Commentario del 14.12.2016

IN PRIMA PAGINA
Governo, ieri la fiducia "gelida" della Camera (QN e tutti). "Al governo finchè avrò la fiducia" ha detto il neo premier, oggi la partita del Senato con l'incognita dei voti di Ala (Corriere). Ma Renzi insiste per il voto a giugno (Repubblica). Lavoro, sisma, banche e Sud l'agenda economica dell'esecutivo. Il neo ministro per il Sud, De Vincenti, al Mattino: "Spenderemo subito i fondi per il Mezzogiorno". Intanto si apre la corsa per la guida del Parlamento Europeo, il Ppe con Tajani (Corriere). Esteri, in Siria Assad riconquista Aleppo, decine di civili massacrati (Messaggero e tutti). Ampio spazio sui quotidiani alle due notizie di finanza principali: l'assalto di Vivandì a Mediaset (Stampa) - con Fininvest che rilancia e sale al 38,26% (Sole) – e  il via al maxi-aumento da 13 mld di Unicredit, con il titolo che vola a +16% (Sole). L'ad Mustier al Sole: "Un piano pensato per una grande banca commerciale paneuropea". Per il Fatto Unicredit ammette il buco da 20 mld. Spazio anche a Mps: count down per il piano "privato" (Sole). Per Mps paracadute di Stato da 1 mld. E da Consob in arrivo l'ok alla conversione dei subordinati (MF). Su tutte le prime pagine anche le dimissioni dell'assessore di Roma Capitale, Paola Muraro. Scontro Grillo-Raggi (Stampa e tutti).

ITALIA-ECONOMIA
Sisma, banche, occupazione, Sud: questi i punti centrali dell'agenda economica di Gentiloni (Sole p.8 e tutti). Il piano del nuovo governo punta a un possibile ombrello pubblico per le banche in difficoltà con il premier incaricato che si è detto "pronto a garantirne la stabilità". Giavazzi nell'editoriale del Corriere (in prima e p.30) guarda agli errori del governo Renzi sulle banche e scrive: si è atteso troppo per intervenire su Mps, ora è necessaria un'operazione di sistema sugli istituti. Intanto il nuovo esecutivo punta su lavoro – come ha ribadito ieri alla Camera Gentiloni -  con l'intento di completare il Jobs Act con le politiche attive, e implementazione del piano Industria 4.0 per spingere gli investimenti. Di Vico (Corriere in prima e p.31) sottolinea come siano stati dimenticati la generazione degli under 35 e due capitolo prioritari: le disparità geografiche e il tasso di povertà. Uno studio di Piepoli sulla Stampa (p.10) rivela che 8 italiani su 10 si sentono più poveri a causa del calo dei redditi e della fuga delle aziende: in 10 anni la crisi ha minato le speranze. Spazio nell'agenda di governo anche alla questione-Sud. Il neo-ministro De Vincenti al Sole (p.11) e Stampa  (p.7): "Per il Mezzogiorno pronti 115 mld, così risolveremo le disuguaglianze. Ripartiamo dai Patti per il Sud". Novità in arrivo anche su green economy, per la quale sono previsti incentivi orientati al "verde", e infrastrutture, con un fondo ad hoc da 1,9 mld. Pesole sul Sole (p.8) guarda alla sfida con Bruxelles per la chiusura del dossier sulla Manovra 2017: la partita si gioca sul terreno delle riforme strutturali.

ITALIA-POLITICA
Fiducia alla Camera per Gentiloni con 368 sì (10 in meno di quelli di Renzi). In un'Aula semivuota (assenti M5S, Lega e Ala), il premier ha parlato di "governo di responsabilità" che durerà "fin quando avrà la fiducia del Parlamento" (su tutti). Oggi la votazione al Senato: la forbice prevista va da 166 a 172 voti, ma i problemi a Palazzo Madama arriveranno dalla prossima settimana (Repubblica p.10). Con Verdini sicuro: "Durano poco". E il senatore D'Anna (Ala) che a Repubblica (p.10) dice: "Per fare le cose importanti, questo governo non ha i numeri, a meno che non vuole governare con i senatori a vita". Franco (Corriere p.6) vede in Gentiloni il tentativo di abbassare i toni in Parlamento, ma nelle opposizioni prosegue il muro contro muro come se a Palazzo Chigi ci fosse ancora Renzi. Fi dice "no a un governo fotocopia", mentre Lega e M5S si preparano per la piazza (Sole p.10). "E' un vero Aventino?" si chiede il Messaggero (p.7) di fronte all'Aula "vuota" di ieri, convinto che si tratti di "un mezzo Aventino". Renzi parla di "clima brutto" e propone due date per le urne: giungo prossimo oppure febbraio 2018 (Repubblica p.7). Ma per arrivare al 2018 "avremo due rogne" dice Renzi: il pressing dei 5S sui parlamentari attaccati al vitalizio e il referendum sul Jobs Act, che potrebbe diventare il secondo tempo della riforma costituzionale. Anche Verderami (Corriere p.6) segnala come il referendum sul Jobs Act potrebbe pesare sulle valutazioni di un voto anticipato. Sulla stessa linea Minzolini (Giornale in prima e p.2) che definisce il referendum sul Jobs Act "una bomba a orologeria sul governo, che è possibile disinnescare solo con il voto anticipato". E il Pd pensa di ripristinare l'art.18 per paura di un voto anti-governo (Stampa p.6). Intanto proseguono le polemiche a quello che viene definito "un governo fotocopia". Gentiloni prova a smarcarsi, ma Feltri (Libero in prima e p.3) attacca: non c'è da fidarsi. E' un esecutivo di furbi e mezze calze: forse il fine è rinviare le urne. Le prime polemiche, oltre alla riconferma in squadra della Boschi, sono per la neo ministra all'Istruzione Fedeli, che ha mentito sulla laurea sul curriculum (su tutti). "Il rischio per il governo è finire bersagli di propaganda" commenta Sorgi (Stampa p.8) e l'ex premier Dini consiglia a Gentiloni "di ascoltare i ministri più di quanto abbia fatto Renzi".

EUROPA
In evidenza sul Corriere (prima e p. 16) e su altri, la sfida tutta italiana per la presidenza del Parlamento Ue: da una parte Tajani, scelto dal Ppe, dall'altra Pittella per i S&D. L'italiano, già commissario all'Industria, superando la concorrenza dell'irlandese McGuinness e del francese Lamassoure andrebbe a prendere il posto di Shulz, il cui mandato scade a gennaio, ma il gioco dei veti incrociati tra Ppe e S&D potrebbe favorire il liberale belga Guy Verhofstadt. "Dopo 35 anni, sarebbe giusto che l'Italia tornasse a guidare l'Europarlamento" ha dichiarato proprio Tajani che deve però fare i conti con le parole di Pittella il quale considera "chiuso il rapporto di collaborazione tra il Ppe e S&D" e dice: "Vinca il più europeista" (Stampa p. 12). Rischio-ballottaggio: decisiva sarà la valutazione del Consiglio dei capi di Stato e di governo Ue che si riunisce domani a Bruxelles, fragile la posizione di Gentiloni.
In una nota congiunta, Tusk, Juncker e Stoltenberg rivendicano una maggior cooperazione tra Europa e Nato (Repubblica p. 34) ribadendo il ruolo della Ue, nata per garantire "pace e prosperità" ai cittadini del continente con la consapevolezza "che ciascun Paese, da solo non è in grado di affrontare le sfide che ci attendono" ed in tal senso il sostegno della Nato diventa determinante.
Sul Sole (p. 31) l'Ue divisa sui negoziati con Ankara: i Ventotto indecisi su come intervenire per Turchia e Ucraina, l'Austria ha chiesto il congelamento del negoziato stesso e "dopo 12 anni è la prima volta che i Ventotto non riescono a mettersi d'accordo" ha dichiarato il lussemburghese Asselborn. Altro tema spinoso l'accordo di associazione con l'Ucrania, la cui ratifica è bloccata dall'Olanda che chiede di limitarne la portata.

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