Commentario del 22.03.2018

IN PRIMA PAGINA
Politica, Berlusconi a Di Maio: trattiamo (Stampa e Corriere). Ma è gelo sull'accordo destra-M5S: elettori grillini contro Berlusconi (Repubblica). Vertice con i leader: no del Pd, dubbi del M5S, che non vuole Berlusconi (Corriere e Messaggero). Camere, i nuovi nomi dopo i veti (Messaggero): Fico alla Camera, ma il M5S al Senato frena su Romani (Avvenire). Fatto polemico: Berlusconi non riesce a trovare uno di Fi incensurato. E intanto, nel Pd, Zanda mette i paletti: "No a due capigruppo renziani" (Corriere).
Ampio spazio ancora al caso Facebook, Zuckerberg cede: "Colpa mia" (Corriere e tutti). Ammissione tardiva (Messaggero). Allarme social network: così insidiano le Borse (Sole). Quella mano di Analytica sull'Italia (Repubblica). La grande svolta dell'Europa sulla web tax (Corriere). L'Ue rilancia: subito al 3% (Sole).
Dagli esteri, Powell (Fed) parte col rialzo dei tassi. E ammette: crescono i rischi di guerra commerciale con Pechino (MF). La Fed rialza i tassi e rivede le stime del Pil Usa (Sole).
In Europa. Germania: si insedia il quarto esecutivo Merkel (Sole). Francia-Libia: Soldi da Gheddafi, ecco le prove. Sarkozy torchiato e indagato (Giornale).
Vaticano, dopo il caso della lettera "tagliata", lascia il Monsignore (Messaggero).Viganò, portavoce del Papa si dimette: censurò le critiche di Ratzinger a Bergoglio (Giornale). "Ho sbagliato" ammette Viganò (Repubblica).
Spazio anche alle vicende del Milan. Yonghong Li cerca una via d'uscita (MF). Li in crisi: inchiesta sulla vendita (Messaggero). Il cinese se ne va, adesso il Milan lo vuole un russo (Libero).

ITALIA-ECONOMIA
L'economia parte bene: il Pil continua a salire (Sole p.13). L'Italia è "poco esposta" ai nuovi dazi americani sulle importazioni di acciaio e alluminio che entrano in vigore domani. Nel 2017 le vendite oltreoceano sono state 760 mln. Ma nel caso di escalation tra Usa ed Ue – che "al momento improbabile" - il conto per il nostro export potrebbe essere molto salato: a rischio  40 mld. L'allerta è contenuta nelle stime del Centro studi Confindustria, che al momento confermano l'accelerazione della crescita globale che si consolida e si diffonde nei vari Paesi, compresa l'Italia che nel primo trimestre 2018 "parte bene", acquisendo un aumento della produzione industriale dello 0,3%.
Conti pubblici, nel Def prima apertura alla sterilizzazione delle clausole Iva (Sole p.11): tutti i partiti concordano sulla necessità di bloccare gli aumenti di Iva e accise anche nel 2019. In caso di stallo prolungato nella formazione del nuovo governo, si profila la possibilità di un "Def light" stilato dal governo uscente, con il solo quadro programmatico: verrebbe varato a metà aprile con "l'invito" a bloccare gli aumenti Iva, con il nuovo esecutivo che dovrebbe poi presentare la versione estesa del documento.

ITALIA-POLITICA
Trattative per le presidenze delle Camere. Accordo tra destra e M5S: Camera ai grillini, Senato a Fi (su tutti). La Lega lascia Palazzo Madama all'alleato e in cambio candida Fedriga per la guida del Friuli. Fico in pole per Montecitorio, Romani per il Senato, ma su di lui c'è il vetro del M5S, che dice: "No indagati". La replica di Fi: "Allora non possono chiederci di votare Fico". Per il Messaggero, i nuovi nomi dopo i veti sono quelli di Bernini (Fi) per il Senato e di Fraccaro (M5S) per la Camera. La partita delle presidenze delle Camere si intreccia con quella di governo. Salvini prova a stanare Di Maio e, per evitare di diventare socio di minoranza di un esecutivo grillino, si rivolge al leader 5S: "Siediti al tavolo con Berlusconi" (Stampa p.3). Anche Berlusconi invita Di Maio all'incontro (su tutti). Ma il patto M5S-destra traballa (Repubblica in prima e p.2-3): elettori grillini in rivolta si appellano a Di Battista: "Fermali tu". E una sorta di veto all'accordo con il M5S arriva anche dalla base leghista: "Mai con i grillini, no all'assistenzialismo" (Repubblica p.4). Per Verderami (Corriere p.3) Di Maio teme la trappola di Berlusconi, la cui mossa apre ancora di più il gioco delle presidenze e lascia sullo sfondo l'ipotesi di un governo di minoranza. Intanto, la road map istituzionale prevede le dimissioni di Gentiloni subito dopo le presidenze (Messaggero p.5): Gentiloni potrebbe lasciare già nel weekend, nel caso la partita delle Camere fosse chiusa in fretta. Ma, nonostante le dimissioni, i poteri dell'esecutivo restano pieni.
Centrodestra, sul Corriere (p.2) parla Maurizio Gasparri: "E' ovvio che una presidenza debba andare al M5S. Ma un'alleanza di governo centrodestra-5S è altamente improbabile. Per l'esecutivo ci vorranno settimane, se si votasse a scrutinio segreto ci sarebbe una maggioranza in cinque minuti perchè nessuno vuole andare a casa. Ma ci sono possibilità che un governo che parta dal centrodestra trovi i consensi".
Pd, nonostante l'appello del centrodestra a prendere parte alle trattative per le Camere, i dem si tirano fuori (su tutti). Nel Pd, intanto, nasce il correntone anti-Renzi: no all'apertura al centrodestra, però niente Aventino (Messaggero). E si apre la partita dei capigruppo dem. "No a due figure renziane - mette in chiaro Zanda al Corriere (in prima e p.7) -. Governo con il M5S? Mi pare evidente che non possiamo governare insieme, ci separano differenze di fondo su visione internazionale, idea di partito, rapporto con l'Ue e bilancio dello Stato". Ma per Libero (p.5) i dem sarebbero tentati dalla possibilità di sostenere Di Maio, nella speranza che vada a sbattere. Sul Foglio (p.4) parla Sandro Gozi: "Per il rilancio del Pd occorre essere radicalmente alternativi alle  proposte irrealizzabili di lepenisti e grillini. Per questo credo che il Pd debba assolutamente stare all'opposizione e non capisco perché dovrebbe permettere la nascita di un governo per attuare cose irrealizzabili e sbagliate per l'Italia".

ESTERI
Su tutti i quotidiani, scandalo Facebook, il mea culpa di Zuckerberg: "Colpa mia, protetti o non vi meritiamo", il fondatore del social ammette le responsabilità, ma spiega: "Il furto di dati è precedente al 2014, misure importanti a tutela della privacy sono già state prese". Ira di utenti ed azionisti, pronti ad una class action. Sul Corriere (p.9) parla Martinez, l'accusatore: "La missione era una sola, il massimo profitto. Non credo che la profilazione possa modificare un risultato elettorale, ma può forzare il tuo orientamento". In apertura sul Sole (p.2-3) allarme social network, così insidiano le Borse. Pierre Moscovici, intervistato da Repubblica (p.13) "Sui big data abusi inaccettabili, consiglio a Zuckerberg di venire a Strasburgo a riferire. Nell'Unione la protezione dei dati personali è un diritto fondamentale". Su Repubblica (p.11) la mappa, il lavoro sull'Italia e l'identikit simile a FdI e Lega: per Cambridge Analytica, il nostro paese era da tempo un mercato su cui puntare: a società Scl spiega di aver già operato in Italia per un partito che parrebbe essere Fratelli d'Italia, ma gli interessati smentiscono: "Non sappiamo di cosa state parlando".
E, intanto, l'Ue accelera sulla web tax. Moscovici a Repubblica (p.13): "Adesso una tassa sui giganti del web". Presentato il progetto, spiega: "Non è una ritorsione per i dazi Usa, le guerre commerciali, come tutte le guerre, producono vittime". Tassa al 3% del fatturato, la proposta della Commissione prevede un'aliquota, applicata nei paesi europei a livello nazionale. Ma è scontro con 5 Stati: Olada, Irlanda, Lussemburgo, Cipro e Malta contrari, Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna sono pronte ad andare avanti da sole (Messaggero). "L'accordo sulla web tax va trovato il prima possibile" (Stampa, p.19) scrivono in un appello i ministri dell'Economia di questi Paesi. Sul Corriere (p.26) intervento di Calenda e Mucchetti: con la web tax la Ue può segnare una svolta fondamentale nel cambiamento delle politiche fiscali e della concorrenza nel Vecchio Continente.
Germania, si insedia il quarto esecutivo Merkel (Sole in prima e p.10): la Cancelliera ha rilanciato il tema della coesione sociale nel discorso programmatico al Bundestang. "La Merkel si accalora su Turchia e Russia, e difende l'Islam" titola Repubblica (p.15), che sottolinea la strigliata inviata a Putin ed Erdogan sulla Siria. "L'Islam è parte della Germania" ha detto la Merkel, che ha puntato su Europa e integrazione come priorità del suo esecutivo (Stampa p.13).
Soldi da Gheddafi, Sarkozy verso il processo (Stampa p.14). L'ex presidente francese sotto interrogatorio per 25 ore: i giudici non gli credono, ora è indagato (Messaggero p.13). Per ora torna in libertà e assicura: "Mai preso un centesimo da Gheddafi". Ma Moftah Missouri, ambasciatore, responsabile del dossier Francia al Giornale (p.12) dice: "Sarkozy annunciò l'intenzione di candidarsi per l'Eliseo e Gheddafi disse di essere pronto ad aiutarlo. Ho visto la bozza della lettera d'accordo per finanziare la campagna elettorale di Sarkozy sulla scrivania di Gheddafi. Era dicembre 2006. La cifra era 50 mln di euro, poi Gheddafi decise di versare 20 mln di dollari".

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