Commentario del 31.07.2017

IN PRIMA PAGINA
Roma in primo piano su tutti: caos conti e crepe in giunta (Messaggero). Delrio al Corriere: "Soldi a Roma? Li abbiamo già dati". Il revisore dei conti: "Il Comune ha ignorato i nostri allarmi" (Messaggero). E sullo sfondo il crack di Atac.  Libero: Roma sta per fallire, Cinquestelle trionfa. Sul Fatto parla Fico: "Il M5S vincerà solo se la pianta con gli individualismi". Il Giornale: attenti a Grillo, con lui futuro da Medioevo. Su Giornale e Repubblica Renzi al contrattacco su Consip: "Su mio padre non finisce qui". Su Libero parla Landini: "Macché politica, conta più la Cgil che il Pd".
Ancora in primo piano anche il caso Fincantieri e la tensione tra Italia e Francia. Parigi "offre un'intesa allargata alle navi militari, Calenda stoppa: "A queste condizioni possono tenersi tutto" (Messaggero). Scintille con Renzi: "Con Macron governo debole" (Stampa). Tajani al Corriere: "Un problema se la Francia nazionalizza". E al Mattino: "Macron non ceda all'egoismo". Boccia (Confindustria): "Un patto tra Confindustrie dei Paesi europei". Patuelli (Abi): "Dobbiamo contare di più nelle istituzioni Ue" (Stampa).
Dall'estero. Alta tensione tra Russia e Usa. Putin: via 755 diplomatici Usa (Corriere, Messaggero). Sangue sul voto in Venezuela: 12 morti, ucciso anche un candidato (Corriere, Messaggero, Giornale).
Su Repubblica la nuova ondata dei condoni locali: l'ultimo sfregio sulle spiagge sarde. Sul Messaggero il ritorno delle Province: forniranno servizi ai piccoli Comuni (Messaggero). Su QN poveri Prof: gli insegnanti italiani tra i meno pagati d'Europa.

ECONOMIA
Renzi-Calenda, duello su Macron e Fincantieri (Stampa in apertura e a p.2, Repubblica p.7 e tutti). Alla vigilia dell'incontro tra ministri dell'Economia dopo lo stop francese alla conquista italiana dei cantieri di Saint Nazaire, Renzi si smarca dalla linea dura del governo italiano contro Macron: "Ciò che sta facendo Macron (la nazionalizzazione dei cantieri, ndr) era previsto e prevedibile: sta facendo l'interesse del suo Paese. Io non ho nulla contro di lui. Il problema piuttosto è un governo italiano debole". Diversa la linea di Calenda: "Macron? Non è un campione di apertura. Fa solo gli interessi della Francia ma questo non è un gioco dove mostriamo i muscoli. Noi vogliamo per Fincantieri la maggioranza nell'alleanza con Stx". Il Corriere (p.5) parla di governo spiazzato dall'uscita di Renzi. E Forza Italia attacca: "Su Fincantieri vale la linea di Padoan, Calenda e Gentiloni o la linea di Renzi?".
Tajani al Corriere (p.4): "Non è quella di Macron la strada per dare all'Europa una politica industriale e una politica industriale per la Difesa. Abbiamo bisogno di campioni europei, non di campioni nazionali. Affrontiamo una dura competizione con gli Stati Uniti, la Cina, l'India e altri giganti. Non possiamo che ragionare con dimensioni europee altrimenti saremo marginali". Boccia (Confindustria) alla Stampa: "La regola che i francesi invocano nei confronti dell'Italia sulla questione Fincantieri andrebbe utilizzata dall'Europa nei confronti del mondo esterno. La competizione non è tra i Paesi dell'Unione ma tra questi e resto del mondo". E per combattere ad armi pari serve "costruire campioni europei". E sull'Italia: "non sappiamo raccontarci: abbiamo approvato la migliore riforma delle pensioni, il Jobs Act, Industria 4.0 ma con l'alibi della politica debole perdiamo di vista i nostri punti di forza ed esaltiamo solo quelli di debolezza. Dall'estero ci leggono. Se corriamo un rischio serio è smantellare le riforme prima ancora che abbiano raggiunto gli effetti desiderati". Sulla Stampa parla anche Patuelli (Abi): "L'Italia deve contare di più nella Ue, solo così si evitano gli scontri con Parigi".
Intanto arriva in Senato il ddl Concorrenza: è ancora scontro su assicurazioni e contratti di elettricità e gas ma il via libera è vicino (Stampa p.5). I bersaniani di Mdp voteranno no: troppi regali alle lobby economiche. Probabile il "soccorso azzurro" di FI al governo.
Su Repubblica (in prima e a p.2) la nuova ondata dei condoni locali: la foglia di fico è sempre la stessa, "contenere il consumo di suolo", scrive Sergio Rizzo. Ma dal Lazio, all'Abruzzo alla Sardegna è tutto un fiorire di sanatorie, dalle cantine alle mansarde. In Sardegna il caso-limite, col piano casa della Regione che ha uno sponsor eccellente: la Qatar Holding, il cui manager è andato direttamente a trattare con la commissione urbanistica regionale per un'ampia revisione della legge edilizia.

POLITICA
"Le persone devono scegliere il M5S  non un volto – dice Fico al Fatto – Il vero candidato alla guida del Paese sarà il M5S. La classe dirigente? Tutto il Paese ha un problema di classe dirigente. Si deve ripartire dalle università e dai gruppi di ricerca". Fico rilancia sulla capacità del Movimento di governare – "se abbiamo vinto a Torino possiamo farcela anche altrove" – e sul reddito di cittadinanza: "E' una vera e propria manovra economica, utile a tutto il Paese. La sua introduzione rilancerebbe i consumi". E sulla leadership del M5S: "Ne riparleremo a settembre. Il candidato sarà il M5S: se ragioniamo sulle sfide personali siamo destinati a perdere". In Sicilia, considerata il test-voto per Palazzo Chigi, si scalda Cancelleri, il candidato M5S che i sondaggi danno vincitore: "I partiti litigano sulle poltrone e noi ci prendiamo la Sicilia. E dopo il voto nessuna alleanza" dice alla Stampa. "Abbiamo programmi, uomini, idee e coraggio. Non ci fermeremo dinanzi a nulla". Tra le prime cose da fare "aboliamo i vitalizi, tagliamo gli stipendi ai parlamentari, cancelliamo ogni privilegio della casta". Masi su Repubblica boccia i grillini al governo a Roma: "Si sentono taumaturghi, sono solo immaturi. Nella Capitale farebbero fatica anche Churchill, Roosvelt e De Gaulle: figuriamoci la giunta Raggi". Sul Giornale l'affondo contro il M5S: a leggerne il programma si scopre che il futuro tratteggiato dai seguaci di Grillo somiglia a un Medioevo povero e gelido.
"Il Pd è la diga contro il populismo: chi si lamenta sappia che fuori non c'è la rivoluzione socialista ma Grillo e la Lega" dice Renzi, ieri alla Versilliana. Poi il duello a distanza con Gentiloni e Calenda sul caso Fincantieri e l'avvertimento ai giudici che stanno indagando su Consip: "Su mio padre non finisce qui" (Giornale in prima e a p. 5). "Il babbo pedinato come fosse un camorrista. Se hanno manomesso le prove è un atto eversivo".
Intanto continuano le "migrazioni" sulla "zattera di Berlusconi" (Fatto p.4). Casini al Corriere (p.6): "Alfano sia coerente, sarebbe incomprensibile un suo ritorno a destra. Lo spazio per una proposta politica di centro c'è".

EUROPA/ESTERI
Tratta di esseri umani, crimine atroce, l'Ue intervenga: su Mattino e tutti l'appello di Mattarella e Papa Francesco nella Giornata mondiale contro la tratta degli esseri umani. Boldrini: "L'Italia seconda solo alla Polona, in Europa, per numero di vittime del traffico di esseri umani". Tajani al Mattino. "I governi devono capire che non servono spot ma strategie comuni. Quella dell'immigrazione è una partita storica che dobbiamo giocare tutti: non dimentichiamo che immigrazione significa anche lotta al terrorismo, rapporti con Paesi africani, interventi economici. Sul Mediterraneo l'unica strada resta quella dei negoziati e degli accordi".  Su Repubblica (in prima e a p.18 e 19) il petrolio dell'Isis che arriva in Italia. Secondo un rapporto della Guardia di Finanza del febbraio scorso, greggio estratto dai pozzi controllati dallo Stato islamico in Siria e Libia può essere finito in Italia. Individuate società italiane e maltesi di brokeraggio appena nate ma con fatturati di milioni di euro: sono loro che organizzano la logistica del trasporto e vendono il greggio alle grandi compagnie mondiali. Secondo il procuratore anti-mafia Roberti ci sono potenziali punti di contatto tra terrorismo islamico e criminalità organizzata e sono droga e petrolio. Ed è il petrolio la causa principale della instabilità politica libica.
Intanto sulle nuove regole in mare volute dall'Italia c'è la retromarcia delle Ong: delle nove invitate oggi al Viminale per approvare il Codice di condotta, la metà orientata per il no. Chi si smarca rischia misure restrittive dal governo.

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