Commentario del 12.01.2019

IN PRIMA PAGINA
Economia in primo piano. Produzione industriale ko: arretramento del 2,6% a novembre (Sole). Grande gelata dell'economia, e gli industriali avvertono: "Così è recessione" (Repubblima). Ma Di Maio avverte: "Presto un boom economico". Per il Giornale è la fine del bluff grillino. Italia in zona recessione (Messaggero), e Corriere parla di frenata dell'economia. Di Vico sul Corriere segnala l'anno nero del made in Italy.
Tra politica ed economia la polemica sulla Torino-Lione. Sì Tav oggi in piazza, manifestazione anche con la Lega (Sole). "Avanti con tutte le grandi opere" è la rabbia leghista verso il M5S sul Tav (Stampa). "Meno costi e piano da rivedere": la proposta di Salvini per tentare il M5S (Messaggero). Giornale segnala 8 motivi per dire "Sì" alla Tav. Corriere all'attacco del M5S: ansia di votare su ogni cosa, ma non vale per la Tav. Cottarelli al Fatto su Tav e grandi opere: "Seguire l'analisi costi-benefici".
Dagli Esteri, in evidenza l'ordine dal Pentagono: via alla ritirata delle truppe dalla Siria (Stampa).
Vittoria dei rider del cibo: "Diritto a ferie e malattia" (su tutti). Nel processo Foodora ribaltata la sentenza di primo grado, ma non saranno riassunti (Corriere e altri). Per il giudice non è lavoro subordinato (Messaggero). Adesso il governo riapra il dossier dei lavoratori sfruttati (Fatto).
Tennis, su tutti l'addio, tra le lacrime di Murray: "Il dolore all'anca mi ha sconfitto" (Messaggero e tutti). Fragile e poco british, Murray si è arreso (Repubblica).

ECONOMIA
Venti di recessione, crolla la produzione: -2,6% (Repubblica e tutti). L'industria sprofonda, mai così male dal 2014 (Sole p.3): i dati Istat certificano la frenata dell'1,6% a novembre, che porta a -2,6% la flessione su base annua. In terreno negativo i comparti auto (-19% sul 2017) e macchine utensili. Male anche l'industria del legno (-10,4%) e delle gomma-plastica (-6,7%). Secondo l'analisi del Sole, il calo va ben oltre le attese e suona come un campanello d'allarme. Di Vico sul Corriere (in prima e p.4) segnala l'anno nero del Made in Italy. La frenata riguarda anche l'Ue: rallenta la Germania, ma anche gli Usa sono a rischio (Repubblica). In Italia, rischio recessione nel quarto trimestre, pesano due debolezze: la domanda estera che rallenta e quella interna, che soffre le prolungate incertezze politiche. Secondo i centri di ricerca, le stime sul Pil del 2019 scendono allo 0,5% (Sole p.4). Per il Messaggero (p.3) ora sono a rischio gli obiettivi del Tesoro: difficile centrare una crescita all'1%, e tornano forti i timori sul debito. Ma Di Maio rassicura: "Prevedo un boom come accadde negli anni Sessanta" (su tutti). Per Repubblica (p.3) "ignora la realtà", e Libero (p.6) definisce il vicepremier grillino un "visionario". Mentre Conte confida nella capacità della manovra di produrre una spinta positiva, Repubblica (p.3) riporta l'allarme delle imprese sull'incertezza politica: "Ci porta nelle sabbie mobili". Il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, al Corriere (p.2): "Stiamo finendo in recessione. Se la fiducia cala, la prima conseguenza è un ulteriore crollo degli investimenti. E la manovra, che doveva essere orientata alla crescita e agli investimenti, è una presa in giro: erano previsti 3,5 mld di investimenti aggiuntivi in opere pubbliche, ne sono rimasti poco più di 500 mln". E il vicepresidente di Confindustria Pedrollo alla Stampa (p.3) aggiunge: "Sulla fiducia delle imprese ha pesato la poca chiarezza delle politiche del governo. Bisogna portare avanti le infrastrutture e le imprese dovranno esportare di più. Il sistema Paese si deve compattare e cercare nuovi spazi di crescita e anche nuovi mercati". Intanto, Salvini smentisce chi attribuisce il rallentamento al decreto dignità: "Non credo che abbia inciso in Germania, Gran Bretagna, Francia o Olanda. E' un problema per l'economia a livello mondiale". Per il Messaggero (p.2) ora il governo punta sul mal comune: "Bruxelles dovrà cambiare approccio". Repubblica (p.2) segnala il piano di Tria per il rilancio: investimenti, attraverso la carta della Centrale di progettazione delle opere pubbliche, e abbassamento delle tasse, con il progetto del titolare del Mef di ridurre a tre le aliquote Irperf che torna sul tavolo. E l'indagine Bankitalia sulle prospettive evidenziano il rallentamento delle imprese su investimenti e occupazione: le attese sono decrescenti. Positive le stime sull'occupazione, ma senza turn over generazionale (Sole p.3).

POLITICA
Tav, la Lega in piazza sfida il M5S: "Non possiamo bloccare il Paese" (Stampa e tutti). Oggi a Torino nuova manifestazione per il sì all'opera, con il Carroccio pronto a sfilare insieme al mondo produttivo. "Bisogna rispettare il contratto" dicono dal M5S, ma Salvini avverte: "Rivedere non significa cancellare l'opera". Il ministro dell'Interno lavora alla mediazione: meno costi e revisione profonda del progetto della Torino-Lione (Messaggero p.5).
Per il Giornale (p.6) la Lega va contro il governo e Salvini apre all'ipotesi referendum sulla Tav. "Opera fondamentale, siamo pronti al referendum" dice al Mattino (p.7) il sottosegretario leghista al Mit, Rixi. Ma Stella sul Corriere (p.5) attacca i 5S: propongono il "referendum su tutto", ma per l'Alta Velocità il loro mantra scompare. "La Lega in piazza non è un problema" assicura Conte (Corriere p.4). "Non mi stupisce che il Carroccio sia a manifestare, ma c'è il contratto di governo" commenta Di Maio, con Salvini che ribadisce: "Io voglio un'Italia del sì" (su tutti). Per il Fatto (p.2) Conte e Di Maio fanno i pompieri, ma Salvini alza la testa. I due vicepremier sono ai ferri corti, separati pure sull'economia (Giornale p.3): tensioni su Tav e droga, con il leader leghista che è preoccupato dai conti. Ma la "tattica della baraonda" può durare fino a maggio. Per Verderami (Corriere in prima e p.6) la logica è chiara: squadra che litiga non si cambia. Dividendosi quotidianamente su qualsiasi argomento, le due forze di maggioranza – commenta – si sono prese per intero il campo, annichilendo gli avversarsi.
Delrio (Pd) alla Stampa (p.3): "Nell'analisi costi-benefici manca una visione strategica di progetto Paese. Sappiamo tutti che bloccare la Tav significa restare fuori dall'interscambio economico con l'Europa dell'Ovest. Significa perdere lavoro e sviluppo". Il governo prende ancora tempo e cerca di rinviare la decisione a dopo le Europee, sperando nella sponda di Parigi (Messaggero p.5). Il Giornale (p.7) evidenzia 8 motivi per fare la Torino-Lione: crescita, traffico, indennizzi. La Tav è strategica per gli interessi dell'Italia, e bloccarla sarebbe un salasso. All'attacco il governatore ligure Toti, che a Stampa e Repubblica dice: "La mobilitazione di oggi rappresenta il Paese che non si ferma e punta sullo sviluppo. Pensare di fermare un'opera in un Paese che ha un deficit di infrastrutture è assurdo e controproducente. Inutile nascondersi – dice all'indirizzo dei grillini – dietro l'analisi costi benefici". L'invito a seguire l'analisi costi-benefici sulle grandi opere arriva invece da Carlo Cottarelli: "Le scelte spettano alla politica, ma devono essere prese sulla base di rigorose analisi tecniche delle conseguenze di tali scelte" (Fatto in prima e p.3).
"Sostegno a chi accoglie, no ai porti chiusi": il commissario Ue all'immigrazione Avramopoulos porta a Roma la sua agenda (Stampa p.6). Un dossier sulla Stampa (p.7) evidenzia il fallimento del piano di ricollocamento "obbligatorio" dell'Ue: metà dei migranti sono rimasti in Italia. Il sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere (p.8) si concentra sulla nuova recente emergenza migranti scoppiata sul caso delle navi Sea watch. Secondo la ricerca Ipsos, per il 60% degli italiani la responsabilità è dell'Europa. Solo per il 12% le maggiori responsabilità sono del singolo Stato nelle cui acque sono giunte le imbarcazioni, e per il 13% la responsabilità è delle Ong che si sono occupati di soccorrere i migranti in mare. E sulle politiche di accoglienza, per il 51% degli italiani il governo italiano dovrebbe tenere una linea intransigente e impedire gli sbarchi nel nostro territorio. La maggioranza degli italiani (55%) ritiene che M5S e Lega abbiamo posizioni differenti sulla gestione dell'immigrazione, mentre per il 25% non è così. Nel dettaglio, il 58% degli elettori grillini e il 55% di quelli leghisti ritiene che la linea sull'immigrazione sia differente tra i due partiti.

ESTERI
Trump dà il via al ritorno dei militari dalla Siria (Corriere p.10 e altri): primi mezzi verso il Kurdistan iracheno. E i turchi preparano la missione a Washington. Intanto, Donald lancia sua figlia Ivanka per la Banca mondiale (Messaggero p.10). La possibile nomina della figlia lo espone a critiche di nepotismo. Intanto, proseguono anche le polemiche sul caso del muro con il Messico, per costruire il quale era stata paventata l'ipotesi di usare i fondi per le catastrofi naturali. Ma il numero uno della Casa Bianca frena: "Per ora niente stato di emergenza". Intanto, sullo shutdown, fanno causa i dipendenti statali (Messaggero). Per il Sole (p.16) lo shutdown del governo americano, che da oggi diventerà record raggiungendo i 22 giorni, potrebbe infliggere il primo shock al mercato del lavoro: la serie di 99 mesi ininterrotti di creazione di occupazione, la più lunga dal 1939, potrebbe arrestarsi in gennaio, a causa dei dipendenti lasciati a casa da uffici pubblici e dalle loro aziende fornitrici.
Crimini nazisti, la Merkel si scusa con i greci. Ma sul risarcimento nessuna concessione (Messaggero p.10). Ribadite alla Cancelliera le richieste di Atene, che ammontano a 162 mld. Sorrisi e pochi fischi per la Merkel, ex nemica di Atene. Ma resta il nodo dei danni di guerra (Corriere p.12).

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