Commentario del 19.01.2019

IN PRIMA PAGINA
Allarme recessione, lanciato da Bankitalia, in evidenzia su tutti i quotidiani. Il Pil frena, rischio manovra-bis fino a 7 mld (Sole). Di Maio: "Sbagliate sempre" (Stampa, Repubblica). Investitori esteri in fuga dai nostri titoli di Stato (Giornale). Le cifre riviste fanno tremare anche il Nord (Corriere). Messaggero evidenzia l'effetto Reddito sui vincoli della Ue: altri 12 mld di flessibilità sul deficit. Libero ancora all'attacco di Di Maio sul reddito di cittadinanza: "Tragicomico, non capisce niente".
Politica, sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere: crollano i 5S, la Lega sfiora il 36%, salgono gli indecisi. Riforme costituzionali, Flick al Sole sul referendum propositivo: "Snatura lo spirito della Costituzione". Pd, il manifesto di Calenda: "Lista unica". Tanti sì tra i dem (Corriere). Ma Enrico Letta alla Stampa boccia l'ex ministro: "La lista unitaria è il favore più grande ai partiti populisti". Spese pazze, condanne alla Lega (Repubblica e altri). Gelo M5S (Messaggero). Il Fatto all'attacco: la Lega ci prova col suo Salvaladri, tutti condannati.
Merkel a Mattarella: "Conte interlocutore affidabile" (Sole).
Brexit, Tony Blair a Repubblica: "Un nuovo referendum per uscire dal caos".

ECONOMIA
Economia in "recessione tecnica", Bankitalia taglia le previsioni sul Pil 2019 e lancia l'allarme (Corriere e tutti): crescita stimata allo 0,6% dall'1% precedente. Colpa del calo consumi e degli scarsi investimenti (Giornale p.3). Di Maio non ci sta: "Stime apocalittiche, è un po' che non ci prendono" (su tutti). Ora è più difficile centrare il 2,04% di deficit, senza interventi scattano tagli automatici (Messaggero p.2). Investitori esteri in allarme, fuga dai nostri titoli di Stato (Giornale in prima e p.2). Sole (in prima e p.3) e altri quotidiani evidenziano il rischio di una manovra-bis, che può arrivare fino a 7 mld: ogni decimale di crescita in meno si riflette per il 55% in maggior deficit. I due vicepremier fanno muro: "Nessuna misura correttiva prima delle elezioni europee" (Stampa p.5). Per Fubini (Corriere p.8) c'è l'ombra dei tagli automatici già decisi nella manovra con il deficit a rischio: il monitoraggio sui conti potrebbe portare alla stretta sul bilancio, stringendo la cinghia anche su ciò che è stato già deciso, per evitare la procedura Ue. Ma Palazzo Chigi conferma la validità della manovra, la linea resta quella delle ultime settimane: prima di ogni mossa, vediamo gli effetti della legge di Bilancio (Messaggero p.3). La viceministro dell'Economia Castelli alla Stampa (p.7): "Con la nostra manovra e le riforme, le stime di crescita saranno confermate. Avevamo ragione noi a negoziare con l'Ue una manovra più espansiva, perchè è in atto un rallentamento dell'economia Ue".
Il Fatto (p.2) evidenzia come la recessione incomba sugli effetti del "decretone": si rischia di dover rifare i conti. Il viceministro all'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, a Repubblica (p.5): "Il quadro preoccupa, ma al momento non ci sono ragioni per ritenere necessario un intervento correttivo. Non inciderà sulle misure, anzi il reddito è ancora più importante". Pasquale Tridico, consigliere economico di Di Maio, al Fatto (p.2) spiega: "Confido che il reddito possa innescare una leva positiva sui consumi e sull'occupazione, alimentando la domanda interna, così da compensare, almeno in parte, la congiuntura internazionale non positiva". Ma l'economista Potestio, intervistata da Repubblica (p.3), avverte: "Le riforme del governo non incideranno sui consumi, né sulla produttività. Il reddito sembra la pagina di un libro dei sogni: l'idea di portare gli inattivi nel mercato del lavoro grazie al reddito di cittadinanza è folle".
Bonomi (Assolombarda) al Corriere (p.2) spiega: "Dobbiamo ribaltare questi pronostici di Bankitalia. Noi avevamo iniziato a parlare di recessione prima dell'insediamento di questo governo, le stime di Bankitalia sono realistiche se lasciamo andare le cose in questa direzione. Ma porterebbe conseguenze gravi: non possiamo aspettare di monitorare i saldi della legge di Bilancio prima di rimodulare gli interventi, tergiversando per opportunità politica. Ci sono segnali forti a costo zero, come lo sblocco di 400 cantieri bloccati nonostante i fondi stanziati: si facciano partire subito".

POLITICA
M5S in caduta verso il voto europeo: ora è al 25,4%. Mentre la Lega arriva vicina al 36%. Sul Corriere (in prima e p.4) il sondaggio di Pagnoncelli in vista del voto di maggio, che diventa cruciale per la tenuta del governo e per la ripartizione del peso delle due forze componenti la maggioranza. Prosegue il crollo dei 5S, ora a -7,3% rispetto al voto di marzo, mentre la Lega raggiunge più del doppio delle Politiche, quando registrò il 17,4% di consensi, e si attesta al 35,8%. Cresce il numero di indecisi o astenuti, che ora sono il 40%. Tra le opposizioni, prosegue il calo di Fi (al 7,1%) e Pd (17,3%).
Bagno di folla per Berlusconi, dopo l'annuncio della sua candidatura a maggio: "I gialloverdi sono una maionese impazzita - ha detto l'ex premier –. I fatti divideranno Salvini e Di Maio" (Giornale p.6). Ma il segretario del Carroccio snobba Berlusconi: "Non torniamo al passato" (Stampa p.9). Dopo l'annuncio della ridiscesa in campo per le europee del Cavaliere, il leader leghista chiude le porte al nuovo centrodestra a livello nazionale: "Una cosa sono le alleanze regionali, un'altra il governo". Per Verderami (Corriere p.9) il Carroccio prevede una nuova stagione politica, l'obiettivo dei leghisti è superare il vecchio centrodestra per conquistare l'Italia passando dall'Europa.
Pd, "Lista unica alle Europee": così Calenda riunisce il partito (Messaggero p.8 e tutti). L'ex ministro presenta un manifesto pro-Unione per arginare i populisti. Tanti gli esponenti dem che apprezzano l'iniziativa, compresi Zingaretti, Martina, Gentiloni. Ma sarebbero d'accordo anche Boldrini e Rossi di Leu. Contrario Giachetti. Pace armata per la campagna elettorale, con Renzi che stoppa la scissione, ma avvisa Zingaretti: "no all'ingresso nel fronte dei candidati della sinistra di Leu" (Stampa p.10). "Non farei mai una scissione, ma il Pd non basta – dice Calenda a Repubblica (p.9) -. I simboli dei partiti sono secondari, l'importante è che ci sia una bandiera unica dietro la quale si schioerino non soli i partiti, ma anche i cittadini". L'ex segretario Martina al Corriere (p.11): "Credo che il contributo di Calenda sia la via giusta, va nella direzione che abbiamo sempre auspicato. Bisogna muovere le energie presenti nel Paese e metterle insieme contro il rischio di nuovi nazionalismi". L'ipotesi lista unica trova l'ostilità di Enrico Letta, che alla Stampa (p.11) dice: "Il fronte unico è il favore più grande ai populisti: offrirgli un nemico è l'unica cosa che li unisce".

ESTERI
Mattarella, in vista in Germania, rassicura la Merkel: confronto sulle nostre riforme ma "l'Italia è stabile" (su tutti). La Cancelliera tedesca ha espresso fiducia nei confronti del premier italiano Conte: "Apprezzo il suo stile pacato. Mi concentro su lui, non sugli altri" (Corriere p.8). Su Repubblica (p.8) il viceministro degli Esteri tedesco Roth dice: "Contiamo sull'europeismo del vostro capo dello Stato. Abbiamo un grande interesse a relazioni strette con l'Italia. Posso capire che lo scetticismo verso l'Ue in Italia sia cresciuto: i cittadini si aspettano soluzioni su disoccupazione e problemi sociali. Per questo abbiamo bisogno di un bilancio pubblico in ordine, ma anche che l'Italia possa fare investimenti per le riforme strutturali".
"Brexit, un nuovo referendum per uscire dal caos": Repubblica (in prima, p. 11) intervista Tony Blair. "L'accordo di May sulla Brexit non passerà mai in Parlamento, un piano alternativo non ha i voti ed è quasi impossibile che ci sarà un No Deal perché il Parlamento si opporrà. Il referendum è l'unica soluzione per uscire dallo stallo. I britannici lo considererebbero come l'ultima parola. C'è una parte di leader europei che spera nella Brexit. Ma sarebbe un errore colossale. L'Europa deve rimanere unita e forte perchè il mondo sta cambiando". Lettera di Berlino a Londra: "Restate in Europa" (Giornale p.12). L'appello dei leader tedeschi inviato al Times tocca le note sentimentali dei britannici: "La Gran Bretagna è diventata parte di ciò che siamo come europei e ne sentiremo la mancanza. Rispettiamo la vostra scelta ma se decideste di rimanere le porte sarebbero aperte". Tutto questo perchè le previsioni economiche per la Germania e l'Europa in caso di Brexit No Deal sono raggelanti con le Borse che scommettono su un ripensamento di Londra.

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