Commentario del 6.12.2016

IN PRIMA PAGINA
Dimissioni congelate (Corriere): Renzi lascia dopo la manovra (Messaggero). Mattarella: "Prima approvi la manovra, poi te ne vai" (Fatto). Quotidiani divisi sul destino di Renzi: per Repubblica (e altri) vuole subito il voto, per la Stampa pensa di mollare tutto. Berlusconi: non siamo disponibili a nuovi governi (Giornale). Alfano: urne a febbraio (Corriere). Bini Smaghi: "Meglio non avere tecnici al potere" (Fatto). La Stampa evoca il voto a inizio anno, ma per il Corriere con due sistemi elettorali diversi è impossibile votare subito. Il Messaggero: serve un governo per evitare crolli di Borsa. Crolli che ieri non ci sono stati: il No passa l'esame dei mercati (Fatto). Per il Giornale il panico è nei salotti. Ma il voto aumenta i guai sulle banche (WSJ): Mps si prepara al salvataggio di Stato dopo la caduta di Renzi (FT, Sole, MF). Sul Corriere la sconfitta di Confindustria. Boccia: "Non sono pentito". Su QN il vero vincitore: il presidente del Cnel. Dalla Ue niente sconti all'Italia sui conti (MF, Messaggero): misure aggiuntive alla manovra.

ITALIA-ECONOMIA
L'Eurogruppo presenta all'Italia il conto di Renzi: "Serve una manovra bis" (Giornale p.18). Ma non ora: bisogna attendere il nuovo governo (Messaggero p.5, Sole p.6). Nuovo governo –a Bruxelles non dispiacerebbe Padoan premier - che dovrà subito fare i conti con le misure aggiuntive chieste da Bruxelles per almeno 5 miliardi. Resta poi la preoccupazione per l'alto livello del debito e i dubbi sulle entrate e i risparmi una tantum. Sfumata anche la svolta espansiva promossa dalla Commissione a novembre: l'espansione dello 0,5% di Pil per l'eurozona è stata bocciata dall'Eurogruppo. Per Pesole (Sole p.6) la correzione dei conti potrebbe essere limitata a 1,6-1,8 mld ma comunque c'è tempo fino a marzo. Intanto in Parlamento si va verso l'approvazione lampo della manovra (Sole p.6): si punta a chiudere senza modifiche nel giro di 48-72 ore. Boccia (Confindustria): "Ora una risposta alla crisi economica". "Le riforme per la crescita devono andare avanti: la politica risponda al Paese su questione industriale e questione europea". Boccia parla anche sul Corriere (p.17): "Non sono pentito dell'appoggio al Sì ma anche con la vittoria del No le priorità restano crescita e competitività". Anche i sindacati spiazzati dalla crisi di governo: "Il dialogo con le parti sociali deve proseguire" (Sole p.10). A rischio il pacchetto di misure su pensioni, contratto degli statali e crisi aziendali. Ma diversi dossier rischiano con la caduta del governo Renzi. Repubblica (p.18) cita il caso del Jobs Act: le politiche attive demandate alla neonata Anpal rischiano la paralisi per il conflitto non risolto tra Stato e regioni. Il Sole (p.14) ricorda le scadenze che aspettano il nuovo governo: dal ddl Concorrenza alla prescrizione, e poi taglio del cuneo fiscale, spending review, Casa Italia. Il Sole (p.15): è interesse di tutti che ci sia continuità tra vecchio e nuovo corso, fra vecchie riforme in corso di attuazione e quelle da approvare per crescere e liberare energie. Intanto l'Istat certifica crescita stabilizzata tendenziale all'1%, acquisita allo 0,9% (Sole p.15). Sui consumi delle famiglie segnali contrastanti. Volano le compravendite delle case (+17,8%): i dati del terzo trimestre confermano la ripresa, spinta da mutui molto favorevoli (Messaggero p.23).

ITALIA-POLITICA
Dimissioni "congelate", crisi di governo in stand by fino all'approvazione della legge di bilancio. Il premier accetta la proposta di Mattarella "per responsabilità". Si ragiona sul dopo: Padoan in pole (Sole e altri), ma si fanno anche i nomi di Grasso e Delrio. De Paolini (Messaggero in prima e p.28) chiede un governo per evitare crolli in Borsa. Per Repubblica (e altri) Renzi vuole subito il voto "per non lasciare questa arma a Grillo". E per Folli (Repubblica p.4) ha bisogno di un governo debole e che non coinvolga troppo il Pd, un "governo amico", ma per la Stampa (p.3) Renzi sarebbe pronto a presentarsi a febbraio, da candidato, con il governo dimissionario. Giornale attacca: "C'è aria di truffa: Renzi prepara l'inciucio per restare fino alle elezioni". Ma per la Stampa (p.5) il premier sarebbe anche tentato dall'ipotesi "anno sabbatico". "No agli accanimenti terapeutici: se la legislatura ha esaurito la sua funzione si vada al voto" dice Alfano al Corriere (p.10). Monti alla Stampa (p.11) dice "no ad elezioni anticipate e governi tecnici: serve un governo politico". Per Palmerini (Sole in prima e p.7) la sfiducia popolare avvicina le elezioni perchè, anche se la Costituzione impone la verifica di una maggioranza, l'agibilità di un governo che ha il Paese "contro" avrebbe limiti troppo marcati. Tutto lascia immaginare che si stia tornando alla Prima Repubblica – commenta Verderami sul Corriere (p.2) – perchè si va verso le larghe intese come prospettiva per arginare le forze anti-sistema. M5S pronto a incassare il successo: "Resti l'Italicum corretto al Senato per votare subito" (Sole p.8, Corriere p.9 e altri). Toninelli al Corriere (p.9): "Non ci piace ma lo proponiamo anche al Senato perchè è l'unica strada". Grillo: alleanze con Lega e Fi (Messaggero in prima e p.11) e Fico ad Avvenire (p.11) dice: "Il programma, poi la squadra".
Berlusconi esclude governissimi: "tocca al Pd". Tregua con Salvini, che alla Stampa spiega: "Dopo la sentenza sull'Italicum urne e, a gennaio, le primarie". Sulla stessa linea Meloni a Libero e Tempo: "Basta governi calati dall'alto, andiamo a votare". Per Cazzullo (Corriere in prima e p.33) la destra ha i voti e può tornare alla guida del Paese, ma manca un progetto e un leader riconosciuto.
Polemiche sullo schieramento di Confindustria. Giornale (p.17) attacca l'associazione "perdente senza motivo". Boccia al Corriere (p.17): "Non sono pentito, era nell'interesse delle aziende".

EUROPA
"Non frenate le riforme": sul Messaggero (p.17) e altri l'auspicio delle cancellerie europee, con la Merkel che si dice rattristata per l'esito del voto italiano e Parigi che ribadisce l'appoggio a Renzi. Ma ovunque si scinde la vittoria del No da un giudizio su euro e Europa. Sul Corriere (p.15) l'attesa di Juncker: "Ora governo robusto". Ma non ci saranno contatti con Mattarella. Semmai a Bruxelles si valutano i profili considerati plausibili per la successione a Renzi a cominciare da quello di Padoan – senz'altro apprezzato – e di Calenda, di cui è apprezzata l'energia e la capacità tecnica. Ma si aspetta di capire quale sarà l'approccio: serve un governo che sia "robusto e convincente" dovendo occuparsi della crisi economica, delle riforme, del debito pubblico, della fragilità delle banche. E tanto governo e programmi saranno convincenti quanto maggiori saranno le concessioni che Bruxelles farà a Roma su tutti i dossier aperti, dalla Stabilità al Mps. Alla Bce, nella Commissione e fra gli investitori esteri ci si sta convincendo che più ci sarà da aspettare per avere chiarezza politica da Roma, più aumentano i rischi di un ritorno dello stress finanziario acuto sull'Italia.
Le Pen e Farage esultano invece per la vittoria di Salvini e Grillo. La leader del Front National parla di "No di speranza", frutto della scelta di Renzi di piegarsi alle politiche di austerity della Ue. Per Repubblica (p.19) i leader populisti, delusi dalla sconfitta di Hofer in Austria, hanno immediatamente virato sull'Italia, leggendo il No al referendum come espressione "di libertà delle nazioni e di autodifesa" rispetto alla Ue. Moscovici: "L'Italia è un Paese stabile, la terza economia dell'area euro, ha istituzioni in grado di garantire la continuità di governo". Ma sui giornali campeggia la foto simbolo con Obama scattata nell'aprile scorso di leader europei nel frattempo tutti decaduti: Hollande, Renzi, Cameron. Nessuno di questi, scrive Gervasoni sul Messaggero p.17, è stato in grado di interpretare il disagio crescente dei cittadini. Sottovalutate anche le spinte nazionali contro il centralismo di Bruxelles. Resta in piedi solo la Merkel, attesa dal voto politico nel 2017.

©riproduzione riservata


Nessun commento:

Posta un commento