Commentario del 18.01.2016

IN PRIMA PAGINA
Unioni civili, i dubbi del Colle. Pronte le modifiche (Repubblica). Bagnasco apre la campagna: "Sì al family day" (Stampa, Messaggero). Libero, Giornale e Fatto tornano su massoneria e Banca Etruria. Sul Corriere i 4 anni di scontri tra Etruria e Bankitalia. Sul Fatto il tramonto di Bankitalia. Attesa per la riapertura dei mercati: per le Borse il giorno della verità dopo il grande tracollo dovuto a Asia e petrolio (QN). Intanto il governo smentisce di voler rimettere in discussione il Fiscal Compact. Per il Fatto la prova che la guerra Renzi-Juncker era una finta: l'Italia vuole solo lo sconto sul deficit. Sul Messaggero la svolta del fisco: controlli più semplici e meno invasivi. In primo piano su tutti Papa Francesco nella sinagoga: "Mai violenza in nome di Dio" (Corriere, Repubblica). "Siamo fratelli nella fede" (Messaggero). Dal mondo: attacco Isis in Siria, colpiti i civili: "Centinaia uccisi o rapiti". In Burkina Faso bimbo italiano fra le vittime. A Kabul razzo talebano sull'ambasciata italiana (Corriere e tutti). Sul Messaggero lo stallo a Tripoli: Libia sul baratro, slitta la formazione del nuovo governo. In Europa anche la Slovenia pronta a chiudere le frontiere (Stampa). Altro allarme per l'Italia (in apertura su Affari&Finanza), la Ue che apre la porta alla Cina: a rischio 400 mila posti.

ITALIA-ECONOMIA

Il governo smentisce una proposta italiana di revisione del Fiscal compact, "la base dell'ideologia economica della Ue". Per il Fatto (in apertura e a p.2) è la prova che dietro lo scontro Renzi-Juncker c'era in realtà solo il tentativo di Roma di avere a marzo uno "sconto" sugli impegni del deficit per evitare il ricorso a una manovra correttiva. Per il Corriere (p.11) non sono a rischio i conti del 2016 ma quelli del 2017 e 2018: se la Ue rimanesse ferma sui criteri più rigidi, l'anno prossimo l'Italia dovrebbe trovare tra i 20 e i 25 mld, con tagli di spesa o altre tasse. Repubblica (p.4) ricorda gli altri fronti aperti tra Roma e Bruxelles: la concessione alla Cina dello status di economia di mercato (sventato in extremis da Palazzo Chigi col concorso della Confindustria tedesca), la soluzione del problema sofferenze delle banche italiane, e il caso Turchia, ovvero i 280 mln di competenza italiana sui 2,5 mld di aiuti che la Ue ha concesso ad Ankara per gestire il flusso dei migranti. Il tema è se quei milioni siano da considerare fuori o dentro il Patto di stabilità. Sul Messaggero (p.3) il riassetto delle agenzie fiscali: con la riforma passeranno dal controllo del Tesoro a quello di Palazzo Chigi. Cambierà anche la macchina del fisco: più semplicità, collaborazione tra Stato e contribuenti, potenziamento del digitale. Parallelamente la Madia conferma la linea dura per gli assenteisti della pubblica amministrazione ma per gli statali resta l'articolo 18 (Messaggero p.2).   
Sul Messaggero (in prima e a p.10) la contromossa del governo per stoppare il referendum delle nove regioni contro le trivelle in Adriatico: aspettando la decisione della Consulta (attesa per domani), a Palazzo Chigi si studia una nuova norma per stoppare la consultazione nel caso fosse ammessa. Renzi teme non solo la chiusura dei pozzi già operativi ma anche e soprattutto danni elettorali per il Pd, se questo referendum si sovrapponesse sulle amministrative di giugno.  Descalzi: "In Adriatico da 60 anni estraiamo gas senza incidenti" (Messaggero p.10).

ITALIA-POLITICA
In primo piano su Repubblica (p.2 e 3) i dubbi del Quirinale sulle Unioni civili: il cuore del problema è il rischio di equiparazione tra unioni civili e matrimonio più ancora che le adozioni. Agli emissari del governo che hanno chiesto quale fosse l'orientamento del Colle sul ddl Cirinnà è stata indicata una sentenza della Consulta del 2010 nella quale si ribadiva che per i costituenti il matrimonio era da intendersi tra coniugi di sesso diverso. Perciò Palazzo Chigi sta studiando emendamenti per limitare rischi di anticostituzionalità su questo fronte e non su quello della stepchild adoption. La Cirinnà a Repubblica (p.2): "Nessuna equiparazione con il matrimonio. Non cambio nulla, la legge rispetta la Carta".  Intanto al Family day arriva la benedizione di Bagnasco: "Manifestazione condivisibili e dalle finalità necessarie". Quanto al ddl Cirinnà "mi sembra una grande distrazione del Parlamento rispetto ai veri problemi dell'Italia: creare posti di lavoro, dare sicurezza sociale, ristabilire il welfare" (Repubblica p.3 e tutti). Una spina che Renzi si aspettava ma che comunque gli complicherà la vita, come pure l'ombra della massoneria sulle vicende di Banca Etruria e lo scontro con la Ue sui conti, scrive la Stampa (p.9). Il Giornale (p.6) parla di democratici e grilli in calo per i casi Etruria e Quarto: risalgono le quotazioni di Berlusconi.
Giornale, Libero e Fatto rilanciano contro l'ombra della massoneria sull'affaire Banca Etruria e i rapporti tra Renzi senior e Mureddu. Alfano: "Che l'Italia sia condizionata da quattro veri o finti massoni non me la bevo" (Messaggero p.11).

EUROPA
La Ue apre la porta alla Cina: in Italia 400 mila posti a rischio. Così A&F (in apertura e a p.2) sullo spinosissimo caso della concessione alla Cina dello status di economia di mercato. Gli interessi divergenti degli Stati – con i Paesi "nordici" favorevoli, Italia e Francia contrarie - e la necessità comunque di salvaguardare i rapporti con Pechino rendono plausibile l'ipotesi di un compromesso. Alla fine la Commissione Europea potrebbe aprire la porta alla Cina ma non troppo. L'Italia (e più in generale l'area mediterranea) rischia comunque una massiccia penalizzazione. Per adesso, l'unico risultato raggiunto da Roma è aver ottenuto il rinvio della decisione della Commissione di sei mesi: un risultato non scontato e frutto di un lodevole lavoro di squadra da parte dei protagonisti italiani. Il governo, con Calenda e Renzi, ha appoggiato il grande attivismo di Confindustria, a sua volta sostenuta dagli europarlamentari, dalla nostra rappresentanza permanente presso la Ue e dagli stessi sindacati, preoccupati per le conseguenze sull'occupazione. Bruxelles, nei mesi scorsi, parlava di 250 mila posti a rischio ma secondo l'Economy Policy Institute nell'arco di 3-5 anni la Ue potrebbe perdere fino a 3,5 milioni di posti di lavoro, di cui 400 mila in Italia in conseguenza di un aumento dell'export cinese del 25-50% e della conseguente perdita dell'export italiano. L'Italia è infatti il Paese in maggiore concorrenza con la Cina: a rischiare di più sarebbe la siderurgia, la meccanica, la chimica, la bulloneria, le calzature, vetro e ceramica.

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