Commentario del 29.07.17

IN PRIMA PAGINA
Macron attacca ancora: frontiere chiuse agli immigrati. La Stampa rivela un piano con la Merkel per riscrivere Schnengen, con l'Italia sul banco degli inadempienti. Roma intanto vara la missione navale di supporto alla Libia (Sole). Una "flottina" per il Fatto e che divide Tripoli (Repubblica). La Bonino: "Intese nate e morte in poche ore" (Fatto).
Con Macron conto aperto anche su Fincantieri: Foglio in controtendenza, "Macron, prendi tutto". Il Giornale: per vendicarci facciamo squadra.
Spazio anche alla politica, con il sondaggio del Corriere che da Gentiloni stabile e Salvini in salita. Sondaggio anche sul Messaggero, col boom dell'astensione: 41% e Pd e Lega aiutati dall'effetto vitalizi. Ma Renzi penserebbe a fare del Pd una "bad company".
Sul fronte economico è la Svimez che stima e prevede: per il Mezzogiorno 20 anni di crescita zero.
Anche Roma in prima pagina, tra crisi idrica e rischio crac dei bus. Tra Acea e Regione si trova un accordo sull'acqua. Dall'Atac l'allarme dell'ormai ex ad Rota: "L'azienda rischia di fallire" (Stampa), "non pagherà gli stipendi" (Messaggero)
In cronaca, su tutti il caso di Charlie: è finita l'agonia, "ora è tra gli angeli". Il Vaticano: Dio non stacca la spina (Repubblica).

ITALIA-ECONOMIA
Mezzogiorno a livelli pre-crisi solo nel 2028: sul Sole e altri l'ultimo rapporto Svimez sull'economia del Sud. Nel 2016 il Mezzogiorno è cresciuto per del Centro-Nord ma è un risultato una tantum. Il divario tra le due aree non cessa di crescere. Giannola: "Tecnicamente il Mezzogiorno è uscito dalla recessione ma dobbiamo interrogarci sulla velocità perché non si ricada nella stagnazione". Anche il 2016 è stato un anno positivo – col Sud a +1% rispetto al + 0,8% del CentroNord e allo 0,9% nazionale – e le previsioni indicano ancora crescita ma tornando sotto i livelli delle altre macroaree del Paese. E c'è disomogeneità tra le Regioni, con la Campania che da sola è protagonista del grosso della crescita insieme a Basilicata e Molise ma tutte le altre arretrano. Sul Corriere l'esodo dei laureati dal Sud: 200 mila in meno in un anno, in 15 anni emigrate 1,7 milioni di persone a fronte di un milione di rietri. De Vincenti promette come imminente il decreto Mezzogiorno e rilancia sulle zone economiche e fiscali.
Su Libero il paradosso del lavoro: elettricisti e cuochi introvabili, 200 mila posti restano vuoti. Sono i risultati della ricerca Unioncamere, che stima in 969 mila le assunzioni previste nell'anno, ma per coprirne 200 mila sarà complicato. A fare fatica sono le imprese elettroniche e metalmeccaniche  e ancora di più le aree tecniche e di progettazione. Bocchieri (Università di Bergamo): "Quello che non funziona è l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Guardando ai profili si scopre poi che non mancano solo quelli più qualificati legati alle professioni Ict ma anche quelli più tradizionali come cuochi, torniti ed elettrotecnici". Persone che potrebbero essere reclutati da corsi professionali ma i giovani si orientano piuttosto sui licei.
Intanto la Cgil riporta il Jobs Act sul tavolo della Consulta (Corriere p.39). Lo fa attraverso una ordinanza del Tribunale del Lavoro di Roma che ha rimandato  un caso al giudizio della Corte Costituzionale per valutare la costituzionalità delle norme sulla indennità risarcitoria.

ITALIA-POLITICA
Sondaggi, la rilevazione Swg per il Messaggero (p.5) evidenzia la crescita dei potenziali astensionisti (23%), a cui si aggiunge il 18% di indecisi. Dopo i vitalizi, il Pd risale al 28,3% e la Lega si attesta al 15,2%, mentre il M5S resta stabile al 26,3%. In calo di quasi un punto Fi (12,7%), sale FdI al 4,8%. Consueto appuntamento settimanale con le rilevazioni di Pagnoncelli sul Corriere (p.12). Il 52% degli italiani resta preoccupato della situazione economica del Paese nonostante le stime positive sul Pil, per il 38% il peggio deve ancora arrivare. Secondo il 78% il principale problema da risolvere è l'occupazione, poi l'immigrazione, che preoccupa un italiano su tre. Il giudizio sull'operato di Gentiloni resta stabile: per il 39% è positivo, ma oltre un italiano su due esprime parere negativo sul governo. Tra i leader, il più apprezzato è Salvini (31%), seguito da Renzi, Di Maio e Meloni (tutti al 26%), quindi Berlusconi (24%), Pisapia (23%), Grillo (21%) e Bersani (12%).
Legge elettorale, nel Pd gli "anti-Renzi" studiano un piano per la resa dei conti in autunno, dopo il voto in Sicilia (Corriere p.13). Si ragiona su un'apertura dell'asse Orlando-Franceschini al premio di coalizione da sottoporre in direzione puntando sull'appoggio dei "big" delusi dal segretario. "Non sarà una congiura di palazzo, ma una battaglia a viso aperto per portare Renzi a rendersi conto che non c'è altra strada se non il premio di coalizione" affermano alcuni dissidenti, che puntano alle primarie di coalizione per la premiership, scommettendo su Pisapia.
Centrodestra, Alfano torna da Berlusconi in vista del voto in Sicilia: incontro con Ghedini la prossima settimana. Ma in Fi restano scettici: "Lui è al governo, noi all'opposizione" (Stampa p.13). Giornale (p.10): si tratta solo in Sicilia. Per Repubblica (p.11) Alfano, che nell'isola ha il suo forziere di voti, chiede di estendere l'alleanza anche al piano nazionale: nel patto anche l'impegno per la soglia del 3% nella legge elettorale. Miccichè, a cui viene attributi la trattativa tra Ape Fi, a Libero (p.2): "Anche io ho avuto da ridire con Alfano, ma guardo avanti: bisogna vincere".

EUROPA
La Francia, col sostegno della Germania, ha un piano per riscrivere le regole di Schengen e presto, per vedere risultati tangibili già in autunno. Lo rivela la Stampa (in apertura e a p.2) in vista della scadenza dell'ultima proroga sui controlli alle frontiere. Parigi e Berlino vogliono un sistema più elastico che permetta agli Stati di blindare i propri confini senza troppi vincoli in caso di crisi migratoria. Un colpo a uno dei quattro pilastri della Ue, la libertà di circolazione. Italia sul banco degli imputati, con Parigi decisa ad evitare fughe oltralpe degli immigrati sbarcati sulle coste italiane. E in questa partita Berlino sta con Parigi.
Parte invece già dimezzata la missione italiana in Libia per stoppare i trafficanti di uomini (Stampa p.2 e tutti): approvata ieri dal consiglio dei ministri prevede solo il supporto alla Guardia costiera di Tripoli. Gentiloni parla di missione soft. Pinotti: "Se attaccati risponderemo" (Messaggero in prima e a p.2).  Minniti convinto: fermeremo gli scafisti. Opposizioni divise. Casini al Messaggero (p.2):"Il pattugliamento è un colpo ai trafficanti. Nel derby con l'Italia a rischiare è Parigi". Per Casini ora il prossimo passo è riportare l'ambasciatore al Cairo: "Cantini è uno dei migliori, sia mandato lì a risolvere i problemi". Divisioni e ambiguità anche a Tripoli, "dove tutti lottano e nessuno comanda" scrive Repubblica (p.7). Il rischio è che l'arrivo delle navi italiane risvegli l'unico elemento che può unire le fazioni: l'odio per l'occupazione coloniale. E poi c'è il tema economico: l'industria dei migranti è il business dei signori della guerra. Difficile che gli aiuti allo sviluppo possano placarne gli appetiti. Sulla Stampa (p.2) le giravolte di Serraj sulla missione, che confermano l'inaffidabilità del personaggio. Sul Fatto (p.3) parla la Bonino: "L'accordo con Sarraj, senza le 150 milizie e Haftar è già fragile". Scaroni a QN: "Ecco chi comanda in Libia". Sui migranti per il governo Gentiloni è sempre aperto il fronte con le ong: la firma del nuovo regolamento, prevista lunedì, non è per niente scontata. I soccorritori non vogliono polizia armata a bordo, ma il Viminale non inviare agenti senza pistola (Repubblica p.8). Eminente (MsF Italia): "Abbiamo tracciato una linea rossa invalicabile, il no alle armi a bordo delle navi è imprescindibile. Inaccettabile ridare ai libici chi fugge".

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