Commentario del 12.03.18

IN PRIMA PAGINA
Berlusconi al Pd: "Dovete sostenere il nuovo governo" (Stampa). Renzi: "Tocca ad altri, opposizione" (Repubblica). Salvini tenta di Maio: "Le Camere sono una partita fra noi" (QN). Politica in primo piano su tutti, ma ancora una pista per il governo non c'è. Dal Pd no al M5S (Messaggero), strappo di Salvini con Forza Italia (Giornale), Di Maio "si fa prete" ironizza Libero sul feeling tra il leader dei 5 Stelle e i vescovi. Per gli espulsi M5S pronta la sanatoria purché non passino con Forza Italia (Mattino). Galli della Loggia al Corriere: "Io dico che è meglio tornare al voto". Oggi Renzi se ne va, ma il Pd resta sua proprietà, scrive il Fatto. Per il Messaggero arriva Delrio, per Libero tocca a Martina: ma con lui Pd in serie B.  Sul Giornale il volo pericoloso di Mattarella il giorno delle elezioni: transponder acceso, aereo tracciato in rete.
In Cina Xi incoronato presidente a vita (Corriere e altri). In Russia lo zar assoluto è pronto per il Putin IV (Fatto).Negli Usa Trump minaccia su dazi e rincari auto: i danni maggiori per Italia e Germani (Messaggero). La Ue si prepara a tassare i big della rete (Repubblica).
Su tutti i cinque anni di pontificato di Bergoglio: Papa che divide, per il Giornale. Su Repubblica la Chiesa capovolta da Francesco.

ITALIA-ECONOMIA
"Alert" di Confindustria su un governo M5S-Lega: "La flat tax più il reddito di cittadinanza insieme ci fanno fare un bel debito pubblico. Non so dove andiamo a parare", dice Boccia, ieri in tv dalla Annunziata (Messaggero, QN e altri). "Prima si fa un governo e meglio è ma l'importante è fare le cose per fatte bene", il ragionamento di Boccia. "Giusto lavorare sul reddito di inclusione per ridurre i divari ma dobbiamo stare attenti a non rialzare il debito pubblico perché questo potrebbe essere un problema per il Paese". Per il presidente di Confindustria "il voto al Sud per il M5S è stato un po' la nostra Brexit: un territorio ignorato negli ultimi 20 anni ha reagito votando contro i partiti tradizionali. Questo è il messaggio che viene dal Meridione, non solo il reddito di cittadinanza". Cruciale è anche il messaggio che l'Italia vuole dare all'Europa: "Come ci presentiamo in Europa? Con quale proposta di riforma? Appoggiamo Germania e Francia o altri Paesi? Nel 2019 scade il mandato Draghi alla Bce, ci sono le elezioni europee: prepararsi a questo è un atto di responsabilità per il Paese".
Delle grandi manovre in atto in Europa (senza l'Italia) scrive anche il Corriere: con Gentiloni e Tajani usciti azzoppati dal voto di domenica, Roma è alla finestra mentre Parigi e Berlino trattano sulle cariche della futura Unione e sulle riforme da approvare nei prossimi due anni. Emblematico il caso della nomina-lampo del nuovo segretario generale della Commissione Ue Martin Selmayr, con procedure poco trasparenti. Selmayr, scrive il Corriere, è una figura controversa, poco incline ai riti burocratici e capace di rompere gli schemi. E' stato il "regista" della flessibilità sui conti di Italia e Portogallo. Ma mentre a Bruxelles si discute e si tratta, a Roma è tempo di consultazioni per il nuovo governo.
Sul Sole l'allarme per il destino di bonus fiscali e Jobs Act. Ora che sono cambiate le parole d'ordine – flat tax, reddito di cittadinanza, nuova Irpef – ci si aspetta un riordino delle agevolazioni fiscali e una revisione del Jobs Act. Fin qui il riassetto delle tax expenditures è rimasto sempre sulla carta, scrive il Sole: gli esperti del Mef hanno censito 466 misure di cui 22 con costi trascurabili ma recuperare oltre 10 mld è complicato. Quanto al Jobs Act, a tre anni dall'entrata in vigore si può dire che ha prodotto più contratti a termine e meno licenziamenti. Ma continuano a mancare le politiche attive sul lavoro.

ITALIA-POLITICA
"Nuove elezioni metterebbero a rischio la democrazia, il Pd collabori per il governo": Berlusconi, intervistato dalla Stampa, rilancia sul centrodestra al governo e cerca la sponda del Pd. "Il centrodestra ha il diritto e il dovere di guidare il prossimo governo ma le altre forze politiche non possono sottrarsi di fronte alle gravi necessità del Paese. In questa fase tocca a Salvini scegliere la strada che ritiene più opportuna e noi lo sosterremo. Ma sarebbe meglio se intere forze politiche si rendessero disponibili: andremo verso una soluzione più stabile". Berlusconi si dice scettico su un governo Lega-M5S  -"escludo che la Lega possa fare una scelta così in contrasto con i suoi elettori" – e contrario a elezioni anticipate: "Sarebbe un pessimo segnale per la democrazia e una strada non risolutiva. Meglio perdere qualche settimana per un buon governo che mesi per una nuova campagna elettorale".
"Governo di unità nazionale? Deve giocare chi ha vinto" dice al Corriere Matteo Renzi, alla vigilia della direzione del partito che accetterà le sue dimissioni da segretario. "Ci attende una lunga traversata nel deserto, ma ripartire da zero, dall'opposizione, può essere una grande occasione. Cinque anni fa Pd e 5Stelle finirono pari, nel 2014 abbiamo vinto noi, adesso loro. La ruota gira, la rivincita verrà prima del previsto". Quanto agli appelli di responsabilità di Mattarella e Draghi "si rivolgano ai gruppi più grandi: la palla oggi è in mano alle destre e ai Cinque Stelle".
Salvini, dalla Scuola della Lega, prenota le Camere per Lega e M5S ma sul governo chiude a Di Maio (Messaggero): il perimetro resta quello del centrodestra con lui premier. E dopo il governo pensa a un congresso per completare la svolta nazionale del partito (Stampa). "Farò di tutto per rispettare il mandato ricevuto dagli italiani – ha detto Salvini – ma non sto smaniando per diventare premier. Se lo farò sarà senza scendere a patti, senza pateracchi o minestroni. E soprattutto senza rinnegare il nostro programma". Per questo i suoi economisti già lavorano al Def. In settimana il summit con gli alleati Berlusconi e Meloni, poi si parlerà "con tutti gli altri".
Di Maio cita De Gasperi e cerca sponde vaticane per fare un governo moderato (Stampa): "Politica vuol dire realizzare", in nome del bene comune, dice il leader grillino mostrando piena sintonia col capo della Cei Bassetti e col giornale dei vescovi.
Ma alleanze che reggano alla prova dei numeri e della compatibilità politica non se ne trovano, scrive la Stampa, che rilancia l'ipotesi di un governo di scopo, "di tutti e di nessuno":  e a guidarlo potrebbe essere Cottarelli, già commissario della spending review sotto Letta e Renzi e gradito anche a Di Maio.
Oggi la direzione del Pd, probabilmente senza Renzi. Ribadito il no al M5S, Martina reggente fino all'assemblea nazionale di metà aprile, dove i delegati decideranno se eleggere in quella sede il nuovo segretario o indire le primarie (Corriere). Primarie che il Messaggero considera lontane vista la debolezza del partito. Possibile tregua armata tra i dem, con Renzi e Franceschini che spingono per Delrio, mentre Orlando vuole Zingaretti. Ma per la Stampa Orlando chiederà di affiancare a Martina un organo collegiale che rappresenti tutte le anime del partito.
"Con Martina segretario il Pd va in serie B" scrive Libero: il ministro dell'Agricoltura è un "giovane vecchio" dalla carriera costellata di insuccessi. Su Libero parlano anche Matteo Ricci e Francesco Boccia. Ricci in linea con Renzi: "Hanno vinto Lega e M5S, spetta a loro governare". Boccia no: "I dem stiano all'opposizione ma un appoggio esterno ai grillini si può dare: Di Maio non è estremista. Escluderei l'appoggio a un governo del centrodestra con Salvini premier: le distanze sono troppo grandi". Quanto alla segreteria del partito meglio Zingaretti di Calenda: ha una visione così lontana dalle esigenze vere del Pd che faccio fatica a pensarlo segretario".

ESTERI
Cina, Xi cambia la Costituzione e s'incorona imperatore a vita. Su Repubblica e tutti il voto quasi unanime dell'Assemblea del Popolo che togliendo il tetto dei due mandati presidenziali assicura un potere senza precedenti al leader cinese. Xi potrà restare oltre il 2023, anche a vita, sommando il ruolo a quelli di segretario del Partito e capo dell'Esercito. Obiettivo: rendere la Cina nel 2021 una società moderatamente prospera e nel 2035 compiutamente moderna al livello degli Stati Uniti. Repubblica rimarca anche il silenzio di Washington di fronte al "salto indietro" della Cina: la seconda superpotenza mondiale sta operando una metamorfosi mostruosa verso la dittatura personale e la più grande liberaldemocrazia occidentale osserva tutto questo con ammirazione e con invidia. Ma anche gli europei tacciono, il silenzio "agghiacciante" di chi pensa solo di piazzare qualche contratto commerciale o di attrarre qualche investitore cinese.
Dazi, Trump alza ancora il tiro e dopo acciaio e alluminio minaccia altre misure restrittive sulle importazioni di auto e altri prodotti europei (Corriere). "L'Ue ci uccide sul commerci. Aprite le dogane e abolite i vostri dazi. Se non lo fate tasseremo le Mercedes e le Bmw – l'avviso di Trump – Con l'Ue siamo sotto di 100 mld di dollari sul commercio per colpa di politici stupidi. L'Ue sembra innocua ma non lo è". Berlino preoccupata: "Trump mette a rischio l'ordine dell'economia mondiale". Sul Messaggero i rischi per Italia e Germania, le più colpite dai nuovi dazi: sono quasi 80 mila l'anno le vetture Maserati, Ferrari, Lamborghini ma anche le Alfa Romeo, le Fiat 500X e le Jeep Renegade che vanno negli Usa.
Rischi per l'export italiano anche dalla Brexit: tra moda e food all'Italia, che ha un export di circa 20 mld di euro verso il Regno Unito, l'impatto delle maggiori barriere costerà 2,5 mld all'anno (Corriere). Viani (Oliver Wyman): "A soffrire di più saranno soprattutto le piccole imprese che esportano solo nel mercato comune".
Su Repubblica anticipazioni sulla web tax europea. Nella bozza del testo che sarà pubblicato dalla Commissione il 21 marzo prevista una tassa continentale fino al 5% del fatturato delle multinazionali del digitale. Destinatari i social network e le grandi piattaforme che mettono in contatto i clienti, ovvero le aziende che generano profitti grazie alla raccolta dei dati degli utenti. La web tax europea sarà comunque una soluzione "transitoria" in vista di una tassazione globale in seno all'Ocse. Intanto la soluzione europea prevede il principio del Digital permanent establishment, una sorta di residenza digitale grazie alla quale pagheranno la web tax europea le aziende con un reddito superiore ai 10 milioni di euro in un Paese Ue e con un certo numero di utenti e contratti on line.

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