Commentario del 26.05.2020

PRIME PAGINE
Il governo litiga sulla movida (Corriere). E c'è il dietrofront sulla guardia civica (Repubblica). Il Messaggero segnala: "Riaperture, Nord Ovest in bilico", mentre la Stampa riporta un sondaggio di Euromedia Research: fase 2, in Italia cresce la sfiducia.
Italia-Politica. Caso Open Arms, oggi il voto in giunta. "Plotone d'esecuzione puntato su Salvini" (Libero). Il leader leghista: "Rifarei tutto" (Corriere).
Giustizia. Il caso Palamara riapre la stagione dei ricatti (Repubblica). Scandalo nomine, ora il ministro Bonafede accelera la riforma del Csm (Sole).
Eurozona, il Recovery Fund non sarà tutto a fondo perduto (Messaggero). Con il fondo per la ripresa in gioco la nuova politica industriale (Sole). Il vicepremier spagnolo Iglesias alla Stampa: "Europa, toccherà ai ricchi pagare la crisi".
Autostrade, Conte accelera: spiragli sul prestito Sace (Messaggero). Autostrade, pronti a dire no ai 23 mld di indennizzo (Repubblica). Svolta Atlantia e Ilva, Conte vuole lo Stato nel capitale (Stampa).

ECONOMIA
In Europa prosegue il dibattito sul Recovery Fund. Il piano di Francia e Germania alla prova dei fatti (Sole p.10). Domani la proposta della Commissione europea per il compromesso: nel fondo dovrebbero entrare i sussidi per il Covid ma anche i prestiti (Stampa p.14). Dei 500 mld solo una parte a fondo perduto (Messaggero p.13): è l'austriaco Selmayr ad anticipare la proposta della Commissione, annunciando una quota tra il 60 e il 70% di sovvenzioni. Per quanto riguarda i prestiti, invece, andranno rimborsi a 30 anni. Il pacchetto totale degli aiuti tramite il fondo dovrebbe avvicinarsi a quota mille mld. Ma restano le divisioni sulle modalità di aiuti. Lo scontro è tra i quattro "frugali" - Olanda, Austria, Danimarca e Svezia - che non vedono la necessità di uno sforzo di solidarietà nei confronti dei Paesi più colpiti dal coronavirus e gli Stati del Sud, già fortemente indebitati, che chiedono un'azione europea forte per finanziare la ripresa e che sono sostenuti anche dalla Germania, consapevole del fatto che il mercato interno rischia la frammentazione se l'uscita dalla crisi non sarà coordinata (Corriere p.11). Per Italia Oggi (p.7) il Recovery Fnd non finanzierà gli Stati in deficit, ma settori in crisi e sarà composto da una parte di crediti da restituire da una  parte di sussidi gratuiti) in misura da definire. Poiché il Recovery Fund sarà innestato sul bilancio Ue 2021-2027, anch'esso da definire, è probabile che le norme per il suo funzionamento saranno concordate dai 27 entro Natale, e che i primi finanziamenti vedranno la luce nel 2021. Ovviamente, con precise condizionalità.
Intanto, in Italia il governo lavora al processo di semplificazione: appalti veloci e pratiche facili nel nuovo decreto per semplificare (Repubblica p.8). Identità digitale unica e misure per battere la burocrazia che non decide mai sono le opzioni che l'esecutivo sta valutando. Per gli  appalti si punta a una riforma mirata che consentirà di sbloccare per quest'anno circa 70 miliardi e altrettanti nei prossimi due anni. Si tratta di una parte consistente dei 220 miliardi di opere previste da leggi degli anni passati e finora rimaste bloccati: Il governo stima che ogni euro investito in un cantiere ne genera tra i 4 e i 5 nell'indotto.
Edilizia e turismo a rischio default. Secondo l'analisi del Cerved Rating Agency sono questi i due settori più colpiti dalla crisi. E lo spettro del default incombe su un'attività su cinque tra hotel, ristoranti e costruttori (Sole p.3). E con la chiusura delle attività e la crescente preoccupazione per l'occupazione, è allarme povertà: la Stampa (p.5) riprende le preoccupazioni del presidente della Fondazione Banco Alimentare, Giovanni Bruno, che spiega: "Richieste aumentate del 40% in questa fase. Dal 2008 al 2016 il numero dei poveri si attestato intorno ai 5 mln, ma negl giro di sette mesi potrebbero raddoppiare con la pandemia". Tra le categorie in difficoltà c sono i collaboratori domestici: per loro al via le domande per ottenere il bonus da 500 euro al mese (Messaggero p.19).

POLITICA
Guardie civiche, arriva il dietrofront del governo: "Non avranno compiti di polizia" (Repubblica in prima e p.2 e tutti). Polemiche bipartisan sui 60 mila assistenti civici per gestire l'emergenza. Il Viminale lamenta di essere rimasto all'oscuro della vicenda, ma ci sono i no anche dei ministri Catalfo e Bellanova. Decisiva l'opposizione del Viminale, con la ministra dell'Interno Lamorgese che non nasconde la sua rabbia per non essere stata consultata: "Visto che si tratta di ordine pubblico, sarebbe stato scontato agire insieme" (Corriere p.2). Non solo la titolare del Viminale, ma anche il ministro della Difesa Guerini sconfessa il piano delle guardie civiche: "Si rischiano abusi" (Repubblica p.3). Libero (in prima e p.9) attacca: saltano i 60 mila spioni su cui contava Boccia. Nel mirino è finito soprattutto il ministro Boccia, "il solista". Ma – spiega la Stampa (p.6) – il titolare degli Affari regionali aveva avvertito sia Palazzo Chigi che le Regioni. E lui difende la proposta: "Altro che ronde, è stata strumentalizzata una proposta per aiutare i sindaci".
Per il controllo dei contagi ed evitare il rischio di nuovi focolai si punta sulla tecnologia: il 5 giugno parte il tracciamento in tre regioni dell'app "Immuni" (Repubblica p.4 e tutti). Sperimentazione al via in Liguria, Abruzzo e Puglia: invierà un messaggio di allerta se si è rimasti vicini a un contagiato per più di 5 minuti (Corriere p.9).
La Stampa (in prima e p.2) dedica ampio spazio al sondaggio di Euromedia Research che evidenzia come la Fase 2 dell'epidemia abbia prodotto un calo dei consensi per il governo: a una settimana dagli annunci, infatti, cala la fiducia sulle misure economiche dell'esecutivo per il rilancio. Dal 52,4% di ottimisti si è passati al 46,3%. La fiducia sull'esecutivo resta tuttacia al 35%, con Conte che a livello personale convince il 44% degli elettori, mentre Salvini è al 32%%. Il sondaggio di Euromedia mostra anche l'ulteriore calo della Lega, che nelle intenzioni di voto scende al 24,5%.
Oggi il voto sul processo a Salvini. Sul tavolo della Giunta per le immunità lo stop dell'allora ministro dell'Interno alla nave Open Arms: numeri in bilico, con 10 membri che dovrebbero votare a favore del via libera al processo e 11 contrari. Sul totale di 23 voti, decisiva potrebbe essere la presa di posizione della senatrice 5S Riccardi e dell'ex grillino Giarrusso. Repubblica (p.14) segnala il "soccorso grillino". E Salvini sorride. Il leader leghista intanto rilancia: "Rifarei tutto".

ESTERI
L'Oms toglie l'idrossiclorochina a Trump: «Sostanza pericolosa» (Messaggero prima e altri) "Più rischi che benefici. Nocivo al cuore". Intanto gli Usa appoggiano Hong Kong e la Cina minaccia ritorsioni per "difendere i propri interessi". Con una legge che svuota "un Paese, due sistemi" Pechino vuole prendere Hong Kong. (Repubblica p. 19). La Cina assicura che la norma non inficerebbe l'autonomia di Hong Kong. Eppure la mozione presentata in parlamento prevede anche che il governo istituisca in città nuovi organismi per «preservare la sicurezza nazionale». Il timore è che la nuova legge venga usata per soffocare qualsiasi opposizione democratica, bollandola come separatista, e affidando il compito a un'agenzia di sicurezza parallela alla polizia di Hong Kong. Intanto, anche la Ue è pronta a una reazione dura contro la Cina ma sulle sanzioni difficile trovare l'unanimità (Repubblica p. 19) Venerdì vertice dei ministri degli Esteri, l'Europarlamento prepara una risoluzione di condanna.
10 anni di Orbán e la ferrovia segreta Budapest-Belgrado con i soldi della Cina (Repubblica p. 16). Una grande opera nel cuore del Continente, l'obiettivo di raggiungere Atene con la "nuova linea Orient Express" e la direttissima su rotaia Budapest-Belgrado. Finanziata e fortemente voluta dalla Cina, oltre 2 miliardi di dollari grazie al prestito siglato da Viktor Orban. Così l'Ungheria diventa sempre più la testa di ponte del Dragone in Europa.
Spagna, alla Stampa (in prima e p.15) parla il vicepremier Paolo Iglesias "La crisi la pagheranno i ricchi. Dalla recessione del 2008 si uscì con tagli e licenziamenti, adesso lo scenario è cambiato e a pagare i costi principali di questa crisi non saranno solo i più deboli. Tutti devono rimboccarsi le maniche, per questo proponiamo una tassa di ricostruzione per i ricchi. Le grandi fortune potranno finalmente dimostrare l'amore per la patria. Il patriottismo non si esibisce solo sventolando le bandiere ma pagando le tasse"

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