Commentario del 7.12.2016

IN PRIMA PAGINA
"Governo di responsabilità o urne" la linea di Renzi (Sole). Ma Mattarella frena (Stampa): "Inconcepibile il voto subito" (Corriere, Messaggero). E con il giudizio sull'Italicum della Consulta rinviato al 24 gennaio Renzi prende altre due sberle (Fatto). Su Repubblica il passo avanti di Pisapia: io pronto a unire la sinistra. Sul Giornale le mosse di Berlusconi: noi pronti per le urne a novembre. Del voto in Italia parla anche Farage: "Da Grillo colpo di bazooka verso l'Europa" (Repubblica). A "spiegare" i dati del referendum anche i dati Istat (Messaggero): a rischio povertà il 28,7% degli italiani (Sole). Intanto la legge di Bilancio va allo sprint finale (Italia Oggi). Aanche Piazza Affari corre con le banche: spread a 158 punti, BTp sotto il 2% (Sole). Merito di Bce e Ue, che apre a interventi pubblici sulle banche e la Borsa vola: +4,1% (Messaggero). Per Libero la Borsa fa +4% perché svanisce l'incubo M5S al governo. In Germania è la quarta volta della Merkel (Corriere). A Roma case popolari in rivolta:"Niente immigrati qui" (Repubblica, Messaggero). "Qui vogliamo solo i bianchi" (Stampa).

ITALIA-ECONOMIA
Istat, un italiano su 4 a rischio povertà. Con la crisi via il 12% della ricchezza. Su Corriere (p.39) e tutti l'analisi Istat sulle condizioni di vita degli italiani nel 2015. Aumentano i poveri, specie se le famiglie sono numerose, e cresce la forbice tra chi sta meglio e chi sta peggio. La crisi ha mandato in fumo il 12% della ricchezza. 17 milioni e mezzo le famiglie che vino a rischio povertà o esclusione sociale (29,7%). Nella lista delle rinunce vacanze, spese improvvise, riscaldamento nelle case. Ciò prova – scrive Marro – che fin qui una seria azione di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze tra Nord e Sud non c'è stata. Per Di Vico (Corriere in prima e a p.37) si spiega così il No al referendum dei giovani, la"generazione perduta". Sulla Stampa (p.21) il raffronto tra Italia e resto d'Europa: il pil dell'eurozona aumenta dello 0,5%, in linea con quello dell'Italia ma qui i consumi scendono. Sempre sulla Stampa (p.11) le ricette per la crescita di Cucinelli e Farinetti. "Non si vive di start up – dice Cucinelli – Bisogna ridare spazio al lavoro artigianale, dando dignità morale ed economica al lavoro manuale". Farinetti: "Ripartiamo dall'export con il cibo e il design. E puntiamo sul lavoro". Ieri intanto accelerazione della manovra: slittano a fine anno le correzioni, oggi fiducia al Senato (Sole p.7). La blindatura della manovra taglia fuori tutti i provvedimenti sulle banche  (MF p.6). Su Repubblica (p.9) panoramica sulle leggi e sulle operazioni bloccate dalla crisi di governo a partire dall'accordo tra governo e sindacati sui contratti degli Statali (manca l'atto di irizzo del ministero e c'è l'incognita risorse), l'abolizione di Equitalia, la riforma delle Popolari da rivedere, l'attuazione delle politiche attive del Jobs Act, la riforma della Pa che colpiva i dipendenti assenti e la prevenzione in tema di terremoto. Più allarmata l'analisi di Libero (p.9), che cita gli aggiustamenti della manovra chiesti dalla Ue,la crisi delle banche e quella di Alitali. Sul Fatto (p.11) che fare dopo Renzi: dal credito al fisco, dal lavoro alla scuola, ricette chiare per avviare il cambiamento che l'Italia chiede.

ITALIA-POLITICA
Mattarella frena l'ipotesi urne immediate: "No al voto senza riforma elettorale" (su tutti). Sfuma il governo dimissionario, ora ipotesi esecutivo di scopo. Padoan, Franceschini, Gentiloni e Grasso i più gettonati (su tutti), con Sorgi (Stampa p.3) che ipotizza un governo del Presidente. Intanto la Consulta si pronuncerà il 24 gennaio sull'Italicum (su tutti). Salvini: "Un altro mese e mezzo è una follia", ma il Sole (p.11) spiega le ragioni tecniche di una data "quasi obbligata". Nell'attesa il Colle ha rimarcato l'esigenza di un governo per il Paese. Renzi chiede un esecutivo di unità nazionale "con tutti dentro" o urne anticipate. E per Meli (Corriere p.3) avrebbe già in mente le possibili date: 19 o 26 marzo, o al massimo 2 aprile. Per Franco (Corriere p.5) la proposta di Renzi è un escamotage per farsi dire "no" e rendere il voto inevitabile: ha il timore di abbandonare Palazzo Chigi. I grillini chiudono al "dentro tutti" e anche Berlusconi frena: "No a governi con il Pd". Per Verderami (Corriere in prima e p.6) la mossa di Renzi vuole stanare Berlusconi per farlo convergere, di nuovo, in un governo di larghe intese e per far saltare il patto tacito che il leader di Fi ha con una parte della minoranza dem. E anche per Cerasa (Foglio p.1) Renzi passa la palla al Cav: o un governo con lui o si va al voto. Secondo Repubblica (p.4) Berlusconi sarebbe disponibile, ma a condizione di elezioni solo nel 2018, di passaggio al proporzionale e di collaborare sulla scelta dei ministri. Carfagna al Giornale (p.8): "Tocca al Pd gestire la transizione, il centrodestra unito vale il 35%". Calabresi nell'editoriale di Repubblica (p.1): no alla resa dei conti sulla pelle dell'Italia. Intanto M5S al lavoro per sfruttare la vittoria del No. "La nostra legge elettorale è il Legalicum (Italicum corretto dalla Corte anche per il Senato), tanto arriveremo al 51%": dice, alla Stampa (p.7) il grillino Toninelli. Ma è sfida Fico-Di Maio sul candidato premier mentre i deputati tifano Di Battista "perchè la basa è con lui" (Repubblica p.10 e tutti). Ma è lite sulle alleanze (Messaggero p.6). I dirigenti locali vicini alla Lega. Salvini al Messaggero (p.6): "Su certi temi c'è l'intesa, alzino il telefono". Per la Stampa (p.6) grillini a caccia del consenso dei nuovi poveri per spingere a destra il M5S, anche se Di Maio nega ogni possibile accordo con Lega e Fi.

EUROPA
"Il voto italiano è stato un bazooka contro l'Europa": su Repubblica (p.11) intervista a Farage, che iscrive la vittoria del No in Italia al voto inglese sulla Brexit e alla vittoria di Trump negli Usa. "Nel referendum italiano il popolo ha sparato con un bazooka contro l'establishment pro-Ue, dando voce a chi si oppone alla centralizzazione del potere e a chi gli ha imposto l'austerità e i diktat di Bruxelles. Ora in Italia mi aspetto elezioni anticipate e la crescita dei partiti euroscettici". E di Grillo dice: "E' un leader carismatico e capace. Ammiro la sua insistenza nel chiedere un refrendum sull'euro. La moneta comune ha danneggiato fortemente la vostra economia. E' ora che gli italiani possano dire la loro. E molti direbbero basta. L'Italia starebbe meglio senza l'euro e fuori dalla Ue". Per Farage meglio della Ue sarebbe il vecchio Consiglio d'Europa, ossia "governi sovrani che si accordano su misure di comune interesse".
Sul Corriere (in prima e a p.17) e su tutti la quarta volta di Merkel, ricandidata dal suo partito con l'89,5% dei voti. Nel suo discorso il Corriere legge un'accentuazione del profilo centrista, Repubblica (p.17) parla invece di svolta a destra, per la frase che tutti riprendono sul No al burqa e sulle espulsioni. "Non tutti gli 890 mila profughi arrivati qui nel 2015 potranno rimanere. Una situazione come quella della tarda estate 2015 non può ripetersi". Ma quello della politica dell'immigrazione è il suo fianco più scoperto.

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