Commentario del 27.04.18

IN PRIMA PAGINA
M5S e Pd provano a trattare (Messaggero) il Quirinale mette alle strette Renzi e Di Maio ma per Repubblica ora la guerra è sui programmi. Torna il rischio elezioni. Per la Stampa invece il governo si farà e sarà tra Cinque Stelle e Lega, con Salvini pronto all'addio a Berlusconi: "Non chiudo ai Cinque Stelle, dopo il Friuli ripartiamo (Messaggero). Di Maio in soccorso al leader leghista: "Basta ai conflitti di interessi: i media di Berlusconi stanno linciando Salvini" (Fatto). Il Giornale: Di Maio vuole spegnere Mediaset, Rai e noi. Berlusconi: parole da esproprio anni '70 (Giornale).
Dal governo Gentiloni via al Def, col debito al 130,8% e un nuovo allarme pensioni (Sole). Padoan alla Stampa: "Difendiamoci con le riforme". Per il Fatto tra Def e Iva mancano 30 miliardi e nessun partito sa dove trovarli. La ripresa rallenta anche su scala europea, e Draghi temporeggia sulla fine del quantitative easing (Stampa, MF). Con la Ue partita aperta anche sui rifugiati: per il Corriere c'è un piano anti Roma.
Dall'estero, occhi puntati sulle due Coree: Kim e Moon, l'incontro della pace tra i gemelli diversi della Corea (Repubblica). Su Repubblica parla l'inviato Onu De Mistura: "In Siria evitato un conflitto globale. Pericolo Iran-Israele".
In cronaca su tutti l'arresto di un rifugiato gambiano a Napoli: "Investi la folla in Italia". L'ordine dall'Isis della Libia (Corriere). La Verità: li accogliamo e loro ringraziano progettando una strage con l'auto. Attesa per Roma-Liverpool. Dopo gli scontri la Curva Sud difende i picchiatori, Pallotta cerca la mediazione Uefa (Messaggero). Il Tempo: arrivano i barbari.

ITALIA-ECONOMIA
Nel "Def neutro" del governo Gentiloni rallenta la crescita (1,5%) per effetto dell'Iva e dello shock protezionistico, e sale il debito (al 130,8%) per via degli interventi salvabanche (Stampa, Sole e tutti). Nessun effetto sul deficit (in discesa all'1,6%) ma resta l'incognita Iva: sarà il nuovo governo a decidere come bloccare l'aumento (Repubblica). "Il vero rischio è il protezionismo, l'Italia si difenda con le riforme" dice Padoan alla Stampa. "E' vero che l'Italia cresce meno degli altri ma il ritmo è elevato e al netto della congiuntura possiamo crescere di più. La nostra vulnerabilità è legata in parte al debito e in parte a fattori strutturali come la modesta dimensione delle imprese". Sul fronte internazionale il pericolo numero uno sono le minacce di protezionismo, sul fronte europeo e interno è il rallentamento delle riforme: "Occorre continuare sul sentiero di questi anni che ha portato a una riduzione progressiva del deficit e a un'inversione della tendenza del debito, che si è stabilizzato in un quadro di maggiore crescita. La stabilità dei mercati di queste settimane è dovuta al fatto che stiamo su questo sentiero". Repubblica vede nell'incertezza politica e nella guerra dei dazi il mix della paralisi dell'economia italiana: senza una chiara indicazione sul governo le aziende vanno verso un congelamento degli investimenti e una riduzione degli ordini e questo potrebbe deprimere il clima di fiducia di famiglie e imprese. L'indicatore è ancora una volta il mercato delle macchine utensili, in frenata dopo il boom del 2017. Carboniero (Ucimu): "Quello che temiamo è l'incertezza politica e l'assenza di indicazioni chiare sulla politica industriale". Su Repubblica voce anche ai banchieri. Bini Smaghi: "I leader dei partiti dovrebbero sedersi a un tavolo e verificare i punti di convergenza e divergenza come hanno fatto in Germania. Ciò consentirebbe di spiegare agli elettori la formazione di un governo piuttosto che di un altro.L'impressione è invece che vogliano tenere le carte coperte in vista del ritorno alle urne". Buia (Ance): "L'Italia ha bisogno di semplificazione, i governi hanno aumentato gli stanziamenti ma quei soldi non sono mai arrivati al sistema, si sono arenati prima". Ora la sfida è spendere i 140 mld stanziati dal governo da qui a 15 anni per le infrastrutture: "Chiedo a chi governerà di spendere davvero quei soldi. Strade, ponti, gallerie: per ogni miliardo di investimento pubblico si generano 15 mila posti di lavoro". Profumo (Compagnia San Paolo): "Oggi in una democrazia diretta nessuno media le disuguaglianze e il sistema non regge più. Una volta erano i rappresentanti eletti a condurre il gioco. Oggi abbiamo leadership deboli che devono chiedere continuamente conto alla base delle loro scelte".
Sul fronte del lavoro, arriva la pagella dell'Ocse: Italia terza in classifica per il peso del cuneo fiscale (al 47,7%) e 23esima per reddito netto dei lavoratori single e senza figli (Sole, QN e altri). La media dei 35 Paesi Ocse è del 35,9%. Per i nuclei familiari con figli la situazione è più differenziata e il cuneo scende al 38,6% ma pur sempre sopra una media ferma al 26,1%. "Giù il cuneo sul lavoro, altro che sussidi" dice a QN l'economista Nicola Rossi (Istituto Leoni).

ITALIA-POLITICA
Governo, M5S e Pd trattano: "Passi avanti nel dialogo" annuncia l'esploratore Fico (Messaggero e tutti), ma è guerra sui programmi (Repubblica). Renzi resta fermo sul no all'intesa: "Sarebbe la fine del Pd" (Corriere). Anche se tra i suoi c'è chi vuole trattare e si apre uno spiraglio (Messaggero). Non smontare il Jobs Act e niente premiership a Di Maio sono le condizioni per trattare (Stampa).  Di Maio resta ottimista: "Vedrete, verranno al tavolo" (su tutti). Ma bisognerà attendere la direzione Pd del 3 maggio. Il capogruppo Pd Marcucci al Corriere verso la direzione: "Parlarci sì, votargli la fiducia no". Ma il segretario dei giovani dem, Mattia Zunino al Fatto: "L'Aventino a prescindere non è una strategia possibile. Se si trova un'intesa su alcuni temi nostri, perchè no?". Favorevole al dialogo il ministro Pinotti, che al Secolo XIX spiega: "Bisogna capire se esiste la possibilità di fare un accordo sulla base del quale definire se si può fare un governo. Europa, lotta alle disuguaglianze e lavoro sono le priorità". Il segretario del Psi, Nencini al Messaggero: "L'accordo va discusso nella coalizione, io dirò che tra noi e il M5S ci sono molte differenze". Per Repubblica può decidere solo Renzi se aprire il confronto o no. Foglio intervista Oscar Farinetti: "Non credo che Pd e M5S possano governare 5 anni, ma proverei a buttare giù 4-5 cose da fare, in primis una nuova legge elettorale per tornare a votare con un sistema che assicuri governabilità".
Mattarella concede altro tempo per trovare l'intesa: tocca ai partiti, unica alternativa è il ritorno alle urne (Messaggero). Fino al 9 maggio resta carica l'arma delle urne anticipate: è l'ultimo giorno utile per le elezioni prima dell'estate (Giornale). Il Quirinale si prepara a mettere alle strette Renzi e Di Maio (Sole). Per Breda (Corriere) Mattarella, per evitare una crisi di sistema in caso di mancato accordo, terrebbe in carica Gentiloni, mentre Parlamento lavorerebbe a una nuova legge elettorale.
Scontro Di Maio-Berlusconi sul conflitto d'interessi. "Dovrebbe essere vietato a chi fa politica possedere mezzi di informazione" ha detto il leader grillino, mettendo nel mirino "le velate minacce delle tv berlusconiane a Salvini". Scontro con il leader di Fi: "Parole da anni '70 – ha detto Berlusconi – sarebbe un esproprio proletario" (su tutti). Per Libero (p.4) quello di Di Maio è il tentativo di dividere la Lega da Fi.
Salvini, intanto, scommette sul voto in Friuli-Venezia Giulia: il M5S prenderà un'altra mazzata (Corriere p.6). In molti scommettono che, dopo il voto locale, riprenderanno le trattative Lega-5S (Messaggero). Lega pronta a scaricare Fi, con Salvini pronto a lasciare al M5S il premier (Stampa ). Ma per il Giornale Salvini vuole riaprire il forno con il Movimento senza spaccare la coalizione.

ESTERI
Nella notte l'incontro tra le due Coree, pronte a riscrivere la storia (Sole): obiettivo, pace tra i due Paesi dopo 65 anni e disarmo nucleare L'incontro tra Kim e Moon al 38esimo parallelo prepara il terreno al summit di giugno tra Trump e Kim. Il punto fondamentale è capire se Kim accetterà di trattare la sospensione in modo verificabile dell'intero programma missilistico e nucleare e non solo dei test. Se così non fosse, avrebbe ragione chi sospetta che il dittatore voglia solo trarre vantaggi economici dal negoziato senza concedere nulla di sostanziale.
Rifugiati, piano anti Roma. Si apre la battaglia nella Ue. Sul Corriere lo scontro che si è aperto in seno alla Ue sulla gestione dei confini e dei migranti. Dai Paesi del Sud – Italia, Cirpo, Grecia, Spagna e Malta –  arriva un appello formale alla Commissione a non scaricare tutto il peso dell'accoglienza sui Paesi del Mediterraneo. Accanto ai doveri dei territori più esposti dev'essere più visibile la solidarietà degli altri nel condividere gli oneri dell'emergenza. Il documento presentato dai cinque Paesi più esposti è la reazione a un negoziato che vede gli altri Paesi Ue, Francia e Germania in primis, decisi a evitare che il minor numero di richiedenti asilo esca dalle frontiere greche o italiane. La bozza i accordo prevede una presa in carico di 10 anni dei paesi di sbarco, con i paesi confinanti che possono rispedire indietro il rifugiato anche solo con una notifica.
Sulla Stampa il bilancio della visita di Macron a Washington: il capo dell'Eliseo non convince Trump sull'Iran, Stati Uniti fuori dall'accordo nucleare dal 12 maggio. "Macron è molto abile ma sull'Iran non è riuscito a convincere Trump" dice al Corriere il politologo Kupchan.
Sul Corriere l'arrivo a Washington della Merkel: per lei solo 150 minuti alla Casa Bianca. Una visita densa di rischi, per la debolezza della Cancelliera e l'ostilità del Presidente. Pesano l'adesione di Berlino al progetto North Stream 2, che aumenterebbe la dipendenza energetica dalla Russia; il contributo insufficiente alla spesa della Nato, il rifiuto di Berlino di partecipare alla crociata americana in Siria e il surplus commerciale tedesco, per Trump una vera truffa ai danni dell'economia americana.
Brexit, per gli inglesi arriva una tassa di 7 euro per i visti. E' l'ora dei dispetti tra la Ue e Londra (Corriere). L'Ue metterà in piedi un sistema di autorizzazione preventiva per entrare nell'area Schengen in  base al quale i viaggiatori extraeuropei dovranno fornire una serie di informazioni on line e pagare un biglietto di ingresso di 7 euro, così come si fa per gli Usa col modello Esta. Oneri che ricadranno anche sui britannici a partire dall'anno prossimo. Ora si attende la reazione di Londra.
La Francia rincorre la "grandeur" e sfida la Ue: "Basta con l'inglese" (Stampa). Con Londra in uscita dal club europeo Parigi vuole ripristinare la supremazia del francese rispetto all'inglese e al tedesco dilaganti. Mercoledì l'ambasciatore francese presso la Ue ha abbandonato una riunione ufficiale perché gli altri partecipanti avevano rifiutato di approvare la sua proposta di usare due lingue (inglese e francese) invece dell'inglese d'ordinanza.

©riproduzione riservata




Nessun commento:

Posta un commento