Commentario del 4.03.18

IN PRIMA PAGINA
L'ora della verità nel voto più incerto (Stampa). Oggi si vota ma i risultati solo martedì, per colpa del "Rosatellum" (Fatto). Per il Messaggero Italia incerta, governo difficile. Il Giornale:  Via i clandestini, basta un voto. Nodo astensione (Corriere).  Su Repubblica l'avviso di Grillo a Di Maio: guai a diventare un partito come gli altri. Sul Corriere le previsioni di Bannon: "Sento il clima che precedette l'alba di Trump". Sul Sole l'appello delle imprese: non smontate le riforme. All'esame delle urne anche il debito record del Paese (Stampa, Avvenire). Il Tempo parla di apparati Usa e banche d'affari pronti a speculare sull'Italia. Per il Sole, col Paese in ripresa, lo stallo elettorale non spaventa i mercati.
Dall'estero. Trump minaccia la Ue: "Tasserò le vostre auto". Asse Merkel-Macron (QN, Sole). Contromossa Ue: per gli Usa tasse fino a 3 miliardi (Messaggero). In Slovacchia niente prove sl giornalista assassinato: liberi i 7 italiani arrestati (Corriere).
In cronaca: a Roma 14enne abusata dal maestro di karate. Casi in aumento tra i minori (Messaggero). Calcio, la Juve batte la Lazio al 93', ma non meritava (Messaggero). Roma capolavoro al San Paolo: Napoli schiantato 4 a 2 (Messaggero, Corriere). Cinema, stanotte gli Oscar. Luca Guadagnino: "Me lo aspetto ma per James Ivory" (Messaggero).

ITALIA-ECONOMIA
Debito record: l'Italia che vota sorvegliata speciale, titola la Stampa che aggiorna il conto a 2300 miliardi. Il Paese rischia l'attacco della speculazione in Borsa. Mingardi (Istituto Leoni): "Il debito è un problema gigantesco. Per i tabelloni con il contatore messi nelle grandi stazioni ho ricevuto insulti, addirittura minacce, come se il debito pubblico fosse colpa nostra. Ma con le tante promesse in deficit tipiche di ogni campagna elettorale abbiamo voluto ricordare a tutti che ogni promessa è… debito". Nonostante i richiami di Bankitalia, Ufficio Parlamentare di Bilancio, Confindustria e Ue tutte le ricette proposte dai partiti aumentano disavanzi e indebitamento. Eppure per Confindustria non abbattere il rapporto deficit/pil espone il Paese a speculazioni e umori dei mercati finanziari. Una situazione tanto più grave se si considera che un terzo del nostro debito (il 32,3%) è in mano a investitori internazionali. Ma c'è apprensione anche tra i grandi investitori italiani (Bankitalia, banche italiane, fondi di investimento, assicurazioni). E nella prossima legislatura il debito pubblico da rinnovare ammonta a 900 mld di euro, che possono arrivare a 1.000 mld se si considera la quota periodica di Bot, praticamente 236 mld l'anno da trovare sui mercati. Pucci (Unimpresa): "Questi numeri sono fondamentali per capire il grado di attenzione degli osservatori mondiali in questa fase della politica italiana. Chiunque vincerà dovrà fare i conti con i big mondiali della finanza. E nonostante gli sforzi della Bce siamo sempre sotto pressione". "L'ipotesi peggiore è un governo anti-europeo – dice alla Stampa Silvia Ardagna (Goldman Sachs) – L'economia italiana si sta riattivando, i rischi legati al debito sono visti con meno nervosismo ma con un terzo del debito in mano a investitori esteri l'esito del voto avrà una sua incidenza. E' necessario che la crescita continui a migliorare e che ci sia una politica fiscale prudente. Bisogna continuare la strada intrapresa altrimenti le cose possono mutare in fretta". Per il Sole lo stallo elettorale non spaventa i mercati: gli analisti scommettono su un governo di coalizione non estremista con Italia in crescita e ottimismo in Borsa.  E se anche non emergesse alcuna maggioranza non sarebbe un problema: molti altri Paesi sono rimasti mesi senza esecutivo. Sempre sul Sole i desiderata degli industriali: "Non smontar le riforme". A partire da Jobs Act e Industria 4.0. Mattioli (Confindustria): "Tra gli investitori esteri sento qualche preoccupazione, il timore è che la stagione di crescita si interrompa. Lo stop and go sarebbe deleterio: non smontiamo quanto di buono realizzato anche perché i risultati veri delle riforme devono ancora arrivare".
 
ITALIA-POLITICA
Ore 7, urne aperte nell'incertezza (Stampa): alle 23 i primi exit poll, risultati nella notte, ma per il Fatto prima di martedì non si avrà né ripartizione né assegnazione dei seggi, e questo per i meccanismi e i difetti del "Rosatellum". 46 milioni gli italiani al voto, col nodo dell'astensione (Corriere). Per il Messaggero l'affluenza al Sud sarà decisiva per il risultato: un milione di indecisi stabilirà solo oggi se votare e per chi e questo può fare la differenza. "Sento lo stesso clima pre-Trump: Italia cruciale per tutti i populismi" dice al Corriere l'ideologo americano Stephen Bannon, stratega della campagna elettorale di Trump, in Italia per seguire le fasi del voto. "Penso che in Italia stia succedendo lo stesso che in America con Trump. Gli italiani si considerano provinciali nella politica mondiale ma non è così. Siete un banco di prova fondamentale del potere della sovranità". Per Bannon il voto italiano "è cruciale per il movimento populista globale: se sommi i sondaggi siamo vicini al 65%, quasi due terzi del Paese che appoggia il messaggio antisistema di gruppi populisti, dai Cinque Stelle alla Lega a Berlusconi e Fdi". Ieri e oggi silenzio elettorale, rotto però da Grillo e Berlusconi (Messaggero). Da Grillo, via blog, l'avviso a Di Maio: "Il nostro è un movimento biodegradabile. Ci scioglieremo quando saremo in grado di fare un referendum da casa a settimana". Tradotto, guai a diventare come gli altri partiti, sempre al loro posto (Repubblica). Per Berlusconi pizza e bagno di folla a Napoli con la Pascale:obiettivo, stoppare l'avanzata M5S nel Mezzogiorno.
Su Repubblica il "termometro" per capire chi vince e chi perde. Il M5S punta a confermarsi primo partito: superare quota 30% sarebbe un trionfo. Per il Pd di Renzi il target è la "soglia Bersani": 25%. Sotto il 22% sarebbe debacle. Nel centrodestra lo scontro è tra FI e Lega per superarsi: per entrambi l'obiettivo è il16%. Per FI prendere meno del 15% sarebbe un risultato mediocre, per la Lega prendere intorno al 12% sarebbe una sconfitta. Per Leu la soglia psicologica è il 6%, per Fdi il 5%; per la Bonino il 3%, così da entrare in Parlamento. Resta il tema del dopo-voto, il "fantasma della ingovernabilità": per Repubblica un risultato senza vincitori costringerà i partiti a cercare formule miste, da un patto Pd-M5S-Leu a un'alleanza populista tra Di Maio, Salvini e Meloni. Il Messaggero rimarca i segnali di "stabilità" che arrivano da Palazzo Chigi, anche in vista della riapertura dei mercati. E in caso di pareggio e di stallo lo scenario più probabile sarà la prosecuzione del governo Gentiloni,almeno fino all'elezioni dei presidenti di Camera e Senato, prevista a cavallo tra marzo e aprile. 
Sul Corriere la posta in gioco dei leader: le fortune di Gentiloni dipendono dalla tenuta del Pd, per Renzi, mai stato in partita da protagonista, o la va o la spacca, per Di Maio la sfida di andare oltre Grillo scegliendo un aplomb istituzionale; Berlusconi si è ripreso la scena e i favori dell'establishment europeo ma teme il boom della Lega; Salvini ha scelto un mix destra-sinistra per scalare la leadership, Meloni, stretta tra gli alleati, punta tutto sui patrioti; per Grasso strada tutta in salita alla ricerca del popolo di sinistra. Sulla Stampa il gelo di Renzi sul Colle per la linea-soft scelta verso il M5S: accettare la lista dei ministri-ombra per i renziani ha avuto il sapore di una legittimazione, proprio mentre il ledear dipingeva i 5Stelle come estremisti dalla doppia morale. Un umore riassunto da Ferrara sul Foglio, che ha parlato di "pericoloso placet di Mattarella al M5S". Sul Fatto ritratto di Tajani, lo sbiadito candidato di Berlusconi, che faceva dediche col motto delle SS e tradì sia Montanelli che Berlusconi,
Sul Corriere le parole chiave della campagna elettorale: Flat tax, superare la Legge Fornero, rimpatrio degli irregolari, reddito di cittadinanza, bonus figli, Europa.
Su tutti i giornali le istruzioni per il voto. Sul Corriere le maratone in tv. Vespa: "Comincio alle 22,45 e via fino alle 6 del mattino". Mentana: "Vedo il derby poi si va avanti fino a lunedì sera".
Nel Lazio e in Lombardia si vota anche per la Regione: Zingaretti (Pd) sfida Parisi e Lombardi (M5S), Fontana (Lega) favorito su Gori (Pd), ma il finale è aperto. .

ESTERI
Trump non arretra: "Dazi sulle auto europee" in caso di risposta Ue alle annunciate tariffe americane sull'importazione di acciaio e alluminio (Sole, Corriere e tutti. Il presidente Usa lo spiega su twitter: "Se la Ue vuole aumentare le già massicce barriere commerciali alle imprese Usa, no applicheremo una tassa sulle auto che si riversano liberamente in America". Ma gli analisti americani concordano: dalla guerra commerciale più danni che benefici. Contrari all'iniziativa di Trump anche il Fmi e i repubblicani, tanto che il consigliere economico Cohn minaccia dimissioni. Calenda (Giornale, p.19 Stampa, p.15): "La scelta di non escludere la Ue dai dazi rischia di avere conseguenze che vanno ben oltre quelle economiche: è un'altra frattura in un Occidente già diviso, l'Europa dovrà avere una reazione misurata per non innescare una guerra commerciale". Il Corriere (p.34) parla di 40 miliardi a rischio per il Made in Italy, secondo una stima della Coldiretti. Per quanto riguarda il settore auto italiano, Fiat, Maserati, Alfa e Ferrari potrebbero essere colpite su un volume di circa 52mila vetture per le esportazioni dirette negli Usa – nel mirino i modelli Stelvio, 500X, Giulia e Renegade -  ma il conto sarebbe diverso se si comprendesse il 16% di auto per il mercato americano fabbricate in Messico. Oltre ai produttori, l'iniziativa di Trump avrebbe pesanti ripercussioni anche sull'indotto e sulla componentistica. Spaventati anche i colossi tedeschi del settore (Giornale, p.19), a questo punto c'è da aspettarsi una settimana di passione sui mercati finanziari, dopo il venerdì nero coinciso con l'annuncio dei dazi americani, che alla sola Fca è costato il 5,7% a Piazza Affari.
Slovacchia, rilasciati i 7 italiani arrestati per l'omicidio del giornalista Jan Kuciak e della fidanzata (su tutti). Era prevedibile, scrive Repubblica, perché a loro carico non c'erano elementi. Mentre invece i rapporti tra la Dia e Bratislava confermano che sin dal 2013 l'Italia aveva avvertito la polizia slovacca dei legami con la 'ndrangheta dei fratelli Vadalà e di Pietro Catroppa. Su questo, scrive Repubblica, tanto il premier Fico quanto il capo della Polizia mentono, avendo negato di aver mai avuto informazioni sulle 'ndrine italiane. Su QN parla l'esperto di 'ndrangheta Enzo Ciconte: "Le 'ndrine in Slovacchia non sono un fatto recente, lì ci sono calabresi da vent'anni, arrivati dopo la caduta del Muro, quando con lo sgretolamento dell'Urss i confini tra Stati diventano di carta velina e per le mafie si apre un immenso mercato per droga e armi. Ma quello di Kuciak è un omicidio anomalo: o Jan ha toccato fili sensibili a cui non doveva avvicinarsi o altri hanno giocato la partita e la'ndrangheta è stata usata come copertura per l'assassinio".

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