Commentario del 23.03.18

IN PRIMA PAGINA
Trattative per le presidenze delle Camere nel caos (Corriere), il duello M5S-Fi blocca le Camere (Messaggero). Voto al buio. I grillini: "Non si tratta con Berlusconi" (Stampa). Ma Berlusconi chiede il "riconoscimento" in vista del governo (Messaggero). Fatto parla di baraonda: "Berlusconi fisso su Romani, il Pd sul mercato, solo M5S dice no". Mentre Salvini rilancia: "Vado io a Palazzo Chigi" (Repubblica).
Ampio spazio alla battaglia sul commercio internazionale. Dazi, Trump contro la Cina, guerra da 60 mln. L'europa per adesso è salva (Repubblica). Ue salva ma la guerra dei dazi manda le borse al tappeto (MF, Sole). Per Libero è giusto tassare chi importa merci fatte in Cina.
Italia-Austria: tra Vienna e Roma primo match sul doppio passaporto (Stampa). Mentre in Spagna, Catalogna senza presidente, fallito il terzo tentativo (Sole).
Spazio sui quotidiani alle novità su Telecom: Vivendi azzera il cda (Stampa, Sole, MF). Mossa per ostacolare il fondo Elliott (Repubblica).
Sicurezza, pistole elettriche per i crimini in strada: polizia e carabiniere come le guardie Usa (Messaggero).
Aerei e boati, psicosi in Lombardia (Giornale). Paura al Nord per due boati, erano Jet in volo (Corriere).

ITALIA-ECONOMIA
"Non saremo un Paese alla sbando": Gentiloni, prima del Consiglio Europeo, incontra Macron e Merkel e rassicura gli alleati (Stampa p.5). Prima di entrare nella sala del Consiglio, il premier ha avuto un faccia a faccia anche con Juncker, che ha detto: "Altri decisori troveranno una soluzione a quella che non è ancora una crisi". La Stampa segnala l'ottimismo nelle parole di Juncker, anche quel "non ancora" lascia presagire che il timore che la situazione scivoli di mano c'è. Del resto, un recente rapporto economico dell'Ecofin aveva parlato del "rischio contagio", un tema sollevato anche all'ultimo Ecofin, in cui si è rimarcato come l'Italia, per il suo alto debito, resti un sorvegliato speciale. E sulla Stampa (p.6) l'analisi di Alan Friedman mette in evidenza come il vero rischio per l'economia italiana sia un governo M5S-Lega: se tentassero di applicare reddito di cittadinanza (17mld di costo l'anno) e  flat tax (che creerebbe un buco di 40-50 mln l'anno nei conti) aumenterebbe il deficit, quindi il debito pubblico e i mercati inizierebbero a preoccuparsi, con lo spread alle stelle e gli speculatori al lavoro. Poi c'è il tema della Fornero, cancellarla creerebbe altri 200 mld di buco per i prossimi 10 anni.
Lavoro. Posto fisso in rimonta: +70mila a gennaio (Sole p.13. Messaggero e altri). Secondo i dati Inps, dopo 7 mesi torna positivo il saldo tra assunzioni e cessazioni di lavoro stabili: è l'effetto dei nuovi sgravi. Complessivamente nel mese, il settore privato a registrato 655mila contratti (+22,1%) e ne ha chiuso 454mila. In crescita anche i rapporti a termine, a chiamata e stagionali. Scarso invece, l'appeal dei voucher riformati. Cala invece la Cig, mentre cigo, cigs e deroga mostrano un incremento. Sul Sole l'intervento di Carlo Ferro (Assolombarda), secondo il quale per il futuro governo "è necessaria una visione per far crescere l'occupazione e restituire opportunità ai giovani: urgenti misure strutturali per aumentare l'attrattività del 'fare impresa' in Italia" tenendo conto del contributo che Confindustria ha saputo dare alla recente ripresa economica attraverso gli strumenti messi in campo (Jobs Act e Industria 4.0 su tutti).

ITALIA-POLITICA
Niente intese, dopo la lite Fi-M5S oggi al voto per i presidenti delle Camere al buio (su tutti). Da Forza Italia spingono per il ticket Romani-Giorgetti alla guida di Palazzo Madama e Montecitorio, ma la Lega rassicura il Movimento: una Camera vada ai 5S (Corriere p.2). Salvini a Repubblica (p.3): "Dobbiamo cercare candidature condivise, anche il Pd deve essere coinvolto. Serve lo sforzo di tutti, il problema non è Berlusconi ma quelli di Fi che gli stanno intorno". Ma Berlusconi tiene il punto sul nome di Romani per il Senato, nonostante il veto del Movimento. Pd pronto a rientrare in gioco se si riparte daccapo (Repubblica p.2). Anche se i dem potrebbero optare per la scheda bianca al Senato per bloccare la corsa del M5S (Stampa p.4) "Non si può restare a guardare – avverte Orlando a Repubblica (p.6) -. Abbiamo il dovere di cercare un patto sulle presidenze". Per il Fatto (in prima e p.2-3) Berlusconi batte i pugni con la Lega e chiede lo scalpo dei grillini, che a loro - volta tra rincorse e paure - lanciano l'amo ai Dem. Secondo la Stampa (p.2) è proprio Grillo a rassicurare la base, scongiurando un accordo con Berlusconi. Il piano B dei grillini è il sostegno a Zanda. Per Repubblica (p.4) i grillini si dicono "pronti a votare" un dem per lanciare l'ultimatum alla Lega. Intanto, Fico in bilico per la Camera, al suo posto si fa il nome di Fraccaro (Messaggero).
Partita delle presidenze legata a quella del futuro governo. "Io punto alla presidenza del Consiglio": non si nasconde Salvini nell'intervista a Repubblica. "Il centrodestra dirà questo nelle consultazioni – assicura – e, rispettando le prerogative di Mattarella, me lo aspetto. Lavoreremo per portare i numeri che servono. Ma non con il Pd, i nostri programmi sono divergenti. Io parto dalla coalizione di centrodestra". Ma Bossi al Corriere spinge la Lega a sinistra: "Andare con i 5S è un salto nel vuoto. La ricetta dei grillini ci riporta alla cassa del Mezzogiorno, ma bisogna intervenire perchè siamo seduti su tre bombe: sistema pensionistico, giovani e sanità. Io tratterei con il Pd, che conosciamo e ci aiuterebbe a portare a casa l'autonomia. Incontrerò Berlusconi e gli dirò che bisogna guardare ai dem". Ma Fedriga, candidato per la Lega in Friuli, alla Stampa dice: "Non faremo un governo a ogni costo. Presenteremo un programma e vedremo chi lo appoggerà: abolizione della Fornero, diminuzione delle tasse, aumento della sicurezza, inversione di rotta sull'immigrazione clandestina. Chi ci sta è il benvenuto". Orlando (Pd) a Repubblica ammette: "Sono abbastanza convinto che si andrà verso un accordo Lega-M5S, ma certo non faccio il tifo".

ESTERI
Nuovi dazi contro la Cina, l'Europa per ora è esentata (Sole e tutti): stretta da 60 miliardi sulle merci cinesi, il 10% del totale, nelle intenzioni di Trump c'è la protezione di settori all'avanguardia. Si Salva l'Europa (Sole p.2): sospesi i dazi per l'acciaio e l'alluminio europeo, sospiro di sollievo a Bruxelles: "Bisogna evitare il protezionismo a livello mondiale". Secondo Cerretelli (Sole) la tregua con la Ue può far partire il negoziato. Ma la guerra commerciale spaventa i mercati: in forte calo Wall Street e i listini europei, il Ftse Mib cede l'1,85%. Intanto, si attende la contromossa cinese (Corriere p.12): "Combatteremo per difendere i nostri legittimi interessi" spiega una nota dell'ambasciata a Washington. Secondo l'analisi di Sarcina, la guerra commerciale tra i due Stati mette a rischio un terzo delle merci del globo, per cui i contraccolpi sull'economia mondiale sono imprevedibili. "È un errore che costerà caro, ora l'economia Usa rischia una brusca frenata - dice Montanino (Confindustria) al Giornale -. Il tema della concorrenza sleale andava affrontato in sede diplomatica, così si rischiano ritorsioni. Si rischia un aumento dei tassi a danno delle aziende, inoltre Pechino potrebbe iniziare a preferire il debito europeo a quello Usa".
Sul Sole (p.6) Borse, una taglia sulle truffe social: non solo democrazia ed elezioni, le autorità americane stanno puntando i riflettori sui rischi per i mercati finanziari.
La Catalogna resta senza presidente: gli indipendentisti si spaccano su Turull (Stampa p.15 e altro). L'astensione dell'ultra sinistra fa naufragare il piano di Barcellona. E l'ex portavoce del governo rischia l'arresto. "La secessione dimenticata" titola il Sole (p.10), che segnala il possibile ricorso a nuove urne nel caso in cui la situazione non si dovesse sbloccare.
Vienna-Roma, primo match sul doppio passaporto (Stampa in prima e p.15): oggi l'incontro in Austria. Ci sarà la Volkspartei stretta tra il no italiano e le tentazioni estremiste. Ci sono tre partite politiche legate al doppio passaporto che Vienna vorrebbe concedere ai sudtirolesi e ai ladini dell'Alto Adige: quella sui rapporti di forza tra il Partito popolare e la destra targata Fpo in Austria; la seconda sui rapporti diplomatici con Roma, ed è certo la più delicata; la terza è un anticipo di campagna elettorale a Bolzano, dove in autunno si voterà per la nuova giunta provinciale.

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