usurpazione del potere, lo reputiamo un'interferenza diretta e indiretta negli affari interni del Venezuela" (Giornale p. 2).
Corriere (p.11) intervista Christophe Ventura esperto di America latina all'Iris di Parigi: "Il problema non si esaurisce con l'appoggio a Guaidó. A mettere alla prova l'Europa adesso sarà il tema dell'opzione militare. E l'Europa dovrà evitare l'attacco militare Usa". Intanto in Venezuela continua la sfida con le strategie dei due rivali (Messaggero in prima, p. 4-5) con il leader chavista che fa leva sull'orgoglio nazionale e scrive al Papa per accreditarsi come uomo di dialogo e l'oppositore 35enne che chiede ai militari di disobbedire e non bloccare l'accesso degli aiuti nel paese. Le condizioni del Vaticano (Stampa in prima, p. 2-3): "L'importante è capire se il regime fa sul serio e intende davvero discutere i termini della transizione".

© riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento